PIRAMI, Edmea
PIRAMI, Edmea. – Figlia di Alberto, originario di Pescia, professore di lettere al ginnasio, e di Virginia Amadei, nacque ad Ascoli Piceno il 27 giugno 1899.
Terza di quattro sorelle (Ester, Raffaella, Edmea e Lea Maria), con il resto della famiglia seguì i trasferimenti del padre, prima a Livorno, e poi, dal novembre 1906, a Bologna.
Dopo aver frequentato con ottimi risultati il liceo Minghetti, affascinata dal lavoro e dall’impegno della sorella maggiore Ester, medico assistente presso l’ospedale Ss. Cosma e Damiano di Pescia, nel 1916 si iscrisse alla facoltà di medicina dell’Università felsinea. Già dal quarto anno di corso iniziò a frequentare la clinica pediatrica universitaria dell’ospedale Gozzadini. Il 4 luglio 1922, a soli 23 anni e con il massimo dei voti, si laureò in medicina e chirurgia sotto la guida del professor Carlo Francioni, direttore della clinica, con una tesi Sulla patogenesi della tetania nell’infanzia colla presenza di basi guanidiniche nel corpo. Di un metodo speciale per la ricerca delle basi nell’urina. Tale studio applicava all’ambito pediatrico le indagini effettuate nel 1921 dal fisiologo John Smith Sharpe dell’Università di Glasgow.
Nel 1924 si iscrisse al corso di specializzazione attivato proprio in quello stesso anno presso la clinica pediatrica. All’interno dei nuovi locali dell’istituto, che comprendevano moderni laboratori, un’ampia biblioteca e novanta posti letto, ebbe modo di proseguire le ricerche oggetto della sua tesi e nel 1925 pubblicò sul periodico della clinica, la Rivista di clinica pediatrica, uno studio sulla tetania infantile nel quale illustrava il metodo di analisi delle urine sviluppato nei laboratori bolognesi, che utilizzava una soluzione a base di acido fosfowolframico anziché picrico. L’anno seguente pubblicò, insieme con il dottor Luciano Magni, un resoconto sulla celiachia pancreatica.
Più incline all’attività clinica che a quella sperimentale o speculativa, nel 1926 vinse il concorso per un posto di aiuto pediatra presso l’Istituto di maternità e infanzia di Bologna e avviò contestualmente l’attività ambulatoriale. Il 26 dicembre 1927 conseguì la specializzazione in pediatria con il massimo dei voti e, l’anno successivo, ottenne il diploma di perfezionamento in puericultura. Fu tra le prime donne a conseguire a Bologna la patente di guida e fin dagli anni Venti utilizzò l’automobile per spostarsi rapidamente nelle visite domiciliari. Continuò a collaborare con l’ospedale Gozzadini fino al 1933, approfondendo diversi temi oltre a quelli già citati, quali per esempio la nipiologia e il primo anno di vita del bambino, l’alimentazione nelle malattie infettive e le epatopatie. Il 21 dicembre 1933 sposò Carlo Luigi Emiliani, primario e poi direttore sanitario dell’ospedale Maggiore di Bologna, dal quale ebbe nel 1937 la figlia Alberta.
«Di una dirittura morale ineccepibile […] dotata di grande umanità e di infinità sensibilità» (Martoni, 1980, p. 94), in un periodo segnato dal costante aumento della richiesta di assistenza pediatrica, curò i figli di numerose famiglie benestanti ma, sempre in linea con quello spirito assistenziale e caritatevole che animava l’attività dell’ospedale Gozzadini, aprì due ambulatori gratuiti per i meno abbienti: l’ambulatorio per i piccoli spastici e l’Aiuto materno Francioni, così chiamato in onore del suo maestro.
Nel corso della seconda guerra mondiale non interruppe mai la sua attività e prestò più volte soccorso durante i bombardamenti aerei; a partire dal novembre del 1943, durante l’occupazione tedesca, riuscì a salvare numerosi bambini ebrei. Dopo aver passato non più di una notte nella sua abitazione di via D’Azeglio, i bambini venivano condotti nella casa di famiglia, nelle campagne di Caselle, per poi essere trasferiti nottetempo a Imola e a Faenza dove, una volta battezzati, erano ospitati sotto falso nome nei collegi ecclesiastici (Grasselli, 2006, pp. 176-181). All’arrivo degli Alleati in città, riuscì a ottenere alcune dosi di penicillina, introducendo a Bologna l’uso del nuovo farmaco in ambito pediatrico.
