ECTOPIA (dal gr. ἔκτοπος "spostato")
Posizione anormale d'un organo o d'una sua parte, per turbamenti dell'embriogenesi, dell'organogenesi o del definitivo sviluppo dell'organo stesso (e. congenita): esempî sono dati rispettivamente dal situs viscerum inversus, completo o parziale, con trasposizione di tutti gli organi o d'alcuni soltanto; da organi sviluppatisi e cresciuti più o meno lontani dalla loro sede naturale (rene sacrale, ecc.); da altri che non hanno raggiunto quella che è per essi definitiva (testicolo addominale, inguinale, ecc.); o passati attraverso lacune anomale (ernie cerebrali, cuore addominale erniato attraverso lacune congenite del diaframma, ecc.); o canali non chiusi (ernie inguinali congenite dell'intestino, dell'ovaia, vescica, ecc.). Il dislocamento di parti del tessuto d'un organo può farsi nell'organo stesso (sostanza grigia del cervello nella sostanza bianca, nodi di sostanza interrenale nel paraganglio surrenale, ecc.), o in altri visceri (isole di mucosa gastrica in quella dell'esofago, particelle di tessuto interrenale nel rene, nel fegato, nei legamenti larghi, ecc.). Quando particelle discretamente voluminose di tessuto, di solito ghiandolare e sotto forma nodulare di varia grandezza, ripetendone la struttura, distaccate dall'organo principale (milza, pancreas, tiroide, ecc.) si rendono ectopiche ed erratiche, si parla anche di organi o nodi succenturiati o erratici. L'abnorme allungamento o rilasciamento di legamenti fissatori portano a ectopia (e. acquisita) degli organi, specialmente di quelli addominali (ptosi, prolasso), rendendoli mobili nella loro sede, spesso permettendone larghi spostamenti (per es. rene migrante); le compressioni, gli stiramenti operano nello stesso senso.