MANNUCCI, Edgardo
Nacque a Fabriano il 10 giugno 1904 da Giuseppe Maria e da Giovanna Battista Perfetti. Già negli anni della scuola elementare iniziò ad apprendere i rudimenti dell'arte scultorea nella bottega di marmista del padre. Proseguì gli studi frequentando la Scuola professionale per la lavorazione del cemento a Matelica. Terminato il servizio militare, nel 1927, si trasferì a Roma dove divenne apprendista nello studio dello scultore R. Zaccagnini. Nel 1930 si diplomò in decorazione plastica al Museo artistico industriale, dove ebbe per insegnanti R. Papini, F. Ferrazzi, G. Michelucci, C.E. Oppo. Nello stesso anno si trasferì nello studio del conterraneo e già affermato scultore Q. Ruggeri la cui vicinanza influenzò profondamente le prime opere arcaizzanti del Mannucci. Un arcaismo "malinconico" (Villa, 1956), che risentiva del rinnovamento segnato dall'opera di A. Martini nella scultura italiana.
Tra i primi amici e colleghi romani del M. furono E. Castelli e F. Gentilini, con cui condivise lo studio. Ruggeri gli consigliò di intraprendere un alunnato presso il pittore A. Dazzi, che durò circa un biennio e al quale il M. si prestò senza entusiasmo.
Agli inizi degli anni Trenta conobbe G. Balla, F.T. Marinetti, E. Prampolini; a quest'ultimo rimase molto legato e con lui collaborò, nel 1938, alla realizzazione di due mascheroni per il padiglione della ricreazione alla I Mostra nazionale del Dopolavoro di Roma. Nel 1931 esordì, presso il circolo Gentile da Fabriano della sua città, in una prima personale di sculture.
Le opere del M. di quegli anni hanno al centro la figura umana e rispecchiano una ricerca votata a uno spiccato arcaismo purista, stile che il M. protrasse fino alla seconda metà degli anni Quaranta.
Nel 1932 conobbe C. Cagli di cui divenne fraterno amico e con cui fondò il gruppo degli Orientalisti, caldeggiato dallo scrittore M. Bontempelli, che si riuniva al caffè Castellino di Roma. In quegli anni strinse amicizia anche con Mirko Basaldella, Afro Basaldella, P. Fazzini, L. De Libero ed E. Sclavi. Nel 1932 espose le opere Mia madre (Fabriano, Fondazione Cassa di risparmio di Fabriano-Cupramontana) e Nipotino (ubicazione ignota) alla III Mostra del Sindacato fascista di belle arti del Lazio. Negli anni a seguire si affermò con consistenti presenze nelle mostre sindacali marchigiane (1936 e 1937) e del Lazio (1936) nonché alla II Quadriennale romana del 1935 dove espose tre disegni. L'amicizia con Cagli lo condusse a frequentare l'ambiente della galleria della Cometa senza tuttavia mai esporvi. Nel 1938 sposò Altea Minelli, figlia dello scultore Ruggeri, con cui il M. rinsaldò il suo antico rapporto. Nello stesso anno ottenne l'incarico di assistente alla cattedra di figura e ornato disegnato presso il liceo artistico di Roma annesso all'Accademia di belle arti, attività che svolse per il resto della sua vita professionale. Nel 1939 fu presente alla III Quadriennale romana con due ritratti. Richiamato sotto le armi nel 1940, fu inviato in Albania. Dal 1942 combatté sul fronte orientale, dove nel 1943 fu ferito e l'8 settembre fu fatto prigioniero a Creta. Nel 1944, il M. tornò in Italia e a Roma riprese il lavoro: orientò la sua opera verso un profondo mutamento in senso informale percependo l'impossibilità che, dopo Hiroshima, la figura fosse ancora un mezzo adeguato per potersi esprimere e per rappresentare la realtà. Nel 1945, nello studio di Fazzini, conobbe A. Burri e l'anno seguente partecipò alla collettiva romana "12 scultori d'oggi" alla quale parteciparono tra gli altri B. Franchina, E. Greco, Fazzini, A. Rubino. Vanno ricondotte al biennio 1946-47 le sue prove non figurative di piena maturità caratterizzate da una linea postcubista e un dinamismo sintetico commisti a riletture metafisiche in sintonia con l'opera di Cagli e M. Basaldella.
