ecco
Avverbio di uso ben definito e abbastanza frequente per poterne determinare alcune caratteristiche. È di uso prevalentemente poetico, quasi sempre in apertura di verso, con esatta e distinta funzione sintattica, secondo che sia preceduto o no dalla congiunzione ‛ e '.
Senza congiunzione, in posizione iniziale assoluta e qualche volta in corso di verso, ma sempre in apertura di parlata diretta e in dipendenza da un verbo di ‛ dire '; con valore enfatico-dimostrativo e pertanto sensibilmente diverso dalle forme verbali imperative (‛ vedi ', ‛ mira ', ecc.) o pronominali (‛ questo ', ecc.). Senza dare alle distinzioni un valore tipico e volendo cogliere nel contesto il senso prevalente, si possono distinguere le seguenti funzioni:
Valore esclamativo: Ecco la fiera con la coda aguzza / ... Ecco colei che tutto 'l mondo appuzza!, If XVII 1 e 3; Ecco chi crescerà li nostri amori, Pd V 105; e così in If XXI 38, Pg II 29, Pd XXIII 19, Cv II Voi che 'ntendendo 52.
Valore dimostrativo: " Ecco Dite ", dicendo, " ed ecco il loco / ove convien che di fortezza t'armi " (If XXXIV 20, dove la congiunzione non forma nesso col secondo e., ma la coordina semplicemente al primo); ecco di qua chi ne darà consiglio, Pg III 62; ecco il barone / per cui là giù si vicita Galizia, Pd XXV 17; cfr. ancora Rime CIV 61 e CVI 74, Cv IV II 10, XII 7 e XV 8, Pg X 100, XV 91, XXIII 28 e XXV 29, Pd XVII 95. Va considerata a parte l'occorrenza di Vn XV 1 Ecco che tu fossi domandato da lei [la donna]: che avrestù da rispondere...?, dove assume un valore ipotetico: " poniamo che ", " nel caso che ", ecc.
Valore dimostrativo-temporale: ecco qui Stazio; e io lui chiamo e prego, Pg XXV 29. Analogo valore ha l'avverbio nell'occorrenza di Cv IV XII 7 E a maggiore testimonianza di questa imperfezione, ecco Boezio in quello De Consolatione dicente (Cv IV XII 7).
Valore temporale, in relazione a una precedente congiunzione o avverbio di tempo, per indicare un'azione che segue immediatamente un'altra: E com'io domandai, ecco la terza / dicendo (Pg XIII 35), dove il senso è: " non appena domandai, subito la terza voce passò dicendo ". È questo il solo esempio in cui e. non preceduto da congiunzione si trova fuori di un discorso diretto.
Col medesimo valore temporale le congiunture del modulo ‛ ed e. ': Come da lei l'udir nostro ebbe triegua, / ed ecco l'altra con si gran fracasso, Pg XIV 137; Già era in ammirar che sì li affama / ... ed ecco del profondo de la testa / volse a me li occhi un'ombra, XXIII 40; cfr. anche XXVIII 25. Stilisticamente in questi ultimi esempi è da rilevare come la soluzione di continuità dell'ordine discorsivo e della successione dei fatti siano ottenuti con l'ellissi del verbo nel primo esempio, e negli altri due con l'interposizione di lunghi incisi che distanziano notevolmente i riferimenti principali dell'azione.
Preceduto da congiunzione, sempre in apertura di verso e di discorso, l'avverbio denota il verificarsi di un fatto subitaneo e inatteso, l'apparizione improvvisa di un personaggio o di un fenomeno, il passaggio a una nuova situazione. Sintatticamente lo scarto narrativo è conseguito una sola volta mediante l'ellissi verbale, in If I 31 Ed ecco, quasi al cominciar de l'erta, / una lonza leggiera e presta molto; due volte col gerundio in funzione di participio presente e di un'equivalente relativa: XIII 115 Ed ecco due da la sinistra costa, / nudi e graffiati, fuggendo sì forte; Pg II 119 ed ecco il veglio onesto / gridando (è questo l'unico esempio in cui la locuzione avverbiale ricorre in posizione interna al verso); più spesso con l'infinito più o meno distanziato dall'avverbio: Ed ecco verso noi venir per nave / un vecchio, If III 82; Ed ecco... / un lume per lo mar venir si ratto, Pg II 13 (così anche in Pg XV 142 e Pd XIV 67); oppure con un passato remoto: Ed ecco a un ch'era da nostra proda, / s'avventò un serpente, If XXIV 97; Ed ecco un altro di quelli splendori / ver' me si fece, Pd IX 13; cfr. ancora Pg XXI 7, XXIII 10 e XXIX 16.
Isolatamente l'avverbio s'incontra con valore dichiarativo, in Rime LXI 10 Or ecco leggiadria di gentil core, per una sì selvaggia dilettanza / lasciar le donne e lor gaia sembianza, in costrutto ellittico col senso di " questa è davvero leggiadra ", ecc. Come precedente di un'elencazione, in Fiore CXXV 2 ecco qui preste le mie difensioni.
Bibl. - Circa la derivazione biblica del modulo ‛ ed e. ', v. E. Auerbach, Mimesis, trad. ital. Torino 1956, 186-187.