ECUADOR (A. T., 153-154)
Repubblica dell'America Meridionale. Il nome gli viene dal fatto che è attraversato dalla linea equatoriale. Confina a N. con la Colombia e col Perù, a E. e a S. pure col Perù; a O. si affaccia sul Pacifico con una costa dello sviluppo di circa un migliaio di chilometri. Appartiene all'Ecuador il gruppo insulare delle Galápagos, chiamate ufficialmente isole Colón (v.), a circa 900 km. dalla costa ecuatoriana.
Sommario: Geografia: Esplorazioni (p. 437); Confini (p. 437); Rilievo (p. 438); Condizioni climatiche (p. 438); Idrografia (p. 439); Fauna (p. 439); Flora (p. 439); Condizioni economiche, comunicazionie commercio (p. 440); Condizioni demografiche (p. 443). - Ordinamento dello stato Ordinamento politico e amministrativo (p. 444); Ordinamento giudiziario (p. 444); Organizzazione ecclesiastica (p. 444); Forze armate (p. 444); Finanze (p. 444); Istruzione pubblica (p. 445). - Archeologia ed etnologia (p. 445). - Storia (p. 446). - Letteratura (p. 447). - Arte (p. 447).
Esplorazioni. - Nel 1526 Bartolomé Ruiz, pilota della seconda spedizione di Almagro e Pizarro, scoprì la costa ecuatoriana e la esplorò dalla baia di Tumaco e di Ancón de las Sardinas fino al Golfo di Guayaquil dove fu raggiunta, come è noto, Túmbez. Mentre Pizarro e Almagro alcuni anni dopo conquistavano il Perù, Pedro de Alvarado partito da Panamá sbarcava nel 1534 nella baia di Caráquez e raggiungeva Riobamba, ma un luogotenente di Pizarro, Sebastián de Belalcázar, che lo aveva preceduto nella conquista del regno di Quito, si opponeva alla marcia dell'Alvarado. Ritiratosi quest'ultimo, il paese veniva occupato dai conquistatori del Perù e venivano fondate le prime città come Quito (1534), Cuayaquil (1535), Popayán (1536). Gonzalo Pizarro nel 1540 superava la catena andina e discendeva per lungo tratto la valle del Río Napo. Faceva parte di questa spedizione l'Orellana che, incaricato di cercare viveri per la truppa, si affidava con una nave alla corrente del Rio Napo e raggiungeva l'Amazzoni abbandonando il suo capo, il quale tra mille stenti doveva rientrare a Quito. Ma anche la zona orientale veniva più tardi occupata e nel 1558 vi fu fondata Baiza. Scarsi progressi si fecero nella conoscenza della regione durante il periodo coloniale, finché nella prima metà del sec. XVIII si ebbe il viaggio della missione astronomica diretta da La Condamine, a cui furono aggregati anche due scienziati spagnoli, Antonio e Juan Ulloa (1735). I lavori del La Condamine insieme con quelli degli Ulloa e dell'ecuatoriano Pedro Vicente Maldonado fissarono i contorni e il profilo della regione: sui materiali del Maldonado e degli altri tre scienziati, fu redatta dal D'Anville una grande carta in 4 fogli (1750); le notizie geografiche venivano poi riassunte e completate da Juan de Velasco che nel 1789 pubblicava una Historia del Jeyno de Quito.
I viaggi di Alessandro di rumboldt (1801) iniziano il periodo dell'esplorazione scientifica, a cui diedero il loro contributo il Boussingault (1831), Moritz Wagner (1858), J. Orton (1867), il Pritchett (1856-57), il Jameson (1857), lo Hassaurek (1864-68) e altri, nonché l'ecuatoriano Villaviciencio che nel 1858 pubblicò una delle migliori monografie geografiche sia per il testo sia per la grande carta di cui è dotata (Geografia de la República del Ecuador, New York 1858). Seguirono, importantissimi sopra tutti, i viaggi dei tedeschi Wilhelm Reiss e Alphons Stübel che per cinque anni (1870-75) percorsero il paese eseguendo il rilevamento della prima carta a base scientifica e fissando in maniera sicura la conoscenza della geologia e della geografia fisica della regione. Negli anni successivi si ebbero i lavori di Th. Wolf, insegnante dal 1875 nel politecnico di Quito, che esplorò anche le isole Galápagos, quelli dell'Eggers, che fece il rilevamento del litorale (1892) e dopo il 1900 i viaggi del Sievers, del Meyer e del Grosser e più recentemente le esplorazioni degli americani Sinclair e Wasson e del Larrea. Tra gl'Italiani ricordiamo il Pandolfini, che nel 1881 visitò le Galápagos con la regia nave Vettor Pisani e il Pancheri, che compi un viaggio d'esplorazione nel vicariato salesiano di Méndez e Gualaquiza (1893).
Confini. - Il confine con la Colombia (400 km.) fu delimitato definitivamente nel 1916 e confermato nel 1920, e va dalla foce del Río Mataje, sul Pacifico, a Ipiales, per raggiungere poi, con direzione NO.-SE., la foce del Río Ambiyacu nel Río delle Amazzoni. Non è stato ancora fissato il confine col Perù; i due stati sono in disputa per ragioni di territorio fin dal tempo della separazione dell'Ecuador dalla Colombia. L'Ecuador, come erede della Colombia nei confini col Perù, pretenderebbe i confini definiti dal trattato di Guayaquil del z2 settembre 1829 (modificati dal Protocollo Pedemonte-Mosquera del 1830) e che fossero portati, quindi, sul Marañón. II Perù non vuole riconoscere queste pretese e reclama per sé gran parte dell'Oriente ecuatoriano.
Poiché, per il trattato tra la Colombia e il Perù (ratificato nel 1922 dalla prima e nel 1927 dal secondo), il Perù riconosceva come colombiano un lembo di territorio tra il Putumayo e l'Amazzoni a N. di Tabatinga, e a sua volta la Colombia rinunciava a qualsiasi pretesa sui restanti territorî a S. del Putumayo, ne è conseguito che l'Ecuador confina ora con la Colombia solo fino alla confluenza Río S. Miguel-Putumayo, e per il resto confina col Perù. La maggior parte delle carte recenti segna il confine tra Ecuador e Perù come era stato fissato tra Ecuador e Colombia fino a Gracias á Dios sul Río Ambiyacu, e da questo punto, rettilineo, in direzione NE.-SO., fino al Río Santiago. Nella regione andina e costiera il confine più comunemente accettato è segnato da una linea irregolare che scende fino al 5° di lat. S. e va a sboccare poi sul mare presso Túmbez. Questo confine col Perù avrebbe uno sviluppo di circa 1500 km.
La superficie dell'Ecuador è valutata di 307.000 kmq.: il dato ufficiale, peraltro, che tiene conto dei territorî contestati e occupati effettivamente dal Perù, è più che doppio (715.000 kmq.). Comunque, l'Ecuador è uno dei più piccoli stati dell'America Meridionale, superando soltanto, per superficie, l'Uruguay e il Paraguay. La cifra della popolazione è assai incerta, poiché non si posseggono dati di censimenti. Calcoli recenti (1928) la farebbero ascendere a circa 2 milioni di abitanti (6 per kmq.), corrispondenti a meno di 1/40 della popolazione complessiva dell'America Meridionale. Astronomicamente l'Ecuador è compreso tra 1° 20′ di lat. N. e 4° 58′ di lat. S. e tra 73° 20′ e 81° 10′ di long. O.
Rilievo. - L'Ecuador è costituito essenzialmente di tre parti continentali, dal punto di vista altimetrico e morfologico assai differenti l'una dall'altra (la regione costiera; la regione delle Cordigliere; la regione pianeggiante orientale, "Oriente"), e da una parte insulare, le isole Colón (per le quali si rimanda alla voce apposita). La regione costiera, vasta all'incirca 62.000 kmq. (il 20% della superficie totale dello stato), larga, a nord del Golfo di Guayaquil, 150 km., non è ancora molto bene conosciuta. Ai piedi delle Cordigliere si stende una zona depressa longitudinale, ricoperta da arenarie quaternarie orizzontali, sulle quali riposano, qua e là, alluvioni d'origine andina. Questa zona quasi sotto l'Equatore s'innalza fino a 500 m. con una soglia, a S. della quale scorrono il Daule, il Caracol e altri fiumi minori che, riunitisi, formano il Guayas; verso N. la depressione trova una continuazione nei delta del Santiago e del Mira. A occidente di questa fascia di pianure alluvionali, coperta da folte foreste tropicali, la regione costiera è più alta ed è costituita da una piattaforma di argille e arenarie leggermente piegate, forse terziarie, su cui riposano in discordanza arenarie quaternarie. Sembra che questa piattaforma collinosa sia alta al massimo 300 m.; essa scende al mare con alte ripe. Tra Jipijapa e Guayaquil s'innalza una catena montuosa (Cordigliera di Colonche) formata essenzialmente di calcari e di arenarie cretaciche, che raggiunge, sembra, gli 800 m. A S. della Cordigliera di Colonche si stende un piano arido lungo 100 km. e largo 50, formato da arenarie quaternarie permeabili. La costa, notevolmente articolata, a nord dell'ampio Golfo di Guayaquil, in cui si trova l'isola di Puna (920 kmq.), è in più tratti alta, specie nei promontorî che limitano le ampie insenature falcate (Bahía de Santa Elena, Bahía de Manta, Bahía de Caráquez, ecc.); a sud del golfo di Guayaquil, invece, è sempre bassa e paludosa.
La regione montuosa occupa circa 78.000 kmq., cioè il 25% della repubblica, ed è larga dai 100 ai 120 km. Prende il nome di Ande dell'Ecuador quella sezione delle Cordigliere che è compresa press'a poco tra 4° di lat. S. e 1° 30′ di lat. N. Le Ande dell'Ecuador sono costituite da due catene parallele, di cui una è chiamata Cordillera Occidental, e l'altra, prosecuzione della Cordigliera Centrale di Colombia, è chiamata Cordillera Real. Questa sezione delle Ande è tra le più elevate e più vulcaniche, e tra quelle maggiormente scosse da terribili terremoti. Delle due catene, l'orientale è la più antica e consta essenzialmente di scisti cristallini, di graniti, di gneiss e di altre rocce cristalline antiche. Sebbene non abbia le vette più elevate, ha la maggiore altezza media (intorno ai 4000 m.); essa è più compatta della Cordigliera Occidentale; le due uniche intaccature notevoli della Cordigliera Reale sono quelle attraverso le quali sfuggono verso i piani dell'Oriente i fiumi Pastaza e Paute.
La Cordigliera Occidentale è costituita prevalentemente di sedimentazioni cretaciche, che affiorano soprattutto sul versante occidentale, le quali sovrastano rocce di origine eruttiva, come dioriti, diabasi e porfidi. Contrariamente alla Cordigliera Reale, essa è intaccata da numerosissime valli fluviali, tanto che il Whymper negò l'esistenza di questa catena, perché gli sembrava più che altro una semplice successione di picchi allineati.
Le due Cordigliere somigliano tra loro per l'alto grado di vulcanicità. I vulcani sono una quarantina, di cui circa la metà ancora attivi; essi s'innalzano sulle creste delle due Cordigliere come formazioni del tutto indipendenti e costituiscono la maggiore caratteristica del paesaggio ecuatoriano. Tra le due Cordigliere si stende un avvallamento (il cui suolo è formato da tufi, conglomerati vulcanici, brecce, andesiti e altre rocce vulcaniche), frazionato in una serie di bacini (hoyas) da soglie trasversali (nudos) formate dai materiali eruttati dai vulcani e sormontate talvolta da coni vulcanici minori. I più importanti di questi bacini interandini sono quelli di Ibarra, Quito, Latacunga, Riobamba, Alausí, Cuenca e Loja.
