Ecuador
Stato dell’America Meridionale. In epoca preincaica tre diverse culture fiorirono nelle alte valli andine, sulla costa del Pacifico e nelle foreste a E delle Ande. Tra la metà del 15° sec. e l’inizio del 16° l’area andina e la costa pacifica furono conquistate dagli incas e durante il regno di Huayna Cápac l’antica città indigena di Quito divenne capitale della provincia settentrionale dell’impero (Chinchasuyu). Dopo la morte di Huayna (1525) la divisione dell’impero tra i suoi due figli e la guerra civile che ne seguì favorirono la conquista spagnola. Occupata fin dal 1534 da Sebastián de Belalcázar, la regione ecuadoriana entrò a far parte del vicereame del Perù, costituito nel 1542: nel 1563 la creazione dell’Audiencia di Quito sanciva l’autonomia dell’amministrazione ecuadoriana nell’ambito del vicereame. L’insediamento spagnolo si verificò soprattutto nell’area andina, dove l’abbondante popolazione india veniva utilizzata prevalentemente come mano d’opera agricola, mentre lo sviluppo di piantagioni di cacao nella regione costiera fu a lungo limitato dallo scarso popolamento e dalle malattie endemiche. Pressoché immune dalla colonizzazione spagnola rimase invece l’Oriente amazzonico. Nella prima metà del Settecento l’Audiencia di Quito fu separata dal vicereame del Perù ed entrò a far parte del vicereame di Nueva Granada. Nel 1822 l’E. aderì alla República de la Gran Colombia, proclamata (1819) sui territori dell’ex vicereame di Nueva Granada. Nel 1830 si proclamava Repubblica indipendente.
La vita del nuovo Stato fu a lungo caratterizzata dall’aspro conflitto fra i due settori dell’oligarchia dominante facenti capo rispettivamente alla Sierra (conservatori, clericali) e alla Costa (liberali, laici). Il periodo più stabile nel corso dell’Ottocento si ebbe durante il predominio del conservatore G. García Moreno (1860-75), che instaurò un regime dittatoriale e clericale, promosse la costruzione di infrastrutture e sviluppò il sistema scolastico affidandolo al clero. Verso la fine del secolo, l’aumento del peso economico della Costa, legato alla crescita del commercio con l’estero, favorì un progressivo rafforzamento dei liberali che, fra il 1895 e il 1925, divennero il partito egemone, ridussero i privilegi della Chiesa cattolica e avviarono una modernizzazione del Paese, mentre si verificava una crescita dell’economia. Malgrado tali sviluppi, il sistema politico mantenne un carattere fortemente oligarchico e la grande maggioranza della popolazione rimase al di fuori della vita politica. L’instabilità economica e politica si protrasse dagli anni Venti ai Quaranta, e si aggravò in seguito al conflitto con il Perù (1941) che portò a una notevole riduzione territoriale dell’E. (le tensioni fra i due Paesi durarono fino agli anni Ottanta e solo nel 1995 furono avviati accordi). Al declino dei due partiti tradizionali corrispose la nascita di nuove forze politiche. A iniziare dagli anni Trenta si verificò l’ascesa di caudillos e leader carismatici che trovavano nelle masse urbane, prevalentemente meticce, la maggiore base di consenso (per es., J.M. Velasco Ibarra). Nel corso degli anni Sessanta e Settanta, le difficoltà economiche aprirono una fase di disordini e colpi di Stato militari (1963-66; 1972-79); i governi che nacquero però non risolsero i gravi problemi legati allo sfruttamento delle risorse agrarie. Effetti sociali rilevanti ebbe invece la scoperta, alla fine degli anni Sessanta, dei giacimenti petroliferi, che consentirono all’E. di divenire dal 1972 un Paese esportatore di petrolio, aderendo nel 1973 all’OPEC. Lo sviluppo socioeconomico che ne derivò corrispose, sul piano politico, a una tendenza all’aumento della partecipazione popolare, confermata dalla Costituzione (1979), che abolì il bicameralismo e concesse il diritto di voto agli analfabeti; a tali innovazioni fece riscontro un rafforzamento dell’esecutivo, con l’ulteriore estensione dei già vasti poteri presidenziali. Negli anni successivi si verificò l’ascesa di nuovi partiti di ispirazione cattolica, socialdemocratica (Izquierda democrática, ID, che divenne la maggiore forza parlamentare) e marxista, mentre un certo declino subirono le formazioni populiste; il Partido social cristiano (PSC) si affermò come la principale organizzazione conservatrice. L’esplosione di una nuova crisi economica e finanziaria all’inizio degli anni Ottanta portò all’inasprimento delle misure di austerità, già varate dal presidente O. Hurtado Larrea, da parte del conservatore L. Febres Cordero. I gravi incidenti che ne derivarono sfociarono nella proclamazione dello stato di emergenza e in azioni gravemente repressive da parte del governo. La situazione continuò a rimanere tale con il presidente B. Cevallos (di ID, 1988) e con il successore conservatore S. Durán Ballén (1992), che attuò una riforma di privatizzazione. Nel corso degli anni Novanta gli indios diedero vita a un proprio partito che propugnava la proprietà collettiva della terra e che raccolse discreti consensi. Nelle elezioni del 1996 si impose il candidato del Partido roldosista ecuatoriano (PRE) A. Bucaram Ortiz, destituito due anni dopo dal Congresso per incapacità mentale. Fu eletto presidente J. Mahuad Witt e fu varata una nuova Costituzione. Nonostante gli sforzi del presidente, la situazione economica precipitò, sfociando nel 2000 in un incruento colpo di Stato, che portò al potere G. Noboa, il quale lanciò un piano di risanamento. Anche i presidenti successivi (L. Gutiérrez, A. Palacio) continuarono una politica liberista che acuì le difficoltà economiche dei ceti più deboli, finché nel 2006 divenne presidente R. Correa con un programma di radicale riforma politica e di rinegoziazione del debito estero e dei contratti petroliferi con le multinazionali straniere. Nel 2008 è stata varata e sottoposta a referendum una nuova Costituzione, che ha messo precise limitazioni all’economia di mercato e sottolineato i diritti delle comunità indigene.