Reti, economia delle
Nella terminologia delle scienze sociali una rete è costituita da un insieme (sistema) di individui interconnessi fra loro. In tal senso, l'intero sistema economico, così come un particolare settore produttivo, costituisce una rete e, pertanto, la disciplina economica nel suo complesso si occupa dello studio di reti. Tuttavia, in economia si dà a tale termine un significato più preciso e circoscritto, cosicché si è sviluppata una specifica branca disciplinare che si occupa dei cosiddetti beni di rete (network goods) e delle industrie che li producono (network industries). I beni, o servizi, di rete sono contraddistinti da una serie di caratteristiche: complementarità; compatibilità; esistenza di standard; costi elevati di spostamento per il consumatore che passa da un bene a un altro (switching costs) e conseguenti fenomeni di lock-in (il consumatore che ha scelto un particolare bene tende a perseverare nella scelta di quel bene); significative economie di scala sia dal lato dell'offerta sia dal lato della domanda. Le industrie che presentano tali caratteristiche sono molte: l'industria dei trasporti, dell'elettricità, acqua e gas, l'industria telefonica, e così via. Anche le industrie collegate all'informazione intesa in senso lato costituiscono tipiche reti.
Le caratteristiche dei beni di rete
La complementarità sussiste quando un bene o un servizio è utile ed è usato solo congiuntamente ad altri (un programma di software può essere utilizzato soltanto per mezzo di un computer che, del resto, funziona se collegato a uno schermo, a una tastiera ecc.). Pertanto chi domanda questi beni richiede in realtà un sistema di beni. La complementarità fra beni comporta necessariamente un problema di compatibilità, ossia i beni complementari debbono essere compatibili l'uno con l'altro (il software prodotto deve essere infatti compatibile con il sistema operativo del computer, così come tutti i treni che circolano su una rete ferroviaria debbono avere lo stesso tipo di ruote). Per risolvere questo tipo di problemi è necessario che le industrie coinvolte adottino degli standard: per es., tutto il software prodotto per un certo sistema operativo deve avere alcune caratteristiche o tutte le periferiche di un computer debbono avere lo stesso tipo di connessione con il computer stesso. Gli standard possono essere stabiliti dalle industrie in modo autonomo, coordinandosi fra loro, oppure essere fissati da un'autorità regolatrice. I costi di spostamento derivano da vari fattori, tra cui l'esistenza di contratti che vincolano gli utenti all'impiego di un certo bene o servizio per un determinato periodo di tempo, costi e tempi di apprendimento nell'uso di un certo bene, costi di ricerca di beni o servizi alternativi, e così via. È l'esistenza di tali costi a determinare fenomeni di lock-in: il consumatore che ha scelto inizialmente un certo bene ha forti incentivi a non spostarsi su un altro bene. In tal modo il produttore del bene acquisisce un notevole potere di mercato che gli consente di fissare prezzi più elevati senza il timore di perdere i suoi clienti.
I beni di rete sono caratterizzati da significative economie di scala, concernenti sia l'offerta sia la domanda. Per quanto riguarda l'offerta, le industrie di questi beni tipicamente producono a rendimenti di scala crescenti (costi medi decrescenti). Ciò dipende dal fatto che la loro produzione implica un elevato costo fisso e un costo marginale (il costo associato alla produzione di un'unità addizionale di bene) molto piccolo e prossimo allo zero. Di conseguenza, il costo medio di produzione è inversamente proporzionale alla quantità prodotta. Sia F il costo fisso, m il costo marginale e q la quantità prodotta di un bene x; il costo totale di produzione di x è pertanto
CT = F + mq
e il costo medio è
formula;
risulta quindi evidente che il costo medio è più alto per piccole quantità, mentre diminuisce con il crescere della quantità prodotta (q).
