ECUBA ('Εκάβη, Hecúba o Hecúbe)
Figlia del re frigio Dimante, secondo la più diffusa versione, ma con numerosissime altre genealogie. A Priamo, dopo ch'egli s'è diviso dalla prima moglie Arisbe, essa dà diciannove figliuoli: quando nell'Ecuba euripidea la si rappresenta in atto di piangere i suoi cinquanta figlioli, va inteso che in quel numero sono compresi i figli illegittimi di Priamo. Tra i figli di lei e di Priamo sono i più noti Ettore (secondo una tradizione figlio non di Priamo, ma di Apollo; il che si narrava pure di Troilo), Paride, Deifobo, Eleno, Polidoro, Laodice, Cassandra. In Omero s'incontra Ecuba che nel VI libro dell'Iliade va, sollecitata da Ettore, a offrire, insieme con le matrone d'Ilio, un peplo ad Atena e a prometterle un sacrificio di dodici buoi se essa allontanerà Diomede che allora infuria irresistibilmente nella battaglia; poi nel canto XXII ella supplica Ettore di non attendere lo scontro con Achille, e più tardi ne piange la morte; nel canto XXIV tenta di dissuadere Priamo dal recarsi presso Achille a chiedere la salma del figliuolo, sulla quale più tardi esce in acerbi lamenti.
Ma la leggenda di Ecuba si complica specie per opera della tragedia (e nelle fonti che ad essa s'ispirano), dove tre punti troviamo in particolar modo svolti nei suoi rispetti, e cioè il suo sogno, la sua vendetta su Polimestore e la sua morte preceduta dalla trasformazione in cagna. Il famoso sogno di Ecuba ha relazione con Paride. Quando Ecuba era incinta appunto di Paride, fece un sogno, nel quale le parve di partorire un'ardente face da cui tutta la città salve le case di Antenore e di Anchise, veniva incendiata. Gl'indovini, consultati, predissero che il figlio che da Ecuba si aspettava, se fosse lasciato in vita, causerebbe la rovina di Troia. Ma Ecuba non ebbe il coraggio di far uccidere il bambinello quando venne alla luce e si limitò a farlo esporre. La leggenda del sogno è anche narrata con questa variante: che, sentito il sogno d'Ecuba, Esaco, figlio di Priamo e d'Arisbe capace d'interpretare i sogni, avrebbe predetto che in un determinato giorno sarebbe nato un bambino che doveva riuscire pernicioso a Troia, e che per la sicurezza della città occorreva che madre e figlio fossero messi a morte. Ora avvenne che nello stesso giorno partorissero Ecuba e la moglie di Timete, fratello di Priamo; Priamo fece mettere a morte non la moglie e il figliuolo, ma la cognata e il nipote. Notissima dall'Ecuba euripidea la vendetta della regina su Polimestore, signore del Chersoneso di Tracia, a cui Priamo ed Ecuba avevano affidato il figliuolo Polidoro con molte ricchezze. Caduta Ilio, Polimestore uccise il giovinetto Polidoro e s'impadronì dei suoi averi. Un caso fa scoprire da un'ancella di Ecuba il cadavere di Polidoro, dal suo assassino gettato a mare. Ecuba ottiene allora di far venire nella propria tenda, sotto il pretesto di rivelargli un tesoro, Polimestore coi figlioli, e con l'aiuto delle sue donne acceca il padre e trucida i figli. Circa poi la trasformazione d'Ecuba in cagna e la sua morte, corrono più versioni. Sulla fine di Ecuba corse pure la leggenda che, durante la distruzione d'Ilio, Apollo l'avrebbe sottratta e portata in Licia. Le più note tragedie che illustrarono i casi d'Ecuba furono l'Ecuba, le Troiane e l'Alessandro (perduto) d'Euripide, e in latino l'Ecuba d'Ennio, quella di Accio, e le Troadi di Seneca.
Bibl.: O. Höfer, in Roscher, Lexikon der griechischen und römischen Mythologie, I, ii, col. 1878 seg.; Sittig, in Pauly-Wissowa, Reale-Encycl., VII, ii, col. 2652 segg.; L. Preller, Griechische Mythologie, 4ª ed. a cura di C. Robert, II, iii, 2°, Berlino 1923, p. 974 segg.