Tra i materiali utilizzati in questo periodo e negli anni seguenti, in sintonia con le ricerche polimateriche dell'ambiente artistico romano, figurano il ferro, l'ottone, il bronzo e il vetro.
Nel 1947 ottenne la cattedra di ornato disegnato al liceo artistico di Roma e prese parte assiduamente alle mostre dell'Art club romano. Dal 1950 lavorò assiduamente, collaborando anche con O. Aliventi, alla realizzazione di opere scultoree per le scenografie di diversi film: I miserabili, Elena di Troia, Fabiola, Quo vadis?, Gli ultimi giorni di Pompei, Cristo proibito. Si avvicinò, pur non prendendovi parte, al gruppo "Origine" formato da Burri, E. Colla, G. Capogrossi. La Quadriennale romana del 1951 rappresentò un importante traguardo per la scultura del M., in cui si verificò un profondo rinnovamento in parziale sintonia con le ricerche materiche del gruppo "Origine".
Sono di questi anni i primi mobiles sospesi e imperniati nello spazio con grumi, scorie, detriti bruciati, elementi in cui la scultura del M. esprime una forte energia materica allusiva e facilmente riferibile alla terribile consapevolezza degli effetti della bomba nucleare dopo Hiroshima.
Nel 1951 il M. prese parte alla fondamentale mostra "Arte astratta e concreta in Italia" che ebbe luogo alla Galleria nazionale d'arte moderna di Roma, in cui espose la prima delle piccole sculture intitolate Opera che aveva iniziato a realizzare attorno al 1949 e che optavano per le strutture segnico-materiche. Nel 1954 espose due medaglie alla Biennale di Venezia e prese parte a numerose altre collettive. Tra il 1955 e il 1956, con tre pezzi del ciclo Opera presentati alla Quadriennale romana si verificò - secondo il giudizio della critica - la vera definitiva rivelazione della sua personalità. La Biennale veneziana del 1956 presentò ventuno medaglie del Mannucci. Nel 1957 il M. espose a New York e a Dallas nonché in una fortunata e ampia personale alla galleria Obelisco di Roma. L'anno seguente il Carnegie Institute di Pittsburgh lo insignì di un premio-acquisto della Albright-Knox Gallery di Buffalo. Lo stesso anno il M. realizzò a Solferino il Monumento alla Croce rossa internazionale e nel 1960 espose alla galleria L'attico di Roma. Nel 1962 la XXXI Biennale di Venezia gli dedicò un'intera sala. Fra il 1964 e il 1965 il M. realizzò una transenna in ottone e bronzo per il salone di prima classe della motonave "Raffaello". Nel 1967 la Biennale del metallo di Gubbio gli dedicò un'antologica che raccolse anche parte della sua importante e complementare attività di orafo. Nel 1972 espose alla XXXVI Biennale di Venezia sei opere del ciclo Idea e l'anno seguente, alla X Quadriennale, altre opere del medesimo ciclo.
Dalla metà degli anni Sessanta la materia della sua scultura divenne più esplicita e preziosa inglobando anche cosiddetti vetri-nuclei utilizzati come gemme colorate.
Nel corso degli anni Settanta il M. intensificò la sua partecipazione a mostre collettive in Italia e in Francia; nel 1976 collaborò all'"Operazione Arcevia. Comunità esistenziale", un'esposizione itinerante (Biennale di Venezia, Milano, Roma) alla quale presero parte, tra gli altri, Burri, M. Ceroli, F. Somaini, M. Staccioli. L'impegno per la valorizzazione e la crescita culturale di Arcevia, il centro delle Marche dove il M. si era trasferito da alcuni anni, si concretizzò nella direzione artistica della Scuola professionale superiore di scultura siderurgica. Nel 1982 assunse l'incarico per la realizzazione di una serie di arredi per la chiesa della Sacra Famiglia di Nazareth di Fabriano. Negli ultimi anni della sua vita il M. proseguì un'intensa attività artistica ed espositiva che terminò con la partecipazione alla XI Quadriennale romana con le ultime opere del ciclo Idea.