Nelle industrie caratterizzate da forti economie di scala tendono a prevalere condizioni di monopolio o quasi-monopolio. Infatti, l'impresa che entra per prima in un certo mercato ed espande la sua produzione, gode di costi decrescenti e ciò rende difficoltoso, se non impossibile, per altre imprese accedere a quel mercato e competere con l'impresa già operante. Industrie di questo tipo sono anche caratterizzate dalla possibilità che si realizzino diverse posizioni d'equilibrio. Si supponga che esistano inizialmente due imprese A e B che hanno entrambe la possibilità di godere di economie di scala; l'industria può trovare un equilibrio in cui esiste solo l'impresa A, se questa è la prima a entrare nel mercato, ma l'industria potrebbe anche avere un equilibrio con la sola impresa B se fosse questa l'impresa che comincia a produrre per prima. Le economie di scala dal lato della domanda, dette anche esternalità di rete, sorgono quando la domanda di un bene da parte di un individuo dipende da quanti altri individui domandano lo stesso bene, poiché l'utilità tratta dal bene, e quindi la domanda (la disponibilità a pagare) per tale bene, cresce al crescere del numero di individui che lo consumano. Un classico caso di esternalità sono i servizi telefonici: l'utilità di tali servizi cresce al crescere del numero di utenti; l'utilità dell'uso del telefono per un individuo sarebbe nulla se fosse il solo a usarlo. Gli esempi fatti sono casi di esternalità diretta, ma esistono anche numerosi casi di esternalità indiretta. L'utilità che un individuo trae dal suo televisore non dipende da quanti altri abbiano un televisore, ma una vasta diffusione della televisione porta con sé una più ampia produzione di programmi che inciderà positivamente sull'utilità tratta dall'uso del televisore dal singolo individuo. Anche l'esistenza di economie di scala dal lato della domanda è associata alla possibilità di equilibri multipli. L'industria che produce un bene con esternalità di rete potrebbe venirsi a trovare in una peculiare posizione d'equilibrio in cui il bene non viene prodotto affatto poiché nessun individuo lo richiede. Ciò accade perché per il singolo individuo l'utilità del bene è nulla se nessun altro lo domanda. Alternativamente l'industria potrebbe trovarsi in un equilibrio con elevata domanda e offerta del bene (molti individui traggono un'elevata utilità dal bene perché molti altri lo domandano) con ricavi elevati per l'industria. Sostanzialmente per le stesse ragioni viste nel caso delle economie di scala dal lato dell'offerta, le industrie caratterizzate da esternalità di rete tendono a forme di mercato non concorrenziali (monopolio o quasi-monopolio). L'esistenza di economie di scala fa sì che il prodotto che si afferma in un certo settore non sia necessariamente il migliore dal punto di vista tecnico. Si supponga che il bene x sia tecnicamente inferiore al bene y, ma che, per un motivo qualsiasi, l'impresa che produce x sia quella che entra per prima nel mercato e, godendo dei benefici delle economie di scala, assume una posizione dominante. Il risultato è che y è completamente spiazzato da x, e tale situazione difficilmente potrà subire modifiche perché i consumatori sono soggetti al fenomeno di lock-in.
Le reti nella teoria economica
Gli strumenti e i concetti analitici impiegati per studiare i beni e le industrie di rete sono presenti nella teoria economica da tempo come lo sono anche le loro implicazioni, in particolare quelle connesse ai rendimenti di scala crescenti. Tuttavia, fino alla fine del 20° sec., tali aspetti hanno occupato un posto marginale. Ciò può essere fatto risalire a due fattori principali. Da un lato, i risultati analitici relativi all'esistenza di economie di scala e ai rendimenti crescenti hanno implicazioni a volte distruttive per ampie sezioni della teoria economica. Dall'altro lato, gli effetti di rete e le economie di scala, seppure presenti in molte industrie, sono assolutamente dominanti in beni e industrie sviluppatesi solo in periodi recenti ossia a cavallo fra 20° e 21° sec., vale a dire le industrie dell'informazione e della comunicazione (Arthur 1994).
Buona parte della teoria economica si è sviluppata sulla base di un modello di concorrenza perfetta, caratterizzato dall'esistenza di un'unica soluzione di equilibrio. Mentre le ipotesi di rendimenti decrescenti e di scarsa rilevanza, o assenza, di esternalità sono pienamente compatibili con tale modello, l'abbandono di queste ipotesi lo rende del tutto inadeguato e di scarsa utilità. La tendenza, per così dire, 'naturale' di industrie a rendimenti crescenti, e in presenza di esternalità, è di generare condizioni lontane dalla concorrenza perfetta, in cui normalmente non esiste un'unica soluzione di equilibrio. Per questi motivi può essere comprensibile che molti economisti abbiano teso a non concentrarsi su tali casi. L'affermarsi di nuovi settori e, in particolare, quelli collegati alle tecnologie della comunicazione e dell'informazione ha tuttavia reso sempre più pressante la necessità di affrontare in modo più sistematico le caratteristiche dominanti in tali settori. Da un lato, crescente attenzione è stata rivolta allo studio specifico delle tecnologie e dei vari mercati; dall'altro lato è cresciuta l'attenzione per i problemi regolativi connessi all'esistenza di forme di mercato tendenti a condizioni di monopolio o quasi-monopolio.
