CHIOSSONE, Edoardo
Nacque ad Arenzano (Genova) il 20 genn. 1833 da Domenico fu Agostino e da Benedetta Gherardi fu Carlo, come risulta dall'atto di battesimo nella locale chiesa parrocchiale (i nomi imposti furono Carlo Edoardo). Il C., nell'attività incisoria giovanile, e, in più di un caso, confuso col cugino Domenico (1809-1872), anch`egli incisore (Le Blanc; Callari; Thieme-Becker). Inoltre fino ai nostri giorni, una tradizione erronea continuava a riferire la data di nascita del C. all'anno 1832.
Tra il 1847 e il 1855 frequentò all'Accademia ligustica i corsi di incisione tenuti da Raffaele Granara (Merli, 1862), riportando ripetuti riconoscimenti ufficiali. Infatti, il 10 ag. 1847 risulta premiato "per una mezza figura" da Michelangelo; il 10 ag. 1849 "pel disegno di S. Giovanni Battista di Donatello"; il 10 luglio 1850 e il 10 ag. 1852 per lavori d'incisione, di cui l'accademia stessa conserva testimonianze (Musicista, Ritratto di bimba, S. Giulia), eseguiti al bulino e all'acquaforte (Ritratto di vecchia; Dar da bere agli assetati, con l'indicazione "Raf. Granara diresse"; Ritratto a cavallo da un originale attribuito al Van Dyck agli Uffizi, su disegno di Francesco Calendi). Infine, il 25 ott. 1855, per la classe di pittura, la conimissione lodava particolarmente "l'accademia seduta", probabilmente identificabile in un disegno con "Studio di nudo maschile", conservato al medesimo istituto (Archivio dell'Acc. ligustica di belle arti, Registro delle Adunanze dei Sig.ri Soci d'arte dall'anno 1843 al 1856).
I rapporti con l'ambiente fiorentino, ricordati da L. Traverso (1922, p. 48), 10 vedono attivo accanto a Domenico Chiossone e Filippo Livi (Livy), che, a partire dal 1852, avevano illustrato con incisioni la Galleria scelta dell'Accademia fiorentina da Cimabue a Raffaello. Alle esperienze fiorentine si collegano le incisioni che il C. trasse dal Beato Angelico (Quattro Angeli, Le Marie al sepolcro), da Andrea del Sarto (Bacio della reliquia, Madonna del sacco), da fra' Bartolomeo della Porta (S. Marco: Merli, 1862), che figurano in Italia artistica... di Dom. e David Chiossone (Firenze 1863-64).
Nel 1857, ancora sotto l'egida di R. Granara, il C. incise Giotto e Qmabue da Giuseppe Isola e, nel 1858, Pane e lacrime da Domenico Induno (in entrambi i casi la firma è accompagnata dalle indicazioni "nello studio Granara" e "Firenze. Stecchini impresse"). I dipinti di base furono esposti alle mostre della Società promotrice di belle arti di Genova, negli anni suindicati. L'incisione dall'Induno, premiata all'Esposizione italiana di Firenze nel 1861, fu tra le opere scelte per l'Esposiz. di Londra del 1862 (Arch. dell'Acc. ligustica, Registro... 1857-1878, alla data 29 genn. 1862) e fu inviata all'Esposizione universale di Parigi del 1867 (Atti dell'Accad. ligustica, 1867).
Il C. incise inoltre La Madonna consolatrice degli afflitti (Consolatrix afflictorum), dipinta da Nicolò Barabino nel 1859 per la cappella dell'ospedale di Savona (l'edizione impressa a Parma, presso Frassietti, nel 1867 reca la dedicatoria a Clotilde di Savoia), Dante incontra Pia de' Tolomei dal dipinto di Giacinto Massola (l'incisione fu data in dono ai soci della Promotrice di Genova nel 1862) e Ilfine di Alessandro de' Medici di Gabriele Castagnola. Un preciso termine post queni per quest'ultima incisione è fornito da una lettera (14 nov. 1865) del governatore dei principe Oddone di Savoia allora proprietario del dipinto (oggi alla Civica Galleria d'arte modema di Genova-Nervi), in cui si autorizza a trarne l'incisione Arch: dell'Acc. ligustica, Filze, ad diem). È curioso che tale incisione sia stata anche attribuita a Domenico Chiossone (Callari, 1909). Per ottenere una più alta tiratura di Pane e lacrime e Il fine di Alessandro de' Medici, il C. adottò uno speciale procedimento, trattando le lastre di rame con acciaio sul lato da imprimere (le matrici sono conservate presso il Civico Gabinetto delle stampe di Genova).
