FUMAGALLI, Eden
Nacque a Cambiago, presso Milano, il 9 marzo 1891 da Giuseppe, albergatore, e Virginia Ronchi. Maggiore di tre fratelli, compiuti i primi studi, intorno al 1905 entrò in qualità di apprendista in una delle tante piccole officine metalmeccaniche che a cavallo del secolo andavano sviluppandosi nell'area milanese e brianzola. L'esperienza acquisita dal F. nelle lavorazioni metalmeccaniche venne corroborata dalla frequenza a una scuola professionale elettrotecnica.
Nel 1911 il F., durante il servizio di leva, partecipò alla guerra di Libia in qualità di addetto all'officina del parco genio e artiglieria di Bengasi, dove poté facilmente mettere a frutto la propria esperienza di progettista meccanico partecipando alla realizzazione di infrastrutture necessarie alle truppe d'occupazione, compresi un cinematografo e una fabbrica di acque gassate.
Dopo il primo conflitto mondiale il F. sposò Giuseppina Viscardi (1893-1965) e nel 1922 avviò una piccolissima attività di costruzioni e lavorazioni meccaniche a Monza. Qualche anno dopo, nel 1927, aprirono i battenti le Officine Meccaniche Eden Fumagalli (OMEF), dedite in prevalenza alla meccanica strumentale (morse parallele, frese, maschi, rettificatrici, ecc.). Tali produzioni, che trovavano un ampio riscontro nella crescente domanda da parte delle aziende manifatturiere - in particolare tessili - della zona, rimasero il perno dell'attività delle OMEF per tutto il periodo fra le due guerre, quando da piccola officina con 4-5 addetti giunse, nel 1940, a contarne quasi un centinaio. Il talento tecnico del F., in particolare nel corso degli anni Trenta, ebbe ampia occasione di esprimersi; alla sua fecondità di inventore vanno ascritti i principali brevetti ottenuti dall'azienda (apparecchio per fresatura e rettificatura di filettature, 1938; piattaforma inclinabile e girevole per macchine utensili, 1941). Dall'esperienza accumulata nella costruzione di macchine utensili nasceva inoltre già nel 1932 la EFM 504, una macchina lava e asciuga biancheria per uso industriale.
Negli anni tra le due guerre in Italia un'importanza fondamentale nel settore elettrodomestici venivano ad assumere le politiche commerciali nonché il rapporto qualità/prezzo; anche perché, nonostante gli sforzi di progettisti e costruttori, il mercato italiano restava - a differenza di quanto andava accadendo nel resto d'Europa - largamente sottosviluppato, a causa sia di un diffuso e spesso non ingiustificato pregiudizio verso la effettiva funzionalità dei prodotti, sia di un prezzo unitario elevato, soprattutto tenuto conto della possibilità che le famiglie a reddito medio-elevato avevano di utilizzare personale di servizio a costi contenuti.
Gli anni della guerra si rivelarono fondamentali per i futuri destini dell'azienda. Il figlio secondogenito del F. Enzo (1919-67), prigioniero negli Stati Uniti, ebbe la possibilità di esaminare da vicino le lavabiancheria elettriche già ampiamente diffuse presso le famiglie americane (alla fine degli anni '40 il mercato statunitense della lavatrice si aggirava sui 25 milioni di famiglie, con una saturazione del 65%) e, una volta ritornato in Italia, trasmise al padre preziose informazioni. Il F. - oramai convinto che fossero proprio "gli elettrodomestici le macchine dell'avvenire" - con la collaborazione del primogenito Niso (1918-90), abile disegnatore tecnico, poté così sviluppare una serie di prototipi di lavabiancheria semiautomatica per uso domestico. L'ipotesi era quella di offrire un prodotto che unisse affidabilità, efficienza ed economicità nei consumi a un prezzo contenuto.
Alla Fiera di Milano del 1946 le OMEF presentarono la prima lavatrice semiautomatica interamente progettata e prodotta in Italia, la Candy 50, insieme con una lavastoviglie prodotta in piccola serie sperimentale (la "Lavanderia automatica"); in seguito al successo iniziale (i 12 esemplari disponibili andarono letteralmente a ruba) il F. decise di orientare pressoché tutta l'attività aziendale alla produzione delle lavabiancheria; una svolta testimoniata dalla cospicua attività di progettazione e perfezionamento dei modelli: tra il 1946 (l'anno ufficiale di nascita dell'azienda) e il 1952 sono ben quattro i brevetti conseguiti dalle OMEF nel campo delle lavapanni a uso domestico. Il vantaggio competitivo delle lavabiancheria Candy (il nome deriva da una canzonetta in voga in quegli anni) era quello di riunire i vantaggi delle macchine per lavaggio americane (potenza e stabilità) e di quelle tedesche (facilità d'uso) in un prodotto dal prezzo decisamente abbordabile.