L'altipiano d'Ibarra, nel cui centro è la città omonima a 2228 m. s. m., è chiuso a O. dai vulcani spenti Cotacachi (4943 m.) e Yana Urcu de Piñán (4536 m.), e a E. dall'Imbabura (4634 m.), che ebbe un'eruzione di fango nel 1691. Presso la frontiera colombiana, sovrastanti Tulcán, s'innalzano il Chiles (4748 m.) e il Cumbal (4764 m.). Tra l'altipiano d'Ibarra e quello di Quito s'innalza maestoso fino a 5796 m. il Cayambe, vulcano spento coperto sulla cima da nevi permanenti e da ghiacciai. L'altipiano di Quito (2850 m.) è circondato da vulcani celebri: il Pichincha (4787 m.), ancora attivo; l'Atacazo (4540 m.); il Corazón (4800 m.), che termina con una grande caldero; l'Iliniza (5305 m.); il Sincholagua (5100 m.); l'Antisana (5756 m.); il Cotopaxi (5943 m.), costantemente attivo, di cui si ricordano terribili eruzioni (celebre quella del 1877); il Quilindaña (4919 m.). L'altipiano di Quito è separato da quello di Latacunga da una serie di alture vulcaniche, che raggiungono i 3600 m. nei Cerros de Chaupi, e formano la displuviale tra il Río Guallabamba e il Río Patate, ramo sorgentifero settentrionale del Rio Pastaza, che esce dalla Sierra attraverso una stretta gola profonda, a S. della selvaggia Cordigliera di Chalupas. L'altipiano di Riobamba (2800 m.), come quello di Quito, è anch'esso dominato da colossi vulcanici: il Carihuairazo (5108 m.) e il Chimborazo (6310 m.) nella Cordigliera Occidentale, il Tunguragua (5087 m.), l'Altar (5404 m.) e il Sangay (5323 m.) in quella orientale. Il Chimborazo e l'Altar da lungo tempo sono spenti; invece il Sangay va annoverato tra i più attivi vulcani del mondo. I monti Tiocajas separano l'altipiano di Riobamba da quello di Alausí, a S. del quale si stende l'altipiano di Cuenca (quasi 2600 m.). Tra i due bacini si eleva l'Azuay, vulcano spento (4347 m.). Ultimo notevole bacino è quello di Loja, contornato da montagne cristalline alte 3500-4000 m. a E. e circa 3.500 a O., col fondo occupato in parte da calcari lacustri, forse terziarî.
La zona pianeggiante orientale, "el Oriente" vasta circa 160.000 kmq. (il 55% della superficie dello stato), è ancora pochissimo conosciuta. La solcano numerosi affluenti del Rio delle Amazzoni (Coca, Napo, Curaray, Pastaza, Morona, Santiago), ed è in gran parte coperta da dense foreste. La scarsa popolazione è costituita quasi esclusivamente da Indiani ancora selvaggi (Jívaro soprattutto, che sono forse 20.000).
Condizioni climatiche. - I fattori che influiscono sul clima dell'Ecuador, oltre alla latitudine, sono il rilievo e la fredda Corrente del Perù, che lambisce le coste meridionali del paese e, dinnanzi al golfo di Guayaquil, si divide in due bracci, di cui uno prosegue verso il N. scorrendo a poca distanza dalle coste della provincia di Manabí, e l'altro, il principale, si dirige verso le Galápagos.
Nella regione costiera il clima trapassa da quello arido del Perù a quello molto umido della Colombia costiera meridionale. Poiché la corrente del Perù agisce solo nella parte meridionale della zona costiera, si verifica una notevole differenza tra il clima di questa parte, a S. del C. Pasado, e quello della parte settentrionale. Nella prima si hanno temperature notevolmente più basse e precipitazioni assai meno abbondanti che nella seconda: così la hacienda el Recreo, a 0°27′ S. e a 6 m. sul mare, 23°,8 di temperatura media annua, con un massimo di 25°, 2 (febbraio) e un minimo di 22°,4 (ottobre); mentre Esmeraldas (sul mare, a 1° lat. N.) avrebbe 27° o 28°.
Mentre nella zona costiera meridionale la temperatura aumenta dalla costa verso l'interno (Guayaquil, a 40 km. dalla foce del Guayas, ha già 25°,7 di temperatura media annua), nella zona settentrionale dalla costa verso l'interno sembra che la temperatura diminuisca (22-23° di media annua). Nella zona più meridionale secca le piogge cadono generalmente in un solo breve periodo dell'anno (2-3 mesi: di solito febbraio-marzo) e sembra che non superino in nessun punto i 500 mm. di media annua. Sulle coste, peraltro, sono frequenti le garúas, piogge minutissime causate da folte nebbie. Procedendo verso il N., le precipitazioni aumentano: a Guayaquil si verifica un periodo piovoso (invierno) che va da dicembre ad aprile o maggio; ancora più a nord l'invierno si allunga, finché non c'è più un vero periodo secco (verano): piove in ogni epoca dell'anno e pochi sono i giorni sereni. Non si hanno dati sulla quantità media di pioggia; ma sicuramente si tratta di varî metri ogni anno.
Il clima della regione montuosa varia secondo l'altitudine, e mentre nelle valli più basse o sui fianchi occidentale e orientale delle Cordigliere esso è ancora tropicale (Faique, a 840 m. s. m., sul versante occidentale, ha 22°, 1 di temperatura media annua, con 23° nel mese più caldo, febbraio, e 21°,2 nel mese più freddo, giugno; 1400 mm. di piogge, distribuite in tutto l'anno, con prevalenza assoluta nel periodo dicembre-maggio, in cui ne cade il 90%; El Puyo, a 980 m., sul versante orientale della Cordigliera, assai più piovoso, riceve circa 4000 mm. di precipitazioni), sugli altipiani compresi tra le due Cordigliere il clima si può considerare temperato-caldo, con escursioni annue minime, piogge non molto abbondanti e distribuite in tutto l'anno, pur distinguendosi una stagione piovosa e una secca. Quito, a 0° 14′ di lat. S. e a 2850 m. s. m., ha una temperatura media annua di 12°,6 (media del mese più caldo, febbraio, 12°,8; del mese più freddo, novembre, 12°,4), 1120 mm. di precipitazioni annue (85% da ottobre a maggio) e 159 giorni piovosi. Ad Ambato, a circa 1°15′ S., a 2620 m. s. m., si hanno 13°, 9 di temperatura media annua (14°,7 a novembre, 12°,5 a luglio e agosto), e non più di 500 mm.. di precipitazioni (prevalenti da ottobre a maggio). Quasi nulla si conosce del clima delle altre località. Dal clima piuttosto dolce degli altipiani situati fino a 3000 m. si passa poi al cosiddetto clima dei páramos, situati oltre il limite della vegetazione arborea, clima caratterizzato da una grande incostanza del tempo. Generalmente la temperatura si mantiene bassa, e spesso scende sotto lo zero; le precipitazioni sono abbondanti e cadono sovente sotto forma di neve e di grandine; frequenti sono le nebbie. Ad Hato de Antisana, a 0° 21′ di lat. S., a 4095 m., la temperatura media annua è di 5° (6° a gennaio, 3°, 3 ad agosto). Il limite delle nevi permanenti è a 4650-4700 m.
Ben poco di preciso si sa sul clima dell'Oriente, dove si hanno temperature elevate con piccolissime escursioni annue, piogge abbondanti (forse superiori ai 2000 mm.) e in ogni epoca dell'anno.
Idrografia. - I fiumi ecuatoriani hanno origine per lo più nella regione delle Cordigliere, e alcuni sono alimentati anche dai piccoli ghiacciai dei vulcani più elevati; poiché in via generale nel paese le precipitazioni sono abbondanti, essi sono di solito ricchi d'acque e navigabili nel loro corso inferiore, sebbene non possano avere molto sviluppo per la vicinanza dei monti alla costa. L'Ecuador invia le sue acque parte al Pacifico e parte all'Atlantico, per mezzo del Rio delle Amazzoni. Sul versante del Pacifico i fiumi più importanti sono il Daule e il Babahoyo, che insieme con altri corsi d'acqua minori (Caracol, Vinces, ecc.) formano il Guayas, sulla riva destra del quale, in un punto in cui la navigazione fluviale s'incontra con quella marittima, è edificata Guayaquil. Il Guayas dinnanzi a Guayaquil è largo circa 2 km. e abbastanza profondo per essere navigato anche da piroscafi di notevole tonnellaggio nel periodo dell'alta marea. Secondo il Wolf, il bacino del Guayas è vasto circa 34.500 kmq. A sud del Guayas sono da ricordare il Río de Naranjal, che è navigabile a pict. oli vapori fino a La Revesa, e il Río Túmbez, che in parte segna il confine col Perù. Dal Guayas risalendo verso il N. fino a Esmeraldas non s'incontrano più che fiumi brevi (perché scendono dai pendii occidentali delle alture costiere) e, soprattutto nella parte meridionale, arida, non molto ricchi d'acque. A Esmeraldas sbocca il Río de Esmeraldas, formato dal Río Blanco e dal Guallabamba; è molto ricco di acque, perché attraversa una regione con piogge abbondanti, e navigabile per buon tratto; per importanza è il secondo fiume dell'Ecuador (21.000 kmq. di bacino). Presso il confine con la Colombia sbocca il Río Mira che forma un delta paludoso. La zona pianeggiante orientale è bagnata da alcuni affluenti del Rio delle Amazzoni (Coca, Napo, Curaray, Pastaza, Morona, Santiago) il cui corso è ancora poco noto. Hanno tutti, di solito, una direzione NO.-SE., e dopo essere usciti dalla regione montuosa, in cui si trovano le loro sorgenti, attraversano l'Oriente con corso lento e per lunghi tratti navigabile, data la ricchezza di acque. Numerosi, nella regione andina, i bacini lacustri, per lo più di modeste dimensioni.
Fauna. - La fauna dell'Ecuador ha carattere prettamente neotropicale. Numerose le scimmie platirrine quali varî Cebus, Lagotrix, la comune scimmia urlatrice rossiccia (Mycetes seniculus), qualche Hapale, ecc. Molti i pipistrelli proprî della regione. Mancano gl'insettivori, fatto comune a tutta la fauna neotropicale. Varî carnivori, artiodattili, tra i quali il Guanaco (Lama guanacus) facilmente domesticabile, i Pecari sostituenti i suini che mancano nell'America Meridionale, il Tapiro americano, numerosi rosicanti, chinchille, armadilli e formichieri. Varia l'avifauna con i graziosi uccelli mosca, i condor, i meravigliosi pappagalli. Molti rettili e serpenti velenosi (Crotali, Elapsidi); anfibî, pesci e innumerevoli forme d'insetti, ragni, molluschi e altri invertebrati.
Flora - Nell'Ecuador si possono distinguere nei rispetti della vegetazione cinque zone ben caratterizzate.
1. Regione arida della costa: lungo il mare la formazione dei manghi (Avicennia nitida, A. tomentosa) coi generi Conocarpus Laguncularia, ecc.: nei terreni salati di questa zona vi è una ricca vegetazione alofitica e fra le piante che qui crescono possiamo ricordare il velenosissimo manzanillo (Hippomane mancinella), il cocco, ecc. Nelle savane salmastre la vegetazione è scarsa, nelle altre troviamo abbondanti Graminacee, cespugli di piante spinose, cacti e boschi costituiti da Ceiba, Erythrina in cui si trovano Guaiacum officinale, Vitex gigantea, Caesalpinia, ecc. Fra gli arbusti e i frutici vi sono Croton, Rhamnus guayaquilensis, Zizyphus thyrsiflora, Malvacee (Sida, Malva, Hibiscus, Gossypium), Bitneriacee, Rubiacee e Leguminose. Fra le parassite poche Lorantacee sugli alberi delle savane (Oryctanthus ruficaulis, Psitacanthus mexicanus, Phtyrusa Magdalenae); fra le epifite Bromelia e Tillandsia, alcune orchidee tra cui Epidendrum asperum, Oncidium papilio e la magnifica Cattleya maxima. La vegetazione si sviluppa rigogliosa dalle prime piogge, che cominciano coi primi dell'anno, fino a giugno, poi subentra la siccità e nel settembre tutto è arido e deserto.