Specialmente a partire dal 1857 il C. mostra di aderire prevalentemente alle espressioni del filone storico-romantico, anche se la sua attenzione è attratta da uno dei dipinti "di genere" di D. Induno, artista, in fondo, immerso sempre nella temperie esaltatrice degli affetti, siano pure trasferiti dal passato al presente. A un atteggiamento purista e romantico il C. sembra rimanere aderente anche quando, nel 1863, per la riedizione (Genova) della Vita del principe Andrea Doria, descritta da Lorenzo Capelloni, ritrae l'immagine di uno dei grandi personaggi della storia genovese (ispirandosi all'originale di Sebastiano del Piombo alla Galleria Doria di Roma) o di uno dei rappresentanti genovesi dell'aristocrazia superstite, M. L. Durazzo "di anni XXXVII", da un dipinto di Giovita Garavaglia.
Il 28 giugno 1862 fu nominato accademico di merito della Ligustica.
Sono del 1867 i disegni e relative incisioni dalle medaglie-premio dell'Accademia ligustica, corrispondenti agli anni 1751, 1753 1758, 1795, 1832 (V. le tavole annesse a M. Staglieno, 1867). E forse non è lontana da questo momento l'incisione da un Rilievo allegorico di Giuseppe Isola, destinata probabilmente ad ornare il frontespizio per le filze dei documenti d'archivio dell'Accademia, dove infatti appare usata in taluni casi con tale funzione.
L'alto magistero tecnico raggiunto nell'arte incisoria dal C. gli valse da parte della Banca nazionale del Regno d'Italia l'incarico di realizzare nuovi procedimenti e accorgimenti grafici nell'emissione delle carte valori; a tal fine il C. si recò a lavorare negli stabilimenti Dondorf di Francoforte. Ma ben presto la Banca italiana mostrò di sottovalutare le innovazioni suggerite dal C., il quale, deluso, passò in Inghilterra, senza abbandonare le ricerche di perfezionamento grafico.
Fu appunto mentre si trovava a Londra, nel 1874, che gli si presentò l'occasione di una svolta decisiva, la possibilità di affermare a livello internazionale la sua personalità di artista, da un lato, e dall'altro dare inizio all'acquisizione di un impareggiabile patrimonio artistico destinato a costituire, post mortem, uno dei più singolari musei italiani. Da parte di una missione giapponese, inviata in Europa al fine di predisporre u n programma di rinnovamento industriale, fu infatti proposto al C., tramite il ministro plenipotenziario giapponese in Germania, di istituire e dirigere a Tokyo una nuova officina per la stampa di banconote e titoli di Stato. Il C. accettò l'incarico e, dopo una sosta di qualche tempo a Genova, raggiunse Tokyo il 14 genn. 1875 per prestare la sua opera al nuovo Poligrafico del ministero dei Tesoro (denominato, a partire dal dicembre 1878, "okurasho Insatsu Kyoku"), sulla base di un contratto triennale, poi rinnovato fino al luglio 1891. Con lui furono assunti due tecnici della Dondorf di Francoforte, Karl Anton Briick e Bruno Liebers.
La sua infaticabile attività alla direzione artistica di questo istituto si protrasse dunque per sedici anni, durante i quali il C. fu animatore responsabile di numerose innovazioni grafiche; tra l'altro, si deve a lui l'introduzione, in quella sede, della carta filigranata.
Ricche documentazioni della sua attività di incisore negli anni giapponesi sono conservate sia allo stesso Poligrafico, sia al museo che a Genova reca il suo nome. Al Poligrafico di Tokyo esistono certificati stampati per stabilire titoli di proprietà, prima opera dell'artista dopo il suo arrivo in Giappone; banconote di scambio (da lui stesso ideate e incise), entrate in circolazione tra il 1877 e il '78; cartamoneta recante sul frontespizio l'effigie dell'imperatrice Jingū, emessa nel 1882; banconote convertibili della Banca del Giappone, che apparvero nel 1885, e altre (con l'effigie di Sugawara Michizane) emesse nel 1888. Inoltre, cartoline postali, francobolli di piccolo formato, emessi nel 1876, e marche da bollo realizzate nel 1882. Al Museo Chiossone di Genova si conservano oltre un centinaio di esemplari: buoni del Tesoro, titoli e obbligazioni, certificati di prestiti industriali, valori postali, marche da bollo e legali, contrassegni di Stato (per tabacchi, liquori, soia).
