Edilizia
Tipologie edilizie
Il concetto di edilizia comprende tutto ciò che viene costruito per adattare il territorio alle esigenze dell'insediamento umano: un ambito generale al cui interno l'architettura si colloca come espressione dotata di qualità artistica. Il concetto di tipologia, dal canto suo, è sempre stato di importanza notevole per la classificazione e la progettazione dell'architettura (v.); la presenza della questione in tutto l'arco della storia di questa disciplina pone anzi il tipo a fondamento dell'architettura stessa. La tipologia considera infatti gli aspetti costanti, perché rispondenti a una medesima funzione o perché derivanti dall'imitazione formale, di una serie di edifici, senza fornire criteri critici di valutazione storico-artistica. Le diverse tipologie, intese dal punto di vista della loro funzione, sono qui utilizzate per classificare ed esemplificare la produzione contemporanea, ma anche per verificare il grado di innovazione a esse sotteso nella sperimentazione più recente. Va inoltre ricordato che, negli ultimi anni e in proseguimento con quanto si è verificato per tutto l'arco del secolo scorso, l'evoluzione tipologica ha subito una forte accelerazione essendo legata al tentativo di risolvere i problemi delle società contemporanee, di rispondere alle loro mutate esigenze e, in particolare, alla crescente complessità della dimensione urbana.
Fra i punti notevoli da considerare, al primo posto è la sostenibilità (v.), il cui obiettivo generale è far sì che il soddisfacimento dei bisogni dell'attuale generazione non comprometta un'analoga capacità di quelle future. Secondo i principi della sostenibilità ogni edificio contemporaneo dovrebbe essere sempre meglio isolato (per es., dal punto di vista termico e acustico) e progettato favorendo l'impiego di materiali locali; ma dovrebbe anche funzionare come un vero e proprio generatore, con la possibilità di vendere o scambiare l'energia prodotta, e dimostrare massima flessibilità rispetto ai cambiamenti imposti dalle mutevoli necessità dell'utenza. Il secondo punto da tenere presente è la sicurezza, o meglio i requisiti necessari alla sua garanzia rispetto alle cause di ordine naturale (terremoti, incendi), accidentale (incidenti domestici ecc.) e sociale (criminalità, terrorismo ecc.), con l'obiettivo che tali requisiti non condizionino negativamente la sfera architettonica e urbana, sia dal punto di vista dell'immagine sia da quello psicologico. Se per le cause di ordine naturale e accidentale è auspicabile che la sicurezza riguardi tutte le classi tipologiche, per quelle di ordine sociale è necessario distinguere i problemi posti dalla criminalità generica da quelli posti dal terrorismo. Per questi ultimi, i risvolti più evidenti sono identificabili all'interno di tipologie quali, per es., i terminal aeroportuali, ma anche gli edifici governativi, le ambasciate ecc. Altrettanto interessanti, ma meno evidenti, sono i risvolti che si determinano per difendersi dalla criminalità comune. Oltre che all'aumento dei dispositivi di controllo, si assiste infatti alla crescente privatizzazione dello spazio pubblico: è ciò che avviene, per es., all'interno dei grandi shopping malls, dei campus universitari, delle plazas o delle lobbies coperte dei maggiori edifici contemporanei, spazi aperti a tutti ma in realtà sottoposti a un discreto quanto rigoroso controllo sociale. Ciò vale anche per le sempre più diffuse gated communities, quartieri residenziali recintati in cui non sono private soltanto le case, ma anche le strade e le piazze, i centri commerciali, le aree di parcheggio, le zone verdi e quelle destinate al gioco e allo sport. Diffuse da un capo all'altro del mondo, tali comunità hanno avuto successo dovunque si