2. Regione umida del litorale: qui si osservano i caratteri tropicali puri. Le savane di Baba, Babahoyo e Pueblo Viejo hanno pascoli di Graminacee gigantesche (Paspalum, Panicum), vi sono alberi e frutici spinosi: mimose, Papilionacee, Cesalpiniacee, Piperacee e Composte arboree; i margini dei boschi e dei fiumi sono coperti da muraglie impenetrabili vegetali alte 5-6 m. di svariate piante spinose e pungenti. Qui si trova la palma reale (Cocos butyracea) la più bella dell'Ecuador; il pambil (Iriartea sp.) è un'altra palma molto elegante; appartengono allo stesso gruppo i generi Bactris, Euterpe, Guilielma (G. speciosa con grappoli di frutti aciduli), Phytelephas. Fra le piante utili crescono o si coltivano: Jambosa vulgaris, Anacardium occidentale, il mate, la papaia, il cacao (Theobroma bicolor), la vainiglia, le salsapariglie, la Krameria triandra.
3. Regione dei boschi umidi andini: qui si distingue una zona tropicale fino a 1600 m. e un'altra subtropicale fino a 3000 m.; vi è un'umidità costante dovuta alle continue piogge. Nella prima zona predominano Scitaminee, Palme, Clusiacee, gigantesche Aracee, Felci epifite; le Orchidee sono scarse; nella seconda zona vivono le Cinchona (C. succirubra, Condaminea, pubescens, rotundifolia, ecc.); oggi però la produzione locale delle cortecce di china non ha importanza. Una magnifica vegetazione di piante a fiori vistosi esiste nei boschi fra 2000 e 3000 m.: fucsie, gloxinie, Lobeliacee, Orchidacee dei gen. Odontoglossum e Masdeoallia. Fra le palme vi è il Ceroxylon andicola. Nelle pendici orientali delle Ande si possono anche distinguere due zone: una tropicale o bassa, l'altra subtropicale o alta: qui troviamo Copernicia cerifera, Eriodendron, le Hymenaea, che dànno il copale, le Copaifera, che forniscono il balsamo copaive, lo Strychnos toxifera che dà una specie di curaro e la Banisteria caapi, pianta stupefacente.
4. Regione interandina: si estende fra i 2000 e i 3.400 m.; vi sono vasti altipiani a temperatura mite ove si coltivano i cereali. Mancano i boschi, distrutti da gran tempo, tranne sulle pendici più inaccessibili delle alte vallate. La zona è molto sfruttata e isterilita perché coltivata fin dall'epoca degl'Incas. Nelle haciendas crescono piante europee: nelle vaste distese si osservano pochi alberi (Prunus salicifolia, Salix Humboldtiana, Betula acuminata), numerosi arbusti; nelle terre aride: Cereus sepium, Opuntia tuna, Agave, Fourcroya, lo Schinus mollis, la Prosopis horrida i cui rami sono coperti da ciuffi di Tillandsia. Fra i 3000-3400 m. vi è una ricca vegetazione che costituisce il residuo di quella andina distrutta; sugli alberi nani dell'estremo limite della regione cresce l'Oncidium nubigenum. Qui si coltivano anche tutti gli ortaggi europei.
5. Regione andina: è compresa fra 3400-4600 m. e vi sono punti di contatto con la flora alpina europea. Enormi superficie per centinaia di miglia sono coperte da Stipa Ichu, Andropogon, Paspalum. La vegetazione arborea cessa a 3500 m., eccezionalmente sul vulcano Antisana la Chusquea aristata si spinge a 4000 m. e sul Chimborazo vi sono boschetti di Polylepis a 4200 m. A 4500 m. vi è una flora alpina caratterizzata da genziane, Acaena, valeriane, Malvastrum, ecc. Sopra i 4600 m. le erbe sono rare e il terreno è coperto da licheni (Stereocaulon); ira le poche fanerogame: Culcitium nivale, C. rufescens, Valeriana alypifolia e Pernettya angustifolia. L'Ecuador appartiene al regno floristico dell'America Meridionale tropicale e al subtropicale andino.
Condizioni economiche, comunicazioni e commercio. - Agricoltura. - L'Ecuador è un paese essenzialmente agricolo. Le differenze nel rilievo e nel clima permettono colture assai varie, da quelle tropicali e subtropicali a quelle delle regioni temperate e fredde.
Il terreno in genere è assai fertile, ed è soltanto per questo che tutte le campagne coltivate ecuadoriane presentano un aspetto floridissimo; l'uomo si può dire che non contribuisca quasi affatto a questa floridezza, perché i metodi agricoli generalmente in uso sono del tutto rudimentali. Si calcola che solo il 2% del territorio della repubblica sia messo a coltura; si avrebbe poi il 20% a pascoli, il 50% coperto da foreste, e il resto costituito da terreni sterili.
Il prodotto agricolo più importante dell'Ecuador è il cacao che, avendo bisogno di un clima caldo (con temperature medie non inferiori a 24-28°) e con precipitazioni abbondanti, prospera bene soprattutto nella regione costiera, dove sembra esistano più di 6000 haciendas con oltre 100 milioni di alberi in produzione. Le maggiori piantagioni si trovano di solito lungo i fiumi, perché il suolo alluvionale è particolarmente adatto a questa coltura. Le principali qualita ecuadoriane di cacao sono: "Arriba" eccellente fra tutte, che proviene quasi completamente dalla provincia di Los Ríos; "Balao", "Manabí" e "Esmeraldas", qualità intermedie, e "Machala", qualità ordinaria. Fino a non molti anni fa l'Ecuador era alla testa dei paesi produttori di cacao, sia per la quantità, sia per la qualità; per la quantità fu poi superato dalla Costa d'Oro, dal Brasile, dalla Nigeria, da Trinidad, ecc. Prima della guerra mondiale si esportavano annualmente, in media, 400.000 q. di cacao; nel periodo 1914-1918 la media fu di 420.000 q., e negli anni 1919-22 di 446.000 quintali. Dopo il 1922 la produzione è andata diminuendo in misura notevole per il diffondersi di malattie che rovinano le piante o distruggono i fiori; nel 1929 si sono esportati soltanto 182.000 q. di cacao. Presentemente l'esportazione ecuadoriana di cacao rappresenta soltanto il 4-5% del totale mondiale, mentre nel 1900 ne rappresentava circa un terzo e intorno al 1920 ancora il 15-16%. Il cacao prodotto è in parte consumato nel paese, ma nella parte maggiore si esporta, specie negli Stati Uniti.
Si è cercato di compensare la diminuzione nella produzione del cacao intensificando la produzione del caffè, coltivato specialmmnte nella zona costiera e nelle valli della regione montuosa fino a 1500 m.; le piantagioni più vaste si trovano a SE. di Guayaquil. Nel 1922 l'Ecuador esportò 35.440 quintali di caffè, saliti nel 1926 a 60.000 q. e nel 1930 a circa 90.000 q. (56.000 q. esportati da Guayaquil 28.000 da Manta, 5.300 da Bahía de Caráquez).
Notevole sviluppo ha preso, negli ultimi anni, la coltura del tabacco, specialmente nei terreni alluvionali intorno a Guayaquil, a Esmeraldas e sull'altipiano di Loja. La qualità è eccellente; la produzione per ora serve soprattutto al consumo interno, e piccola è la quantità esportata. Non soltanto sufficiente per il consumo interno, ma anche disponibile in parte per l'esportazione (31.000 q. nel 1930) è la produzione dello zucchero; la canna è coltivata nella zona costiera con ottimi risultati; esistono 13 zuccherifici. Sviluppo sempre maggiore sta prendendo la coltivazione del cotone, in gran parte per merito di Italiani. La provincia di Manabí è quella che più si presta a questa coltura, il cui prodotto subisce forti oscillazioni da un anno all'altro. L'esportazione, che avviene quasi tutta da Bahía de Caráquez, fu di 14.800 q. nel 1924, di soli 1030 q. nel 1926, di circa 7000 q. nel 1930. Si esportano anche semi di cotone. Assai redditizia è la coltivazione del riso, diffusa specialmente nel bassopiano del Daule-Caracol, nel bacino dell'Esmeraldas e nel bassopiano costiero a S. del golfo di Guayaquil. Si esportano notevoli quantità di riso: 28.000 q. nel 1927, circa 100.000 nel 1930 (quasi tutto da Guayaquil). Rapidissimo è stato l'estendersi della coltivazione del banano (completamente, si può dire, in mani nordamericane), che costituisce ora uno dei prodotti agricoli più importanti della repubblica; nel 1913 si esportarono 40.000 q. di banane; nel 1927, 210.000 q. L'esportazione è diretta prevalentemente al Perù e al Chile. Assai diffusa è anche la coltivazione di altre piante da frutta tropicali (ananas, manghi, papaie, ecc.).
Sugli altipiani si coltivano specialmente grano, orzo e granturco, quest'ultimo molto coltivato anche nella regione costiera. La produzione serve solo alla richiesta interna. Nei dintorni di Ambato la vite dà vini assai buoni. Importante per gl'Indî è la coltivazione della coca, facile e molto redditizia. Nella zona di trapasso tra le regioni calde e quelle temperate sono molto coltivati l'igname, per i suoi tuberi commestibili, e la batata, o patata dolce.
La metà del territorio ecuadoriano è occupata da foreste, le quali, sebbene non siano sfruttate razionalmente, dànno ora uno dei prodotti più importanti dell'Ecuador, la tagua, o avorio vegetale, seme durissimo della palma Phytelephas macrocarpa e microcarpa, utilizzato soprattutto nella fabbricazione dei bottoni, nell'ortopedia, ecc. La produzione e l'esportazione della tagua sono andate diminuendo: nel 1913 l'esportazione (che avviene prevalentemente dai porti di Manta e di Esmeraldas ed è diretta verso Stati Uniti, Italia, Germania e Francia) fu di quintali 320.000, nel 1927 di 249.000. La produzione del caucciù, fornito specialmente dalla regione costiera, è andata scemando sensibilmente negli ultimi decennî, soprattutto per la concorrenza di quello proveniente dalle piantagioni dell'Asia meridionale, e i tentativi fatti per rialzare le sorti di questa coltivazione non hanno dato risultati soddisfacenti. L'esportazione dal 1900 ha variato da un massimo di 5000 q. a un minimo di 320. Recentemente si è iniziata con buoni risultati la coltivazione delle varie piante che dànno il kapok. La deficienza di vie di comunicazione e di trasporto non permette ancora di sfruttare convenientemente gli ottimi legni delle foreste ecuadoriane, nelle quali sono pure numerose le piante medicinali.
Allevamento del bestiame e pesca. - L'allevamento, ancora poco importante, è esercitato particolarmente nella zona degli altipiani, dove rare sono le epidemie e dove il bestiame si sviluppa assai bene. Statistiche recenti, ma molto incerte dànno così composto il patrimonio zootecnico della repubblica: 1.280.000 bovini, 700.000 ovini e caprini, 180.000 suini, 85.000 equini. Nella regione montuosa vengono allevati il lama e l'alpaca. L'allevamento dà all'esportazione un notevole contingente di pelli. La pesca si esercita, con metodi primitivi, un po' dappertutto lungo le coste e sui fiumi. I paraggi più ricchi di pesci sono la Bahía de Ancón de las Sardinas, il Golfo di Guayaquil e le acque delle Galápagos. Il prodotto della pesca non è però sufficiente alla richiesta del paese.