Monopoli naturali e loro regolamentazione
Tradizionalmente le industrie di rete sono state considerate monopoli naturali, ossia industrie in cui è preferibile avere una sola impresa che operi in un'intera area se non in un intero Paese; infatti questa impresa producendo su vasta scala può beneficiare di economie di scala. Consentire o imporre la presenza di più imprese porterebbe invece a costi più alti per ognuna di esse e, quindi, a minori benefici per i consumatori. Gli svantaggi di avere un'impresa monopolistica possono essere eliminati oppure ridotti grazie a qualche forma di intervento pubblico per evitare lo 'sfruttamento' dei consumatori attraverso la fissazione di prezzi molto più elevati dei costi. Gli interventi regolativi si sono spesso concretizzati nell'introduzione di prezzi determinati e controllati dall'autorità pubblica. Infatti molte tipiche industrie di rete (telefoni, elettricità, trasporti, televisione ecc.) sono state soggette per lungo tempo a regolamentazioni assai rigide.
Tuttavia, a partire dagli anni Settanta del 20° sec., inizialmente negli Stati Uniti e poi in gran parte dei Paesi industrializzati, ha prevalso una posizione assai più favorevole alla deregolamentazione. Questo è dovuto agli insuccessi della regolamentazione, incapace per molti versi di controllare effettivamente le imprese monopolistiche, e alla realizzazione del fatto che una maggiore concorrenza fra imprese avrebbe condotto a benefici piuttosto che a svantaggi per i consumatori. La maggiore concorrenza non ha condotto a inefficienze dal lato dell'offerta, dovute all'esistenza di imprese di più piccole dimensioni, e con costi più elevati perché producono su scala subottimale. In molti settori, dove una produzione efficiente richiede l'uso di infrastrutture su larga scala, il problema è stato risolto introducendo i cosiddetti prezzi d'accesso. L'infrastruttura (come la rete ferroviaria, la cablatura telefonica, gli aeroporti ecc.) rimane proprietà di un'unica impresa, che quindi la impiega su larga scala godendo dei benefici delle economie di scala, ma altre imprese che producono lo stesso bene possono usare la stessa infrastruttura pagando un prezzo per accedervi all'impresa che la possiede (Shy 2001). Vi sono tuttavia altri fattori che hanno indotto a maggior prudenza per quanto concerne l'intervento pubblico di tipo regolamentativo. Con più diretto riferimento alle industrie dell'informazione e della comunicazione è stato osservato (Varian, Farrell, Shapiro 2004) che la concorrenza fra imprese, impegnate a realizzare grandi dimensioni e godere i benefici delle economie di scala, non è necessariamente distruttiva, ma si traduce spesso in benefici per i consumatori sotto forma di prezzi più bassi: al fine di conquistare ampie quote di mercato, e quindi la produzione su larga scala, le imprese offrono prezzi contenuti ai loro clienti. D'altro canto, lo stesso progresso nel settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione ha condotto a significativi abbassamenti dei costi fissi di produzione, riducendo così le dimensioni minime efficienti delle imprese.
Le caratteristiche delle network industries sono tali da poter condurre a situazioni di monopolio e tali da rendere possibile che il bene affermatosi sul mercato non sia necessariamente quello migliore a livello tecnico. Si può quindi determinare un risultato socialmente inferiore a quello che si avrebbe se, grazie alla concorrenza, si affermasse un bene superiore. Si può avere, in altre parole, un fallimento del mercato: la logica di funzionamento del mercato conduce a situazioni non ottimali socialmente e quindi, di nuovo, sono necessari interventi pubblici regolativi e correttivi. Anche a questo riguardo, tuttavia, sono state sollevate obiezioni (Liebowitz, Margolis 1999): molto spesso le imprese e i prodotti che si affermano lo fanno in virtù del fatto che sono effettivamente superiori rispetto a quelli che hanno fallito. Inoltre le situazioni di monopolio che vengono a determinarsi non sono destinate a perpetuarsi indefinitamente: esse permangono fino a che non emerge un prodotto superiore che soppianta quello esistente. Ciò è assai probabile che accada in settori a elevata crescita come quelli dell'industria dell'informazione. L'accelerata espansione di questi settori consente che il nuovo prodotto si affermi soprattutto 'conquistando' nuovi clienti che entrano nel mercato piuttosto che contare esclusivamente sullo spostamento di vecchi clienti dal vecchio al nuovo prodotto, consentendo così di superare il problema di elevati switching costs.
bibliografia
W.B. Arthur, Increasing returns and path dependence in the economy, Ann Arbor (MI) 1994.
S.J. Liebowitz, S.E. Margolis, Winners, losers & microsoft, Oakland (CA) 1999.
O. Shy, The economics of network industries, Cambridge 2001.
H.R. Varian, J. Farrell, C. Shapiro, The economics of information technology. An introduction, Cambridge 2004 (trad. it. Milano 2005).