MALUSARDI, Edoardo Antonio
Nacque il 30 ag. 1889, da Giovanni e da Maria Molteni, a Lodi, dove trascorse l'adolescenza; abbandonati gli studi dopo la licenza elementare, cominciò a lavorare come operaio stuccatore in varie imprese edili del Lodigiano e aderì giovanissimo all'anarchismo; il suo apporto politico al movimento libertario, tuttavia, fu profondamente condizionato dalla "scarsissima cultura e mancanza di idee chiare" (Roma, Arch. centr. dello Stato, Casellario politico centrale, b. 2964: f. Malusardi Edoardo Antonio di Giovanni) e a lungo circoscritto alla propaganda ordinaria in ambito sindacale.
Le sole iniziative pubbliche di un certo risalto associate al M. furono un comizio in favore degli scioperi di Piombino e dell'isola d'Elba, dove ebbe il compito di introdurre l'oratore principale, M. Rocca (Lodi, 7 sett. 1911), e una commemorazione di F. Ferrer tenuta a Lodi dall'on. L. Molinari, della quale fu promotore e organizzatore (26 ott. 1911).
Maggior successo riscosse la sua attività giornalistica, inaugurata sul finire del 1910 con la redazione di brevi cronache per L'Avvenire anarchico, Il Grido della folla e L'Internazionale. Dal febbraio 1912 curò inoltre una rubrica di corrispondenze da Lodi (Note lodigiane) per L'Agitatore di Bologna, che prese l'abitudine di firmare con gli pseudonimi Turbolente e Odroade con i quali avrebbe acquistato una certa notorietà tra le forze di Pubblica Sicurezza e negli ambienti sovversivi del Norditalia.
Allo scoppio della conflagrazione mondiale non esitò a raggiungere il composito fronte dell'interventismo rivoluzionario, verso cui lo sospinsero tanto l'individualismo di marca stirneriana, cui era improntato il suo anarchismo, quanto le suggestioni elitistiche e le teorie soreliane veicolate dai sindacalisti rivoluzionari di stanza a Milano, che il M. iniziò a frequentare con assiduità in virtù del trasferimento, agli inizi del 1915, nel capoluogo lombardo.
Nella campagna per l'ingresso dell'Italia nel conflitto diede prova di un inedito protagonismo politico: fu tra i firmatari del Manifesto degli anarchici interventisti di O. Gigli (20 sett. 1914); aderì all'appello per la costituzione dei Fasci di azione rivoluzionaria, diffuso nel gennaio 1915 da Il Popolo d'Italia; contribuì alla fondazione del settimanale anarcointerventista La Guerra sociale (n. 1, 20 febbr. 1915); collaborò al foglio repubblicano L'Iniziativa.
Arruolatosi volontario (12 ag. 1915), partì per il fronte, dove fu aggregato al 68( reggimento fanteria e in seguito al reparto mitraglieri Fiat con il grado di sergente, e fu ripetutamente ferito in combattimento. Più che al conseguimento della croce al merito di guerra, l'esperienza bellica del M. rimane in ogni modo legata alla partecipazione alla battaglia della "trincea delle frasche" sul Carso (23 ott. 1915), nella quale trovò la morte F. Corridoni.
Testimone oculare dell'eroismo di Corridoni (l'"arcangelo sindacalista"), "caduto vicino a me cantando l'inno di Oberdan" (Diario di guerra, in Il Popolo d'Italia, 29 ott. 1915), il M. fu tra gli iniziatori del mito corridoniano cui avrebbero attinto a più riprese sia il fascismo di Mussolini, sia il neofascismo post 1945.
Nell'immediato dopoguerra militò tra le file dell'Associazione nazionale combattenti (ANC) come organizzatore nel territorio lombardo e redattore capo de L'Eco della vittoria, organo di stampa della sezione monzese. Il legame col mondo del combattentismo non resistette, tuttavia, a lungo: ostile alla trasformazione dell'ANC in partito, il M. si dimise dalle cariche dirigenziali in occasione del congresso nazionale di Napoli (agosto 1920).
