ECCHEARDO di San gallo
Nome di alcuni illustri monaci del convento di San Gallo, vissuti nei secoli X e XI, cioè nell'epoca della maggior floridezza di quel monastero. Il primo di essi, detto comunemente il Decano, e il più celebre nel campo letterario, fu autore, oltre che di alcuni inni ecclesiastici, di un poema in esametri latini intitolato Waltharius Manufortis o Waltharii poesis. Tale poema, che l'E. compose nella sua giovinezza, e che si può considerare come uno dei più insigni prodotti della letteratura germanica del sec. X, perché elabora, sia pure in veste latina, episodî della saga eroica nazionale, i cui motivi formavano allora il contenuto della poesia giullaresca, narra le vicende della fuga di Gualtiero d'Aquitania, con la sposa Ildegonda dalla corte di Attila, dove ambedue si trovavano come ostaggi. La forma, che riveste un contenuto genuinamente germanico, con la sostituzione dell'elemento cristiano al pagano, e nella quale riecheggiano reminiscenze virgiliane e prudenziane, è vivace e spigliata, benché non sempre latinamente impeccabile. Le vicende della vita di E. sono quasi del tutto ignote: pare certo che egli morisse nel 973.
Il Waltharius, che fu in passato erroneamente attribuito a un tal Gerardo, maestro di Eccheardo, fu edito per la prima volta da J. Grimm e dallo Schmeller (Lateinische Gedichte d. X. und XL Jahrh., Gottinga 1838) ed ebbe, oltre quella dello Scheffel, varie altre traduzioni e imitazioni moderne: Simrok, San Marte, Winterfeld, Althof, ecc. Fra le ed. moderne v. quelle di H. Althof (voll. I, testo, Lipsia 1899 e II, comm., 1905), K. Strecker (2ª ed. Berlino 1924), K. Preisendanz (Berna 1924).
Eccheardo II detto il Cortigiano o il Palatino, fu nipote del precedente; di lui non ci pervennero opere scritte e solo sappiamo che fu del pari fornito d'intelligenza e di prestanza fisica e che venne chiamato dalla vedova del duca Burkhard, Edvige, affinché le insegnasse il latino; che fu da lei più tardi introdotto alla corte di Ottone I, ove ebbe il favore della stessa imperatrice Adelaide, e che morì, quale preposto del duomo di Magonza, nel 990. Questo Secondo E. e la duchessa Edvige sono i prototipi storici dei personaggi principali del romanzo di V. Scheffel, Ekkehard nel quale sono mescolati anche elementi del primo Eccheardo.
Eccheardo III fu pure nipote del primo e come lui decano di San Gallo: non ha, per il resto, particolare rilievo.
Eccheardo IV, nato verso il 980, scolaro del famoso Notker Labeo o Teutonico, è noto, più che per il suo Liber benedictionum o per le sue Benedictiones ad mensas, per aver continuato i Casus Sancti Galli (v. Mon. Germ. Hist., II), iniziati dal Radbert, conservandoci la cronaca del monastero fino all'anno 792. Egli rielaborò anche, dietro invito del vescovo Aribone, il Waltharius, indicandolo però espressamente come lavoro del suo primo omonimo, come si rileva da un passo del capo 9 dei citati Casus sancti Galli. Eccheardo IV diresse per qualche tempo, dopo il 1022 e prima del 1033, la scuola claustrale di Magonza, e ritornò quindi a S. Gallo ove morì intorno al 1060.
Bibl.: Su E. I, v.: H. Althof, in op. cit.; G. Neckel, Das Gedicht von W., in Germanisch-romanische Monatsschrift, IX. Sugli E. in generale v.: G. Meyer von Knonau, Die Ekkeharde von Sankt Gallen, Basilea 1876; P. v. Winterfeld, in Deutsche Dichter des lateinischen Mittelalters, 4ª ed., Lipsia 1922; S. Singer, Die Dichterschule v. St. Gallen, Lipsia 1922.