Produzione mineraria e industrie. - L'esplorazione mineraria dell'Ecuador è ancora affatto superficiale. Presentemente i prodotti minerarî più importanti che si estraggono sono il petrolio, l'oro e l'argento. Il petrolio si è trovato in abbondanza specialmente intorno a Salinas e a Santa Elena, a occidente di Guayaquil, presso la costa, e qui in alcune zone esso affiora naturalmente. Lo sfruttamento fu iniziato nel 1895, ma ha preso un promettente sviluppo solo negli ultimi anni, per opera di società straniere, prevalentemente inglesi. I campi petroliferi più importanti, quelli di Ancón, appartengono alla Anglo-Ecuadorian Oilfields Ltd. Il petrolio di questo bacino petrolifero, che ha oltre 1000 kmq. di superficie, per il suo basso peso specifico, e quindi il suo alto contenuto in benzina, è assai pregiato. La produzione aumenta molto rapidamente: 50.000 barili nel 1922, 213.500 barili nel 1926, 537.000 barili nel 1927. In parte il petrolio grezzo viene consumato localmente, in parte viene raffinato (vi sono 4 raffinerie a Guayaquil) ed esportato (352.000 barili nel 1927). Altro bacino petrolifero notevole si trova nella provincia del Pichincha tra Pomasqui e S. Antonio, e sembra che anche l'Oriente abbia terreni petroliferi. L'oro è prodotto soprattutto dalle ricche miniere di Zaruma (prov. di El Oro), sfruttate da una compagnia nordamericana, che ne esporta quasi tutto il prodotto (612 kg. nel 1913, 1320 kg. nel 1922, 1944 kg. nel 1926, 1998 kg. nel 1927) negli Stati Uniti, imbarcandolo a Puerto Bolívar. Altre miniere aurifere si trovano nelle provincie di Azuay, Esmeraldas e del Chimborazo (miniera "Italia"); oro, poi, si estrae nei lavaderos del Río Esmeraldas e dei fiumi dell'Oriente. L'argento viene estratto pure presso Zaruma, e, in misura maggiore, a Pilzhune (provincia di Cañar). La produzione si aggira sui 2500 chilogrammi all'anno (2725 kg. nel 1927). Piccole quantità di rame si ricavano a Catacocha (prov. di Loia); di galena, presso Zaruma e Malacatos; di carbone, nella provincia di Cañar; di platino, nelle provincie settentrionali, dove si estraggono pure degli smeraldi. Presso il Daule vi sono notevoli giacimenti di guayaquillite (minerale utilizzato per gli esplosivi); zolfo si estrae, in quantità sufficiente ai bisogni del paese, dal Chimborazo e dalle isole Galápagos.
Solo le industrie collegate con l'agricoltura e quelle minerarie hanno uno sviluppo notevole. La grande industria non potrà mai avere nell'Ecuador uno sviluppo considerevole, per la deficienza di carbone e di ferro. L'energia idrica è abbondante (si calcola che il paese dl'ponga di circa 1 milione di HP; questa energia, finora, è sfruttata in misura quasi trascurabile). Hanno un posto notevole nell'Ecuador le industrie alimentari: fabbriche di paste alimentari, di cioccolato, di liquori, di dolci, di conserve di frutta si trovano a Guayaquil e a Quito; fabbriche di birra a Guayaquil, Quito; Cuenca, Ambato, Riobamba, ecc.; stabilimenti per la pilatura del riso e del caffè e raffinerie di zucchero a Guayaquil. Discreto sviluppo hanno le industrie tessili (20 stabilimenti, 30.000 fusi, 750 telai, 2500 operai): a Quito, Otavalo, Ambato e Riobamba esistono fabbriche di tessuti di lana e cotone, che esportano parte della loro produzione. Lo sviluppo che sta prendendo la coltura del cotone farà acquistare importanza sempre maggiore alle industrie tessili. A Guavaquil è fiorente l'industria delle calzature.
Caratteristica dell'Ecuador è la produzione dei cappelli detti di panama dai fabbricati con le fibre delle foglie della paja toquilla (Carludovica palmata) nelle provincie di Manabí, Azuay, Cañar e Pichincha. I maggiori centri di produzione sono Jipijapa, Montecristi, Cuenca e Tabacundo. Nel 1929 furono esportati cappelli per 6.788.000 sucres (su un totale di 86 milioni di sucres; il sucre equivale, a lire italiane 3,80). Fa concorrenza alla produzione ecuadoriana di cappelli, la produzione del Perù e del Giappone.
Comuniicazioni. - Data la natura montuosa di buona parte del paese, le comunicazioni tra le varie regioni non sono facili. Abbastanza estesa è la rete di vie interne navigabili: il Guayas, il Daule, il Caracol, l'Esmeraldas e il Río de Naranjal sono percorsi da servizî regolari di navigazione a vapore; nell'Oriente i fiumi costituiscono le uniche vie di comunicazione e di trasporto.
Le strade ordinarie (tra cui assai importante la grande arteria andina, detta camino real, che va dal confine colombiano a quello peruviano, e la camionabile dal confine colombiano a Babahoyo, lunga 600 km. e inaugurata nel 1930) hanno discreto sviluppo specie nella regione andina, ma sono assai incomode e maltenute. Le strade rotabili principali nel 1930 avevano uno sviluppo di 2220 km., quelle secondarie di 3550 km. e le mulattiere di 1880 km.
Le ferrovie non costituiscono una rete, ma sono tronchi staccati più o meno lunghi. Nel complesso sono in esercizio per 1022 chilometri soltanto (1930; 270 km. nel 1910, 690 km. nel 1920); numerosi, peraltro, sono i tronchi in costruzione e quelli in progetto. La linea senza confronti più importante è la Guayaquil Quito (Ferrocarril del Sur), lunga 464 km., incominciata nel 1872 e, per le enormi difficoltà che si dovettero superare, ultimata solamente nel 1908. Presso Riobamba tocca i 3400 m. di altezza. La linea Guayaquil-Quito si sta prolungando verso il nord, per allacciarla al colombiano Ferrocarril del Pacífico, che ora giunge fino a Popayán; attualmente è in esercizio il tratto Quito-Ibarra. Vers sud, a Sibambe si stacca un tronco che raggiungerà Cuenca.
Guayaquil è unita alla zona petrolifera di Santa Elena da una ferrovia che va fino al porto di Libertad, dove viene caricato il petrolio sui vapori cisterna. Altre linee in esercizio sono la Manta-Santa Ana (60 km.); la Bahía de Caráquez-Chone (77 km.), che si è progettato di prolungare fino a Quito; la Puerto Bolívar-Machala, che dovra raggiungere Cuenca; e la Ambato-Curaray (in esercizio per poche decine di km.).
L'unico porto veramente importante dell'Ecuador è quello di Guayaquil, per il quale passano i 9/10 di tutto il commercio d'importazione e d'esportazione, e che è munito di impianti moderni (ha 2 km. e mezzo di banchine). È un porto fluviale, essendo situato sull'estuario del Guayas, ma lo possono raggiungere agevolmente anche piroscafi marittimi, ed è toccato, infatti, da numerose linee di navigazione britanniche, nordamericane, francesi, italiane, ecc. Nel 1929 fecero scalo nel porto di Guayaquil 412 navi, che stazzavano complessivamente 983.000 tonnellate nette. Altri piccoli porti ecuadoriani sono Puerto Bolívar, che esporta i minerali delle miniere di Zaruma; Manta e Bahía de Caráquez, che esportano specialmente cacao, caffè, cappelli e tagua; La Libertad, che esporta petrolio. Il traffico marittiiho è fatto quasi completamente da navi battenti bandiera straniera, soprattutto tedesche, nordamericane e britanniche. La marina mercantile ecuadoriana fa servizio di cabotaggio.
L' Ecuador manca di una propria aviazione civile. In seguito ad accordi con alcune società aeronautiche straniere, il territorio nazionale è attraversato da due linee aeree. Le società interessate sono: la Pan American Grace Airways e la Sociedad Colombo-Alemana de Transportes Aéreos. La prima gestisce una linea bisettimanale con partenza da Guayaquil, diretta a New York, con scali a Esmeraldas, Tumaco, Buenaventura, Cristóbal, Punta Arenas. La seconda gestisce una linea bisettimanale con partenza da Guayaquil diretta a Cartagena con scali a Tumaco, Buenaventura, Santa Marta.
L'Ecuador possiede 6 stazioni radiotelegrafiche (le più importanti sono quelle di Quinto, Guayaquil e Esmeraldas).
Commercio. - I commerci interni sono tutt'altro che attivi, come dimostra, fra l'altro, l'esiguità del traffico della linea ferroviaria Guayaquil-Quito. Il commercio estero è anch'esso piccola cosa, se si pensa alla vastità e alla ricchezza del paese: va però aumentando rapidamente da un anno all'altro: il suo valore fu di 43,6 milioni di sucres nel 1911 (27,4 milioni all'esportazione, 16,2 all'importazione), di 57,4 milioni nel 1921 (33,9-23,5) e dal 1924 al 1929 fu rispettivamente di milioni 75,2 (38,4-36,8), 127,7 (72,555,2), 110,6 (63,6-47,0), 138,6 (81,6-57,0), 176,4 (93,5-82,9), 170,8 (86,0-84,8). Dal 1924 al 1929 si è avuta quindi una media di 133,2 milioni di sucres, sempre con prevalenza del valore delle esportazioni. I principali articoli d'esportazione, come si è visto, sono il cacao, il petrolio, il caffè, l'oro, i cappelli Panamá e la tagua, il cui valore nel 1929 rappresentò complessivamente il 79% del valore totale delle esportazioni (cacao, 21,3 milioni di sucres; petrolio, 15,1; caffè, 11,7; oro, 7,1; cappelli Panamá, 6,8; tagua, 6,0). Seguono, nelle esportazioni, il riso (nel 1929 per 4,3 milioni di sucres), e animali vivi (2,6 milioni), i tessuti (1,5 milioni) e le frutta (1,3 milioni). Si importano invece soprattutto cotonerie (1929 : 15,i milioni di sucres), oggetti di metallo (12,4 milioni), prodotti alimentari (farine, pesce, olî, cereali, ecc.: 11 milioni), veicoli (7,6 milioni), macchine (7,5 milioni), prodotti chimici e farmaceutici (5,8 milioni), lanerie (3,5 milioni), combustibili (3,7 milioni), seterie (2,9 milioni) e carta (2,6 milioni). Negli ultimi anni gli Stati Uniti hanno assorbito in media poco meno della metà delle importazioni e 1/3 delle esportazioni; seguono la Gran Bretagna, la Germania, l'Italia e la Francia. Relativamente attivi sono i commerci con l'Italia, dopo che questa ha inviato nell'Ecuador (1919-1920) una missione militare e una commerciale, e dopo che fu costituita (giugno 1921) la Compagnia italiana dell'Equatore. L'Italia esporta dall'Ecuador cacao, caffè e pelli, e importa tessuti di cotone e di lana, armi, cappelli di lana e di feltro, vini e liquori, olio di oliva, ecc. Il valore medio delle esportazioni e delle importazioni nel 1929 fu rispettivamente di 5,5 e 3,8 milioni di sucres (5, 1 e 2,8 nel 1926).