Duraturi si sarebbero per contro rivelati i rapporti del M. con il nascente movimento fascista, al cui interno non tardò a occupare una posizione di rilievo, come testimonia, più che la carriera politica e sindacale compiuta negli anni della stabilizzazione totalitaria, il suo curriculum prima della marcia: sansepolcrista (le carte della polizia politica segnalano, come data di iscrizione al partito fascista, il 23 marzo 1919); squadrista, segretario propagandista del comitato centrale fascista e collaboratore de Il Fascio, legionario fiumano, segretario della Camera del lavoro italiana a Fiume e direttore de La Conquista, giornale di orientamento sindacalista stampato nei convulsi mesi della Repubblica del Carnaro. Nel gennaio 1921 I. Bresciani, segretario del fascio di Verona proveniente dall'anarcointerventismo, lo nominò segretario propagandista e gli affidò la guida del periodico Audacia, dalle cui colonne il M. si impegnò a diffondere il suo fascismo di sinistra, repubblicano e sindacalista. Rimase a Verona fino alla primavera del 1922, quando entrò in conflitto con le gerarchie regionali e fu sottoposto a una serie di trasferimenti che lo condussero a Brescia, come segretario propagandista della federazione provinciale e responsabile del foglio cittadino La Fiamma, a Padova e a Sestri Ponente, dove diresse Giovinezza, quindicinale fascista locale e, in qualità di segretario politico, una spedizione contro la Camera del lavoro locale nel corso della quale rimase coinvolto negli scontri con i militanti socialisti e ottenne l'onorificenza di "ferito fascista".
Fu nei mesi immediatamente successivi alla conquista del potere che il M. fu cooptato a pieno titolo ai vertici del regime, partecipando attivamente al processo che avrebbe condotto, il 2 ott. 1924, alla firma del patto di palazzo Vidoni tra Confindustria e sindacati fascisti e all'instaurazione del sistema corporativo cui la dittatura assoggettò, e uniformò, il mondo della produzione agricola e industriale. Le iniziali prese di posizione, contrarie alla totale subordinazione agli interessi degli industriali e in favore di una "rigenerazione" delle corporazioni, non gli impedirono di compiere una rapida ascesa all'interno della burocrazia sindacale fascista. Normalizzati, a fronte della minaccia di espulsione, le dichiarazioni pubbliche e i comportamenti politici, il M. rivestì pressoché ininterrottamente un ruolo dirigenziale nelle regioni centrosettentrionali.
Tra il 1923 e il 1924 fu segretario della federazione sindacale fascista di Firenze; nel 1925, capo dei Sindacati fascisti della provincia di Novara; dal 1929 al 1932, segretario dell'Unione provinciale dei sindacati fascisti di Torino e, in successione, dirigente sindacale a Genova (1933-34), Venezia (1933-34) e Milano (1941-43), dove si trovò a gestire la difficile congiuntura prodotta dagli scioperi antifascisti della primavera del 1943.
Alla carriera in ambito sindacale e corporativo (dal 1934 al 1936 fu membro della corporazione vetro e ceramica in rappresentanza dei lavoratori dell'industria; dal 1936 al 1943 fu membro e commissario della corporazione carta e stampa in rappresentanza dei lavoratori dell'industria), il M. affiancò inoltre l'attività di deputato per la circoscrizione di Torino (1929-39, XXVIII e XXIX legislatura) e prestigiosi incarichi di partito: membro del direttorio nazionale (23 dic. 1933 - 12 genn. 1937), ispettore del Partito nazionale fascista (gennaio 1937 - febbraio 1939), consigliere nazionale della Camera dei fasci e delle corporazioni (1939-43), per non citare che le funzioni maggiormente rilevanti affidategli nel corso degli anni Trenta.
