Albinati, Edoardo
Albinati, Edoardo. – Scrittore (n. Roma 1956), dal 1994 ha insegnato italiano nel carcere romano di Rebibbia, esperienza cui ha dedicato il libro Maggio selvaggio (1999), importante contributo alla conoscenza della realtà carceraria italiana. Già da Il polacco lavatore di vetri (1989), sorta di epopea della società del benessere vista dagli occhi di chi non ne fa parte (da cui Peter del Monte ha tratto il film La ballata del lavavetri, presentato al Festival di Venezia nel 1998), A. si è interessato a situazioni e storie di emergenza, in cui i personaggi devono ricorrere a tutte le loro risorse per sopravvivere. Nel 2001 ha pubblicato 19, racconto ambientato sulla più lunga linea tranviaria di Roma, che diventa un’indagine dei quartieri attraversati nel tragitto e delle popolazioni che li abitano. Il ritorno. Diario di una missione in Afghanistan (2002) raccoglie i reportages (precedentemente pubblicati dal Corriere della Sera e dal Washington Post) scritti nel corso dei quattro mesi trascorsi in Afghanistan, dove, come volontario delle Nazioni Unite, ha svolto nei campi profughi di Kabul e Kandahar l’incarico di Community services officer. Con il libro successivo, Svenimenti (2004), racconto-saggio incentrato sulla perdita dei sensi e sul passaggio tra gli stati di coscienza e incoscienza, ha vinto il premio Viareggio per la narrativa. Del 2006 è Tuttalpiù muoio, scritto con Filippo Timi: romanzo autobiografico dell’attore perugino da cui è stata tratta anche una pièce teatrale, La Vita Bestia, diretta da Giorgio Barberio Corsetti. Sessanta brevi storie scritte dagli anni Ottanta a oggi, per lo più inedite, sono riunite in Guerra alla tristezza! (2009), in cui A. indaga, studia e scava nel dolore e nell’infelicità per scovarne un antidoto, una possibile soluzione. Un’opera composita che passa in modo lieve dall’ironia alla serietà, dal fantastico al paradossale, dall’autobiografismo alla cronaca. L'ultimo libro di A. è Vita e morte di un ingegnere (2012): scritto vent'anni fa, subito dopo la morte del padre, il libro ricostruisce la parabola umana dell'ingegner Carlo, prototipo di una generazione di padri che non c'è più, che hanno costruito e al tempo stesso disfatto la loro vita, pagando questa impresa con un'incolmabile distanza dai propri figli.