Nei primi anni di attività l'azienda monzese produceva poco più di una trentina di lavatrici al mese; nel 1952 erano già sei i modelli prodotti (cinque lavabiancheria - Candy Baby, 40, 45, 50 e 80 - e una centrifuga, la Candy Roll). Trasferitesi nel 1954 in via Campanella, sempre a Monza, nel 1957 le OMEF, oramai note come Candy, iniziarono la produzione della Candy Bi-Matic, la prima lavatrice semiautomatica italiana con centrifuga incorporata, seguita nel 1958 dalla Automatic, dotata di sospensioni antimovimento e antirumore, termostato, centrifuga e programmi di lavaggio, dalla Full-Matic nel 1959 e dalla Automatic 3 nel 1960. In questi stessi anni fu intrapresa una consistente campagna pubblicitaria diretta a convincere sia i clienti sia i rivenditori sull'affidabilità e vendibilità dei prodotti della Candy.
Erano gli anni del boom economico. Nel 1955 il 3% delle famiglie possedeva un frigorifero, e solo l'1% una lavatrice: una decina di anni dopo tali percentuali erano giunte rispettivamente al 55 e al 25%. La crescente domanda interna veniva soddisfatta da produttori stranieri e nazionali: dalle 15.000 lavatrici prodotte a inizio anni '50 si passa agli oltre due milioni e mezzo del 1965. La bilancia commerciale del comparto registra, a partire dai primi anni '60, saldi costantemente positivi e in rapido aumento: è l'affermazione dell'elettrodomestico italiano nel mondo, grazie a un rapporto qualità/prezzo senza eguali, in grado di spiazzare l'agguerrita concorrenza tedesca e statunitense. L'ampliamento del mercato nazionale e internazionale richiedeva ai produttori uno sforzo notevole in termini di investimenti in strutture produttive e rete distributiva, provocando l'avvio di un rapido processo di concentrazione dell'intero settore. Per quanto concerne le lavabiancheria, i produttori, che erano passati dai 5 del 1953 agli oltre 50 del 1960, si ridussero a 18 a metà anni '60, mentre la quota di mercato dei primi sei oltrepassava il 90%. La concorrenza si fece via via più accesa, imponendo alle aziende strategie di contenimento dei costi e di differenziazione del prodotto (centrifughe regolabili, prelavaggio, programmi differenziati a seconda dei capi di abbigliamento, ecc.).
Con altre aziende first movers produttrici di elettrodomestici "bianchi" (Zanussi, Ignis, Indesit, Zoppas, Philco, Castor) anche la Candy adeguò le proprie strutture alle nuove esigenze espresse dal mercato, sviluppando nel contempo una strategia espansiva sui mercati europei di Francia, Germania e Spagna. Negli oltre 160.000 m² del nuovo stabilimento di Brugherio (comprensivo di un complesso sportivo per gli ormai oltre 500 dipendenti), inaugurato nel 1961, venne da un lato sviluppata la produzione in serie delle lavatrici con il lancio della Automatic 5, della Superautomatic e di altri modelli (con un ritmo di due-tre all'anno e con una produzione giornaliera ormai vicina alle 2.500 unità); dall'altro venne intrapreso un processo di diversificazione di natura "concentrica": nel 1966 il lancio della Stipomatic sancì l'ingresso dell'azienda brianzola nel mercato delle lavastoviglie, uno fra gli elettrodomestici meno diffusi (solo il 2% delle famiglie italiane in quegli anni ne possedeva una), dando corpo a un vecchio progetto del F., che nell'aprile del 1949 già aveva brevettato una "macchina per il lavaggio, la risciacquatura e l'asciugatura di stoviglie, posaterie e vasellame da cucina eseguente l'intero ciclo delle operazioni in modo totalmente automatico". A fine anni '60 fu la volta dei condizionatori d'aria (anche in questo caso già esisteva un brevetto del F. risalente al 1948).
Nonostante tali iniziative di diversificazione, il core business dell'azienda era destinato a rimanere comunque la lavatrice: nel corso di tutti gli anni '50 e '60 la Candy mantenne saldamente la leadership del mercato nazionale delle lavabiancheria, fruendo di una posizione di indubbio vantaggio in un mercato che, fra nuovi acquisti e sostituzioni, andava costantemente espandendosi. Si concludeva infatti, a metà anni '60, la fase di introduzione del prodotto mentre prendeva avvio quella espansiva.
