eccelso
Ricorre quattro volte, sempre nella Commedia, nell'accezione fondamentale di " altissimo " o anche di " situato in luogo elevato ". La pianta del Paradiso terrestre, che fora da l'Indi / ne' boschi lor per altezza ammirata (Pg XXXII 41-42), è eccelsa (XXXIII 65), altissima, come l'albero descritto da Daniele (Dan. 4, 7-8 " ecce arbor in medio terrae, et altitudo eius nimia. Magna arbor et fortis, et proceritas eius contingens caelum "). Ed eccelso giardino (Pd XXVI 110) è il Paradiso terrestre, perché collocato sulla vetta del sacro monte del Purgatorio, che 'nverso 'l ciel più alto si dislaga (Pg III 15).
Incertissima è la lezione di Pd XXVII 100 (v. Petrocchi, ad l. e Introduzione 245 ss.), ma qualsiasi soluzione si dia alla questione, il significato di eccelse sostanzialmente non muta; se si adotta il testo scelto dal Petrocchi (Le parti sue [del Primo Mobile] vivissime ed eccelse / sì uniforme son, ch'i' non so dire / qual Bëatrice per loco mi scelse), l'aggettivo ha valore di superlativo assoluto e significherà quindi " altissime ", " imperò che nessun corpo che si muova è sì alto " (Buti); dovrà invece essere considerato un superlativo relativo, con il significato di " le più lontane dalla terra " o " le più alte ", se si accetterà di sostituire vivissime con vicinissime o con imissime, come rispettivamente hanno proposto il Parodi e il Barbi (su un suggerimento dello Zingarelli), poi l'Aglianò.
Sostantivato, vale " altezza sublime ": Vedi l'eccelso ormai e la larghezza / de l'etterno valor, di Dio (Pd XXIX 142). Tutta l'espressione ricalca Paolo Ephes. 3, 18 " ut possitis comprehendere... quae sit latitudo et longitudo et sublimitas et profundum ".
Bibl. - E. G. Parodi, ‛ Vicissime ', in " Bull. " XXVI (1919) 68-69; M. Barbi, in " Studi d. " XVIII (1934) 48; ID, La nuova filologia, Firenze 1938, 29 n.