economia spaziale
Branca dell’economia che utilizza la dimensione s. quale variabile esplicativa dei fenomeni economici riguardanti la formazione dei prezzi, la determinazione della domanda, i livelli di produttività, la crescita dell’economia e la distribuzione del reddito.
Le prime formulazioni teoriche di modelli di e. s. possono essere ricondotte a J. H. von Thünen (➔) che alla metà del 19° sec. aveva individuato nei costi di trasporto, a loro volta determinati dalla distanza s., il fattore localizzativo che determinava la distribuzione delle attività agricole.
La prima elaborazione sistematica dell’analisi in senso s. dell’e. si deve tuttavia, nel 1909, ad A. Weber (➔), che elaborò un modello di localizzazione industriale basato sulla minimizzazione dei costi di trasporto, successivamente ripreso e sviluppato da A. Predhol (1925), H. Ritschl (1927) e W. Isard (1960), i quali contribuirono alla costruzione di una teoria generale dell’economia spaziale.
Nel filone dell’e. s. possono essere compresi, inoltre, i modelli di organizzazione territoriale riconducibili alla ‘teoria delle località centrali’ sviluppati da W. Christaller (1933) e da A. Lösch (1939), in cui le interazioni s. determinano la distribuzione e la gerarchia dei centri urbani e delle rispettive aree di gravitazione.
Ulteriori contributi all’e. s. ebbero origine dall’analisi delle possibilità di decentramento territoriale produttivo e dagli studi di localizzazione urbana realizzati da W. Alonso (1960), e negli anni 1990 dalla new economic geography (➔ geografia economica), che analizza la struttura s. dell’e. e i fenomeni di asimmetria geografica dello sviluppo economico, utilizzando modelli basati su rendimenti crescenti e competizione imperfetta.