economia monetaria
Branca dell’e. che studia vari aspetti connessi al mercato della moneta e alla condotta della politica monetaria. È nata, in particolare, per studiare il ruolo della moneta come mezzo di scambio, riserva di valore e unità di conto. Il suo spettro si è allargato poi allo studio delle caratteristiche e delle motivazioni della domanda di moneta e, conseguentemente, all’analisi dell’equilibrio del mercato monetario. Con il tempo l’e. m. si è ampliata fino ad andare a comprendere lo studio dei sistemi m., inclusi quelli internazionali, e l’analisi dell’interazione tra politica m. e di bilancio e tra mercati finanziari e meccanismi di trasmissione della politica monetaria.
Le prime indagini formalizzate di e. m. risalgono a I. Fisher, che nel 1911 propose un semplice modello di domanda della moneta e che, nei suoi lavori Appreciation and interest (1896), The nature of capital and income (1923) e The theory of interest (1930), cominciò a porre le basi dell’analisi della politica monetaria.
Successivamente l’e. m. ha spesso assistito a una dicotomia tra la visione monetarista e quella keynesiana. La visione della scuola monetarista si fonda su due presupposti: il primo stabilisce che la politica m. è efficace sull’output nel breve periodo, ma ha effetto solo sui prezzi nel lungo periodo; il secondo afferma che la politica m. dovrebbe focalizzare l’attenzione solo sul controllo del tasso di crescita della quantità di moneta. La teoria monetarista ebbe inizio con il testo di M. Friedman e A.J. Schwartz, A monetary history of the United States 1867-1960 (1963), nel quale gli autori sostennero che l’inflazione è sempre un fenomeno monetario. Dall’altro lato la scuola keynesiana sostiene che le decisioni dei privati possono in alcuni casi portare a equilibri inefficienti e per questa ragione è auspicabile l’intervento dei governi e della politica m. per stabilizzare l’economia. Le idee basilari di questa impostazione economica furono inizialmente esposte da J.M. Keynes in The general theory of employment, interest and money (1936).
Gli aspetti fondamentali studiati dall’e. m. si possono suddividere in categorie. La prima comprende lo studio della domanda della moneta, a partire dai lavori di Fisher del 1911 e di Friedman del 1956. Seguirono poi le teorie keynesiane della domanda di moneta con i lavori di W.J. Baumol del 1952 e J. Tobin del 1956 e 1958. Nel tempo, da un lato sono state compiute alcune formalizzazioni della domanda di moneta in equilibrio generale (R.E. Lucas, N.L. Stockey, 1987) e dall’altro si sono fornite microfondazioni come quella della teoria di search (➔ search theory), proposta da N. Kiyotaki e R. Wright nel 1989. ● Una seconda categoria dell’e. m. comprende lo studio degli effetti della politica m., del meccanismo di trasmissione e della politica m. ottimale. Le prime formalizzazioni di questi aspetti sono state fatte da J.R. Hicks con il modello IS-LM (➔ IS-LM, modello).
Lo sviluppo, da un lato, delle idee riguardanti l’inconsistenza intertemporale e, dall’altro, delle tecniche matematiche per analizzare programmi di ottimizzazione dinamici (R. Bellmann, 1957; L.S. Pontryagin, 1962) hanno consentito di arrivare alle analisi di politica m. ottimale, che vengono condotte in modelli di equilibrio economico generale di tipo dinamico e stocastico.
Un aspetto correlato, che costituisce un altro pilastro della teoria m., consiste nello studio della politica m. tramite l’utilizzo dell’approccio di finanza pubblica (R.E. Lucas, N.L. Stockey, 1987).
Successivamente sono emersi 4 nuovi filoni: il primo cerca i micro-fondamenti della moneta in presenza d’innovazione finanziaria e considerando che gli agenti sono eterogenei; il secondo analizza l’interazione tra la politica m. e la politica di bilancio tramite un approccio di teoria dei giochi; il terzo studia le interazioni tra la politica m., il sistema finanziario e quello bancario (questo filone è stato spinto dagli eventi venuti alla luce nel 2007-11 in occasione della crisi finanziaria che è sfociata nella grande recessione); infine il quarto analizza la politica m. in presenza di agenti non razionali.