L'azienda di Brugherio contava, alla vigilia dell'autunno caldo del 1969, oltre 1.300 dipendenti (la formazione della maggioranza dei quali era affidata a un centro di addestramento e a una scuola per apprendisti e riparatori interni alla fabbrica), con un fatturato stimato intorno ai 15 miliardi. La rete di vendita era oramai una struttura complessa, basata sulla presenza capillare dell'azienda sul territorio attraverso l'azione di agenti e subagenti a livello regionale e provinciale. L'appesantimento organizzativo conseguente alla crescita dimensionale trovò però riscontro nel previdente decentramento delle responsabilità direttive che il F. attuò in ambito strettamente familiare sin dagli inizi: sebbene accentratore e di carattere autoritario, decise di affrontare l'improrogabile riorganizzazione aziendale valorizzando le competenze acquisite dai suoi tre figli. La struttura organizzativa della Candy fu divisa per funzioni: a Niso venne delegata la funzione di progettazione e realizzazione tecnica, a Enzo quella commerciale e a Peppino quella amministrativa. Alma, la terzogenita (1921), non ricopriva alcuna carica direttiva nell'azienda: al marito, Oreste Gagetti, era affidata però la gestione dei rapporti con l'estero. Il F., oramai alla soglia della settantina, rivestiva un ruolo di sempre minore responsabilità diretta all'interno dell'azienda, mantenendo per sé il titolo di presidente onorario. Da un modello inizialmente imprenditoriale-accentrato si passò quindi a uno di carattere imprenditoriale-funzionale, anticamera del vero e proprio decentramento decisionale attuato con l'ausilio di managers stipendiati. Il controllo azionario dell'azienda rimase in ogni caso, com'era del resto caratteristica generale delle aziende del settore, solidamente nelle mani del fondatore e dei familiari. Il F. nel 1966 venne insignito, dal Circolo della stampa di Milano, del premio "Dalla gavetta", riservato a personaggi del mondo imprenditoriale che incarnassero il mito del capitano d'industria dalle umili origini. Una personalità siffatta si rifletteva anche e soprattutto nelle modalità di gestione dei rapporti con la forza-lavoro: solo nel 1968, nell'ambito della complessiva riorganizzazione aziendale, il F. delegò a un ufficio del personale la responsabilità delle assunzioni che in precedenza gestiva personalmente. I rapporti tra imprenditore e lavoratori erano improntati, almeno sino all'esplodere delle tensioni dell'autunno caldo, a un tradizionale paternalismo che coincideva col contatto personale e con la presenza diretta del proprietario nei reparti. La presenza della Candy si era andata radicando fortemente nel tessuto sociale locale, attraverso segni chiaramente visibili. Nel 1967 la via in cui sorgeva la sede di Brugherio venne intitolata al F.; la presenza, a livello locale, dell'azienda si manifestava attraverso sponsorizzazioni sportive (pattinaggio, pallacanestro) e la promozione di varie iniziative pubbliche, ed era palese "il tentativo di consolidare i legami che esistono… tra l'azienda e il paese, il tentativo di apparire sempre più come la famiglia della cui presenza beneficia tutto il paese, di fare della fabbrica non solo l'inattaccabile risorsa della zona, ma il centro di una vita sociale che coinvolge gli abitanti anche nelle attività extralavorative" (Santi).
L'aprirsi del decennio Settanta-Ottanta vide l'ulteriore accentuarsi della competizione sul mercato degli elettrodomestici, sia nazionale che estero, con il conseguente aumento delle spinte a una diversificazione strategica e a iniziative di integrazione orizzontale. Nel 1970 la Candy concluse un primo accordo preliminare con la FIARS di Sorbolo (Parma), produttrice delle cucine Sovrana, e con la Kelvinator Italiana spa, emanazione dell'azienda statunitense leader nell'industria del frigorifero no frost. L'anno successivo per iniziativa della Candy stessa le tre aziende si consorziarono, a preludio di una futura fusione, nel Gruppo industrie elettrodomestiche (GIE). Fu l'inizio di una rapida crescita che porterà la Candy a consolidare, nel corso degli anni '70 e poi '80, la propria dimensione di gruppo nazionale e internazionale; un traguardo cui però il fondatore non poté assistere.
Il F. morì a Monza il 21 nov. 1971.
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