verifichino frizioni sociali fra classi economicamente ed etnicamente diverse. In città a forte sviluppo verticale come, per es., New York, il concetto di gated community è peraltro esteso alle torri residenziali, condomini dotati di servizi comuni e sottoposti a regolamenti di ammissione fortemente discriminanti. Il terzo punto notevole è la rivoluzione innescata dall'avvento del digitale. Se è possibile dire, in generale, che non vi è classe tipologica che non sia stata esposta a modifiche a seguito della diffusione della cultura digitale, per alcune di esse ciò è stato particolarmente evidente: è il caso, per es., di tutte le tipologie legate al lavoro, alla formazione, alla comunicazione ecc. Tuttavia, la prevista sparizione di alcune tipologie edilizie non è nei fatti avvenuta: basti pensare alle biblioteche, che continuano a essere costruite con successo in ogni parte del mondo. Le seducenti possibilità di operare on-line nella dimensione virtuale, pur esperite da molti, non hanno eliminato la voglia di operare nella dimensione reale. Il quarto punto è infine il multiculturalismo, al quale nel nostro caso, si riferisce una e. condizionata non tanto da luoghi caratterizzati da diverse culture, quanto dai fenomeni migratori. Se c'è un generale accordo su quello che è il principale obiettivo di ogni politica d'integrazione, ossia sulla necessità di non favorire enclavi etnicamente ed economicamente omogenee, spesso destinate a risolversi in varie forme di ghettizzazione, ciò vale purtroppo sul piano degli auspici ma non dei fatti. Forti sono infatti le spinte verso la segregazione: dovute alle leggi del mercato immobiliare quelle relative al censo; per lo più alla libera scelta quelle relative all'aggregazione su base etnica e culturale, anche se talvolta i due aspetti sono interrelati fra loro. Da un punto di vista stilistico, è ancora interessante osservare che l'ibridazione non può non determinare linguaggi inediti per le classi tipologiche legate all'espressione religiosa o all'identità culturale.
L'edilizia residenziale, investendo la sfera privata dell'abitare, appartiene a una classe tipologica saldamente ancorata alla tradizione. Non pochi esempi innovativi ci vengono tuttavia offerti dalla produzione contemporanea. Fra le case d'appartamenti le più interessanti sono: quelle costruite nei pressi degli ex gasometri da Coop Himmelb(l)au a Vienna (2001), frutto della ristrutturazione di alcuni manufatti d'archeologia industriale (v.); le case proposte da C. Zucchi a Venezia in un'area industriale dismessa alla Giudecca (1997-2002); le case a schiera sulle isole artificiali di Borneo e di Sporenburg ad Amsterdam, all'interno di un importante piano urbanistico redatto dallo studio West 8 (2000); le lussuose torri affacciate sul fiume Hudson realizzate da R. Meier a New York (2005).
Fra le abitazioni unifamiliari si segnalano: le realizzazioni di G. Murcutt in Australia, climaticamente ed energeticamente sostenibili; il progetto pilota presso la Grande Muraglia a Badaling, nella regione dello Yanqing, non lontano dalla capitale cinese, cui hanno collaborato qualificati studi asiatici fra i quali G. Chang, S. Ban, K. Kuma, Rocco Design ecc., realizzando una straordinaria serie di case unifamiliari (2002); la casa per vacanza Springtecture B progettata da S. Endo nella prefettura di Shiga in Giappone (2002), caratterizzata da una copertura avvolgente in lamiera ondulata. Un esempio interessante è infine costituito dalla sperimentazione che è stata condotta da A. Abaineh in Etiopia: a partire dalla Tree house ad Addis Abeba (2002), sono state realizzate, con successo, bassi costi e tempi brevi, diverse abitazioni in materiali naturali, per lo più in legno, e tetti a falde in lamiera metallica.
