RAGGIO, Edilio
RAGGIO, Edilio. – Nacque a Genova il 15 luglio 1840 da Carlo (1814-1872), uno dei principali armatori navali genovesi dell’epoca, e da Fortunata Orsolina (1819-1886).
Negli anni Sessanta Carlo aveva ampliato la propria presenza sulle rotte del Sud America, con una flotta velica che da 571 t nel 1864-65 passò a 1503 t nel 1868-69, impegnandosi soprattutto nel trasporto di emigranti. Contemporaneamente, fu tra i maggiori importatori di carbone dall’Inghilterra, il cui commercio era in grande crescita nel porto della città ligure.
Laureatosi in giurisprudenza, Edilio entrò nell’impresa paterna e nel 1871 sposò Enrichetta Gambaro (1851-1909), appartenente a un’altra eminente famiglia della borghesia cittadina. Da lei ebbe tre figlie, Eletta Fortunata (1874-1963), Armanda (1877-1959) e Francesca (1879-1909) e un figlio, Carlo (29 gennaio 1876-18 settembre 1926). Alla morte del padre, Edilio Raggio prese le redini dell’impresa, rafforzando i due redditizi indirizzi tradizionali. Se una parte dei profitti fu allocata nel potenziamento della flotta a vela e nel commercio del carbone, dai primi anni Settanta Raggio diversificò gli investimenti, sia nel settore bancario, sia nell’industria. Su questo piano l’investimento più significativo riguardò la costituzione, nel 1873, della Società anonima carbonifera italiana, con uno stabilimento a Novi Ligure (Alessandria) per la produzione di mattonelle di carbone per alimentare le locomotive a vapore, integrando in tal modo l’attività marittimo-mercantile con quella industriale.
Questa attività ebbe un rapido sviluppo anche grazie al fatto che Raggio riuscì a ottenere contratti di fornitura vantaggiosi con le principali società ferroviarie e poi con la regia Marina militare, cosicché nei decenni successivi costituì stabilimenti in altri centri. Si trattò di un’espansione produttiva condotta con modalità non sempre corrette, a giudicare dalle interpellanze parlamentari e dalle cronache giornalistiche relative ad alcuni gravi incidenti ferroviari verificatisi alla fine del secolo e imputati proprio alla scarsa qualità delle mattonelle. Un’altra area che attrasse l’interesse di Raggio fu la compravendita di rotaie in ferro, acquistate nei Paesi più avanzati dove venivano sostituite da quelle in acciaio.
Raggio non disdegnò l’investimento nel patrimonio immobiliare, con acquisti di grande prestigio a Genova, come il grande palazzo nobiliare eretto nel Seicento da Francesco Maria Balbi nell’odierna via Balbi, e a Cornigliano (oggi quartiere di Genova), dove nel 1879 rilevò dal duca Vivaldi Pasqua una vasta proprietà terriera, dove fece erigere un castello a picco sul mare ispirato al Miramare di Trieste. Gli investimenti fondiari, che ricalcavano comportamenti consolidati dell’aristocrazia genovese, furono estesi anche al Novese, con l’acquisizione di alcune grandi tenute; poco tempo dopo, questa strada fu seguita anche dal fratello Armando (1855-15 maggio 1918), a lui associato nella Ditta Carlo Raggio, che acquistò una grande proprietà nel Piacentino.
Gli interessi nel Novese si consolidarono in poco tempo, dando luogo a una rete di relazioni che Raggio riuscì a sfruttare anche sul piano politico, dato che già nel 1874 ebbe modo di farsi eleggere alla Camera dei deputati nel collegio di Novi Ligure. La carriera politica, all’interno del centro-sinistra, non ebbe un carattere episodico, poiché fu eletto ininterrottamente dalla XII alla XXII legislatura e partecipò attivamente ai lavori, facendo parte tra il 1884 e il 1887, della Commissione d’inchiesta per la revisione della tariffa doganale e della Commissione generale del bilancio e dei conti amministrativi tra il 1897 e il 1898. Raggio rappresentò anche gli interessi degli ambienti genovesi, intervenendo, ad esempio, per sollecitare l’avvio dei lavori dell’Inchiesta sulla marina mercantile, nel febbraio 1881, o ancora, nel giugno 1901, per sostenere la realizzazione di nuove infrastrutture ferroviarie atte a collegare più efficacemente il porto con i centri manifatturieri della Pianura padana.