Anche nel campo della pittura, il periodo giapponese rappresenta per il C. una nuova stagione produttiva. Eseguì infatti, alla maniera occidentale, due ritratti dell'Imperatore Meiji, dell'Imperatrice Shōken, del Principe imperiale Takahito, del figlio di costui Taruhito, del Principe ereditario Yoshihito (futuro imperatore Taishō), del ministro dell'Interno Okubo Toshimichi, del primo ministro Sanjō, Tanetomi, del consigliere di Gabinetto Kido Takayoshi, del ministro della Destra Iwakura Tomomi, dello scienziato tedesco Ph. von Siebold, del banchiere americano William C. Ralston (vedi il cat. della mostra Edoardo Chiossone..., Tokyo 1976, pp. 29-33, 44-46 e passim). Diversamente, un Fiore di peonia dipinto all'acquarello entro una forma a ventaglio (Tokyo, Museo nazionale., Depositi) rappresenta chiaramente un "omaggio" del C. allo stile nipponico.
D'altra parte, il vivo interesse suscitato in Giappone nei confronti della cultura occidentale diede luogo alla fondazione a Tokyo nel 1876 di un'accademia d'arte all'europea (Scuola d'arte Kōbu), dove altri artisti italiani furono chiamati a insegnare: tra essi, A. Fontanesi (che diffuse la tecnica della pittura ad olio), V. Ragusa (per la scultura), G. V. Cappelletti (per l'architettura e le arti decorative). Nessuno di essi, tuttavia, si rese intimamente partecipe della vita del paese, come invece accadde al Chiossone. La sua conoscenza dell'arte giapponese si rileva anche da un Catalogo di dipinti e disegni giapponesi da lui redatto nel gennaio 1879 e stampato a Rio de Janeiro. Gli oggetti ivi classificati costituivano una donazione dell'imperatore ad Alessandro Fè d'Ostiani, allora ministro plenipotenziario d'Italia in Giappone (nel 1920, la raccolta fu donata dalla vedova, contessa Paolina Montholon Fè d'Ostiani, ai Civici Musei di Brescia).
Dal 1° maggio al 19 sett. 1879, allo scopo di familiarizzarsi con la natura e gli usi del Giappone e di conoscerne sempre più a fondo il patrimonio d'arte, il C. compì un viaggio nel Kantō, nel Chūbu e nel Kinki, accompagnato da Tokunō Yoshisuke (che dal 1877era primo segretario al Tesoro) e dodici persone al seguito. Del viaggio, che toccò i principali siti storici e monumentali - tombe, templi, santuari e tesori nazionali - e che ispirò gli itinerari di successivi studiosi (tra cui Emest Fenollosa), rimane un rapporto redatto da Tokunō Yoshisuke (Junkai nikki [Diario di viaggio], Tokyo 1890), oltre a cinquecentodieci fotografie e venti copie. Da queste ultime, il Poligrafico pubblicò litografie a colori e fotografie (Eterna fama delle glorie nazionali, Contemplazione del palazzo del soli mattutino e altre).
Forte di una solidissima conoscenza dell'arte giapponese, sorretto dalla sua sensibilità d'artista, agevolato infine dalla sua posizione sociale che gli consentiva ampi contatti coi più eminenti rappresentanti della vita politica, economica, culturale del Giappone, il C. fu in grado di raccogliere una tra le più cospicue collezioni d'arte del paese, comprendente stampe, pitture, armi, armature, bronzi, ceramiche e porcellane, smalti, lacche, maschere teatrali, stoffe, monete e altri tipi di oggetti (per oltre 15.000 pezzi).
Alcuni di essi pervennero al C. a titolo di omaggio, così come la sua opera gli valse ambiti riconoscimenti (fu insignito del quarto Ordine del Sol Levante e, dal 1886, fu nominato socio onorario dell'Associazione d'arte Ryūchi, poi Nihon Bijutsu Kyōkai). Nella sua raccolta restano infatti due vasetti di ceramica Satsu-ma recanti una dedica del 1885, in inglese, da parte del marchese Yukimasa Hirai, nonché quattro kakemono (pitture), dove, accanto alle immagini, figurano testi poetici firmati da insigni personaggi del tempo, tra cui Ito Hirobumi.
