economia atomica
economìa atòmica locuz. sost. f. – Caratteristica di una reazione chimica organica che ne indica l'efficienza in termini di capacità di trasferire nei prodotti finali gli atomi presenti nei prodotti di partenza. Il concetto di e. a., introdotto negli anni Novanta del 20° sec, viene usato per quantificare lo 'spreco' di materia comportato da una reazione chimica, che risulta tanto maggiore quanto maggiore è la quantità di prodotti secondari (diversi cioè dal prodotto desiderato) che si sono formati al termine del processo. La cifra di merito viene definita come il rapporto percentuale tra il peso molecolare del prodotto desiderato e la somma dei pesi molecolari di tutti i prodotti della reazione. Si tratta di un parametro diverso dalla resa, che viene tradizionalmente considerata come misura dell'efficacia della reazione e che si limita a definire il successo nella formazione del prodotto voluto – per es., C nello schema A+B (C + D), – e non coinvolge la valutazione di prodotti collaterali (D) che si formano assieme a esso. Questi prodotti, anche al di là degli eventuali effetti nocivi che possono avere dal punto di vista ambientale, rappresentano di fatto uno spreco in termini materiali (ed energetici). L'obiettivo è dunque quello di promuovere reazioni di addizione del tipo A+B →C, oppure di sviluppare processi nei quali il composto D sia utile per altri scopi. Il concetto di e. a. si colloca nell'ambito dell'approccio innovativo alla chimica noto come chimica verde (v.) o sostenibile, ed è considerato di particolare importanza nei settori della chimica fine (non solo su scala industriale, ma anche su quella di laboratorio), nei quali spesso la quantità di prodotti secondari indesiderati è particolarmente alta. Per es., si stima che in campo farmaceutico la quantità di prodotti di scarto formati nella produzione di un dato principio attivo sia pari ad almeno dieci volte quella del prodotto desiderato.