Proprio gli interventi parlamentari costituiscono un’importante testimonianza della sua visione imprenditoriale, restituendo l’immagine di un armatore prudente, che investì gradualmente nelle nuove tecnologie non abbandonando però quelle tradizionali. Se Raggio, infatti, capiva «perfettamente che molte navigazioni che si usavano fare nei tempi addietro coi bastimenti a vela, ora non si possono fare altrimenti che col vapore» (Atti parlamentari, Camera dei deputati, 3 febbraio 1881, intervento di Edilio Raggio, p. 3411), riteneva, però, come vari armatori liguri, che su alcune tratte oceaniche la navigazione a vela fosse ancora competitiva. Coerentemente con tali convinzioni, in quel torno di anni investì nella navigazione a vapore, tanto che nel 1882, quando insieme al fratello costituì la Società italiana trasporti marittimi Raggio & co., possedeva quattro unità a vapore per 4405 t di stazza.
Raggio manifestò interesse anche per le esplorazioni geografiche in vista dell’ampliamento degli interessi commerciali italiani in Africa orientale, sostenendo le iniziative dell’esploratore Giuseppe Maria Giulietti nello Scioa. Più tardi, nel 1884, partecipò alla fondazione a Genova di una società consorella della Società di esplorazione commerciale africana già costituita a Milano, per poi iscriversi nel 1900 alla Società italiana di esplorazioni geografiche e commerciali, che ne prese il posto.
Nei primi anni Ottanta intensificò e diversificò gli investimenti entrando in settori che a, seguito dei cambiamenti nella politica economica nazionale, godettero di una crescente protezione. Nel 1880, anche sulla base delle conoscenze accumulate nel commercio di rotaie di ferro, entrò nel campo siderurgico attivando una ferriera a Sestri Ponente (poi Società metallurgica ligure) con un laminatoio moderno, cui aggiunse nel 1882 il primo forno Martin Siemens della Liguria, integrando produzione di acciaio e laminazione. Risalgono a quegli anni le relazioni con Vilfredo Pareto, allora direttore generale della Società delle Ferriere italiane di San Giovanni Valdarno, per avviare comuni politiche di acquisto di minerali di ferro e di vendita di prodotti finiti, nel quadro dei primi accordi per stabilizzare i prezzi dei prodotti siderurgici con la Banca Generale, che controllava le Ferriere, e con la savonese Tardy & Benech. Nel frattempo, insieme al fratello Armando, entrò in società con due imprese genovesi, la Tassara e la Ratto, dando vita alla Ferriere, acciaierie e cantieri Voltri, Prà, Sestri Ponente Raggio, Ratto e Tassara, un’esperienza durata fino al 1890. Raggio, insomma, mosse i primi passi sulla strada di un maggior coordinamento a livello sia locale, sia nazionale per soddisfare la domanda di prodotti siderurgici per la cantieristica e le ferrovie.
Nel dicembre del 1882 entrò anche nel settore cotoniero, che stava vivendo una congiuntura favorevole, compiendo un consistente investimento sempre a Novi Ligure, in società con Nicolò Gerard. Attraverso la Società Carlo Raggio Cotonificio in Novi Ligure fu attivato un grande impianto integrato di filatura-tessitura in un campo ben presidiato dalle imprese e dai capitali genovesi. In pochi anni il Cotonificio Raggio, di cui Edilio diventò unico azionista alla fine del 1886, crebbe (500 occupati nel 1886), diventando uno dei più rilevanti dell’intero Piemonte. L’interesse per l’industria cotoniera fu rafforzato rilevando dai fratelli Gambaro il Cotonificio di Pegli, potenziandolo con nuovi macchinari e accrescendo la forza lavoro dai 150 addetti del 1885 ai 280 del 1890.
Negli anni in cui fece parte della Commissione d’inchiesta per la revisione della tariffa doganale, Raggio, oltre a rappresentare gli interessi dei ceti armatoriali genovesi, si fece portavoce, presumibilmente, anche di quelli degli industriali cotonieri e siderurgici, operando attivamente nella richiesta di tutela da parte dello Stato in una fase cruciale per l’economia del Paese. In Raggio l’azione politica e quella imprenditoriale si sovrapposero e si alimentarono a vicenda, permettendogli di posizionarsi al centro della vita economica nazionale. Fu rafforzato il profilo diversificato del gruppo, al cui centro agiva la Ditta Carlo Raggio, una sorta di holding finanziaria attraverso cui Edilio e il fratello Armando gestivano le loro partecipazioni azionarie e i loro investimenti, prevalentemente orientati in settori dove, per un motivo o per l’altro, l’intervento dello Stato era forte, vuoi in termini di protezione doganale, vuoi in termini di commesse e sovvenzioni.