Nel secondo dopoguerra, senza mai interrompere l’attività privata, si adoperò instancabilmente per l’emancipazione e l’affermazione sociale delle donne attraverso l’impegno civile e il lavoro. Forte di un diffuso e radicato prestigio conquistato grazie alle sue doti etiche e professionali, il 5 febbraio 1952 fu la prima donna a essere eletta nel consiglio dell’Ordine dei medici-chirurghi della provincia di Bologna, risultando seconda per numero di preferenze. Nel 1951 intervenne sulla rivista Epoca – all’interno della rubrica Italia domanda – rispondendo al quesito Inferiore all’uomo la donna? Scriveva a questo proposito: «Le differenze morfologiche tra uomo e donna non infirmano il concetto di perfetta eguaglianza tra l’uno e l’altra […] Anche se il modo d’azione dell’uomo e della donna è diverso, esso è però concorde e rivolto a un unico fine [la nascita di un figlio, ndr], nella stessa guisa delle forze di due piloni che convergono a un arco». Scrisse ancora su Epoca nel 1957 un articolo dal titolo Sui giochi infantili.
Quando nel 1947 venne ricostituita l’AIDM (Associazione Italiana Dottoresse in Medicina e chirurgia), contribuì a costituire la sezione bolognese. Nel 1949 fu tra le socie fondatrici del Soroptimist international Bologna, un’associazione culturale deputata al monitoraggio e al miglioramento della condizione femminile. Le socie della sezione bolognese, fondata da Valeria Ponzoni Finzi, la scelsero come presidente, carica che mantenne per un triennio e che in seguito ricoprì nuovamente dal 1961 al 1963 (Scaraffia - Isastia, 2002, pp. 247-249).
Nel 1957, durante l’XI Congresso nazionale tenutosi a Roma, fu eletta presidente nazionale dell’AIDM e l’anno successivo, durante l’VIII Congresso della MWIA (Medical Women’s International Association), l’associazione internazionale adottò lo stemma ideato da lei e dal marito raffigurante Igea con il motto «Matris animo curant». Nel dicembre del 1962 partecipò al IX Congresso della MWIA tenutosi a Manila, mentre dal 5 al 7 ottobre dell’anno seguente organizzò, in qualità di presidente della sezione bolognese, il XIV Congresso nazionale dell’AIDM incentrato sull’assistenza medica e psicologica dalla scuola materna all’università, i cui atti sono integralmente pubblicati sulla rivista Minerva medica (vol. 56, n. 25). Eletta vicepresidente del Sud Europa, nel 1964 partecipò all’assemblea straordinaria per la modifica dello statuto della MWIA tenutasi a Sandefjord in Norvegia e l’anno successivo presiedette il simposio del Sud Europa, presentando una relazione dal titolo La donna medico nei secoli.
Fu membro attivo della Società medica chirurgica di Bologna e durante l’adunanza scientifica del 16 novembre 1963 presentò una rievocazione della dottoressa Maria Dalle Donne ricordando che «in lei vediamo, ancora una volta, come l’umiltà delle origini non impedisca affatto l’ascesa a chi adopera i propri talenti con disciplina e buona volontà» (1964, p. 75).
Continuò a lavorare fino al 13 dicembre 1978, giorno in cui venne colpita da un ictus. Ritiratasi nella casa di via Castiglione a Bologna, morì il 31 dicembre dello stesso anno.
A Edmea Pirami è dedicato il giardino bolognese in via Arcangelo Corelli e dal 1979 l’Università di Bologna ha voluto intitolarle un premio per la migliore tesi di specializzazione in clinica pediatrica.
Opere. Studio sulla patogenesi della tetania infantile, Firenze 1925; Intorno ad un’osservazione di malattia celiaca di origine pancreatica, Firenze 1926 (con L. Magni); Due piloni che convergono a un arco, in Epoca, 24 marzo 1951, p. 5; Sui giochi infantili, in Epoca, 17 dicembre 1957, p. 13; Rievocazione di una «donna medico» bolognese del primo Ottocento: Maria Dalle Donne, in Bullettino delle scienze mediche, CXXXVI (1964), 1, pp. 69-76.
Fonti e Bibl.: Archivio storico dell’Università di Bologna, fasc. personali 5580 e 799; Archivio dell’Ordine dei medici-chirurghi della provincia di Bologna, fasc. personale 945; Amministrazione degli Spedali, Ospedale Gozzadini: clinica pediatrica, 12 giugno 1928, Bologna 1928.
Soroptimist international association: club di Bologna, Il Soroptimist club di Bologna ricorda il ventesimo anno della sua costituzione: 30 aprile, 1949-1969, Bologna 1969; F. Borsarelli, Storia della Associazione italiana donne medico, AIDM affiliata alla Medical women’s international association, Torino 1977; L. Martoni, Ricordo di E. P., in Bullettino delle scienze mediche, CLII (1980), 2, pp. 93-97; L. Scaraffia - A.M. Isastia, Donne ottimiste: femminismo e associazioni borghesi nell’Otto e Novecento, Bologna 2002, pp. 247-249; A. Grasselli, Stranieri in patria: gli ebrei bolognesi dalle leggi antiebraiche all’8 settembre del 1943, Bologna 2006, pp. 176-181.