A sua volta, nel 1882, il C. donò un cospicuo numero di strumenti musicali giapponesi e cinesi al conservatorio musicale di Milano, e il governo italiano gli conferì una medaglia d'oro espressamente coniata (notizia riportata dal Yomiuri Shinbun del 15 ag. 1882); gli stessi strumenti erano stati l'anno prima concessi in prestito dal C. in occasione dell'Esposizione italiana (cfr. E. de' Guarinoni, Glistrumenti musicali nel Museo dei Conservatorio..., Milano 1908, pp. 45-72; vedi anche il diploma oggi nel Museo Chiossone). Nel 194, costituitosi il Museo teatrale alla Scala, il conservatorio vi depositò quasi tutti gli strumenti; molti di essi sono andati distrutti durante la seconda guerra mondiale, mentre il gruppo rimasto al conservatorio si è in gran parte conservato. Nel maggio 1881, alla Mostra internazionale di Boston, apparvero alcune stampe in rame incise dal C., esposte dal Poligrafico di Tokyo.
La fama del C. e delle sue collezioni d'arte si diffuse ampiamente anche in Italia: resta significativa la descrizione entusiastica del genovese Aristide Olivari, recatosi da lui in visita il 28 marzo 1894.
Il C. si spense a Tokyo l'11 apr. 1898.
Nel suo testamento, redatto l'11 genn. 1898, aveva legato l'intera collezione all'Accademia ligustica, "mia madre in arte".
Il materiale, inventariato a cura della legazione d'Italia a Tokyo (redattore dell'inventario fli L. Casati), fu trasferito a Genova nel 1899, Dopo varie vicissitudini burocratiche e non senza l'intervento del comune di Genova, erede - in via surrogatoria - della collezione, il museo fu ordinato da A. Luxoro (che si valse anche dei consigli dello studioso giapponese Okakura Kakuzo) e aperto al pubblico nel palazzo dell'Accademia l'8 nov. 1905.
Nel 1940, all'insorgere dello stato di guerra in Italia, il trasferimento e la custodia del materiale muscale furono assunti dal comune di Genova, il quale ne curò poi il rientro, la catalogazione, i restauri, i rilievi fotografici. In virtù della clausola di riserva del testamento del C., ilmuseo passò pertanto de iure sotto la gestione del comune di Genova, cosìdal 1971 esso è stato riaperto - con nuovi criteri di ordinamento - in un edificio espressamente progettato (arch. M. Labò) nel parco della villetta Di Negro a Genova, sotto la denominazione di Museo d'arte orientale Edoardo Chiossone, motivata da nuovi incrementi nei settori della scultura cinese e thailandese, per via di acquisti effettuati a partire dal 1953.
Fonti e Bibl.: Necrologio, in L'Illustrazione ital., 19 giugno 1898, p. 448. Per la data di nascita, vedi Arenzano, Arch. parr., Registro dei battesimi, tomo n. 9, 1806-1839, alla data 21 genn. 1833 ("nato ieri"). Per l'attività, vedi Genova, Arch. dell'Acc. ligustica di belle arti, Registro delle Adunanze dei Sig.ri Soci d'Arte dall'anno 1843 al 1856, alle date 10 ag. 1847, 10 ag. 1849, 10 luglio 1850, 10 ag. 1852, 25 ott. 1855; Registro... 1857-1878, alla data 29 genn. 1862; Filze, alla data 14 nov. 1865. Inoltre: C. Pucci, Sullostato e sulle tendenze attuali delle Arti-Belle in Italia..., in Riv. contemp. (Torino), IV (1855), p. 605; C. Le Blanc, Manuel de l'amateur d'estampes..., II, Paris 1856, p. 12; A. Merli, Delle arti del disegno e dei princ. artisti in Liguria..., Genova 1862. p. 46; F. Alizeri, Not. dei prof. del disegno in Liguria, I, Genova 1864, p. 230; III, ibid. 1866, pp, 484 s.; A. Merli, Append. al sunto storico d. arti del disegno e dei princ. artisti in Liguria, Genova 1866, pp. 85. 