MADDALENA, Edgardo
Nacque a Zara, ultimo di undici figli, il 1 nov. 1867 da Giacomo, geometra impiegato nell'I.R. Archivio delle mappe catastali, e da Emilia Morovich.
Tutta la famiglia condivideva la passione per il teatro e, dopo aver allestito recite tra le mura domestiche, cominciò a calcare il palcoscenico della locale filodrammatica. Il padre, originario di Schio, si era facilmente assimilato alla vita zaratina e nelle allegre cavalchine dei carnevali cittadini era stato, prima del 1850, un famoso Arlecchino. Dei fratelli, Giuseppe fu tra i filodrammatici locali un ottimo attore brillante e come Osmino calcò le scene europee con discreto successo. Il M. già da ragazzo si appassionò alla lettura delle Memorie e delle opere di C. Goldoni, un interesse che doveva occuparlo per tutta la vita.
Compiuti gli studi liceali a Zara, il M. si trasferì con la madre vedova e tre sorelle a Vienna per frequentare l'Università. Si iscrisse inizialmente alla facoltà di medicina non guidato da interessi specifici, che restavano rivolti al mondo delle lettere, ma spinto dalla necessità: le borse di studio per quella facoltà erano più numerose e consistenti. Gli eventi, tuttavia, dovevano imprimere un diverso corso alla sua vita. Fondata a Zara nel dicembre 1887 l'associazione Pro Patria per la difesa dell'italianità, il M., insieme con altri studenti dalmati dell'Università di Vienna, fu tra i firmatari di un telegramma d'augurio, i cui toni patriottici piacquero poco al governo, che lo privò della borsa di studio. Passò allora alla facoltà di lettere, dove ebbe come maestro lo spalatino A. Mussafia. Laureatosi nel 1889, ottenne un posto di professore d'italiano presso l'Accademia di commercio e successivamente quello di lettore presso l'Università.
Aveva intanto sposato Emma Bamberger, allieva di J. Brahms, e la sua vita trascorreva tra il lavoro e lo studio, le lezioni private e le ricerche in archivi e biblioteche. Tutti gli studenti italiani delle zone irredente che frequentavano l'Università di Vienna facevano capo a lui per la conferma della traduzione dei diplomi di maturità, per soccorso e consigli che egli, pur di carattere schivo, non fece mai mancare.
Fondato il Circolo accademico italiano, ne divenne il portavoce; tenne orazioni celebrative in occasione dei centenari di N. Tommaseo (1903), V. Alfieri (1904), e C. Goldoni (1908), per la morte di G. Carducci (1907) e commemorò il suo maestro Mussafia, grande romanista (1906). La sua casa fu luogo d'incontro di irredentisti, soprattutto dalmati, ma anche di illustri italiani del Regno che si recavano a Vienna per motivi di studio. Il M., a sua volta, compì numerosi viaggi in Italia per raccogliere materiale utile agli scritti che andava pubblicando. A completamento della grammatica italiana pubblicata da Mussafia, redasse una Raccolta di prose e poesie italiane annotate ad uso dei tedeschi (Leipzig 1896) con brani di lingua viva toscana, fornendo il testo di segni diacritici per le vocali e il raddoppiamento sintattico in modo da facilitare l'accostamento da parte degli stranieri alla lingua italiana. La sua fama gli meritò anche la stima degli ambienti ministeriali di Vienna, cui erano comunque noti i sentimenti politici del M., e gli valse l'incarico di aggiornare la grammatica di Mussafia.
La passione per la lettura lo mise in contatto con le letterature straniere moderne, i cui capolavori, da poliglotta qual era, poteva apprezzare in originale. Delle conoscenze linguistiche si avvalse anche nelle ricerche sulle opere goldoniane, attento sempre a fornire nuovi e originali contributi e a portare rettifiche o particolari inediti e rari. Possedeva una raccolta preziosa degli scritti di Goldoni e le traduzioni dei Mémoires e delle commedie, che era riuscito a procurarsi in ben venti lingue, raccolta da lui stesso descritta nell'articolo La mia collezione goldoniana (in La Rivista dalmatica, n.s., XII [1930], 4, pp. 34-40). Nel 1907 fu chiamato a collaborare alla grande edizione delle opere complete dello scrittore veneziano edita a cura del Municipio di Venezia. Per ricchezza di notizie, novità di ricerche e acutezza d'esame è da sottolineare il suo apporto critico (scrisse ben 47 "note storiche") al Molière, al Ventaglio, a Le bourru bienfaisant. Tra gli ultimi contributi all'edizione va ricordata quello su La dalmatina, in cui si colgono sia l'affetto per Goldoni sia l'amore per la Dalmazia.
