CALANDRA, Edoardo
Scrittore piemontese, fratello di Davide, nato a Torino l'11 dicembre 1852, morto il 29 ottobre 1911. Si dedicò dapprima alla pittura alla scuola del Gamba, e dopo lunghi viaggi di studio all'estero, in Francia, in Germania, in Oriente, compose, con gusto un po' romantico, numerosi quadri storici (Una vittima di Caterina de' Medici, 1874; Ecco l'Italia, 1879; Ritorno d'Italia, 1880; Al rogo la strega!, 1880) e paesaggi e quadretti di genere: l'ultimo quadro esposto fu Il Torrione, nel 1898. Natura schiva e solitaria, che s'apriva soltanto nell'intimità, evitò sempre ogni rumore intorno al suo nome. Ma, voltosi a poco a poco alla letteratura (amò anche illustrare con i suoi disegni le opere degli amici, di Giacosa, di Praga, di Verga), fu, nella Torino intellettuale della fine del secolo, una delle figure più caratteristiche. Gentiluomo di stampo antico, attaccato allo spirito e alle tradizioni del vecchio Piemonte conservatore, devoto alla sua dinastia e cavalleresco, semplice e fedele, si compiacque di perpetuarne la vita pur nei nuovi tempi con le sue immaginazioni, tenendosi con cosciente fermezza in disparte dalle correnti nuove che dal Carducci in poi eran venute prevalendo nella poesia italiana. Le composizioni drammatiche (Ad oltranza, 1890; Disciplina, in collaborazione con Sabatino Lopez, 1892, ecc.) sono di scarso rilievo; ma i romanzi e racconti (La bell'Alda, 1883; Reliquie, 1884; La contessa Irene, 1889; Vecchio Piemonte, 1895, 2ª ed., 1904; La bufera, 1898, 2ª ed., 1911; Juliette, 1909, ecc.) rievocano a vivaci colori, con pittoresca, suggestiva efficacia, il mondo ancien régime che gli era caro, togliendone la materia ai momenti più eroici o drammatici della storia piemontese, particolarmente al Medioevo, all'età di Amedeo II o all'epoca della Rivoluzione. Talune situazioni sono d'un romanzesco un po' convenzionale; nell'orizzonte un po' chiuso l'aria è altre volte un po' soffocata; e qualche volta anche l'ispirazione sembra far fatica a rompere l'opacità della parola; ma sempre le figure si staccano concrete, bene individuate, evidenti; e un soffio di nostalgica poesia le avvolge. Nel suo tono modesto, onesto, l'opera, nata da una reale serietà d'impegno, possiede una sua ingenua, ma schietta vitalità.
Bibl.: v. il profilo letterario di D. Mantovani premesso alla raccolta postuma: La Straniera, Novelle e Teatro, Torino 1915; e B. Croce, in La Critica, 1911, poi in Letteratura della Nuova Italia, III, 3ª ediz., Bari 1929.