I musei (v.) occupano un ruolo particolarmente significativo all'interno della produzione contemporanea, ponendosi come tipologia privilegiata nella promozione dell'immagine urbana e oggetto di un turismo culturale talvolta legato più alla qualità del contenitore che a quella del contenuto. Sono distinguibili gli edifici che puntano all'attenzione del pubblico contando sulla loro forza iconica da quelli che si pongono invece come volumi neutri. Antesignano dei primi è stato il Guggenheim Bilbao Museoa realizzato a Bilbao da F.O. Gehry (1997). All'estremo opposto è collocabile quello che ospita la collezione Sandretto Re Rebaudengo, sobria fabbrica realizzata a Torino da C. Silvestrin (2002). Fra i molti altri esempi europei si ricordano: il recupero del Museo d'arte di Reykjavik dello Studio Granda (2000); il Rheinisches Landesmuseum realizzato a Bonn dall'Architektengruppe Stuttgart (2003), rimodellazione di una preesistente ala costruita nel 1967 e collegata alla fabbrica originaria del 1909. In Giappone esempi interessanti sono il Museo della Storia di Kuma a Nasu (2000), il Sayamaike Historical Museum a Osaka di T. Ando (2001) e l'innovativo Paper Art Museum di Ban a Shizuoka (2002). Fra i molti esempi recenti a New York vi sono: l'International Center of Photography, dello studio Gwathmey Siegel (2001), e l'American Folk Art Museum di T. Williams e B. Tsien (2001). Ma su tutti spicca il nuovo MoMA (Museum of Modern Art) realizzato da Y. Taniguchi (2004). Molto interessante è anche la trasformazione di alcuni capannoni industriali nella nuova sede del Dia Center for the Arts a Beacon, nello Stato di New York, un progetto di R. Irwin/Open Office (2003). Ancora si ricordano il Bellevue Art Museum realizzato da S. Holl a Bellevue, nello Stato di Washington (2001) e il Modern Art Museum a Fort Worth, in Texas, di Ando (2002). In Brasile si segnala invece l'opera più recente di un anziano maestro, O. Niemeyer: l'ardito Museu Oscar Niemeyer a Curitiba (2002).
Molte sono anche le realizzazioni australiane: si vedano, in particolare, il Melbourne Museum progettato dallo studio Denton Corner Marshall (2000), lo Ian Potter Museum of Art, ancora a Melbourne, di Katsalidis Architects (1998) e, infine, il più ingenuo National Museum of Australia a Canberra di Ashton Raggatt McDougall con R. Peck von Hartel Trethowan (2001).
Fra i molti interventi italiani vi sono: il Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto (MART) realizzato da M. Botta a Rovereto (2002) e la galleria che ospita la Pinacoteca di Giovanni e Marella Agnelli realizzata da R. Piano al Lingotto di Torino (2002). Dello stesso Piano si segnala il Centro culturale canaco Jean-Marie Tjibaou a Noumèa in Nuova Caledonia (1998), ottimo esempio di architettura sostenibile transculturale, in grado cioè di accogliere lo spirito della cultura costruttiva locale nel rispetto dei linguaggi contemporanei. All'interno di una simile sensibilità culturale si pone anche il museo realizzato in Sud Africa da Cohen & Judin (2000), dedicato a N. Mandela e dislocato in tre diversi siti della costa orientale del Paese: nella sede di Mveso, in particolare, una semplice tettoia protegge l'edificio dal sole e consente il recupero delle acque piovane, mentre i materiali, dalle fibre naturali alla pietra, sono stati manipolati da maestranze locali che, pur seguendo i tradizionali processi di lavorazione, hanno avuto modo di familiarizzare con nuove interessanti tecniche costruttive.