Raggio raggiunse una grande notorietà pubblica nel 1892 quando, in qualità di presidente del Comitato organizzatore, giocò un ruolo fondamentale nella Esposizione italo-americana per il quattrocentesimo anniversario della scoperta dell’America, tenutasi a Genova, a seguito della quale fu insignito del titolo di conte da Umberto I, ospitato con grande sfarzo nel palazzo di Cornigliano.
Per anni, almeno sino ai primi del Novecento, adottò una linea strategica volta all’ampliamento dei campi d’interesse, in cui ai settori di partenza se ne affiancarono altri, pur senza abbandonare quelli tradizionali. Il caso dell’armamento fu emblematico. Nel 1885 Raggio cedette la Società italiana trasporti marittimi Raggio & co. alla Navigazione generale italiana, ma questo non implicò l’abbandono del settore, dato che restò nell’azionariato della società e, nel 1897, fondò la Società italiana commerciale di navigazione, dedicata al trasporto di carboni per conto della Società carbonifera e per conto dei propri impianti siderurgici; in dieci anni il tonnellaggio passò da 8718 t del 1897 a 27.465 t del 1907. Parallelamente agli investimenti nell’industria, ulteriormente diversificati con l’entrata nei settori dello zucchero (Società ligure-lombarda per la raffinazione degli zuccheri) e nella chimica, Raggio negli anni Novanta rafforzò i suoi interessi nella banca e nella finanza, che lo portarono nel 1896 a entrare nel Consiglio di amministrazione della Banca commerciale italiana, ove restò sino alla sua scomparsa, e a investire anche nella Società bancaria italiana di cui la Ditta Carlo Raggio divenne uno dei principali azionisti.
Spicca, tuttavia, il ruolo giocato dai Raggio nella siderurgia, poiché contribuirono a modificare i rapporti di forza a livello nazionale tra i diversi gruppi industriali e finanziari a favore del sodalizio costituito da Attilio Odero e Giuseppe Orlando.
È possibile ipotizzare l’esistenza di relazioni d’affari tra i Raggio e gli Odero, basate sulla fornitura di lamiere al cantiere Odero, sin dagli anni Ottanta, vista la prossimità dei loro stabilimenti nell’allora Comune di Sestri Ponente. Dal 1896, però, queste relazioni si trasformarono in alleanza, poiché Armando Raggio sottoscrisse metà del capitale (500.000 lire) dell’accomandita N. Odero & C., attraverso cui gli Odero rilevarono il cantiere della Foce da Enrico Cravero. Si veniva, così, a creare una maggiore integrazione tra l’attività della Società metallurgica ligure dei Raggio e la produzione navale degli Odero.
Gli anni successivi videro un crescente attivismo dei Raggio. Nel 1899 la Ditta Carlo Raggio, con un capitale di 1.650.000 lire, inferiore soltanto alla quota versata dal Credito italiano, partecipò alla fondazione della società Elba, che per prima avviò la produzione di ghisa da altoforno in Italia sfruttando i giacimenti isolani. Nel frattempo, Odero e Orlando riuscirono ad acquisire il controllo della Terni e nel 1900 decisero di scorporare da questa lo stabilimento siderurgico di Savona, costituendo la Società siderurgica di Savona, con nove milioni di capitale, di cui la Ditta Carlo Raggio fu il quarto maggiore azionista con 900.000 lire. Il gruppo Odero-Orlando si stava muovendo per creare un trust siderurgico-cantieristico di grandi dimensioni e i Raggio parteciparono a questo progetto. Il loro contributo più importante, tuttavia, si ebbe nella primavera del 1903, quando Armando Raggio, in qualità di procuratore della Ditta Carlo Raggio, dopo aver rastrellato diversi pacchetti azionari, cedette, proprio alla Siderurgica di Savona, il 37,5% del capitale della Elba, sottraendola al controllo del Credito italiano, facendola diventare parte del gruppo Odero-Orlando, che si appoggiava alla Banca commerciale, nel cui Consiglio di amministrazione sedeva proprio Edilio. Tramite la Ligure metallurgica, nel febbraio del 1905 i Raggio parteciparono anche alla fondazione dell’Ilva, altra realizzazione del gruppo Odero-Orlando, la società che, nel quadro della legge su Napoli, eresse il grande impianto di Bagnoli. Tuttavia, subito dopo la sua costituzione – come emerge dalla corrispondenza con il direttore centrale della Commerciale Otto Joel, con il quale Edilio Raggio stabilì un’amicizia duratura – i rapporti con Odero si deteriorarono al punto da trasformarsi in ostilità reciproca. Proprio in quegli anni Raggio si lanciò in nuove iniziative, in campo molitorio ed edilizio.
