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ECUADOR

di Elio Manzi, Alfredo Romeo - Enciclopedia Italiana - VI Appendice (2000)
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Ecuador

Elio Manzi
Alfredo Romeo

(XIII, p. 437; App. I, p. 538; II, i, p. 813; III, i, p. 507; IV, i, p. 621, V, ii, p. 17)

.mw-parser-output span.smallcaps{font-variant:small-caps}.mw-parser-output span.smallcaps-smaller{font-size:85%}Geografia umana ed economica

di Elio Manzi

Popolazione

Nel corso degli anni Novanta le condizioni economico-sociali della popolazione dell'E. sono progressivamente migliorate, anche se non tutte le componenti demografiche del paese ne hanno ugualmente beneficiato. Espressione di questa evoluzione è soprattutto la forte diminuzione della mortalità infantile, passata dal 90,4‰ alla fine degli anni Sessanta al 34‰ del 1996, e l'analfabetismo, sceso al 10%. Il PIL per abitante resta modesto, superiore, nell'America Meridionale, solo a quello di Bolivia e Guiana.

Persiste un notevole divario fra le condizioni di vita della popolazione rurale e quelle della popolazione urbana, mentre povertà ed emarginazione sono diffuse specie fra gli Indios. In conseguenza di una crescita demografica molto vivace, la popolazione dell'E. è pressoché raddoppiata in un quarto di secolo e ha modificato notevolmente la sua distribuzione, concentrandosi soprattutto nella Sierra, l'altopiano andino temperato (84 ab./km²) e nella Costa (88 abitanti per km²); la regione dell'Oriente, coperta da foresta pluviale, è ancora scarsamente popolata (4 ab./km²) e qui sopravvivono alcuni gruppi di Indios amazzonici. Tale distribuzione è dovuta all'attrazione esercitata dalle piantagioni dell'agricoltura da esportazione e da Guayaquil, principale porto ecuadoriano e importante centro commerciale; le migrazioni interne sono state anche influenzate dal processo di colonizzazione della cosiddetta frontiera amazzonica. Come altri paesi latino-americani, l'E. è stato ed è tuttora teatro di un intenso e rapido processo d'inurbamento della popolazione.

L'armatura urbana presenta due poli principali: la capitale, Quito (1.487.500 ab. nel 1997, contro i 500.000 del 1970), e Guayaquil (circa 2 milioni di ab. nel 1997 contro i 740.000 del 1970), città nelle quali si concentrano le funzioni politico-amministrative ed economiche e dove vive oltre un quarto della popolazione. L'inurbamento di masse rurali e il rapido incremento naturale della popolazione hanno stimolato la formazione di estese periferie povere e precarie. Fra le due grandi città, è indubbiamente Guayaquil il maggiore polo economico: per lo scalo marittimo, che è anche centro industriale, e per lo scalo aereo transitano il 90% delle importazioni e il 60% delle esportazioni. Nella Costa, l'area economicamente più dinamica, si trovano anche Manta ed Esmeraldas, due fra i centri regionali che hanno conosciuto in tempi recenti una notevole espansione.

Condizioni economiche e problemi ambientali

Uscito dalla crisi economica della seconda metà degli anni Ottanta, primariamente legata al calo del prezzo del petrolio (di gran lunga la prima voce delle esportazioni), l'E. ha affrontato i sacrifici derivanti dal piano di austerità avviato nel 1992 in accordo con il Fondo monetario internazionale. Tale piano di riforme strutturali, di stampo ultraliberista, ha incentivato la privatizzazione delle imprese statali, imponendo drastici tagli all'occupazione nel tentativo di contenere l'elevata inflazione, di porre un freno alla crescita del debito estero e di rilanciare l'economia. Tuttavia, negli anni Novanta si sono verificate due nuove battute d'arresto: l'una legata alla crisi mondiale del 1994, l'altra, nei primi mesi del 1999, in conseguenza delle inondazioni provocate dall'anomalia climatica chiamata El Niño, che l'anno precedente avevano sconvolto il paese.