A partire dalla fine del 20° sec. la politica edilizia delle principali università è stata spesso caratterizzata da un efficace uso dell'architettura per promuoverne l'immagine istituzionale. Fra i molti edifici universitari di qualità spiccano la Lerner Hall di B. Tschumi all'interno dello storico campus della Columbia University a New York (1999) e il Collège Gérald-Godin a Montréal progettato dallo studio canadese Saucier + Perotte (2000). Fra le residenze studentesche si segnalano la Simmons Hall di Holl nel campus del Massachusetts Institute of Technology a Cambridge (2002) e il complesso del Graduate Student Housing presso la University of Toronto di T. Mayne/Morphosis (2000). A São Paolo, in Brasile, si segnala un articolato programma di e. scolastica promosso dalle amministrazioni locali che ha portato alla realizzazione di numerosi Centri unificati di educazione, progettati da architetti quali A. Delijaicov, A. Takiya, W. Ariza, R.D. Rizk (2003-04). Molto significativa, per l'intelligente adesione ai modi costruttivi africani e la cura posta nel semplificare la manutenzione, è poi la Kahere Elia Poultry Farming School realizzata a Kindia, in Guinea, dai finlandesi M. Heikkinen e M. Komonen (1999). Interessanti anche i risultati raggiunti dalle molte nuove biblioteche-mediateche. Edificio simbolo della nuova stagione digitale è la trasparente mediateca di T. Ito a Sendai (2001), i cui interni sono stati affidati a designer diversi. Ma molto significative appaiono anche la biblioteca di Alessandria, in Egitto, realizzata dallo studio norvegese Snøhetta (2002); la biblioteca civica di R. Koolhaas nel centro di Seattle (2004) e quella universitaria di W. Arets a Utrecht (2004), nonché la mediateca di J. Herzog & P. de Meuron all'interno del campus universitario di Cottbus in Germania (2004). Considerazioni analoghe valgono anche per gli edifici dedicati allo spettacolo. All'interno dell'estesa produzione di Gehry, spicca la Walt Disney Concert Hall nel downtown di Los Angeles completata nel 2003. Un edificio straordinario, che sembra portare alle estreme conseguenze la sperimentazione formale iniziata con il già citato Guggenheim. In Italia si segnalano il Teatro degli Arcimboldi a Milano di V. Gregotti (2001) e l'esteso complesso del Parco della Musica, realizzato a Roma da Piano (2002). Fra le molte altre importanti realizzazioni europee emerge il nuovo Teatro lirico nazionale di Oslo dello studio Snøhetta il cui completamento è previsto per l'anno 2008.
Il panorama degli edifici destinati alle attività lavorative, per lo più terziarie, si è avvantaggiato della crescente importanza assunta dal settore e dal ruolo giocato dall'immagine architettonica nei confronti della committenza. Per quanto riguarda quelli che un tempo venivano chiamati i grattacieli, ai quali ci si riferisce preferibilmente con il nome di torri o con la più generica denominazione di edifici alti, va registrato un generale clima di sfiducia. Un po' frettolosamente espressa da ampie parti dell'opinione pubblica e della critica dopo l'attacco terroristico verificatosi a New York l'11 settembre 2001 e culminato, com'è noto, con il drammatico crollo del World Trade Center, tale sfiducia ha fatto sì che la gran parte delle maggiori società preferisca oggi tenere le proprie sedi in anonimi edifici, spesso lontano dalle grandi aree urbane: se insomma un tempo a gruppi quali Chrysler o Rockefeller corrispondevano gli arditi e centrali grattacieli che ammiriamo tuttora, non altrettanto vale ora per Microsoft o Val-Mart. Tuttavia, nonostante questa innegabile tendenza, moltissimi sono i nuovi, sempre più alti edifici costruiti in ogni parte del mondo. Tall Buildings, una mostra organizzata dal MoMA di New York nel 2004, ha evidenziato come tale tipo non solo non conosca crisi, ma continui nonostante tutto a interessare il grande capitale e come esso stia evolvendo in direzioni interessanti dal punto di vista strutturale, tecnologico e linguistico, oltre che dal punto di vista della sostenibilità. Per quanto riguarda la sua diffusione geografica è anche evidente come, nato a Chicago e New York nell'ultima parte del 19° sec. quale diretta filiazione architettonica del capitalismo nordamericano, esso si sia rapidamente diffuso dovunque si verifichino le condizioni economiche per la sua realizzazione. Ciò