ECO ('Ηχώ; cfr. ῆχος "suono")
Ninfa oreade, che personificava per i Greci il fenomeno di questo nome; vive sui monti, ed è considerata talora naiade per il rumore delle sorgenti e per i suoi rapporti con Narciso. Si citano, appunto per l'eco, due Stoa una a Ermione, ove si udiva tre volte, e una a Olimpia, sette volte. La Stoa di Olimpia si chiamava anche poikile e vi si trovarono i resti di un portico a 44 colonne: non si può però inferirne che vi fosse culto alla ninfa, né che vi fosse un tempio di Eco.
Dobbiamo a Ovidio la leggenda di E., quale egli la trasse dai mitografi alessandrini. Altri particolari ci offrono Longo, che la dice figlia d'una ninfa e d'un mortale, e i mitografi più tardi, che però fanno E. figlia di Giunone, brutta, perché selvaggia, vivente sui monti, e assimilata all'aria. Cresciuta tra le ninfe oreadi e datasi alla musica e al canto, un giorno E. incontrò Pan sui monti, ma non corrispose al suo amore. Questi incitò contro di lei i pastori, che la fecero in brani; i quali, dispersi per il mondo, cantano e risuonano lontano con l'eco. Un'altra tradizione riferisce che E., unitasi a Pan, ne ebbe due figlie: Iambe e Iunx. Seguendo invece Ovidio, E. fu punita da Giunone, che ne fece persona, la quale non poteva mai parlare per la prima, né tacere quando le si parlava, ma ripeteva soltanto gli ultimi suoni della voce che intendeva. Pure a Ovidio dobbiamo l'altra versione della vita di E., secondo la quale ella amava perdutamente Narciso senza esserne corrisposta; tanto da perire consunta, non rimanendo che la sua voce, e le ossa, che si pietrificarono; ambedue queste versioni sono immagini poetiche del fenomeno dell'eco. Secondo la tradizione letteraria, varie erano le immagini della ninfa E. Una statua di bronzo che pone la mano alla bocca; un gruppo di Pan ed E.; pitture, epigrafi greche ricordano anche due statue di E. nel Panein di Cesarea di Filippo. Dei monumenti, i più sicuri sono la lampada in terracotta di Berlino, rinvenuta ad Atene, e la pelike a figure rosse da Panticapeo íKerč), ora a Leningrado. Il dipinto parietale di Pompei può anche riferirsi per la figura femminile alla ninfa della fonte, nella quale si specchia Narciso, non già alla ninfa E.
Bibl.: F. Wieseler, Die Nymphe Echo, 2ª ed., Gottinga 1854; id., Narkissos, 1856. Per i casi delle figlie di Eco, Iambe e Iunx, v. Waser, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., V, coll. 1927-28.