ECLANO (Aeclanum, Aeculanum, Αἰκούλανον)
Città tra le più importanti dell'Irpinia, sita sulla via Appia, nella media valle del Calore, al quindicesimo miglio dopo Benevento venendo da Roma. Era da qui che si staccava la via Herdonitana, cioè il diverticolo per Herdoniae e per l'Appia Traiana, che nel III sec. d. C., divenuto statale, assunse il nome di Aeclanensis.
La più antica menzione che ne abbiamo è in occasione della guerra sociale, nella quale parteggiò per gli Italici, sinché nell'89 a. C., dopo brevissimo assedio, fu presa e saccheggiata da Silla. Era suo cittadino quel Munazio Magio, antenato di Velleio Patercolo, che contribuì notevolmente ai successi romani in Irpinia e in Campania. Municipio iscritto alla tribù Cornelia, divenne poi colonia: nel II sec. d. C. è chiamata Colonia Aelia Augusta Aeclanum. Assegnata nella divisione augustea alla Il Regione, in quella dioclezianea fu posta sotto il corrector Apuliae et Calabriae. Divenuta presto sede vescovile, fu distrutta nel 662 d. C. da Costante II nella sua spedizione contro i Longobardi di Benevento.
La città, che non è stata mai oggetto di scavi regolari, sorgeva in contrada Grotte, nei pressi di Passo di Mirabella, frazione di Mirabella Eclano, su un pianoro di forma approssimativamente triangolare con il vertice a S, accessibile con facilità solo dal lato opposto, ove appunto passava la via Appia, che traversava l'abitato da O a E. Restano notevoli avanzi delle mura post-sillane in opera quasi-reticolata, che descrivevano un circuito irregolare, con piccole torri semicircolari o quadrate scaglionate a m 20 di distanza una dall'altra: presso le tre porte finora individuate e in qualche altro punto sono di dimensioni maggiori, e sempre quadrate. Non mancano restauri di varie età, uno dei quali, in opus vittatum, è forse quello menzionato in un'epigrafe tardo-repubblicana. All'interno erano ancora visibili ai tempi del Guarini gli avanzi di un anfiteatro, di un acquedotto, di un criptoportico e soprattutto di un complesso termale, nel settore orientale della città. Quattro epigrafi osche del II sec. a. C., di cui tre con dedica rispettivamente a Mefite, Fatuus e Marte, sono la più antica traccia di vita finora nota. Quella di Mefite fu rinvenuta in situ su una base modanata ad ara, entro un recinto sacro fuori la porta orientale.
In contrada S. Maria alle Grazie è stato infine scoperto un notevole complesso di tombe a forno eneolitiche, ancora inedite, di tipo pressoché identico a quello del Gaudo, ma con strana assenza dei vasi a forma di askòs.
Bibl.: R. Guarini, Ricerche sull'antica città di Eclano, 2a ed., Napoli 1814; Ch. Hülsen, in Pauly-Wissowa, I, 1894, c. 443 s., s. v. Aeclanum; I. Sgobbo, in Not. scavi, 1930, p. 400 ss.; id., in Atti del II Congresso Naz. di Studi Romani, Roma 1931, p. 394 ss., tav. XXXIII s.; G. Buchner, in Rivista di Scienze preistoriche, V, 1950, p. 101 s.; E. Vetter, Handbuch der italischen Dialekte, I, Vienna 1953, p. 113 s., nn. 162-165.