Condizioni demografiche. - Non si posseggono per l'Ecuador dati sulla popolazione che siano il risultato di regolari censimenti. Un censimento fu compiuto nel 1900; ma non ne furono mai pubblicati i risultati. Nel 1889 T. Wolf stimava la popolazione del l'Ecuador di1.192.000 ab.; al principio del secolo attuale altri calcoli la facevano ammontare a circa 1.400.000 ab.; calcoli recenti, ma assai incerti, la fanno salire a 2 milioni di ab. (6 per kmq.). I Bianchi, che hanno nelle loro mani la vita politica ed economica del paese, sono soltanto l'8%, mentre gl'Indî rappresentano il 48%, i Meticci (con Cholos e Zambos) il 30%, i Negri e i Mulatti il 14%. I Negri e i Mulatti vivono specialmente nella regione costiera, i Bianchi sugli altipiani. Indî selvaggi si trovano ancora nell'Oriente, dove vivono effettivamente indipendenti. Gli stranieri in totale ammontano a 10.000; numerosi sono specialmente i Nord-americani, i Tedeschi, gl'Inglesi, i Francesi; gl'Italiani sono oltre 1600 (1674 nel 1927) e costituiscono una colonia fiorente che vive quasi esclusivamente a Guayaquil e a Quito; si tratta, in massima parte, di commercianti e di professionisti.
Le condizioni naturali fanno sì che la popolazione sia distribuita molto inegualmente: il 19% vive nella mgione costiera, il 76% nella regione montuosa e il 5% soltanto nell'Oriente. Considerando la densità delle varie provincie (v. tabella a p. 444) si vede che i massimi sono appunto sugli altipiani (Tunguragua, 29 ab. per kmq.; León, 20; Bolívar, Cañar, Chimborazo, 19) e i minimi nell'Oriente (provincie del Napo-Pastaza e del Santiago-Zamora con 1,4 ab. per kmq.), nella regione costiera (Esmeraldas, 2,5 ab. per kmq.; Manabí, 6) e nelle Galápagos (0,05 ab.). La notevole densità della provincia del Guayas (11) è dovuta essenzialmente alla presenza del grande centro urbano di Guayaquil (100.000 ab.). Se si potesse disporre di dati più precisi e particolareggiati si vedrebbe che nella regione costiera la popolazione vive quasi tutta lungo la costa e lungo i fiumi; nell'Oriente, esclusivamente lungo i fiumi principali; e nella regione montuosa, sui principali altipiani, lasciando quasi disabitate le pendici delle Cordigliere. Le condizioni climatiche costituiscono il fattore principale che ha influito sul maggiore addensamento della popolazione sugli altipiani; nella regione costiera le condizioni climatiche e igieniche poco favorevoli all'uomo (fino a qualche decennio fa la regione intorno a Guayaquil era infestata dalla febbre gialla e tutt'altro che rari vi erano i casi di peste bubbonica) sono in parte compensate dalla fertilità del suolo e dalla relativa facilità delle comunicazioni, e quindi dei traffici. Questo spiega il sorgere dei numerosi centri, tra i quali Guayaquil, e il loro sviluppo, più rapido di quello dei centri degli altipiani.
Dei centri ecuadoriani, solo 10 superano i 10.000 abitanti: Guayaquil soltanto raggiunge i 100.000; Quito, la capitale, ne ha 95.000. Ad esse seguono Cuenca (40.000 ab.), Riobamba (20.000), Latacunga (15.000), Loja (12.000), Ambato (10.000), Ibarra (10.000), Portoviejo (10.000) e Tulcán (10.000). Nessuna di queste città è proprio sul mare; Guayaquil ne dista 40 km.; essa e Portoviejo si trovano nella regione costiera, le altre sono tutte in quella montuosa, per lo più ad altezze assai notevoli, sempre superiori ai 2200 m. (Tulcán, 2980 m.; Quito, 2850; Latacunga, 2800; Riobamba, 2800, Ambato, 2600; Cuenca 2580, ecc.).
Lingua ufficiale dell'Ecuador è lo spagnolo; l'assoluta maggioranza della popolazione (eccettuati gl'Indî selvaggi) è cattolica (v. sotto).
Bibl.: Carte: la migliore, per tutta la repubblica, è ancora quella di T. Wolf (Carte geográfica del Ecuador) alla scala di 1:445.000, in 6 fogli (Lipsia 1892). Dei fogli già pubblicati della Map of Hispanic America al milionesimo della Geographical Society di New York interessa l'Ecuador soltanto il foglio Rio Mira-Islas Galápagos.
Scritti di carattere generale e relazioni di viaggi: T. Wolf, Geografia y geologia del Ecuador,Lipsia 1892 (opera d'importanza fondamentale); W. Sievers, Die Cordillerenstaaten, II: Ecuador, Colombia und Venezuala, Berlino e Lipsia 1913; C. Enock, Ecuador, Londra 1914; R. Riccardi, L'Ecuador nelle sue presenti condizioni naturali ed economiche, in Boll. R. soc. Geogr. ital., 1922, pp. 393-424, id., Ecuador. Condizioni naturali ed economiche, Roma 1924 (con bibl. di circa 283 (Géographie Universelle, XV), Parigi 1927; C. Troll, Ecuador, in Handb. der geogr. Wissenschaft, Potsdam 1931; E. Whymper, Travels amongst the Great Andes of the Ecuador, New Uork 1896 (1ª ed., Londra 1891); H. Meyer, In den Hoch-Anden von Ecuador-Reisen und Studien, Berlino 1907; W. Reiss, Reisebriefe aus Südamerika 1868-1876, in Wissensch. Veröffentl. Ges. Erdk. Leipzig, 1921; G. M. Dyott, On the trail of the unknown in the wilds of Ecuador and the Amazon, Londra 1926; J. H. Sinclair, In the Land of Cinnamon: a Journey in Eastern Ecuador, in Geogr. Review, 1929, pp. 201-217.
Sulle questioni di confine si veda: M. Langhans-Ratzeburg, Das strittige Ekuador-Hinterland, in Zeit. für Geopolitik, 1929, pp. 320-332.
Per quanto riguarda la geologia e la morfologia si vedano soprattutto gli scritti che seguono: T. Wolf, Geognostische Skizze der Provinz Guayaquil, in Neues Jahrb. für Miner., 1874, pp. 385-396; id., Ueber die geographischen Verhältnisse der Republik Ecuador und speciell der Hoch-Anden, in Verh. der Gesell. für Erdk. zu Berlin, 1891, pp. 551-572; id., The Western Lowland of Ecuador, in Geogr. Journal, 1893, pp. 154-157; A. Stübel, Die Vilkanberge von Ecuador, geologisch-topographisch aufgenommen und beschrieben, Berlino 1892; H. Eggers, Das Küstengebiet von Ecuador, in Deutsche geogr. Blätter, 1894, pp. 265-289; W. Reiss e A. Stübel, Reisen in Südamerika. Skizzen aus Ecuador, dem VIten deutschen Geographentage gewidmet von Alphons Stübel, Berlino 1886; id., Reisen in Südamerika. Das Hochgebirge der Republick Ecuador. Petrographische Untersuchungen, I: West-Cordillere, Berlino 1892-1893; II: Ost-Cordillere, Berlino 1896-1902; H. Meyer, Die gegenwärtige Schnee und Eisverhältnisse in den Anden von Ecuador, in Globus, 1904, pp. 149-157; J. H. Sinclair e Theron Wasson, Explorations in Eastern Ecuador, in Geogr. Review, 1923, pp. 190-210; H. H. Bennet, Some geographic aspects of Western Ecuador, in Ann. Ass. Amer. Geographers, 1925, pp. 126-147; G. Sheppard, Relation of volcanic dikes to oilbearing formations of Southern Ecuador, South America, in Economic Geol., 1926, pp. 70-80; G. Perrier, Triangulations de détail des régions andines centrale et septentrionale, in La Géogr., 1928, I, pp. 365-385; II, pp. 25-49; A. N. Martinez, Contribuciones para el conocimiento geológico de la región oriental. La génesis de las hoyas interandinas, in Anales Universidad Central, Quito 1929, pp. 21-56; G. M. Dyott, The Volcanoes of Ecuador. Guideposts in Crossing South America, in Nat. Geogr. Mag., 1929, pp. 49-93; G. Sheppard, Notes on the Climate and Physiogr. of Southwestern Ecuador, in Geogr. Review, 1930, pp. 445-453.
I pochi scritti riguardanti il clima dell'Ecuador sono citati in K. Knoch, Klimakunde von Südamerika, Berlino 1930, dove è anche riassunto tutto quanto si conosce sull'argomento (cfr. specialmente le pp. 5-6 e 117-125).
Sulle condizioni economiche cfr.: H. Lufft, Lateinamerika, Lipsia 1930 (cfr. pp. 264-277); I. Paviolo, Agriculture in Ecuador, in Pan-American Magazine, 1923; C. F. Jones, Agricultural regions of South America, in Econ. Geogr., 1929, pp. 277-307; R. Riccardi, La coltivazione del cacao nell'Ecuador, in Le Vie d'It. e dell'Am. lat., 1924, pp. 1295-1298; W. W. Dobkin, Petroleum Industry and Trade of Peru and Ecuador, in Trade Information Bulletin n. 178, Washington 1924; C. F. Jones, Commerce of South America, Boston 1928 (cfr. pp. 419-447); J. C. Corliss, Latin America Budgets, II, Chile, Peru, Bolivia and Ecuador, Trade of Information Bulletin n. 517, Washington 1927; C. Cueva Aguirre, Comercio exterior del Ecuador 1916-1925, Quito 1930; id., Comercio exterior del Ecuador 1925-1926, Quito 1930.
Ordinamento dello stato.
Ordinamento politico e amministrativo. - L'Ecuador è una repubblica unitaria: la costituzione vigente è stata promulgata il 26 marzo 1929. Il potere esecutivo è esercitato da un presidente, eletto dal popolo per quattro anni; in caso di vacanza è sostituito dal ministro dell'Interno. Il potere legislativo spetta al Congresso, che si compone di due camere elettive: il Senato (32 membri eletti per 4 anni e rieleggibili) e la Camera dei deputati (56 membri eletti per due anni e rieleggibili). Sono elettori tutti i cittadini ecuadoriani che abbiano 18 anni e sappiano leggere e scrivere. Secondo la costituzitne, non vi è alcuna religione di stato, ma è garantita a tutti piena libertà di culto.
Amministrativamente l'Ecuador si divide in 17 provincie (amministrate da governatori nominati dal governo) e un territorio (Archipiélago de Colón) amministrato da un'autorità militare.
Ordinamento giudiziario. - Il tribunale supremo è la suprema corte residente in Quito e composta di 11 giudici eletti dal Congresso per una durata di sei anni. Vi sono poi otto corti superiori di giustizia (con residenza a Quito, Guayaquil, Cuenca, Riobamba, Ibarra, Ambato, Loja e Portoviejo) e 496 tribunali minori. La giuria popolare è stata abolita nel 1928 e sostituita da una specie di scabinato.
Organizzazione ecclesiastica. - Quito Venne eretta in sede vescovile nel 1545. L'evangelizzazione delle tribù indiane s'accompagnò con l'occupazione spagnola, anzi spesso la prevenne, il che concorse a rendere la stessa predicazione particolarmente difficile, spesso sospetta e ferocemente contrastata. Una penetrazione persistente ed efficace del cristianesimo si ebbe solo nei due secoli successivi, il XVII e XVIII, quando ai domenicani vennero in aiuto i gesuiti e questi con la fondazione dell'università di Quito (1621), che dotarono di una ricca biblioteca e di una stamperia, concorsero a fare della capitale dell'Ecuador un attivo focolare di cultura.
Nel 1767 però la conversione degl'Indî subiva una grave iattura e un'interruzione violenta. Con la soppressione della Compagnia di Gesù (che aveva 33 missioni nella sola regione del Napo con oltre 100.000 cristiani), essendo venuta a mancare la sufficiente assistenza religiosa, i convertiti finirono col ricadere nella barbarie primitiva e per ritornare alle pratiche dell'animismo.
