EDICOLA (aedicula)
Escludendo dalla parola il valore etimologico del diminutivo di aedes (tempio), nel qual caso a ogni piccola e minuscola figura di tempio spetterebbe la denominazione di e., questa nel significato corrente si configura come una fronte o facciata di tempietto (ναΐσκος), oppure come una nicchia, una porta o finestra, inquadrante un'immagine. E poiché tale schema architettonico-figurativo nel mondo antico si trova presto fissato nel campo dell'architettura sacra e di quella sepolcrale, così è dato parlare di e. sacre e di e. sepolcrali. Aspetto di e., naturalmente sacre, presentano certe aperture-finestre sulle pareti interne dei templi preistorici, megalitici, dell'isola di Malta (v. tempio di Hal Tarxien). E. sacre si possono considerare taluni cippi scolpiti, di arte fenicio-cartaginese, rinvenuti in Sardegna, altrimenti considerati e. funerarie. E. può essere detta, per quanto priva di qualsiasi apparenza architettonica, la nicchia scavata nella roccia a Palazzolo Acreide (Sicilia), con immagine di divinità muliebre scolpita in rilievo (v. acre). Dalla scultura passando alla pittura vascolare italiota (IV sec. a. C.), troviamo intere serie di vasi dipinti in cui campeggia il motivo dell'e. (che a volte assume l'aspetto di vero e proprio naìskos o tempietto), collocata al centro di tutta una ricca composizione figurata. Nei casi in cui si tratti di una composizione mitologica, il naìskos appare occupato da divinità o da personaggi del mito; negli altri casi serve da cornice alla figura idealizzata della persona defunta, cui si rendono onori (trattandosi di vasi funerarî). Come risulta praticamente, monumenti sepolcrali del genere si trovavano riprodotti non di rado nella realtà (v. Pagenstecher, Unteritalische Grabdenkmäler, Strasburgo 1912); nel quale caso, però, il monumento assume un aspetto molto vicino a quello della stele (v.).
Nel mondo romano l'e. figurata trovasi impiegata quasi ad esclusivo uso dell'arte di ispirazione e destinazione sepolcrale. Quei monumenti sepolcrali romani (tutti d'età imperiale) i quali si adornano della figura del defunto inserita in rilievo dentro una nicchia, assumono facilmente l'aspetto architettonico di edicole. Tali, ad es., il monumento di Statilio Apro e quello di Quinto Sulpicio rispettivamente al Museo Capitolino e al Museo dei Conservatori. Una riduzione con una applicazione in misura molto più larga degli elementi della e. tradizionale (colonne, timpano), sono le "edicolette" le quali portano al centro una nicchia pressoché quadrata, ove campeggia la testa o il busto in altorilievo del defunto. Tali l'e. di Gaio Giulio Elio al Museo dei Conservatori e quella di Lucio Petronio al Museo delle Terme. Esempi classici del genere sono le due e. appartenenti al distrutto monumento funerario degli Haterii (Roma, Museo Lateranense), di cui una contenente un busto virile, l'altra un busto muliebre, entrambi ad altissimo rilievo, situati tra colonnine, al di sotto di un basso timpano. L'importanza storica dei due piccoli monumenti non consiste solo nella finezza espressiva dei ritratti, ma nel fatto che quella concezione architettonica sembra contenere un'idea delle e. in cui erano di regola sistemate, negli atrî delle case patrizie romane, lungo le pareti, le imagines maiorum, cioè i ritratti degli antenati (vedansi per questo le e. nell'atrio della Casa del Fauno a Pompei). I colombari romani, appunto del I sec., dovevano presentare numerosi monumenti del genere, i quali univano la dignità della composizione alla obbligata modestia delle proporzioni. Nel campo delle e. romane potrebbero essere considerati anche i lararia (v. lararium).
