EČMIADSIN, o Eǧ Smidiasin (armeno classico, Ēǰmiacin)
Convento dell'Armenia sovietica. Il nome significa "discese l'Unigenito", e si riferisce a una visione di S. Gregorio Illuminatore nel luogo ove egli avrebbe fatto costruire una chiesa dopo la conversione del re Tiridate (393 d. C.). Codesto nome fu dato forse non prima del sec. XV anche alla chiesa e al celebre convento. Questo e il vicino villaggio di Vałaršapat (Vagharsciapat), a 22 km. da Erivān, sono situati dove sorgeva l'omonima capitale fondata al tempo di Eruand I (sec. VII a. C.) ricostruita, fortificata e ridotta a regia residenza estiva sotto il regno di Vałarš nel sec. II d. C. La cattedrale, costruita nel sec. V, restaurata al principio del sec. VII, ha pianta cruciforme con braccia terminate da absidi. Per i secoli precedenti abbiamo storicamente sicura la notizia di Lazzaro di Pharp, che cioè Vardan Mamiconese aveva fatto ricostruire la chiesa di Vałaršapat. Questa cattedrale e il tesoro sono ricchi di suppellettili di grande pregio intrinseco e archeologico. Va ricordato, oltre all'altare chiamato iǧman tełi cioè "luogo della discesa", quello eretto a S. Gregorio, dove ne sorgeva uno dedicato ad Artemide. Tra le reliquie si conserva la mano destra di S. Gregorio, che attraverso i secoli seguì i patriarchi nelle varie loro residenze, come simbolo di autorità suprema e incontrastata, e perciò spesso oggetto di contesa. Entro la muraglia di forma quadrangolare, che misura più d'un chilometro, con quattro torri e otto porte, oltre agli edifici per il patriarca, per il sinodo e per i monaci, sono particolarmente da ricordare l'accademia la casa dei pellegrini, quella dei mercanti, la celebre stamperia e la biblioteca ricca di manoscritti, tra i quali uno dei più antichi e preziosi evangeliarî (dell'anno 989). Ečmiadsin, sede dei patriarchi successori di S. Gregorio fino al 452, rimase priva di tale onore fino al 1441, in cui divenne residenza del katholikos (patriarca) della chiesa scismatica gregoriana e più recentemente del sinodo di tutti gli Armeni, donde dipendono 4 patriarchi e 46 arcivescovi. Nel 1828 Ečmiadsin passò sotto la Russia e il convento possedeva fino alla rivoluzione ingenti ricchezze e immense tenute.
Nel villaggio vicino di Vałaršapat altre famose chiese completano il gruppo monumentale di Ečmiadsin: in quella di S. Ripsima (sec. VII) il vano centrale è circondato da 4 absidi, fra le quali si trovano 4 nicchie più piccole; il tutto in una massa rettangolare. S. Gaiana (sec. VII, restaurata nel XVII) ha pianta a croce greca iscritta in un quadrato. A Zuarthnoc̣, presso Ečmiadsin, la chiesa di S. Gregorio (sec. VII) è quadriloba con ambulacro intorno. Le cupole centrali sono sempre sormontate da tetto conico o piramidale, su tamburo. Tutte le costruzioni mostrano grande abilità tecnica e giustificano l'importanza attribuita all'influenza armena sull'architettura in Oriente e anche su quella in Occidente durante l'epoca romanica.
Bibl.: M. Mserianç, Storia dei cattolici (patriarchi) di E., Mosca 1876 (in armeno); Anania filosofo di Sanahin (sec. X), Discorso panegirico sulla S. Cattolica chiesa di E., in Collana di libri (žołovacu girkh), Costantinopoli 1910 (armeno); Santa Ečmiadsin, numero unico pubblicato in occasione del 16° centenario del monastero di S. Ephrikian, Venezia 1903; L. Alishan (Ališan), Ararat (Avarat), specialmente p. 214 segg.; M. Brosset, Catalogue de la Bibliothèque d'Edchmiadzin, Pietroburgo 1840, con descrizione di Vałaršapat e di Ečmiadsin e bibliografia, pp. 2-61. Per i varî nomi di Vałaršapat v. P. de Lagarde, Agathangelus und die Akten Gregors von Armenien, in Abhandlungen der königlichen Gesellschaft der Wissenschaften zu Göttingen, XXXV (1887), p. 147; J. Karenian, Catalogue des manuscrits arméniens du couvent patriarcal d'Etschmiadsin, Tiflis 1863 (armeno); J. Strzygowski, Byzantinische Denkmäler. I, Etschmiadsin Evangeliar, Vienna 1891, e F. Macler, L'évangile arménien de la bibliothèque d'Etschmiadsin, Parigi 1920. Per l'antica costruzione del duomo v. l'articolo del Toramanian nella versione russa di N. Marr sulle più antiche forme del tempio di Ečmiadsin (O drevnějšich formach Ečmiadzinskago chrama), in Zapiski vostočnago otdelenija imperatorskago russkago archeologičeslago obščestva, XIX (1910), e N. Marr, A proposito dello studio dell'architetto Toramanian, ecc. (russo), ibid.; per la costruzione centrale del duomo di Ečmiadsin è da vedere ultimamente J. Strzygowski, Armenien und die vorromanische Holzbaukunst Europas, in Armeniaca, Lipsia 1926, p. 24; e per le celebri chiese di S. Gaiana e di S. Ripsima in Vałaršapat v. l'articolo di J. Schwieger, Neue Wege zur Erforschung von Ursprungsfragen altarmenischer Kirchenbauten, in Hantēs Armsōrēay, Vienna 1927, specialmente pp. 958, 914, 972. Per la chiesa di Šołakath in particolare v. Cabrol, Dictionnaire d'archéologie chrétienne et de liturgie, II, col. 2674-6; e altre notizie v. Edschmiadsin, in Der Christl. Orient, 1897, pp. 51-6; P e Clara Christl. Orient, 1900, pp. 26-31; A. Diran, Etschmiadzin, in Hantes Amsōrĕay, Vienna 1927, pp. 911-22.