vale, ovviamente, per l'intera America, per l'Europa come per il Giappone; ma anche per gran parte del Sud-Est asiatico, da Seoul a Taipei a Singapore; per le grandi città dei Paesi ex comunisti o comunisti come Mosca, Shanghai e Hong Kong; per i Paesi islamici, sia pur limitatamente ai produttori di petrolio, da Kuala Lumpur a Djakarta, da Riyāḍ a Dubai. I grattacieli insomma sono, agli inizi del nuovo secolo, dovunque vi siano capitali sufficienti a poterli realizzare. L'Italia, dove ce ne sono pochissimi, costituisce, almeno per ora, una delle poche, significative eccezioni. Si tratta peraltro di una tipologia alla quale stanno lavorando i migliori architetti del mondo e non più soltanto le grandi società di progettazione: segno evidente di quanto una risposta limitata a parametri puramente economici e strutturali sia considerata insufficiente e di quanto sia invece sempre più diffusa l'esigenza dell'immagine e della qualità. Fra gli esempi più noti si ricordano: l'altissima - 88 piani - Jin Mao Tower a Shanghai di A.D. Smith e Skidmore, Owings & Merrill (1999); la nuova sede del New York Times a New York (2006), sobria e trasparente torre di 52 piani di Piano; l'Al Faisaliah Centre a Ryāḍ (2000), la sede della Jiushi Corporation a Shanghai (2000), la Hearst Tower a New York (2006) e la sede della Swiss Re a Londra (2004), tutti progettati da N. Foster. A Vienna M. Fuksas ha realizzato due trasparenti torri gemelle (2001); R. Viñoly ha progettato l'ardita sede della Samsung a Seoul (1999); nella stessa città lo studio americano Kohn Pedersen Fox ha realizzato il Dongbu Financial Center (2002); a Tokyo, J. Nouvel ha firmato la Dentsu Tower, caratterizzata da sfumati toni di grigio (2002).
Non tutti i nuovi uffici ubicati nelle maggiori aree urbane sono ovviamente ospitati all'interno di torri. E.O. Moss, per fare un esempio, si è segnalato a livello internazionale per una serie di interventi sperimentali a Culver City, un sobborgo di Los Angeles in cui le dismissioni di vecchi edifici hanno aperto il campo a una serie di recuperi e di integrazioni per la realizzazione di nuovi studi professionali, agenzie ecc., che hanno trasformato un'area negletta della conurbazione di Los Angeles in una delle mete obbligate del turismo architettonico contemporaneo (2001).
Fra gli edifici istituzionali, molto innovativa è la City Hall sede della Greater London Authority a Londra di Foster (2002); notevoli anche gli uffici tecnici del municipio di Willich in Germania, realizzati da Bolles + Wilson (2003). Fra le opere realizzate da artisti italiani si segnalano la cancelleria dell'Ambasciata d'Italia a Washington di P. Sartogo (2001); il municipio di Fiumicino, un progetto di A. Anselmi, M. Castelli, P. Pascolino, N. Russo costruito nel 2002, la cui direzione dei lavori fu affidata a M. Castelli; il recupero della Centrale geotermica ENEL operato da S. Boeri a Santafiora, sul Monte Amiata (2001); la sede Natuzzi Americas, a High Point, in North Carolina di M. Bellini (1998); la sede de iGuzzini a Recanati di M. Cucinella (1999); infine, la sede della Edel Music AG realizzata ad Amburgo-Neumuhlen da A. Citterio (2001).
Un centro di ricerca innovativo, pressoché autonomo dal punto di vista energetico grazie all'adozione di pannelli solari, camini di ventilazione e impianti di recupero dell'acqua piovana, è il National Food Technology Research Centre realizzato da R. Leus a Kanye in Botswana (2000). Analoghe considerazioni è possibile sviluppare per il centro per la ricerca medica di Somkele, nella Repubblica Sudafricana, progettato dallo studio East Coast Architects (2002), che combina materiali tradizionali locali con il gusto contemporaneo. Altrettanto interessante dal punto di vista della sostenibilità, una necessità propria del continente africano, è la sede dello studio Equilibrium Architects a Pretoria, costruito utilizzando elementi strutturali metallici di recupero (2002). Fra gli ospedali e le case di cura si segnalano il trasparente Day Care Center per anziani di K. Sejima e R. Nishizawa/SANAA a Yokohama (2000); il Siddhartha Children and Women Hospital progettato da Ando a Butwal in Nepal (1998); l'interessante centro Nav Yatra, 'nuovo viaggio' in sanscrito, dedicato agli individui mentalmente sfavoriti, realizzato da L. Baker a Trivandrum nello Stato indiano del Kerala (2003).