104 s., 122; Atti dell'Accad. ligustica di Belle Arti, Genova 1867, p. 35; A. Merli, Breve relazione..., Genova 1867, pp. 39 s.; M. Staglieno. Memorie e documenti sull'Accad. ligustica di Belle Arti, III, Illustrazioni e cataloghi, Genova 1861, p. 229 e tavole annesse in finale; L'arte in Italia, Torino 1869, pp. 144-145; T. Belgrano, in L'arte in Italia, II, Torino 1870, pp.29 ss.; A. Seubert, Aligemeines Künstlerlexicon, Stuttgart 1878, I, p. 266; A. Olivari, Intorno al mondo. Note di viaggio, Genova 1894, pp. 237 3.; Museo Chiossone (catal.), Genova 1905. pp. 7-12; V. Pica, L'arte giapponese al Museo Chiossone di Genova, Bergamo 1907, pp. 9-14; G. B. Capurro, Il Giappone a Genova, in Illustraz. genovese, I (1908), 7, pp. 6-8; L. Callari, Storia dell'arte contemp. it., Roma 1909, p. 396; Accad. ligustica di belle arti, Catal. del Museo Chiossone, Genova 1922, pp. 3-7; L. Traverso, M. Dufour, Genova 1922, pp. 48, 178; O. Grosso, Storia dell'arte giapponese, Bologna 1925, pp. 9 s.; Id., La pittura giapponese, Roma 1926, p. 53; A. Luxoro, Il Museo giapponese Edoardo Chiossone, in A Compagna, VI (1928), 5, pp. 1-16; P. Cantamessa, Il Museo Chiossone d'arte giapponese, Genova 1929, App., sala 3, vetr. B, P; C. Meano, Passeggiata giapponese a Getiova, in Il Corriere della sera, 23 febbr. 1933; O. Grosso, Il Museo Chiossone di Genova, Roma 1934, p. 3, ill. p. 76; Id., E. C., in Roma-Tokyo, Soc. Amici del Giappone (Roma), n. unico, maggio 1940, pp. 32-34; Id., E. C. ed il Museo..., in Sapere, 15 dic. 1940, pp. 350 a. L. Carpi, Il Museo Chiossone.... in L'Osservatore romano, 5 apr. 1941; J. Buhot, in Le civiltà dell'Oriente, IV, Roma 1962, p. 1305 ; G. Vianello, E. C.: il collezionista, in Bolaffiarte, II(1971). 13, pp. 17 s.; M. Iseki, Chiossone Tōyō Bijutsukan no koto (IlMuseo d'arte orientale C.), in Asahi Shinbun, 13 settembre 1971; E. Kondo, Chiossone TōyōBijutsukan to Ukiyo-e, in Spazio (Olivetti in Giappone), 1974, n. 8; G. Frabetti, Il Museo d'arte orientale "Edoardo Chiossone" di Genova, in Testimonianze d'arte orientale, Milano 1974, pp. 22-32; F. Sborgi, 1770-1860. Pitt. neocl. e romant. in Liguria (cat. della mostra), Genova 1975, p. 146 n. 164; E. C. un artista ital. al servizio del governo giapponese dal 1875 al 1898 (cat.), Tokyo 1976; L. M. De Bernardis, Maurizio Dufour e la stampa genovese di fronte al Congresso cattolico di Venezia. in Il movim. cattolico e la soc. ital. in cento anni di storia, V, Roma 1976, p. 253 e note 12, 13, 14; G. Giubbini. L'acauaforte originale in Piemonte e in Liguria 1860-1875, Genova 1976, pp. 113, 121 note 10 e 21, 147, 206; P. Dragone-E. Tsuchiya, Cronografia 1818-1900, in Fontanesi, Ragusa e l'arte giapponese del primo periodo Meiji (catal. della mostra), Tokyo 1977-Kyoto 1978; G. Frabetti, in Museo d'arte orientale Edoardo Chiossone, Stampe e pitture. L'Ukiyo-e dagli inizi a Shunshō, Genova 1979, pp. 7-8; E. Kondo, O-yatoi-gaiko-ku-jin E. C.-Nihon tokō izen, in Spazio (Olivetti in Giappone), 1979, n. 20 (con bibl.); G. Frabetti, Nervi: Galleria d'arte moderna e parco Serra, Genova 1980, p. 16; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 512; Enc. Ital., X, p. 134; L. Servolini, Diz. ill. degli incis. ital. ..., Milano 1955, p. 198; Diz. enc. Bolaffi dei pitt. e degli inc. itaL, III, Torino 1972, p. 309.