Non poté beneficiare dei risultati di queste iniziative, perché il 22 ottobre 1906 si spense improvvisamente a Novi Ligure.
L’eco della sua morte fu molto ampia, come dimostrano i numerosi necrologi apparsi sulle principali testate giornalistiche nazionali e locali, attenti a sottolinearne il cospicuo patrimonio. In effetti, valutazioni coeve della sede genovese della Banca d’Italia, presso la quale Raggio era ammesso allo sconto, ne stimarono prudentemente il valore attorno agli ottanta-cento milioni di lire. L’attività della Ditta Carlo Raggio fu continuata dal fratello, che morì nel 1918, e dal figlio conte Carlo, che sposò nel 1909 Thea Spinola, appartenente a una delle famiglie nobili più antiche di Genova. Il vasto patrimonio, dopo la morte, nel 1909, della vedova di Edilio e della figlia Francesca, nubile, fu ereditato da Carlo e dalle altre due sorelle: Eletta Fortunata, sposatasi con il marchese livornese Luigi Malenchini, e Armanda, sposata con il genovese Cesare Balduino, discendente della famosa famiglia di banchieri genovesi.
Fonti e Bibl.: In assenza di archivi di famiglia consultabili, alcune fonti primarie interessanti per definire l’azione imprenditoriale di Raggio si trovano a Milano, Archivio storico Intesa Sanpaolo, Archivi personali della Banca commerciale italiana, Carte Joel, bb. 12, 14 (lettere di Raggio del 1903, 1905-1906, e Copialettere Otto Joel, PJ 2,4, 7 pezzi, 1893-1903); Venezia, Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, Fondo Luigi Luzzatti, Corrispondenza, 4 lettere di Raggio; Roma, Archivio storico della Banca d’Italia, Banca d’Italia, Ispettorato Generale, l.211, f. 1; Sondrio, Banca popolare di Sondrio, Fondo Vilfredo Pareto, 10 lettere alla Ditta Carlo Raggio, 1879-1887, ma in diverse altre corrispondenze si fa riferimento ai Raggio. Sono importanti anche alcuni dei suoi interventi alla Camera dei deputati, in particolare, Atti parlamentari, Camera dei deputati, 3 febbraio 1881, per l’istituzione dell’Inchiesta sulla marina mercantile e ivi, 25 giugno 1901, sulla necessità di un terzo valico ferroviario tra Genova e la Pianura padana. A proposito degli incidenti ferroviari causati dai gas tossici sprigionati dalle mattonelle della Carbonifera, si veda una lettera di Urbano Rattazzi iuniore a Giolitti, riportata in Dalle carte di Giovanni Giolitti. Quarant’anni di vita politica italiana, I, L’Italia di fine secolo (1885-1900), a cura di P. D’Angiolini, Milano 1962, p. 336. Utili elementi si ricavano, inoltre, dai necrologi, fra i quali, in particolare, si vedano gli Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, 27 novembre 1906 e quello pubblicato in Il secolo XIX il 23 ottobre 1906.
Indispensabile è l’opera di G. Doria, Investimenti e sviluppo economico a Genova alla vigilia della prima guerra mondiale, I-II, Milano 1969-1973, ad ind., così come il saggio di P. Rugafiori, Ascesa e declino di un sistema imprenditoriale, in Storia d’Italia. Le regioni dall’Unità a oggi. La Liguria, a cura di A. Gibelli - P. Rugafiori, Torino 1994, pp. 255-333. Gli interessi nella banca e nella siderurgia sono stati analizzati anche da A. Confalonieri, Banca e industria in Italia: 1894-1906, I-III, Milano 1974-1976, ad ind., e da F. Bonelli, Lo sviluppo di una grande impresa in Italia. La Terni dal 1884 al 1962, Torino 1975, pp. 78 s., 83, 91; G. Mori, L’industria dell’acciaio in Italia, in Storia dell’Ansaldo, III, Dai Bombrini ai Perrone, 1903-1914, a cura di P. Hertner, Roma-Bari 1996, pp. 31-65. Spunti di rilievo sugli interessi africani in A. Milanini Kemény, La Società d’esplorazione commerciale in Africa e la politica coloniale (1879-1914), Firenze 1973, pp. 62, 71, 139, 165; sul suo ruolo nelle celebrazioni colombiane: M. Bottaro, Genova 1892 e le celebrazioni colombiane, Genova 1984. Altre informazioni in A. Pastore, Le pitture del Viazzi nel palazzo Raggio, in Il Caffaro, 31 dicembre 1893, e M. Primo - A. Maltoni, Castello Raggio tra storia e memoria, Genova 1996.