De Amicis, Edmondo
Maestro dei buoni sentimenti
Lo scrittore Edmondo De Amicis è ricordato soprattutto per Cuore, romanzo per ragazzi scritto nella seconda metà del 19° secolo. L'autore, attraverso storie commoventi che toccano il cuore dei giovani, vuole imprimere nei suoi lettori principi civili e morali: amor di patria, rispetto per i genitori e le autorità, impegno, sacrificio
"Molti anni fa un ragazzo genovese di tredici anni, figliuolo d'un operaio, andò da Genova in America, solo, per cercare sua madre. Sua madre era andata due anni prima a Buenos Aires, città capitale della Repubblica Argentina, per mettersi a servizio di qualche casa ricca, e guadagnar così in poco tempo tanto da rialzare la famiglia, la quale, per effetto di varie disgrazie, era caduta nella povertà e nei debiti…".
Sono le prime parole del racconto Dagli Appennini alle Ande, contenuto nel romanzo Cuore, scritto da De Amicis nel 1886, e ancora oggi ristampato, tradotto in molti paesi del mondo e portato sullo schermo cinematografico e televisivo.
Nonostante abbia scritto anche altri romanzi, De Amicis è oggi ricordato soprattutto per Cuore. Perché? Cuore è nell'immaginazione dello scrittore il diario di un bambino di terza elementare, Enrico, che narra un anno di scuola, da ottobre a luglio. Nella classe, c'è tutta l'Italia di allora: figli di poveri muratori, di fabbri, di piccoli commercianti o di impiegati. Sono bambini buoni e generosi oppure cattivi e indisciplinati, studiosi oppure svogliati e presentano, attraverso le loro qualità, doti morali e intellettuali. I bambini di Cuore diventano così modelli: Derossi è intelligente, nobile d'animo, bello, con gli occhi sereni e i riccioli d'oro; Garrone è buono e forte, ha spalle larghe e protegge i deboli; Franti è malvagio e la sua bruttezza sembra esserne il segno; Coretti è laborioso e per questo è anche sereno e felice. E così via.
Il maestro, buono ma severo, cerca di spronare gli svogliati, insegna ai ragazzi ad amare la scuola, la patria, a rispettare i genitori, a impegnarsi fino al sacrificio, e racconta loro storie piene di sentimento, che commuovono fino alle lacrime.
De Amicis è stato nel tempo molto criticato proprio per questo suo eccessivo, commovente sentimentalismo, per aver cercato attraverso i suoi romanzi di inculcare nella mente degli Italiani i principi morali in cui egli credeva: l'esaltazione della vita militare, l'amore per la patria, il rispetto per l'esercito, per il re e gli altri governanti di allora, l'obbedienza verso i genitori e le altre autorità. Ma nella seconda metà dell'Ottocento l'Italia era ancora un paese arretrato e disomogeneo: molti Italiani, a causa della miseria, erano costretti a emigrare per cercare un lavoro. E De Amicis credeva che grazie all'educazione e all'impegno del popolo le condizioni dell'Italia avrebbero potuto migliorare. Egli intendeva dettare attraverso i suoi scritti una sorta di 'codice morale' che avrebbe potuto unire gli Italiani, dalle Alpi alla Sicilia.
D'altra parte la vita di De Amicis era stata segnata fin da giovanissimo proprio da questi ideali. Nato a Oneglia (oggi Imperia) nel 1846, intraprese la carriera militare, fu ufficiale di fanteria e prese parte alla Terza guerra di indipendenza. Indossava ancora la divisa quando cominciò a scrivere alcuni bozzetti sulla vita sotto le armi, che raccolse poi nel volume La vita militare (1868). Ottenuta una certa notorietà, De Amicis decise di dedicarsi esclusivamente alla scrittura: fu giornalista, romanziere e saggista.
Viaggiò all'estero e raccolse i suoi diari di viaggio in opere come Spagna (1873), Ricordi di Londra (1874), Ricordi di Parigi (1879). Tra le sue opere narrative ricordiamo Romanzo di un maestro (1890), Fra scuola e casa (1892), Ricordi d'infanzia e di scuola (1901), Pagine allegre (1906). In Italia, visse soprattutto tra Torino e la Riviera ligure. Non entrò mai attivamente nella vita politica, ma aderì al movimento socialista. Morì a Bordighera nel 1908.