La capacità d'attrazione generata da una soluzione architettonica di successo ha provocato un significativo innalzamento degli investimenti nel settore degli edifici commerciali, con costi di progettazione e costruzione che vanno al di là delle effettive necessità pratiche, ma risultano giustificati dall'indotto pubblicitario che ne deriva. È il caso del Nuovo Polo Fiera Milano a Rho-Pero, innovativo progetto di Fuksas inaugurato con successo nel 2005. Notevole è il rapporto che si verifica fra progettisti e uffici tecnici delle società committenti, soprattutto nel caso di produttori di moda o, più in generale, di tutto quanto è legato al settore del design. Frequente è anche l'affidamento a un progettista di fama internazionale del cosiddetto concept che informa l'immagine del punto vendita (e che spesso implica una filosofia che incide sui modi nei quali il prodotto in vendita viene percepito) e che, una volta delineato, viene poi replicato con l'aiuto di studi tecnici locali. Fra gli esempi più spettacolari di nuovi punti vendita spiccano quelli realizzati a Tokyo, fra i quali si ricordano: Comme des garçons di R. Kawakubo + Future Systems a Minami Aoyama (1999), la Maison Hermès di Piano a Ginza (2001), l'Epicenter Prada di Herzog e de Meuron ancora ad Aoyama (2003), Y's Store di R. Arad a Roppongi (2003), Louis Vuitton sempre a Roppongi di J. Aoki (2003) e Tod's di Ito a Omotesando (2004). A New York si ricordano: ancora Comme des garçons di Future Systems, T. Kawasaki e Studio Morsa (1998) e l'Epicenter Prada di R. Koolhaas/OMA a Soho (2001); Issey Miyake di Gehry e G. Kipping di G TECTS a Tribeca (2002). Fra i moltissimi nuovi alberghi in cui l'interior design assume un ruolo fondamentale si segnalano: The Hudson, realizzato da Ph. Starck nella stessa New York (2000), l'ultima di una lunga serie di ristrutturazioni operate dal designer francese in questa come in altre città americane; l'Hotel Habita a Città di Messico del gruppo TEN Arquitectos, interamente rivestito da vetrate semitrasparenti (2000); l'Hotel Josef, realizzato da E. Jiricna a Praga (2002).
Un'interessante tipologia è costituita inoltre dagli edifici per la mobilità, i cui esempi tendono a porsi, anche simbolicamente, come porte d'accesso alla città contemporanea. I terminal ferroviari, in particolare, hanno assunto un ruolo fondamentale nella dinamica urbana. Le nuove grandi stazioni, ubicate solitamente in posizione centrale, negli ultimi anni si sono trasformate da semplici luoghi di partenza e arrivo per i viaggiatori, in veri e propri nodi di scambio fra il sistema ferroviario nazionale e quello metropolitano, nonché con gli autobus urbani e suburbani, ma anche in grandi e frequentati centri commerciali, arricchiti da una diversificata serie di esercizi destinati alla ristorazione e spesso anche da spazi culturali ed espositivi. Di notevole interesse sono anche le stazioni delle metropolitane, spesso vissute come complessi nodi sotterranei che consentono il collegamento al coperto di zone molto distanti tra loro, come avviene in città anche notevolmente estese quali Tokyo o Montréal. In molti casi le amministrazioni locali hanno anche promosso la loro riqualificazione favorendo il coinvolgimento di architetti e artisti. Fra gli esempi italiani più significativi merita ricordare le stazioni realizzate a Napoli, a partire dal 2001, da numerosi architetti italiani e stranieri tra cui G. Aulenti e A. Mendini.