Le utopie socializzatrici del fascismo repubblichino lo spinsero ad aderire, dopo l'8 sett. 1943, alla Repubblica sociale italiana (RSI), nella quale si occupò di questioni sindacali e testimoniò la propria fedeltà al duce. Nel secondo dopoguerra, pur dichiarando il fascismo un "ciclo storico ormai chiuso con la scomparsa di Mussolini, che del mosaico era il cemento" (lettera a U. Manunta del 4 febbr. 1948: cfr. Parlato, p. 225), proseguì l'attività sindacale tra le file della Confederazione italiana sindacati nazionali dei lavoratori (CISNAL), collaborò alla stampa di area neofascista e continuò ad alimentare e a diffondere, tra le nuove generazioni, i miti di G. D'Annunzio e Corridoni.
Il M. morì a Torino il 29 giugno 1978.
Fra le opere del M. si vedano: Filippo Corridoni. Agitatore - Interventista - Soldato, Torino 1930; Elementi di storia del sindacalismo fascista, con prefazione di G. Bottai, Genova 1932.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Casellario politico centrale, b. 2964, f. Malusardi Edoardo Antonio di Giovanni; Ministero dell'Interno, Dir. generale della Pubblica Sicurezza, Divisione politica, Fascicoli personali, b. 762, f. Malusardi comm. Edoardo di Giovanni on.le; Segreteria particolare del duce, Carteggio ordinario, f. 511865, M. E.; F.W. Deakin, Storia della Repubblica sociale, Torino 1963, pp. 224, 227 s.; R. De Felice, Mussolini il rivoluzionario (1883-1920), Torino 1963, pp. 492, 636; Id., Mussolini il fascista, I, La conquista del potere (1921-1925), ibid. 1966, pp. 191, 557; II, L'organizzazione dello Stato fascista (1925-1929), ibid. 1968, pp. 94, 280, 286, 340; Id., Mussolini l'alleato, I, L'Italia in guerra (1940-1943), 2, Crisi e agonia del regime, ibid. 1990, pp. 922, 934, 936, 951; P. Spriano, Storia del Partito comunista italiano, IV, La fine del fascismo. Dalla riscossa operaia alla lotta armata, Torino 1973, pp. 181, 186 s.; G. Sabbatucci, Combattenti del primo dopoguerra, Roma-Bari 1974, pp. 306, 319, 358; G. Sapelli, Fascismo, grande industria e sindacato. Il caso di Torino, 1929-1935, Milano 1975, pp. 19, 102, 104 s., 120, 131 s., 134, 136 s., 145, 147, 151 s., 155, 161 s., 164, 166, 190; Storia d'Italia (Einaudi), Le Regioni, V. Castronovo, Il Piemonte, Torino 1977, pp. 431, 435, 444; F. Perfetti, Il sindacalismo fascista, I, Dalle origini alla vigilia dello Stato corporativo (1919-1930), Roma 1988, pp. 18, 22, 57, 90 s., 98, 133, 165; E. Gentile, Storia del partito fascista. 1919-1922: movimento e milizia, Roma-Bari 1989, p. 13; F. Cordova, Le origini dei sindacati fascisti. 1918-1926, Milano 1990, pp. 15, 20, 22, 74-77, 265 s., 268, 283, 285, 333, 339 s.; Verona fascista. Miscellanea di studi su cultura e spirito pubblico tra le due guerre, a cura di M. Zangarini, Verona 1993, pp. 28, 35 s., 39, 41, 43, 47, 49, 78-81; G. Parlato, La sinistra fascista. Storia di un progetto mancato, Bologna 2000, pp. 17, 36, 54, 98 s., 103, 131, 233, 260 s., 315, 325, 353; A. Luparini, Anarchici di Mussolini. Dalla sinistra al fascismo tra rivoluzione e revisionismo, Firenze 2001, ad ind.; M. Franzinelli, Squadristi. Protagonisti e tecniche della violenza fascista 1919-1922, Milano 2003, pp. 233, 341; Chi è? 1931, p. 40 e 1933, p. 89; E. Savino, La nazione operante. Albo d'oro del fascismo. Profili e figure, Novara 1934, p. 342; M. Missori, Gerarchie e statuti del PNF, Roma 1986, p. 233; Diz. biografico degli anarchici italiani, Pisa 2004, II, pp. 69 s.