Sul finire dell'Ottocento, quando il M. iniziò la sua attività di studioso, negli studi letterari dominava la corrente storico-positivista. Di qui forse la presenza nella fase iniziale di un criterio di scissione assoluta dell'arte dalla morale, che egli applicò all'opera goldoniana, ma che successivamente avrebbe mitigato. Nel corso degli anni l'influenza del grande veneziano con la sua tenace volontà di osservazione realistica gli fece abbandonare le tendenze letterarie del tempo per condurlo verso la ricerca storica e l'analisi morale e psicologica. Ne sono una dimostrazione la minuziosa raccolta di testimonianze di contemporanei del Goldoni, utili all'accertamento di fatti e alla datazione di eventi importanti nella vita artistica del veneziano, e l'indagine condotta sulle fonti delle sue commedie, nonché sulla fortuna dell'opera goldoniana nel mondo.
È proprio in quest'ultimo ambito che il M. ha recato un contributo veramente originale, acquistando i meriti più duraturi. Favorito dal poter lavorare nella Vienna asburgica con le sue ricche biblioteche e i suoi potenti mezzi culturali - nella città che aveva avuto nel Settecento un posto importante nel teatro in genere e nel teatro dell'arte e del Goldoni in particolare -, il M. raccolse una messe abbondante di materiali, dalla quale ricavò un primo articolo nel 1891 in cui illustrava la traduzione che G.E. Lessing aveva iniziato dell'Erede fortunata. Tra i suoi saggi vanno segnalati in particolare: La fortuna della Locandiera fuori d'Italia, apparso nel novembre 1907 in La Rivista d'Italia (pp. 716-753), le Traduzioni del "Ventaglio" (in Riv. teatrale italiana, 1914), e finalmente quello Per la fortuna del bourru bienfaisant (in La Bibliofilia, XXIX [1928], pp. 386-403), opera questa che, tra tutte quelle del Goldoni - per la lingua in cui era scritta, e per numero di recite e traduzioni -, aveva avuto maggiore fortuna.
Ai risultati delle sue appassionate ricerche, dispersi in riviste e giornali, il M. pensò più volte di dare veste unitaria riunendoli in volume, ma non riuscì nel suo intento. Il materiale, reperito in numerose biblioteche europee e americane e in gran parte elaborato, ha ancora grande valore per gli studiosi quale testimonianza del carattere universale dell'opera goldoniana. Documenta l'esistenza al momento di "663 traduzioni (oltre a una dozzina di notizie rimaste indeterminate) in 29 lingue diverse, tratte da complessive 89 tra commedie e tragicommedie di C. Goldoni", praticamente i due terzi della produzione del veneziano.
Scoppiata la prima guerra mondiale, convinto che presto anche l'Italia vi avrebbe preso parte, nel febbraio 1915 decise di trasferirsi con la moglie a Firenze, dove accettò la cattedra di lingua e letteratura tedesca presso l'Istituto di magistero. Risalgono a questi anni un'edizione commentata delle Poesie liriche di H. Heine (Bologna 1921), la traduzione con prefazione e note de Il gatto con gli stivali di L. Tieck (Firenze 1924) e de L'infanticidio: tragedia di H.L. Wagner, apparsa postuma (Lanciano 1931), opere tutte utili a una migliore comprensione del romanticismo tedesco e dello Sturm und Drang. Altri studi, arricchiti come sua abitudine da particolari originali e rari, furono dedicati a J.W. Goethe, Lessing e R. Wagner.
Le condizioni di vita legate alla modesta posizione di professore incaricato furono alquanto dure negli anni fiorentini e anche quando, riaperti i concorsi, divenne prima straordinario e poi ordinario della cattedra di tedesco non migliorarono di molto. Solo allorché il governo italiano gli riconobbe anche il servizio prestato a Vienna in favore della cultura italiana, il suo tenore di vita migliorò.
Il M. morì a Firenze il 23 dic. 1929.
Fonti e Bibl.: I. Tacconi, C. Goldoni nell'opera di un dalmata, in La Rivista dalmatica, XII (1930), 4, pp. 41-49; A. Gentile, La fortuna di C. Goldoni fuori d'Italia nelle ricerche di E. M., in Atti del R. Ist. veneto di scienze, lettere ed arti, Parte seconda, classe di scienze morali e lettere, IC (1939-40), pp. 357-375; Id., Gli scritti a stampa di E. M., in La Rivista dalmatica, XXII (1940), 3, pp. 3-19; A. De Benvenuti, Storia di Zara da 1797 al 1918, Milano-Roma 1953, pp. 312 s.; I. Tacconi, Ricordo di E. M., goldonista e patriota, in La Rivista dalmatica, n.s., IV (1957), 2, pp. 43-52; A. Gentile, Gli studi goldoniani di E. M., in Studi goldoniani, a cura di V. Branca - N. Mangini, Venezia-Roma 1960, pp. 78-95; I. Tacconi, Contributo della Dalmazia alla vita e alla cultura italiana, in Atti e memorie della Soc. dalmata di storia patria, 1966, vol. 5, p. 90; F. Fido, Guida a Goldoni: teatro e società nel Settecento, Torino 1977, p. 260.