Dei tre presidenti eletti tra il 1996 e il 2004, nessuno è riuscito a portare a termine il suo mandato quadriennale: anche per questo Correa è giunto alla guida del paese cavalcando la promessa di una forte stabilità. Tuttavia il 30 settembre 2010 una manifestazione organizzata delle forze di polizia, che protestavano per i tagli ai benefit di cui godono come dipendenti pubblici, ha rappresentato un primo grave campanello di allarme per l’effettiva tenuta del governo.
Nel mezzo delle manifestazioni Correa, colpito da un fumogeno, si è rifugiato in un ospedale e ha dichiarato lo stato d’emergenza. Nel frattempo nelle maggiori città, non protette dalle forze di polizia in sciopero, la folla si è abbandonata ai saccheggi. Al termine della giornata si contavano otto morti e quasi 300 feriti nei disordini.
Lo stato d’emergenza, revocato il giorno dopo nel resto del paese, è rimasto invece in vigore a Quito, dove l’esercito ha continuato a garantire la sicurezza interna in sostituzione delle forze di polizia. Correa ha accettato un aumento dei salari di circa 7000 poliziotti, ma ha approfittato della crisi per sostituire gli ufficiali delle forze di polizia di più alto grado con persone a lui fedeli.