Poco dopo la gerarchia si venne sviluppando. Nel 1786 all'unica diocesi di Quito si aggiunse quella di Cuenca assoggettata essa pure alla metropoli di Lima. Poi nel 1837 fu creata anche una terza diocesi, quella del Guayas; mentre nel 1845, eretta Quito a metropoli, l'Ecuador costituì una provincia ecclesiastica indipendente, alla quale vennero aggregate oltre le due diocesi preesistenti, le altre che a mano a mano si sono venute creando, come quella di Ibarra nel 1862, quella di Riobamba nel 1863, di Loia nel 1866 e di Portoviejo nel 1871. Ma poiché, ciò nonostante, restava sprovvisto di sufficiente assistenza religiosa il territorio a oriente delle Ande, Leone XIII divise la vasta e impervia contrada nei quattro grandi vicariati apostolici di Canelos e Macas, di Méndez e Gualaquiza, di Napo e di Zamora affidati rispettivamente ai domenicani. ai salesiani, ai gesuiti e ai francescani. Per quanto fosse stata fatta d'accordo col presidente della repubblica, Antonio Flores, la sistemazione non ebbe immediato effetto, giacché i gesuiti non furono ammessi e sulle prime neppure i francescani. Al presente la provincia di Macas è stata aggregata (1930) al vicariato apostolico di Méndez e Gualaquiza; Canelos è stato ridotto a semplice prefettura apostolica; e dal Napo, che è ormai affidato alla società di S. Giuseppe, fu staccato (1925) il territorio per formare verso i confini della Colombia la prefettura apostolica di S. Michele di Socumbios affidata ai lazzaristi.
Forze armate. - Esercito. - Il bilancio della guerra è di 7 milioni di sucres (26 milioni di lire italiane). Forza bilanciata 500 ufficiali, 5500 uomini di truppa. Comandante supremo è il presidente della repubblica che delega comando e amministrazione al ministro della Guerra, Marina e Aviazione, coadiuvato dall'ispettore generale e dallo Stato maggiore generale. Il servizio è volontario, con ferme iniziali di durata varia e successive rafferme; da anni è stato approvato, ma non mai applicato, il servizio obbligatorio. L'esercito comprende: truppe (fanteria, 10 battaglioni; cavalleria, 1 reggimento e 3 squadroni; artiglieria, 3 reggimenti da montagna; genio, 2 battaglioni); servizî (sanità, commissariato, giustizia militare, veterinario, geografico); scuole (i accademia di guerra; 1 di reclutamento ufficiali; 4 di applicazione; 1 di radiotelegrafia; 1 d'aviazione). Il territorio è suddiviso in 4 regioni militari.
Aviazione militare. - Dipende dal 3° dipartimento del Ministero della guerra. Tutte le forze aeree sono raggruppate in un reparto, corrispondente alla forza di una squadriglia. La forza in personale è la seguente (1931): piloti 27, specializzati 18; non naviganti, tra ufficiali e truppa, 50. Una scuola di pilotaggio dispone delle sezioni sui campi di Quito e Guayaquil. La squadriglia d'impiego è dislocata sul campo di Quito. Le basi aeree più importanti sono: Guayaquil, Salinas, Esmeraldas, Quito.
Marina militare. - Comprende due cannoniere: la Cotopaxi, varata nel 1884, di 300 tonn., e la Libertador Bolívar, varata nel 1896, di 750 tonn., armata di 4 cannoni da 47 mm. e 3 lanciasiluri da 457 mm.; oltre a naviglio minore.
Finanze. - Le imposte dirette, specialmente i dazî di importazione (che soli dànno circa 1/3 dell'entrata complessiva), insieme con i monopolî dell'alcool, del tabacco e del sale, costituiscono le principali fonti d'entrata del bilancio dell'Ecuador, mentre le spese sono erogate soprattutto per lavori pubblici e per provvedere all'istruzione e alla difesa del paese.
Un notevole miglioramento nell'andamento complessivo delle entrate e delle spese si è verificato negli ultimi anni nei confronti degli esercizî finanziarî precedenti, e ciò si deve senza dubbio in gran parte alla riforma fiscale e monetaria che fu adottata in base alle proposte formulate dalla commissione Kemmerer nel 1926. Per essa il 31 marzo 1927 fu istituita a Quito la Banca Centrale dell'Ecuador, cui fu attribuita l'esclusività dell'emissione con l'obbligo di cambiare i biglietti esistenti in oro, in tratte a vista su New York e Londra o nei nuovi biglietti della banca stessa, e di tenere una riserva pari al 25% del totale della circolazione e dei debiti a vista; ad essa furono demandate funzioni generali di tutela della riserva aurea del paese, simili a quelle delle Federal Reserve Banks degli Stati Uniti. Alla fine del 1931 l'ammontare dei biglietti in circolazione superava i 20 milioni di sucres, e la riserva si aggirava sui 23,5 milioni (5,7 in oro e 17,7 in depositi all'estero). Sempre nel marzo 1927 fu emanata la legge monetaria per cui l'Ecuador tornò in pieno al gold exchange standard e l'unità monetaria (sucre), il cui rapporto col dollaro era sceso dalla parità legale di 1 = 0,48 a 1 − 0,16, fu stabilizzata al valore di 20 cents U.S.A.
Le monete d'oro attualmente esistenti nell'Ecuador sono il condor e il doppio condor, pari rispettivamente a 25 e 50 sucres; il sucre, il doppio sucre, e il 1/2 sucre sono invece rappresentati da monete d'argento. L'Ecuador non ha però una zecca propria e le sue monete si coniano in Inglilterra e negli Stati Uniti.
Il debito pubblico dell'Ecuador era nel gennaio del 1931 di 124,4 milioni di sucres, di cui 10,8 di debito consolidato interno e 113,6 di debito estero, contratto in gran parte per la costruzione delle ferrovie di Guayaquil e Quito.
Istruzione pubblica. - L'istruzione primaria, gratuita e obbligatoria, è impartita in 1761 scuole sparse per tutta la repubblica; l'istruzione media e superiore, non gratuita, è impartita in 20 scuole medie (delle quali sei private) e dalle università di Quito (Università centrale), Guayaquil, Cuenca, nonché dalla Facoltà giuridica di Loja. Vi sono inoltre quattro scuole magistrali.
Archeologia ed etnologia.
Benché sottoposto in gran parte alla dominazione incaica e avendone, specialmente per i distretti del sud, assorbito varî elementi culturali, l'Ecuador all'inizio del sec. XVI presentava ancora numerose popolazioni che conservavano arti e tradizioni prettamente locali, più affini, quantunque superiori, alla cultura dei Chibcha colombiani che a quella dei Quechua invasori. Fra le confederazioni di tribù più evolute in quell'epoca sono da ricordare i Quillacinga e i Pasto nel nord dell'attuale repubblica, i Quitu e Cara, abitanti la regione centrale, i Puruha che dominavano in Riobamba e al sud i potenti Cañari e i Palta.
Risulta dall'esame archeologico di alcune località del litorale e dell'altipiano (scavi di Max Uhle, M. Saville), e dalle tradizioni preincaiche conservateci dai cronisti spagnoli dei secoli XVI-XVIII quali il Cieza de León, il Velasco e altri ancora, che la civiltà ecuadoriana incontrata dai primi europei era il prodotto della fusione di varie culture sovrappostesi l'una all'altra che, secondo il Rivet, furono importate da tre grandi migrazioni d'elementi etnici diversi, di cui la prima, d'origine orientale (Guiane, Amazzonia), formata da popolazioni caribe, si sovrappose al suo arrivo in Ecuador ad una razza (forse razza paleoamericana o di Lagoa Santa) di cui molti elementi culturali erano del tipo detto malaio-polinesiano (propulsore di frecce, flauto di Pan, teste trofeo). A questi elementi gl'invasori ne aggiunsero altri proprî come la conoscenza della lega formata di rame e oro nativo (il karacoli caribico), le narigueras (ornamenti ossei, metallici e litici del setto nasale), le placche pettorali in metallo o in pietra, ecc. La seconda migrazione avvenuta in epoca più recente era probabilmente d'origine centroamericana (da riallacciarsi forse alla cultura detta arcaica del Messico), con molti elementi chibcha. Quest'invasione fece conoscere l'uso del mais, della mandioca dolce, i vasi a piedi multipli, le pintaderas, la lavorazione dell'oro nativo, ecc.; a questa migrazione seguì a terza d'origine andina (Aymarà) introducendo elementi della civiltà detta di Tiahuanaco come pure la conoscenza del rame e del bronzo. L'ultima invasione fu quella incaica che aggiunse forme culturali proprie ai Quechua.
Data la scarsità degli scavi archeologici eseguiti sino ad ora in Ecuador, dato anche che le sopraddette migrazioni si sono certamente suddivise in numerose ondate, ognuna delle quali introdusse forse pochi elementi culturali nuovi, è impossibile oggi il poter fissare una vera cronologia, limitandoci a ritenere che la seconda migrazione (centroamericana-chibcha) sia giunta in Ecuador nel periodo in cui fioriva il vecchio impero Maya (sec. I-VII d. C.).
Le popolazioni ecuadoriane si distinguevano nel vestire dai loro vicini Chibcha e Peruviani poiché portavano una cintura con una piccola fascia di tessuto intercrurale, oltreché una corta tunica di cotone per gli abitanti della costa, e di lana di lama per quelli dell'altipiano. Come ornamenti portavano braccialetti, collane, placche pettorali d'oro o di rame placcato d'oro; inoltre si perforavano i lobi degli orecchi, il setto nasale e il labbro inferiore per fissarvi degli ornamenti d'oro o di pietre preziose (smeraldi). Famosi erano i Quillacinga (trad. lett. "uomini dalla mezzaluna") che portavano al naso enormi placche d'oro in forma semilunare da cui prendevano il nome. Una pratica, forse rituale, particolare all'archeologia ecuadoriana, era l'incrostazione di laminette d'oro in cavità eseguite nella parte esterna dei denti (specialmente incisivi). Questa operazione difficoltosissima per la durezza dello smalto da incidere, era eseguita con assoluta precisione senza toccare il nervo. La tecnica della lavorazione dell'oro era assai progredita (conoscevano fra l'altro la fusione a cera perduta) e dai pochi gioielli rimastici possiamo farci un'idea dell'arte a cui erano giunti gli orefici ecuadoriani in epoca precolombiana.
Le abitazioni variavano secondo le regioni: dalla capanna di foglie della zona torrida si passava alle piccole abitazioni in pietra squadrata dell'altipiano e alle capanne di fango della costa; però a Manabí il Saville ha scoperto dei resti di abitazioni vastissime (alcune di più di 50 m. di lunghezza) costruite in pietra e divise in vari ambienti. Alla cultura a cui appartengono tali abitazioni spettano pure i caratteristici sedili in pietra sopportati da una figura zoo- o antropomorfa accosciata di cui il museo nazionale d'antropologia ed etnologia di Firenze possiede un ottimo esemplare. Questi sedili sono stati trovati in grande quantità, ma su piccola area e dovevano servire per uso rituale, come pure pilastri di pietra sopportati da animali egregiamente scolpiti, scoperta nella stessa regione.