Monumenti sepolcrali in forma di e. più o meno vistose, con statue o senza, dovevano essere frequenti nel mondo romano lungo le vie suburbane: ne rimangono tuttora tracce a Roma (via Appia), a Pompei e altrove. Ad Aquileia conferivano all'insieme edilizio dei sepolcri una fisonomia particolare certe e. funerarie abbellite da colonne e sormontate da piramidi triangolari a lati incavati; secondo un modello forse originario dall'Oriente.
L'e. appare talvolta come motivo architettonico, indipendentemente dalla funzione di inquadrare o no sculture o statue. In questo senso, nel significato comune di "nicchia", priva di qualsiasi particolare funzione men che decorativa, il motivo s'incontra di frequente nell'architettura antica, anche civile (esempî numerosi a Pompei, Ostia, ecc.). Nei templi e luoghi di culto in genere sono frequenti le nicchie a e.: vedansi ad esempio le e. costruite intorno alle pareti del Pantheon a Roma, e quelle tanto più piccole, nell'interno del tempio del Sole a Baalbek (Heliopolis).
Un tipo originale di e. funeraria ci è offerto da una delle tombe della necropoli dell'Isola Sacra. Appoggiata contro il muro di un'altra tomba sta una costruzione consistente in una specie di basamento sagomato, in cui è inserita una breve epigrafe. Sul basamento posa un'e. di una larghezza maggiore di quello: e. munita di colonnine (scanalate), capitelli, architrave, cornice e timpano di coronamento. Nella nicchia tra le colonne si disegna una porta coi battenti aperti, resi in materiale laterizio (che è il materiale di tutta la costruzione). Nel vano della porta, in piccolo, la figura stante di un uomo (l'immagine del defunto), sommariamente delineata ad intarsio nella superficie di un tegolone; opera del III sec. d. C. inoltrato, in cui si trovano qui riunite le caratteristiche tutte dell'e. funeraria: cioè quelle di una composizione architettonica con il ricordo della figura del morto, che il monumento è tenuto in certo modo ad idealizzare, e con la protezione delle ceneri, custodite probabilmente dietro il prospetto del monumento.
Monumenti considerati. - Per le e. dei templi preistorici: A. Della Seta, Italia Antica2, figg. 55-56. Cippi scolpiti della Sardegna: G. Lilliu, Mon. Ant. Linc., xl, 3, tav. 1 ss. Monumenti sepolcrali a forme di e.: Pagenstecher, Unteritalische Grabdenkmäler, Strasburgo 1912. Monumento di Statilio Apro: S. Jones, Sculpt. of Museo Capitolino, tav. 15, 8. Monumento di Quinto Sulpicio: id., Sculp. of the Palazzo dei Conservatori, tav. lvi, 1. E. di G. Giulio Elio: S. Jones, op. cit., tav. 33. E. di Lucio Petronio: Not. Sc., 1919, p. 284. E. del monumento funerario degli Haterii: A. Hekler, Bildniskunst, tavv. 225, 237; P. Ducati, L'arte in Roma, tavv. cv-cvii E. funerarie di Aquileia: saggi di ricostruzione, in G. Brusin, Aquileia, p. 251 ss. E. della necropoli dell'Isola Sacra: G. Calza, La necropoli del porto di Roma, Roma 1940, fig. 30.
Bibl.: E. Saglio, in Dict. Ant., s. v.; Habel, in Pauly-Wissowa I, 1894, c. 445 ss., s. v. Aedicula; E. De Ruggiero, Diz. Epigr., s. v. Aedes. Per l'edicola nel mondo romano consultare i manuali in genere d'architettura classica; J. Durm, Baukunst d. Etrusker u. der Römer, Stoccarda 1905; per l'edicola di Pompei: A. Mau, Pompeji in Leben u. Kunst, Lipsia 1908, p. 275 ss. e passim. Monumenti sepolcrali romani in forma di edicola, sono riprodotti specialmente in W. Altmann, Röm. Grabaltäre, Berlino 1905.