echinococcosi
Malattia provocata dalla tenia echinococco nella sua fase cistica larvale (cisti idatidea).
Gli embrioni, resisi liberi nell’intestino umano dalle uova pervenute con l’acqua o con gli alimenti, possono penetrare, attraverso la mucosa intestinale, nei vasi sanguigni del circolo portale o nei vasi linfatici, ed essere trasportati nel fegato o nel circolo venoso generale e nei capillari polmonari. La larva esacanta si fissa e si trasforma in cisticerco; la cisti, spesso unica, ma talora multipla, durante il suo sviluppo comprime e atrofizza il tessuto nel quale ha sede, provocando fenomeni reattivi che si estrinsecano con la formazione del pericistio.
I sintomi dell’e. si manifestano quando la cisti ha raggiunto un certo volume o quando, per la sua speciale sede, provoca disturbi funzionali più o meno gravi e vari secondo la sede. L’e. provoca spesso manifestazioni d’orticaria, per il riassorbimento del liquido idatideo. Un’e. del fegato può provocare dolenzia e pesantezza all’ipocondrio destro con irradiazione alla spalla destra e frequenti disturbi gastro-enterici. Le localizzazioni cerebrali dell’e. provocano sintomi focali e generali, analoghi a quelli delle neoplasie cerebrali. Se queste non sono multiple e se la sede lo consente, l’ablazione neurochirurgica ne costituisce la terapia radicale. Nelle localizzazioni polmonari si hanno sintomi respiratori vari e, fra l’altro, spesso emottisi.
La presenza di una cisti d’echinococco è confermata dall’esame radiologico, da ecografia e TAC , e da particolari esami di laboratorio (eosinofilia del sangue, intradermoreazione di Casoni, deviazione del complemento di Ghedini- Weinberg). Il decorso della e. è molto lento, anche di anni. Gli esiti sono o l’involuzione spontanea della cisti o la sua rottura. La prima avviene per morte del parassita, la seconda per progressivo aumento di volume della cisti e conseguente distensione della sua membrana, o per trauma, e può effettuarsi nelle vie biliari, in peritoneo, nella cavità pleurica, nei bronchi; può essere associata a shock anafilattico.
La terapia chirurgica consiste o nella asportazione della cisti o, se non è possibile, nella incisione della parete cistica, previa iniezione nella sua cavità di una soluzione capace di uccidere i parassiti, e nello svuotamento del suo contenuto tramite aspirazione ecoguidata. Importante è la profilassi che consiste nell’evitare il contatto con cani delle zone endemiche e nell’incenerire le carni degli animali infetti per impedire l’infestazione dei cani stessi. In terapia medica si fa uso del mebendazolo e analoghi.