L'arte della scultura in pietra è confinata lungo la costa; però appare inspiegabile la ragione per cui nella regione in cui s'incontrano facilmente sculture in pietra, vi è scarsità di manufatti litici (asce, teste di mazza, ecc.) comunissimi nell'altipiano, in cui si hanno forme svariatissime, alcune delle quali particolari all'Ecuador. Interessanti pure sono le teste di mazza in pietra a forma stellare del tipo della Nuova Guinea e certe asce a orecchie, trovate lungo la costa, che sono così grandi da far supporre che il loro uso era esclusivamente cerimoniale. Gli Ecuadoriani della costa erano prevalentemente pescatori mentre nell'altipiano coltivavano il mais e nei primi tempi possedevano come animale domestico la cavia (Cavia cobaya), e in seguito domesticarono il lama. I capi o re delle confederazioni quali gli Scyri (capi) dei Quitu si trasmettevano il potere di padre in figlio fino a quando l'inca Tupac-Yupanqui conquistò la regione, opera che fu compiuta da suo figlio Huayna Capac sposando l'ultima discendente degli Scyri dei Quitu.
Riguardo alla religione sappiamo che i Quitu e i Cañari adoravano il Sole e la Luna a cui avevano dedicato due grandi templi in Quito. Lungo la costa la religione era più primitiva, con l'adorazione di alberi, pietre, pesci. A Manta era venerato il dio della salute sotto la forma di un enorme smeraldo e in quest'ultima regione ancor più che nell'altipiano erano comunissimi i sacrifici umani tanto che fra i Puruha vi era anche l'uso di sacrificare il primogenito dei figli conservandone il corpo in recipienti d'oro o di pietra. I sistemi di sepoltura variavano da un luogo all'altro e secondo le epoche. Nel nord vi era la semplice inumazione in fosse rettangolari, i Cara usavano invece porre il defunto seduto in una fossa che veniva ricoperta di terra in modo da formare una collina artificiale proporzionata al rango del morto. I corpi degli Scyri dei Quitu erano imbalsamati. Nella regione dell'Azuay erano usati i pozzi mortuarî, alcuni dei quali, del periodo di Tiahuanaco (3ª migrazione), scoperti presso Sigsig nel 1899, diedero agli scopritori una prodigiosa messe d'oggetti d'oro (un sol pozzo di Sigsig scoperto dal Serrano ne conteneva più di due quintali). In altre regioni veniva pure usato il sistema di sepoltura entro urne in ceramica. Riguardo alla ceramica ecuadoriana, essa era svariatissima, quantunque di regola più fine e artistica lungo il litorale che nell'interno. Alcuni vasi della regione di Manabí sono assai progrediti per tecnica e arte, quantunque non paragonabili a quelli prodotti dalle culture della costa peruviana (Ica, Nazca, Pachacamac, ecc.). Era usato il sistema di decorare le ceramiche con ornamentazioni plastiche ottenute con forme; altre hanno decorazioni pittoriche in cui appaiono stilizzazioni zoomorfe (periodo di Tuncahuán).
Al giorno d'oggi esistono varie tribù nell'Ecuador che conservano ancora intatto il loro patrimonio culturale; fra queste le più notevoli sono i Jívaro, i Záparo e i Colorado. Questi ultimi, che abitano nella foresta tropicale che si stende fra la Cordigliera Occidentale e il Pacifico appartengono linguisticamente alla famiglia Chibcha e usano ancora la pratica di deformare artificialmente i cranî dei bambini, sopravvivenza dei tempi precolombiani in cui era molto usata fra le popolazioni ecuadoriane. Fra i Colorado il padre trasmette il suo nome di famiglia ai maschi e la madre il suo alle femmine.
Bibl.: J. Jijón y Caamaño, Puruhá, Quito 1927; A. Th. Joyce, South American Archaeology, Londra 1912; P. Rivet e R. Verneau, Ethnographie ancienne de l'Équateur, Parigi 1912-22; M. H. Saville, Antiquities of Manabi, New York 1907-10; M. Uhle, Influencias Mayas en el alto Ecuador, Quito 1922; P. Rivet, Les indiens Colorados, Parigi 1905; id., Les indiens Jibaros, Parigi 1907-08; R. Karsten, Bland indianer i Ekvadors urskogar, Helsingfors 1920-21; P. de Cieza de León, First and second part of the Chronic of Peru, Londra 1864-82; J. de Velasco, Historia del reino de Quito en la América meridional, Quito 1844; G. Dorsey, Archaeological investigations on the island of La Plata, Chicago 1901.
Storia.
Secondo la leggenda degli Scyri gli abitanti più antichi dell'attuale repubblica dell'Ecuador sarebbero stati i Quitu. Verso l'anno 800 d. C. i Caras o Scyri invasero il loro territorio, fondarono la città di Cara, scoprirono il fiume Esmeraldas, e diventarono padroni del regno. Seguì poi l'invasione degl'Incas, sotto il comando di Tupac Yupanqui, e la conquista fu portata al termine da Huayna Capac, che alla sua morte divise il regno, lasciando la parte settentrionale a suo figlio Atahualpa e quella meridionale al figlio Huáscar. Venuti in guerra i due fratelli, vinse in ultimo Atahualpa, re di Quito. In quel tempo giunsero gli Spagnoli.
La scoperta e la conquista. - Il primo esploratore che entrò nelle acque dell'Ecuador nel 1526 fu, come si è visto, Bartolomé Ruiz. Nel 1531 Francisco Pizarro sbarcò nel porto di S. Mateo, sottomise la provincia di Puertoviejo, penetrò nell'interno del paese, s'mpadronì a tradimento di Atahualpa, che fu giustiziato nel 1533. Sebastián de Belalcázar, luogotenente di Pizarro, senza consigliarsi col suo capo, si diresse verso le provincie del nord, entrò in quella di Loia, e, dopo una battaglia col capo di Quito Rumiñahui, arrivò a Riobamba e dopo a Quito, che fu incendiata dai suoi abitanti. Nel 1534 si presentò Pedro de Alvarado, che ignorava le capitolazioni di Pizarro, ma che però dopo lunghe trattative si ritirò. Il 28 agosto dello stesso anno Belalcázar fondò la città di S. Francisco de Quito.
La colonia. - Nel 1538 arrivò a Quito, con poteri avuti da Pizarro, Lorenzo de Aldana, che ne assunse il governo, nel quale ebbe per successori i capitani Gonzalo Díaz de Pineda, Rodrigo de Ocampo, Hernando Sarmiento, Pedro de Puelles, Rodrigo de Salazar, Gil Ramírez Dávalos e Juan Salazar de Villasante, fino al 29 agosto 1563, allorché Filippo II creò la Real Audiencia di Quito. Il governatore, Alonso M. de Anaya, che succedette a Villasante, mise il governo nelle mani di Hernando de Santillán, primo presidente, a cui succedettero Lope Díaz Aux de Armendáriz (1571), Pedro García de Valverde (1575) e Diego de Narváez (1578). Nel 1581, morto Narváez, funzionò da governatore l'anziano Pedro Venegas de Cañaveral. Nel 1587 arrivò il nuovo presidente, Manuel Barros de S. Millán, che volle imporre i tributi sulle vendite (alcabalas) e fu messo in prigione dal popolo. Nel 1593 prese possesso della presidenza Esteban Marañón, nominato Visitador, e insieme col capitano Pedro de Arana, mandato dal viceré del Perù, represse quella "revolución de las alcabalas". Nominato riel 1600 presidente Miguel Ibarra, si adoperò a pacificare le comarche di Esmeraldas e di Imbabura, nel territorio delle quali fondò la città di S. Miguel de Ibarra. Occuparono poi la presidenza successivamente Juan Fernández de Recalde (1609), Antonio de Morga (1612), Alonso Pérez de Salazar (1637), Juan de Lizarazu (1642), Martín de Arriola (1647), Pedro Vásquez de Velasco (1655), durante il governo del quale accadde la terribile eruzione del vulcano Pichincha (1660), e Antonio Fernández de Heredia (1662). Governò l'Audiencia fino alla venuta del presidente Diego del Corro Carrascal (1670), dopo l'occupò per interim il vescovo di Quito Alonso de la Peña Montenegro (1674) fino all'arrivo di Lope Antonio de Munive (1678), al quale succedette Mateo M. Ponce de León. Nel 1917 fu soppressa l'Audiencia e fu aggregato il suo territorio al viceregno di Santa Fe; però fu ristabilita nel 1722 e la presidenza fu occupata da D. Santiago Larrain. Gli succedette Dionisio de Alcedo Ugarte y Herrera (1728), che riuscì a sottomettere i selvaggi della valle del Paita. A Alcedo succedette José de Araujo y Río (1736), al quale seguirono Fernando Sánchez de Orellana (1744) e Juan Pío de Montúfar, marchese di Selva Alegre (1753), durante il governo del quale accaddero i terremoti, che rovinarono Quito e Latacunga. Morto il marchese nel 1761, l'Audiencia venne incaricata per interim del governo.
In una rivolta scoppiata contro gli Spagnoli, gli auditori dovettero fuggire; ma Juan A. Zelaya, nominato presidente provvisorio, ristabilì l'ordine senza ricorrere a mezzi estremi. Nel 1767 prese possesso del governo il presidente effettivo José Diguja, che eseguì l'ordine dell'espulsione dei gesuiti. Gli succedettero José García de León, che ristabilì il monopolio dell'acquavite (1778); Juan J. de Villaluenga (1784), a cui si deve in gran parte l'abbellimento di Quito; Antonio Mon y Velarde (1790); Luis A. de Guzmán, durante il governo del quale, avvenne il terremoto che distrusse gran parte della città di Riobamba (1797); e il barone di Carandelet, a cui si deve il compimento della cattedrale di Quito e la strada tra Ibarra e il porto di S. Lorenzo. Egli morì nel 1806 e gli succedette Manuel Urríez, conte Ruiz de Castilla.
Indipendenza. - Una ribellione preparata e diretta dal dottor Espejo nel 1794 fu scoperta e il suo promotore fu giustiziato il 27 dicembre 1795. Nella notte del 10 agosto 1809 risuonò a Quito il grido di indipendenza, il presidente Urríez fu imprigionato e si organizzò una Giunta, ma le truppe inviate dal viceré di Santa Fe posero termine alla ribellione e Urríez ritornò al potere. Nel novembre 1810 arrivò a Guayaquil il capo della squadra Joaquín de Molina, nominato presidente di Quito dal governo spagnolo. L'11 dicembre 1811, la Giunta proclamò l'indipendenza, ma il 9 luglio dell'anno seguente arrivò il maresciallo di campo Toribio Montes, che venne dalla Spagna nominato presidente di Quito, e sconfisse i ribelli a Mocha, entrando poi nella capitale abbandonata da essi. Nell'anno 1820 le truppe colombiane occuparono Popayán; il presidente di Quito, generale Melchor Aymerich, andò incontro ai Colombiani, ma nella notte del 9 ottobre la città di Guayaquil diede il grido dell'indipendenza, sconfisse la guarnigione spagnola e nominò governatore José J. Olmedo. Organizzato un'esercito, sotto il comando di Luís Urdaneta, gl'insorti invasero la presidenza di Quito. Aymerich li affrontò con le sue truppe, ma fu sconfitto dal generale Sucre, mandato da Bolívar, nella battaglia di Pichincha il 24 maggio 1822 e venne definitivamente assicurata l'indipendenza dell'Ecuador, che fu immediatamente incorporato nella repubblica di Columbia. Disciolta nel 1830 la Grande Columbia, l'Ecuador fu dichiarato indipendente e fu eletto suo presidente il generale Flores, a cui succedette Vicente Rocafuerte (1835) e per la seconda volta Flores (1839). La rivoluzione di Guayaquil del 1845 obbligò Flores a lasciare il governo e a partire per l'Europa. Nel 1845-1851 vi fu la presidenza di Vicente Ramón Roca e nel 1851 quella brevissima di Diego Noboa. Nel 1852 la Convenzione di Guayaquil nominò presidente il generale José M. Urbina, a cui succedette il generale Francisco Robles (1856). Nel 1859 i conservatori di Quito crearono un triumvirato formato da Gabriel García Moreno, Jerónimo Carrión e Manuel Gómez de la Torre. Negli anni 1861-1865 la presidenza fu occupata da Gabriel García Moreno, che dovette sostenere una continua lotta coi suoi antecessori Urbina e Robles. Gli succedettero Jerónimo Carrión (1865) e Javier Espinosa (1867). Nel 1869 ritornò alla presidenza García Moreno, che favorì l'istruzione, iniziò la costruzione della carreggiabile del S. e della ferrovia da Sibambe al Milagro e migliorò le finanze; fu assassinato il 6 agosto 1875. Nominato suo successore Antonio Borrero, s'impossessò del potere il generale Ignacio de Veintemilla, conservandolo fino al 1883, quando una rivolta generale l'obbligò a fuggire nel Perù. Gli succedettero José María Plácido Caamaño (1883) e Antonio Flores (1888), che fu scacciato dal paese dal generale Eloy Alfaro, che si proclamò dittatore. Nel 1901 gli succedette il generale Leónidas Plaza e a lui Lizardo García; ma Alfaro ricorse alle armi e riuscì a rioccupare la presidenza. Fu eletto per suo successore Emilio Estrada (1911), che morì presto e venne di nuovo eletto Leónidas Plaza (1912), a cui succedettero Alfredo Baquerizo Moreno (1916), José L. Tamayo (1920) e Gonzalo de Córdova (1924). Il 9 luglio 1925 l'esercito fece un colpo di stato e diede la presidenza provvisoria a Isidro Ayora, confermato nella sua carica dall'assemblea costituente nell'ottobre del 1928 per gli anni 1929-1932. Il 25 marzo 1929 fu proclamata la nuova costituzione adottata da quell'assemblea.
