FABBRI, Edoardo
Letterato e patriota, nato a Cesena il 13 ottobre 1778, morto ivi il 7 ottobre 1853. Durante la prima occupazione francese ebbe cariche municipali e seguì il padre a Milano, ove entrò nella massoneria e scrisse tragedie di stampo alfieriano: tornati i Francesi ebbe incarichi e uffici, pur non trascurando il teatro (Francesca da Rimini, 1801; Costantino Magno, 1805; il Conte di Barbiano, 1807). Dal Murat fu nominato viceprefetto di Cesena (1815). Come liherale, fu arrestato in Roma il 25 dicembre 1824 e condannato alla galera perpetua, pena commutata nella reclusione decennale. In carcere, il F. attese a nuove tragedie (Fausta imperatrice, Solimano) fino all'amnistia del 26 febbraio 1831. Spento il moto del '31 si rifugiò in San Marino donde tornò nel 1834. Scrisse allora le memorie della sua vita e la sua migliore tragedia, I Cesenati del 1377 (1835-1844). Aminiratore di Pio IX, fu prolegato a Pesaro, ove si mostrò onesto, ma debole (aprile 1848), e poi membro dell'Alto Consiglio (giugno 1848). Caduto il gabinetto Mamiani (2 agosto 1848) formò il nuovo ministero, che, tra le difficoltà create dalla situazione generale e dall'invasione austriaca, ebbe duro compito e amara vita fino al 16 settembre, quando si ritirò a vita privata.
Bibl.: E. Fabbri, Sei anni e due mesi della mia vita, Roma 1915; U. de Maria, Della vita, degli scritti e degli amici del conte E. F., Bologna 1921.