Tutto ciò vale anche per i terminal passeggeri aeroportuali, la cui complessità è sottolineata dalla presenza di stazioni ferroviarie e di estesi centri commerciali oltre che dalla presenza, nelle immediate vicinanze, di un crescente numero di alberghi, parcheggi e altri edifici di servizio. Le loro caratteristiche distributive sono anche state fortemente modificate dalle citate esigenze di sicurezza, che ne condizionano rigorosamente la successione delle parti e la separazione dei percorsi. Va anche ricordato che la loro stessa complessità fa sì che spesso la progettazione venga affidata a studi specializzati, lasciando a un architetto più o meno noto il compito di fornire qualità estetica alle parti riservate ai passeggeri. Fra gli esempi più spettacolari si ricordano il Chek Lap Kok a Hong Kong di Foster (1998); il terminal di Kuala Lumpur di K. Kurokawa (1998); il Transportation Centre dell'Inchon Airport, realizzato da T. Farrell su un'isola artificiale a ovest di Seoul (2002); l'aeroporto Sondika a Bilbao di S. Calatrava (2000). Analoghe considerazioni è possibile sviluppare relativamente ai terminal portuali, soprattutto quelli dedicati al traffico passeggeri, come l'International Port Terminal dello studio inglese Foreign Office a Yokohama (2002).
Edifici come quelli che sono stati appena ricordati ci introducono a una classe tipologica che tende sempre più a configurarsi autonomamente, non avendo, al suo interno, una funzione prevalente sulle altre. La polifunzionalità discende dall'accresciuta complessità dell'e. contemporanea; ma anche da esigenze di ordine economico e gestionale, come garantire la presenza di servizi commerciali, ricreativi e di ristoro, o sociale, come permettere la fruizione dell'edificio in fasce orarie diverse e da parte di un pubblico diversificato, al fine di garantirne funzionamento e sicurezza. Fra i molti esempi, si segnala una delle principali realizzazioni alla scala urbana: l'intervento di Piano in Potsdamer Platz a Berlino, al cui interno hanno lavorato architetti quali H. Kollhoff, R. Moneo, R. Rogers, A. Isozaki (2000). Connotati in senso polifunzionale sono anche singoli edifici quali, per es., il Forum 2004 realizzato a Barcellona da Herzog e de Meuron, che si pone ambiziosamente come superamento degli stessi tradizionali limiti tipologici: grande struttura dall'impianto triangolare posta al termine dell'asse della Diagonal, ospita un auditorium e una serie di spazi espositivi e ricreativi.
L'allontanamento dell'uomo contemporaneo, soprattutto in Occidente e in particolare in Europa, dalla sfera religiosa ha reso difficile la realizzazioni di progetti di qualità. Ciò che si è verificato, con alcune eccezioni, nel corso dell'intero 20° sec., non ha tuttavia impedito negli ultimi anni e segnatamente in occasione del Giubileo del 2000, la costruzioni di molti, significativi esempi. Fra i frutti della globalizzazione è anche la diffusione di edifici - chiese, sinagoghe e moschee - destinati a un culto diverso da quello prevalente nel Paese che li ospita. Un esempio significativo è costituito dalla Korean Presbyterian Church realizzata da G. Lynn/FORM, D. Garofalo e M. McInturf nel quartiere newyorkese di Queens (1999). Di grande impegno, ancorché tradizionale dal punto di vista tipologico, è la cattedrale cattolica di Our Lady of the Angels, realizzata da R. Moneo a Los Angeles (2002). In Italia, fra le molte significative realizzazioni, si ricordano il Centro pastorale Giovanni xxiii di M. Botta a Seriate (Bergamo) completato nel 2004 e la chiesa Dives in Misericordia di R. Meier inaugurata a Roma nel 2004. Fra gli edifici sacri vanno inclusi quelli dedicati ai defunti, fra i quali si segnalano il Cimitero degli ignoti, poetico intervento paesaggistico non legato ad alcuna particolare denominazione religiosa, realizzato a Mirasaka, nella prefettura di Hiroshima, da H. Yoshimatsu e Archipro Architects (1998). Sempre in Giappone, a Taishi-cho nella prefettura di Hyogo, è stato proposto da Endo un crematorio chiamato, utilizzando un neologismo dello stesso architetto, Rooftecture C (2002).