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Letteratura.
L'istruzione, durante il dominio spagnolo, si limitava alla capitale, Quito, ed era in mano degli ordini religiosi, soprattutto dei gesuiti, che nel 1620 crearono un'università stabile. Nella cronistoria locale e nella poesia occasionale si riflettono avvenimenti e costumi del paese, ma non rivelano mai una propria e viva tradizione. Soltanto con i moti per l'indipendenza la vita culturale riceve il primo impulso, e nella lotta per le libertà politiche si educano uomini e scrittori, e si forma una coscienza letteraria, oltre che civile. La figura più espressiva è quella di J. J. Olmedo (1780-1847), che supera i limiti angusti della propria terra e assume un valore "americano": nella sua febbrile attività di poeta egli fonde gl'ideali patriottici, sociali e morali del suo tempo con una profonda serietà spirituale e in una forma eloquente e classicheggiante. Questa sensibilità, appunto, attenta soprattutto ai problemi etici, è predominante: in un paese di nuova formazione, che aspira a ritrovare le linee di una propria fisionomia storica, anche la letteratura si piega verso gl'interessi educativi, anziché verso pure finalità estetiche. Essenzialmente religiosa è l'opera di Gabriel García Moreno (1821-1875), che nell'azione politica e negli scritti difese i suoi ideali cattolici, fino al sacrificio della vita. Più letterato è Numa Pompilio Llona (1832-1907), che concepisce la fede con coscienza laica, e nell'Odisea del Alma traccia una storia ideale dello spirito, sempre deluso dalla realtà, ma perennemente rinnovato nell'impari ed eroica lotta. Contemporaneo ed egualmente pensoso delle sorti umane è Juan Montalvo (1833-1889); ma la sua personalità è più originale e il suo pensiero più combattivo: cristiano ma anticlericale, profondamente serio ma nello stesso tempo ironico, rifece con successo lo stile del Cervantes.
Entro la stessa corrente filosofica pare muoversi Julio Zaldumbide (1833-1887), che acquista subito un tono più lirico, soprattutto rifacendo Byron o interpretando gli spettacoli della sua terra, come in Soledad del campo.
A un'arte più realistica, sorretta da una più concreta sensibilità psicologica, s'ispira Juan León Mera (1832-1899), che dalle tradizioni e dalle leggende indigene trae materia di viva poesia, penetrando per primo l'anima e la vita del suo popolo.
Attorno a questi nomi si muovono altri minori, che tengono desta la vita letteraria, come Honorato Váquez, Luis Cordero, Emilio Gallegos del Campo, ed altri più giovani.
Bibl.: J. L. Mera, Ojeada histórico-crítica sobre la poesía ecuatoriana, Quito 1868; Antología ecuatoriana, a cura dell'Ac. dell'Ecuador, Quito 1892; M. Menéndez y Pelayo, Historia de la poesía hispano-americana, II, Madrid 1913, pp. 79-134; A. Coester, Historia liter. de la América esp., trad. di R. Tovar, Madrid 1929.
Arte.
Gli scavi eseguiti nel nord del paese lungo le coste di Manabí e di Esmeraldas, ad Azuay e a Cañar, hanno messo in luce le tracce d'una civiltà anteriore alla conquista incasica e già abbastanza sviluppata nella decorazione degli oggetti domestici e in genere nelle arti cosiddette minori. A codeste condiziomi di sviluppo sembra non corrispondesse l'architettura, la quale deve al brevissimo regno degl'Incas la pratica delle grandi costruzioni in pietra sobriamente decorate. Nei soli cinquant'anni del loro dominio costoro eseguirono edifici monumentali come il Palacio de Callo, la fortezza di Inga-Pirca e le ampie fabbriche per le quali Tomebamba ebbe nome di seconda capitale dell'impero incasico.
La conquista spagnola soffocò, qui come altrove, le tendenze locali, ma non le naturali disposizioni degli abitanti del regno di Quito i quali si adattarono alle nuove forme artistiche importate dall'Europa. Tra gli edifici di Quito posteriori alla conquista il più antico è il convento dei francescani, che, cominciato nel 1534, trovò la sua forma definitiva e attuale soltanto verso la metà del sec. XVII. Principali architetti ne furono i frati Jodoco Ricke di Gand e Antonio Rodríguez di Quito, i quali dimostrarono con quell'opera come gl'insegnamenti europei avessero trovato immediata rispondenza nel felice istinto artistico degl'indigeni. Allo stesso architetto frate Antonio Rodríguez si debbono la chiesa di Santa Chiara e il chiostro di S. Domenico, annesso alla magnifica chiesa omonima. José Jaime Ortiz, con la sua chiesa e convento della Merced, il gesuita Marcos Guerra, architetto ufficiale del Cabildo di Quito, Francisco Cantuna con la sua cappella annessa al convento di S. Francesco, Juan Vives, Juan de Herrera, per ricordare solo i principali architetti dell'Ecuador, le chiese di S. Agostino, del Carmen antiguo, di S. Bonaventura, dei gesuiti, per accennare soltanto ai più importanti edifici sacri del paese, dimostrano la vitalità delle buone tradizioni architettoniche, le quali hanno fatto di Quito un emporio artistico veramente notevole.
Fino dai primi tempi del periodo coloniale furono numerosissimi nell'Ecuador i pittori e gli scultori, le opere dei quali si diffusero in breve un po' dovunque dal Messico al Chile. La fama di codeste più antiche scuole artistiche locali andò crescendo fino al tempo della repubblica.
Le prime scuole di disegno in Quito risalgono alla metà del sec. XVI, come quella aperta dai frati francescani nel collegio di S. Andrea e l'altra che lo spagnolo Diego de Robles teneva in casa. Si venne così, prima che in altri paesi dell'America latina, stabilendo una tradizione la quale diede frutti, se non sempre eccellenti, almeno numerosissimi. Luís de Ribera che dipinse nella cattedrale e in S. Francesco, il padre Vedón che decorò il chiostro della Recoleta in Quito e i refettorî dei conventi domenicani di Santa Fe di Bogotá e di Tunja, Miguel de Santiago che lasciò opere in quasi tutte le chiese e i monasteri di Quito, ma specialmente in S. Agostino il quadro della Regola e una serie di storie della vita del Santo, Goribár con i suoi Profrti nella chiesa dei gesuiti, Bernabé Lobato e Simón de Valenzuela, amici e compagni di studio di Miguel de Santiago, il Samaniego, continuatore della sua maniera nella Assunzione della Vergine e nel Gesù alla colonna, ambedue nella cattedrale, il Morales, il Vela, l'Oviedo, il gesuita Hernando de la Cruz, José Ramírez, Juan Benavides, e piû tardi Bernardo Rodríguez che risollevò la pittura di Quito decaduta dopo la morte del Goribár e del Samaniego, Antonio Salas, che fu l'anello d'unione fra l'arte coloniale e quella del periodo posteriore, Rafael Salas, fondatore della pittura di paesaggio nell'Ecuador, Luís Cadena, Juan Manosalvas, Rafael Troya, Joaquín Pinto, il più originale dei pittori eucadoriani, José Cortés e i suoi figli Antonio e Nicola che insieme con Vicente Sánchez Barrionuevo, Antonio de Silva e Francisco Villaroel illustrarono le opere botaniche del Mutis rimaste inedite nel Museo di storia naturale di Madrid, sono i rappresentanti principali della pittura dell'Ecuador, influenzata da tendenze spagnole, francesi, soprattutto italiane, ma non priva d'una propria originalità.
Fra gli scultori spetta il primo posto in ordine di tempo a Diego de Robles, che cinquant'anni dopo la fondazione di Quito eseguì le statue della Vergine del Guapulo e del Quinche e il Battesimo di Gesù sull'altar maggiore della chiesa di S. Francesco. Seguono Antonio Fernández, autore di un S. Girolamo nella cattedrale, Bernardo de Legarda, Manuel Chill detto Caspicara, cui si debbono una statua di S. Francesco nella chiesa omonima e le Virtù nella cattedrale, José Almos, con un Cristo agonizzante nella chiesa di S. Rocco, il padre Carlos, sacerdote secolare che tenne il primo luogo fra gli scultori del tempo suo, Manuel Salas e il suo discepolo José Domingo Carrillo, che modellò un S. Vincenzo de' Paoli per la chiesa dell'ospedale e un S. Francesco di Paola per la chiesa dei francescani in Quito, e Gaspar Zangurima, chiamato El Lluqui (il monco) perché lavorava con la mano sinistra.
Caratteristica nelle chiese dell'Ecuador è la ricchezza e la varietà degl'intagli messi a oro. La maggior parte di codeste decorazioni sono anonime, opera per lo più di meticci indigeni; ma per alcune i documenti ci forniscono l'indicazione degli autori, fra i quali ricordiamo Gabriel Guillahamin, Francisco Tipán del sec. XVII e Francisco Benítez del sec. XVIII.
Il desiderio del lusso, l'abbondanza dell'oro e dell'argento e la lunga tradizione anteriore favorirono nell'Ecuador lo sviluppo dell'oreficeria durante il periodo coloniale.
Dall'anno 1905 l'insegnamento artistico è ufficialmente impartito nella Escuela nacional de bellas artes, che sostituì d0p0 trenta anni l, Acad mia de bellas artes, soppressa nel 1875. Prima nell'una, poi nell'altra insegnarono il Cadena, il Manosalvas, il Pinto, Rafael Salvas e lo storico e critico d'arte J. G. Navarro, dalle cui classi uscì il giovane e alacre gruppo degli artisti della generazione presente. Musei d'arte ecuadoriana sono nelle chiese di S. Francisco, della Merced, dei gesuiti, di S. Chiara e nella Capilla Mayor.
Bibl.: J. G. Navarro, El arte quiteño, in Monografía ilustrada de la Provincia de Pichincha, Quito 1922, pp. 21-27; ed., La escultura en el Ecuador (siglos XVI-XVIII), Madrid 1929.
V. tavv. LXXV-LXXVIII.