La distribuzione della popolazione attiva per settori di attività economica ha subito profonde trasformazioni, segnando la transizione da un'economia prevalentemente agricola verso un'economia più diversificata e industrializzata. A fronte del notevole calo di addetti al settore primario, gli addetti al terziario raggiungono ormai quasi il 50%. Il principale traino dello sviluppo economico del paese è stato il petrolio, risorsa da cui dipendono in massima parte le sorti dell'economia ecuadoriana. Notevole importanza continuano a rivestire le colture d'esportazione, principalmente frutti tropicali, cacao, caffè e canna da zucchero, e un buono sviluppo hanno mostrato il settore zootecnico, che si concentra nella regione della Sierra, e la pesca, su cui molto si è investito in passato e che oggi costituisce la seconda voce delle esportazioni. Il patrimonio forestale, un tempo debolmente sfruttato, appare una risorsa via via più importante nell'economia e l'intensificarsi dello sfruttamento ha fatto rapidamente salire il tasso di deforestazione che attualmente si attesta sul 2,4%; secondo i dati UNEP (United Nations Environment Programme), le foreste pluviali dell'E., situate in gran parte nella regione dell'Oriente, l'Amazzonia ecuadoriana, sarebbero diminuite in vent'anni dal 59% al 40% della superficie territoriale. Il disboscamento dei versanti montani determina in alcune regioni sensibili problemi ambientali, con aumento del rischio di erosione; per far fronte a tali problemi, sull'altopiano centrale andino sono stati attuati con successo esperimenti locali di intensificazione agricola.

Il turismo è in recente espansione e l'E. risulta ormai inserito nei circuiti turistici internazionali (con una presenza di oltre 400.000 turisti all'anno) soprattutto grazie all'arcipelago delle Galápagos (istituito parco nazionale dal 1959), che è ambiente privilegiato di straordinari endemismi vegetali e animali, prerogativa questa che peraltro ha imposto, almeno formalmente, un severo contingentamento dei flussi turistici.

bibliografia

C. Bataillon, J.-P. Deler, H. Théry, Amérique latine, Paris-Montpellier 1991.

M.A. Martin Lou, E. Benasayag, Proceso de urbanización en América del Sur. Modelos de ocupación del espacio, Madrid 1992.

Ch. Rudell, L'Équateur, Paris 1992.

G. Arcia, Environmental health assesment. A case study conducted in the city of Quito and the County of Pedro Moncayo, Pinchincha Province, Ecuador, Arlington (Va.) 1993.

The World Resources Institute, United Nations Environment Programme (UNEP), United Nations Development Programme (UNDP), The World Bank, World resources 1996-1997. A guide to the global environment, New York-Oxford 1996, pp. 38, 131.

A. Bebbington, Social capital and rural intensification. Local organizations and islands of sustainability in the rural Andes, in The geographical journal, 1997, 2, pp.189-97.

Storia

di Alfredo Romeo

Nel corso degli anni Novanta gli Indios dell'E. assunsero un ruolo attivo - per loro del tutto inedito - nelle vicende economiche e politiche della nazione. Oltre a rivendicare orgogliosamente le proprie tradizioni culturali, gli Indios difesero, in alternativa al modello neoliberale di sviluppo propugnato dai partiti al potere, la proprietà collettiva della terra, tipica delle loro comunità. Insoddisfatti di un sistema politico incapace di dare risposta ai bisogni di gran parte della popolazione, gli Indios diedero vita inoltre a un loro movimento, affermatosi come quarto partito del paese in occasione del debutto elettorale nelle legislative del maggio 1996 (v. oltre).

In carica dal luglio 1992, il presidente conservatore S. Durán Ballén inasprì ulteriormente le misure di austerità già adottate dall'amministrazione precedente e impresse un'accelerazione alle riforme volte a liberalizzare totalmente l'economia, nella speranza di attrarre maggiori investimenti dall'estero. Tuttavia, il programma governativo di riassetto generale del pubblico impiego e quello di privatizzazione delle imprese di proprietà dello Stato, oltre a suscitare un'ondata di proteste da parte di organizzazioni sindacali e partiti di sinistra, incontrarono forti resistenze anche in alcuni settori conservatori e nelle stesse forze armate, interessate alla gestione di numerose imprese pubbliche in settori strategici quali l'estrazione del petrolio, le telecomunicazioni e l'elettricità.

Le elezioni legislative di medio termine svoltesi nel maggio 1994 penalizzarono la formazione del presidente Durán Bellén, il Partido de Unidad Republicana (PUR), che nonostante l'alleanza col Partido Conservador (PC), ottenne appena 9 seggi su 77 al Congresso nazionale. Dopo queste elezioni la principale forza politica tornò a essere, con 26 seggi, il conservatore Partido Social Cristiano (PSC), seguito da una coalizione di centro-sinistra formata da Izquierda Democrática (ID), Democracia Popular (DP) e Movimiento Popular Democrático (MPD), forte di 21 seggi, quindi dal populista Partido Roldosista Ecuatoriano (PRE), che ottenne 11 seggi.

Nel giugno 1994 i partiti di destra trovarono un'intesa per approvare una legge sullo sviluppo agricolo; ben vista da latifondisti e floricoltori, impegnati nella produzione per l'esportazione, la legge fu invece duramente osteggiata dalle comunità indigene dell'Ecuador. Dopo due settimane di blocchi stradali, manifestazioni di protesta e occupazioni di edifici pubblici, gli Indios ottennero dal governo la riscrittura di gran parte della legge, soprattutto degli articoli che minacciavano la proprietà collettiva della terra. Ulteriormente indebolito dal coinvolgimento di numerose personalità del governo in una serie di scandali finanziari, il presidente tentò di sviare l'attenzione dell'opinione pubblica dai problemi interni e di giocare la carta del patriottismo quando tornò ad accendersi un'annosa disputa confinaria col Perù.

