economia del lavoro
Branca dell’economia politica che studia il funzionamento e le dinamiche del mercato del l. attraverso l’interazione tra lavoratori e imprese. L’e. del l. studia quindi il comportamento dei soggetti che offrono l. (lavoratori) e di quelli che lo domandano (imprese) e cerca di capire come le loro interazioni determinino in particolare la struttura salariale e occupazionale.
Fino agli anni 1960, l’e. del l. era caratterizzata da un approccio scarsamente teorico e prettamente istituzionale. Tale approccio si modificò fortemente nei decenni successivi, in parte grazie ai numerosi progressi in campo teorico e in parte per la disponibilità di banche dati e program-mi statistici complessi, che hanno permesso progressi considerevoli in campo empirico. Uno dei principali sviluppi nella moderna e. del l. ha avuto origine dagli studi di G.S. Becker (➔) e J. Mincer (➔) relativi al capitale umano (➔). A partire da essi, si è posta l’enfasi sull’analisi dei processi decisionali individuali, con particolare riferimento alle scelte relative all’offerta di lavoro. Sono state quindi analizzate le decisioni di investimento in istruzione e in altri strumenti per l’acquisizione di competenze, e se ne sono studiate le implicazioni sui salari, sulle scelte lavorative, sulle ore lavorate o sulla ricerca dell’occupazione.
Contestualmente a tali sviluppi teorici, la disponibilità di banche dati con informazioni sulle caratteristiche economiche e socio-demografiche individuali ha reso possibile una vasta attività di ricerca empirica in relazione agli effetti di tali caratteristiche sui salari e sull’offerta di l. degli individui. L’e. del l. si è inoltre occupata dello sviluppo e dell’analisi di esperimenti controllati finalizzati a verificare l’impatto di diversi sistemi fiscali o di welfare sull’offerta di lavoro. In generale tale filone di studio, se da un lato ha indagato in modo approfondito numerosi aspetti del comportamento umano e ha messo in luce molti fattori che influenzano l’offerta di l., dall’altro non è stato in grado di spiegare in modo esauriente alcuni fenomeni di ampia portata, quali il massiccio aumento della partecipazione femminile al mercato del l. o le differenze tra Paesi. Inoltre, se il capitale umano è certamente una determinante importante dei salari, altri fattori difficilmente riconducibili alla teoria del capitale umano, quali il settore o l’impresa, sono ugualmente rilevanti.
Sul fronte della domanda di l., nella moderna e. del l. non si è assistito a uno sviluppo analogo a quello relativo all’offerta. In questo filone l’e. del l. si è concentrata sulle decisioni dell’impresa relativamente alla politica salariale e alle politiche del personale. Gli sviluppi, principalmente teorici, hanno riguardato temi quali le retribuzioni legate alla performance. Sempre sul lato della domanda, gli studi hanno esaminato in particolar modo la stima dell’elasticità e dell’elasticità incrociata della domanda di l. tra persone con diversa abilità, oltre che agli effetti del salario minimo sull’occupazione. Molte ricerche hanno invece analizzato il ruolo delle istituzioni, in particolare quello dei sindacati negli effetti sui salari. Oggetto di studio è stato il differenziale salariale (➔ differenziale economico) tra lavoratori sindacalizzati e non, e l’impatto del sindacato sulla disuguaglianza salariale. Le ricerche si sono inoltre concentrate su altri effetti, quali le dimissioni, la durata del rapporto di l. o la produttività e profittabilità dell’impresa. Sul piano teorico, sono stati elaborati i modelli dei contratti efficienti con i quali i sindacati e le imprese eliminano le potenziali inefficienze legate al potere di mercato attraverso la determinazione congiunta dei salari e dell’occupazione.
Un importante indirizzo dell’e. del l. è quello che analizza i cambiamenti a livello macroeconomico dei salari, dell’occupazione e della disoccupazione, sia nel tempo all’interno dei Paesi sia tra Paesi diversi, oltre che l’impatto delle istituzioni sulla performance macroeconomica degli Stati. A partire dagli ultimi anni del 20° sec., l’e. del l. è diventata sempre più empirica, concentrandosi sulle strategie di identificazione di cause ed effetti in presenza di problemi di endogeneità (➔ endogeno/esogeno) e di selezione (➔ autoselezione). Gli studi di questo filone hanno generalmente un approccio sperimentale o sono basati su esperimenti naturali o quasi naturali, con applicazioni anche al di fuori dell’e. del lavoro. A partire dagli anni 1970, molti lavori hanno riguardato lo studio dei cambiamenti della struttura salariale e soprattutto l’aumento della disuguaglianza e dei rendimenti dell’istruzione. All’interno dell’economia del l., l’e. della discriminazione (➔) ha ampiamente studiato i differenziali salariali basati sulla etnia e sul genere. Nei primi anni del 21° sec., un altro filone ha approfondito l’effetto del gruppo di appartenenza (peer effect) sulle performance individuali, utilizzando tecniche sperimentali o quasi sperimentali per controllare gli effetti di selezione.