EDESSA
(gr. ῎Εδεσσα; turco Urfa)
Città della Turchia sudorientale, che sorge ai margini della Mesopotamia settentrionale, in prossimità del confine siriano.Fondata da Seleuco I Nicatore nel 303-302 a.C. con il nome di Antiochia presso Calliroe, fu regno semi-indipendente degli Arabes Orrhei (Plinio, Nat. Hist., 5, 20, 85) dal 132-131 a.C. fino al 242 d.C., quando entrò definitivamente nell'orbita romana come capitale dell'Osroene. Passata all'impero bizantino, fu caposaldo strategico nelle guerre contro i Sasanidi; venne conquistata dagli Arabi nel 639-640, ma ritornò sotto il controllo bizantino nel 1031-1032. Nel 1098 fu occupata dai crociati di Baldovino di Boulogne, divenendo capitale della contea di Edessa sino al 1144, anno in cui venne definitivamente riconquistata dai turchi Zangidi.La città, attraversata dal corso del fiume Skirtos (od. Kara Koyun), è dominata a S da una collina, difesa naturalmente sul lato meridionale da una rupe a strapiombo. Su di essa si elevava una cittadella di forma oblunga (m. 300 x 80), più volte ricostruita, di cui sopravvivono resti di strutture difficilmente decifrabili sotto il profilo cronologico; la cittadella era compresa nella cinta muraria urbana in larga parte riedificata da Giustiniano dopo la devastante alluvione del 525, a seguito della quale furono realizzate anche importanti opere idrauliche (canalizzazioni e chiuse), intese a regolamentare il flusso del fiume che costeggiava il settore sud-ovest delle mura (Procopio, De Aed., II, 7, 2-18; De bello Persico, II, 27). A seguito dell'intervento imperiale la città mutò il proprio nome in Iustinopolis.Quattro porte segnavano l'entrata in E. delle strade carovaniere che collegavano la Persia e l'Estremo Oriente al Mediterraneo. La porta orientale venne trasformata in un forte (la cittadella bassa) prima del 1122.Diverse tradizioni leggendarie riconducono la cristianizzazione di E. alla conversione del suo re Abgar V il Nero, al potere dal 4 a.C al 7 d.C. e poi ancora tra il 13 e il 50; secondo la tradizione Abgar sarebbe stato in corrispondenza epistolare con Cristo stesso, il quale gli avrebbe inviato il mandilio, il lino con la sacra immagine acheropita (v.), che venne conservato nella cattedrale della città fino al 944, quando venne trasferito a Costantinopoli.Le numerose fondazioni cristiane della città, elencate nel Chronicon Edessenum, del 540 ca. (CSCO. SS Syri, I, 1903, pp. 1-13; II, pp. 1-11), comprendevano la cattedrale (312/313-323), il relativo battistero (369-370) e altre sette chiese, tra cui quella dedicata all'apostolo Tommaso, visitata nel sec. 4° dalla pellegrina Eteria. Si conoscono inoltre i nomi di altre trenta chiese che gravitavano nell'orbita delle diverse comunità cristiane (monofisita, nestoriana, calcedoniana, maronita).La cattedrale, distrutta dalla citata alluvione, venne ricostruita da Giustiniano, che la dedicò alla Sapienza Divina; in occasione della consacrazione della nuova chiesa venne composto un inno dal cui contesto si ricavano (Grabar, 1947), sullo sfondo di parafrasi cosmologiche e teologiche, alcune preziose informazioni sulla forma architettonica del perduto edificio (cruciforme o a croce inscritta cupolata) e sul suo decoro marmoreo e musivo.Assai scarsi sono i resti della città romana, bizantina e crociata, così come incerta è l'ubicazione di molti edifici menzionati nelle fonti; si conservano tuttavia alcuni tratti della cinta muraria giustinianea. Dell'epoca islamica si conservano invece interessanti testimonianze, in particolare di epoca ayyubide, tra cui i minareti della Halil Cami e della Ulu Cami.
Bibl.: A. Gabriel, Voyages archéologiques dans la Turquie Orientale, 2 voll., Paris 1940, pp. 278-286; A. Grabar, Le témoignage d'un hymne syriaque sur l'architecture de la cathédrale d'Edesse au VIe siècle et sur la symbolique de l'édifice chrétien, CahA 2, 1947, pp. 41-67; E. Kirsten, s.v. Edessa, in RAC, IV, 1959, coll. 552-597; J.B. Segal, Edessa, 'The Blessed City', Oxford 1970; H. Hellenkemper, Burgen der Kreuzritterzeit in der Grafschaft Edessa und im Königreich Kleinarmenien. Studien zur historischen Siedlungsgeographie Südost-Kleinasiens (Geographica historica, 1), Bonn 1976; K.E. McVey, The Domed Church as Microcosm: Literary Roots of an Architectutal Symbol, DOP 37, 1983, pp. 91-121; F. de' Maffei, Edifici di Giustiniano nell'ambito dell'Impero (CISAM, 10), Spoleto 1988; T.A. Sinclair, Eastern Turkey. An Architectural and Archaeological Survey, IV, London 1990, pp. 1-28; M. Mundell Mango, s.v. Edessa, in The Dictionary of Byzantium, Oxford 1991, I, p. 676.C. Barsanti