Le tipologie sportive hanno subito forti trasformazioni dovute alla moltiplicazione delle esigenze e delle occasioni d'incontro, ma anche alla presenza della televisione, ciò che ha da una parte determinato significative flessioni della presenza fisica del pubblico, dall'altra ha portato a una sempre maggiore attenzione alle esigenze dei media. Anche la sicurezza ha influito, imponendo la ricerca di soluzioni valide senza danneggiare l'immagine e i percorsi. Non diversamente da quanto s'è detto per altre tipologie, anche in questo caso ci si è resi conto di quanto stretta sia la relazione fra qualità iconica dell'architettura e successo di grandi iniziative internazionali quali i Giochi olimpici. Si è anche visto come tali eventi possono diventare, per l'interesse di sponsor e investitori privati, l'occasione per rinnovare l'immagine di una città. Fra gli episodi di maggiore successo si ricordano: lo stadio progettato dallo studio Arup a Manchester (2002) e quello di Kwangju, in Corea del Sud, dello studio Space Group realizzato in occasione del Campionato mondiale di calcio del 2002. Interessante, in particolare, è l'ardito trampolino sciistico di Bergisel a Innsbruck, costruito in cemento armato e acciaio da Z. Hadid (2002).
Il tema delle sistemazioni paesaggistiche, fra i più sentiti, richiederebbe una lunga trattazione (v. paesaggio). Ci si limita a segnalare alcuni esempi: la serra del National Botanic Garden of Wales di Foster a Llanarthe in Galles (2000); The Eden Project, articolato sistema di serre progettato da N. Grimshaw a St Austell, in Inghilterra (2001); il padiglione dello studio Saucier + Perotte nel giardino botanico di Montréal (2001). Fra le più note sistemazioni di parchi urbani, si ricorda infine il Diagonal Mar Park a Barcellona di Miralles & Tagliabue (2002). Anche la qualità dello spazio pubblico ha costituito negli ultimi anni una delle principali preoccupazioni di progettisti e amministratori (v. spazio urbano). Fra gli esempi più vistosi è la Federation Square, progettata da Lab architecture studio con Bates Smart (2002), ambizioso complesso sul quale si affaccia la National Gallery of Victoria e l'Australian Centre for the Moving Image che, con grande successo di pubblico, ha assunto per Melbourne il ruolo di nuovo centro civico. Nello stesso ambito vanno inclusi i complessi monumentali: tipologia apparentemente desueta che può tuttavia vantare alcuni importanti esempi. Il più noto tra questi è il Denkmal für die ermordeten Juden Europas, memorial per le vittime dell'Olocausto, proposto da P. Eisenman a Berlino: una distesa di stele di altezza diversa nel cuore della capitale tedesca (2005). Vera porta urbana per chi entra dall'autostrada nella città di Nanning, in Cina, è infine l'installazione progettata dallo studio australiano Denton Corker Marshall (2002), sistema apparentemente casuale di giganteschi petali rossi in lamiera forata che, visti a velocità, si ricompongono a formare l'immagine di grandi fiori stilizzati.
bibliografia
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Dal Futurismo al futuro possibile nell'architettura italiana contemporanea, a cura di F. Purini, L. Sacchi, Milano 2002.
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Italy builds/Italia costruisce, Milano 2005.
Conflitti: architettura contemporanea in Italia, a cura di P. Nicolin, Milano 2005.