Il M. morì il 21 nov. 1986 nella sua abitazione di Arcevia.
Scritti del M.: (sul vinavil), in Materiali d'oggi per pittori e scultori d'oggi, in Arti visive, II (1958), pp. n.n.; Uno scultore giudica l'architettura: E. M., in L'Architettura, 1960, n. 53, p. 782; Il Monumento alla Resistenza, in L'Azione (Fabriano), 17 febbr. 1966; Lettere a un amico, a cura di L. Strozzieri, Castelpiano 1977.
Fonti e Bibl.: B. Malaioli, Un giovane scultore, in Rassegna marchigiana, X (1932), 1-2, pp. 57-59; G.C. Polidori, Cronache marchigiane. I Mostra d'arte del Sindacato marchigiano, in Emporium, XXVIII (1932), p. 253; M. Logarelli, Incisori, xilografi, scultori e futuristi alla III Sindacale, in Quadrivio (Roma), 6 luglio 1935; A. Bartocci, La nostra visita alla Mostra provinciale d'arte, in L'Azione fascista (Macerata), 17 apr. 1939; V. Costantini, Opere d'arte in mostra, in Emporium, XLVI (1940), p. 68; P. Scarpa, Mostra dei pittori, scultori e incisori delle Marche, in Il Messaggero (Roma), 23 sett. 1941; Arte astratta e concreta in Italia (catal.), Roma 1951, p. 54; Arte astratta e concreta in Italia, in Spazio, II (1951), 4, pp. 45, 50 s., 54; E. Crispolti, La VII Quadriennale d'arte, in Nuova Repubblica (Firenze), 5 febbr. 1956; E. Villa, XXVIII Biennale di Venezia, Venezia 1956, pp. 128, 130; M. De Micheli, Scultura italiana del dopoguerra, Milano 1958, pp. 287, 329; M. Calvesi, Una mostra di scultura italiana, in Comunità, XII (1958), 57, pp. 79-81; E. Crispolti, Appunti per una storia del non-figurativo in Italia (1910-1958), in Ulisse, XII (1959), p. 45; Id., E. M. (catal., galleria L'attico), Roma 1960; Id., E. M. sculture 1948-1960, Ancona 1960; D. Chevalier, M. et l'object-lyre, in L'Arc, V (1962), 20, pp. 30, 34; G. Ballo, La linea dell'arte italiana dal simbolismo alle opere moltiplicate, II, Roma 1964, pp. 160, 186, 208, 214, 303, 306, 373, 393; Diz. della scultura moderna, a cura di G. Carandente, Milano 1967, sub voce; V. Rubiu, Quando il metallo si fa luce e aria, in La Fiera letteraria, 14 sett. 1967, p. 24; E. Crispolti, Ricerche dopo l'informale, Roma 1968, pp. 185, 201; N. Ponente, E. M. (catal.), Città di Castello 1968; XV Rassegna nazionale d'arte. Termoli. Omaggio allo scultore E. M., in AL2, IV (1970), numero monografico; Hommage à Michel-Ange. Sculpteurs italiens contemporains (catal.), Paris 1975, p. 38; E. Villa, E. M., sculture 1950-1978, Maestà di Urbisaglia 1979; E. Crispolti, Materia, energia, spazio: E. M., uno scultore "postatomico", Macerata 1981; E. M.: anni Trenta/Ottanta (catal.), a cura di E. Crispolti, Roma 1991; E. M.: protagonista e precursore nell'arte del XX secolo (catal., Ancona), a cura di M. Apa - A. Ginesi, Bologna 2004; M. e il Novecento. L'immaginario atomico e cosmico (catal., Fabriano-Cupramontana-Arcevia), a cura di E. Crispolti, Milano 2005.