CODAZZI, Edgardo
Nato a Milano il 23 sett. 1856 da Pietro e Marianna Boldorini, studiò composizione nel conservatorio milanese sotto la guida di A. Bazzini. Terminati gli studi nel 1882, fu insegnante della scuola popolare municipale di musica, poi maestro dei cantori ragazzi della cappella musicale del duomo di Milano.
Nell'ottobre 1898 presentò istanza documentata per il posto di vicemaestro della stessa e, nel novembre dello stesso anno, venne nominato terzo maestro della scuola di canto (maestro istruttore del primo corpo allievi ragazzi) con uno stipendio annuo di lire 840 e senza alcun diritto di pensione. Nel novembre del 1914 la carica gli venne mutata in quella di vicemaestro della cappella musicale degli adulti a seguito di un concorso nel quale la commissione esaminatrice discusse la candidatura di ben venticinque concorrenti, ridotti poi a quattro: G. Bas, il C., P. Corio e A. Furlotti. Eliminati subito il Bas e il Furlotti e, successivamente, anche il Corio già malfermo in salute, il C. venne scelto per meriti umani oltre che artistici, nonostante una prestazione particolarmente modesta dovuta alla salute in quel momento precaria e i raggiunti limiti di età che però, per regolamento, non si applicavano ai maestri già appartenenti alla cappella (difatti tale concorso era stato istituito esclusivamente per togliere all'interessato l'illusione che le promozioni venissero concesse per meriti di anzianità e non per meriti professionali).
L'attività del C. presso la cappella musicale ebbe luogo mentre ne era direttore S. Gallotti, sotto la cui guida, e con la collaborazione di G. Cairati e di P. Corio, entrambi vicemaestri di cappella, essa ebbe un grande sviluppo. La Gazzetta musicale di Milano del 12 apr. 385 ebbe, infatti, già a parlare dell'alto livello raggiunto dalla cappella che, più tardi, fu lodata persino da G. Verdi. In effetti, dopo la riforma del 1884 e l'elezione, nel 1892, di S. Gallotti a direttore, la cappella conobbe momenti di grande fulgore tanto che sovente il coro dei ragazzi venne chiamato a cantare in altri teatri e principalmente alla Scala di Milano dove, nel 1887, si esibì nell'Otello di G. Verdi. Questo lungo momento di gloria doveva, durare fino all'anno 1914; la grande crisi determinata dalla prima guerra mondiale segnò l'inizio della decadenza che culminò, nel 1920, con la defezione delle voci migliori e col malcontento generale dovuto a motivi economici.
Nel clima di rinnovato interesse per la musica sacra e di discussioni sorte attorno ad essa si inserisce l'interessante studio del C., che fu pubblicato sulla Rivista musicale italiana: È lecitoaccompagnare il cantoambrosiano ed il canto gregoriano? (XVI [1909], pp. 113-117). In esso il C. asseriva che la pratica di accompagnare il canto fermo coincise con la sua decadenza e, appellandosi agli antichi studiosi di musica, contro la posizione delle autorità eccelesiastiche del suo tempo, dichiarava biasimevole tale pratica, augurandosi che nelle classi d'organo non si insegnasse più l'accompagnamento del canto fermo.
Testimonianza della sua autorevole attività tecnico-didattica è il Manuale di armonia con settecentosessantatré esempi musicali e duecentodieci esercizi pratici che, scritto in collaborazione con G. Andreoli, ebbe tre edizioni (Milano 1898, 1903, 1908). In esso il C. elabora un'interessante teoria, peraltro oggi ritenuta piuttosto lacunosa, secondo la quale tutta la tonalità si baserebbe su tre sole fondamentali (tonica, dominante, sopratonica), dalle quali deriverebbero tutti gli accordi possibili nell'ambito della tonalità stessa.
Minor risonanza ebbe la sua attività di compositore. Nell'Archivio musicale della Fabbrica del duomo si conservano i seguenti manoscritti: Ave Regina a 4 voci in do (busta 123, n. 14), Inviolata a 4 voci in do (busta 124, n. 2). Delle seguenti composizioni si ha notizia soltanto dai documenti annessi alla sua domanda di concorso all'incarico di vicemaestro di cappella del duomo (1914), e non se ne conoscono esecuzioni pubbliche; probabilmente sono andate perdute: Insidia d'amore; Salve o Croce; Quartetto per violini,viola e violoncello; Quartetto in mi maggiore per due violini,viola e violoncello; Ottetto in fa; Adagio del quartetto in mi; Andante e scherzo, estratti dalla Sinfonia in la per orchestra.
Sue composizioni di carattere profano, tra cui Dimenticar,ben mio a due voci, Fior di prato,Flambeaux des nuits, notturno per mezzosoprano a 4 voci, Pifferi e tamburi,marcia dei lanzichenecchi (in Scuola pratica di lettura a prima vista di autori diversi), Primavera,Stornello,Quando mi guardi! a 3 voci, e Rêverie furono pubblicate a Milano dall'editore Ricordi in periodi diversi (cfr. Catal. generale delle edizioni Ricordi & C., III, p. 1075).
Il 22 febbr. 1921 il C. moriva a Milano dopo rapida malattia, proprio nel momento di maggiore crisi della cappella musicale alla quale aveva dedicato la sua vita di musicista. Come riconoscimento del suo valore umano e professionale il consiglio della cappella gli dedicò grandi onoranze funebri.
Fonti e Bibl.: Milano, Arch. della Fabbrica del duomo, fascicolo 9 (anni 1898-1921), pp. n.n.; Ibid., Annali della Fabbrica del duomo (anni 1898-1921), prot. 565, 606, 803; A. De Angelis, Diz. dei musicisti, Roma 1928, pp. 143 s.; A. De Gani, Imaestri cantori e la cappella musicale del duomo (1395-1930), Milano s.d., p. 33; F. Mompellio, La musica a Milano nell'età moderna, in Storia di Milano, XVI, Milano 1962, p. 578 n. 6; C. Schimidl, Diz. univ. dei musicisti, I, pp. 354 s.; Enc. della Musica Ricordi, I, p. 502.