Dopo una serie di scontri a fuoco tra reparti dei rispettivi eserciti nella contesa area della Cordigliera del Condor (genn.-marzo 1995), grazie alla mediazione di Argentina, Brasile, Chile e USA, i due paesi avviarono colloqui diretti per delimitare il tratto di confine conteso. Esauritasi la fase più calda del conflitto, la popolarità del governo tornò ai livelli minimi, sia per l'impatto negativo sulla popolazione di nuove misure di austerità, sia per lo scoppio di nuovi scandali (nell'ott. 1995 il vicepresidente A. Dahik fu costretto alle dimissioni dopo aver ammesso di aver pagato con fondi pubblici alcuni parlamentari dell'opposizione, affinché sostenessero le riforme economiche del governo).

Le elezioni legislative del maggio 1996 confermarono quale primo partito il PSC (27 seggi), ma soprattutto premiarono la propaganda demagogica del PRE, che ottenne 19 deputati, mentre i democristiani di DP ne conquistarono 12. Dalle urne uscì clamorosamente ridimensionato il partito di Durán Ballén, presentatosi sotto le insegne del PC e ridotto a due soli rappresentanti nel Congresso, mentre 8 furono i seggi conquistati dal neonato Movimiento Nuevo País - Pachakutik, espressione di gruppi indigeni e movimenti ambientalisti. Nelle contemporanee elezioni presidenziali nessun candidato ottenne la maggioranza assoluta. Nel ballottaggio del luglio 1996, A. Bucaram Ortiz, candidato del PRE, protagonista di una spregiudicata campagna elettorale incentrata sulla volontà di costituire un 'governo dei poveri', si impose con oltre il 54% dei voti sul candidato del PSC. A dispetto delle promesse fatte in campagna elettorale, Bucaram confermò la politica economica neoliberista del suo predecessore, distribuì nomine e incarichi secondo il più estremo nepotismo e rimase coinvolto col suo governo in una serie di scandali. Ne seguì una ripresa delle tensioni sociali, ma soprattutto una grave crisi costituzionale. Preoccupato per le numerose stravaganti iniziative del presidente, nel febbraio 1997 il Congresso destituì Bucaram per incapacità mentale; il presidente del Congresso, F. Alarcón (del Frente Radical Alfarista, FRA, che aveva ottenuto due seggi nelle elezioni del maggio 1996), fu nominato capo provvisorio dello Stato per un periodo di 18 mesi; la nomina di Alarcón fu quindi confermata da un referendum popolare svoltosi nel maggio 1997, con il quale l'elettorato si pronunciò anche a favore dell'elezione di un'Assemblea incaricata di modificare la Costituzione del paese. Il PSC, con 21 seggi su 70, risultò la forza politica maggiormente rappresentata nell'Assemblea costituente, eletta nel novembre 1997. Prima che questa avesse terminato i suoi lavori il paese fu nuovamente chiamato alle urne nel maggio 1998 per il rinnovo del Parlamento (i cui membri furono portati da 80 a 125) e l'elezione del nuovo presidente. Le consultazioni legislative diedero una maggioranza relativa a DP (35 seggi), seguita dal PSC (26), dal PRE (25), dalla formazione di centro-sinistra Izquierda democrática (ID, 17 seggi) e dal Movimiento Nuevo País-Pachakutik (6 seggi). Nelle presidenziali, nessun candidato ottenne il 45% dei voti necessario per essere eletto al primo turno (percentuale ridotta dall'Assemblea costituente nel marzo 1998, rispetto al 50% precedentemente richiesto). Nel luglio successivo si svolse quindi il ballottaggio tra i due candidati maggiormente votati e il democristiano J. Mahuad Witt, ex sindaco di Quito, prevalse di stretta misura (51,3% dei voti contro 48,7%) su A. Noboa Pontón, del PRE. Nei primi mesi del 1999 una gravissima crisi economica, provocata dalle conseguenze delle inondazioni del 1998 e dal generale ribasso dei prezzi del petrolio, determinava un'ondata di scioperi nel paese (marzo) e momenti di forte tensione.

bibliografia

S. Pachano, Democracia sin sociedad, Quito 1996.

J. Echeverría, La democracia bloqueada. Teoría y crisis del sistema político ecuatoriano, Quito 1997.

R. Salgado Valdéz, Ecuador hacia el siglo xxi, Quito 1997.

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