PULCIANO, Edoardo
PULCIANO, Edoardo. – Nacque a Torino il 18 novembre 1852 da Pietro, ufficiale dell’Archivio di Corte, e da Emilia dei baroni Mangiardi. Il casato, originario di Castellazzo Bormida e appartenente all’aristocrazia locale, con Melchiorre, figlio di Pietro, ottenne il riconoscimento del titolo comitale.
Il giovane Edoardo, mostrando non comuni attitudini, fu avviato agli studi e apprese le lingue classiche e l’ebraico e – ancor prima dell’ordinazione sacerdotale – il 17 novembre 1873 conseguì il dottorato in teologia nell’Università di Torino e nel novembre del 1874 ricevette l’incarico dell’insegnamento della lingua ebraica nel seminario diocesano. Il 22 maggio 1875 fu ordinato sacerdote e nel dicembre dell’anno seguente fu nominato canonico della collegiata torinese della Ss. Trinità. Il 21 novembre 1878 fu ascritto tra i dottori della Pontificia facoltà teologica, eretta nel capoluogo torinese dopo la soppressione delle facoltà di teologia, ma il 7 giugno 1880 rinunciò al canonicato ed entrò nella Piccola casa della Divina Provvidenza (Cottolengo) di Torino, rimanendovi fino al 16 febbraio 1886, allorché il cardinale arcivescovo Gaetano Alimonda lo designò come provicario generale dell’archidiocesi torinese. L’anno seguente fu eletto vescovo di Casale Monferrato, diocesi suffraganea di Vercelli ed estesa nelle province di Alessandria, Asti e Torino.
Ricevuta la consacrazione episcopale il 15 maggio 1887, il 12 giugno successivo entrò solennemente in sede mostrandosi subito assai attivo: fondò il piccolo seminario, istituì la Conferenza di S. Vincenzo de’ Paoli e la Società operaia cattolica S. Giuseppe, inaugurò l’ospizio vescovile e incoronò l’immagine della Madonna nel santuario di Crea (5 agosto 1890).
L’11 luglio 1892 venne traslato alla sede di Novara, dove fece ingresso il 23 ottobre del medesimo anno. Qui legò il proprio nome all’Opera del Sempione, per l’appoggio morale e religioso degli operai impiegati nell’esecuzione del traforo italo-svizzero e il 4 dicembre 1898 partecipò all’inaugurazione dei lavori della nuova galleria. Valorizzò il seminario riservandosi l’ufficio di rettore, celebrò il sinodo diocesano e il 27 novembre 1898 ordinò sacerdote il futuro arcivescovo di Torino Maurilio Fossati, che lo seguì anche a Genova come segretario.
Il 16 dicembre 1901 fu promosso alla sede arcivescovile genovese e chiamato a succedere a mons. Tommaso Reggio, ricevendo il 27 aprile la concessione dell’exequatur alle bolle pontificie di nomina.
Dal punto di vista delle istituzioni ecclesiastiche l’archidiocesi era allora articolata in venti vicariati foranei; duecento parrocchie divise fra 45 comuni della provincia di Genova e sette di quella di Alessandria; 400 chiese, cappelle, oratorii. Il clero diocesano era composto da 828 sacerdoti; quello extradiocesano residente da 99 e 250 erano i chierici. Il clero regolare ammontava a 270 persone; 1100 le monache, 200 le confraternite, 18 istituti di educazione maschili e 24 femminili.
L’ingresso ci fu l’11 maggio successivo in modo solenne con l’uso del baldacchino, come non avveniva da tempo e fu preceduto dalla prima lettera pastorale del 20 aprile 1902, nella quale il presule manifestò, tra l’altro, quello che riteneva il suo principale ufficio: di tenere «il governo in mezzo al clero e al popolo che gli era affidato […] con opportuni comandi e proibizioni sempre unito sulla via della verità e della giustizia» (La Settimana religiosa, 11 maggio 1902, pp. 220-222).
Anche nel capoluogo ligure si distinse per operosità e uno dei primi atti fu l’ordinazione, il 5 luglio 1903, di mons. Ludovico Gavotti come vescovo di Casale, destinato poi a succedergli anche a Genova.
Tuttavia, il peso della figura del predecessore, che aveva alimentato la tradizione liberaleggiante tra il clero genovese, insieme al rigore manifestato nel governo pastorale resero ardua ogni azione e il suo episcopato unì elementi di incomprensione con altri di novità.
Le incomprensioni riguardarono la personalità del presule e il fatto di non essere entrato in sintonia con l’oligarchia politica e religiosa che reggeva la città di Genova, a cui si sommarono la presenza del barnabita Giovanni Semeria e la diffusione in sede locale del modernismo; anzi, ciò che connotò maggiormente il rapporto tra Chiesa e società in Liguria a inizio Novecento fu proprio il semerianesimo, a cui si oppose un deciso antimodernismo. La reazione condizionò il governo del presule torinese, in anni in cui le divisioni si accentuarono con contrasti tra i giovani democratici cristiani e gli elementi maggiormente conservatori.
All’insegna delle difficoltà incontrate dall’arcivescovo è da inquadrare anche la visita apostolica all’archidiocesi di Genova condotta nel 1905 dal vescovo genovese Emilio Parodi e poi la visita apostolica al seminario svolta nel 1908 da mons. Pietro La Fontaine, allora vescovo di Cassano Jonico e poi patriarca di Venezia.
Le novità si riferiscono ad alcuni provvedimenti che possono essere letti come una spia di posizioni sensibili alla modernità: favorì la ripresa del canto gregoriano e costituì una commissione per la musica sacra, emanando il 12 agosto 1905 l’apposito Regolamento per la musica sacra nell’archidiocesi di Genova. Inoltre, per l’attuazione della riforma degli studi nel seminario diocesano fu introdotto l’insegnamento della lingua ebraica.
Il presule visitò l’archidiocesi e celebrò il Sinodo diocesano e significativo fu il progetto, già intrapreso dal predecessore, di provvedere alla costruzione di edifici di culto, dopo che le demolizioni del secondo Ottocento interessarono una cospicua serie di luoghi sacri e, nel contempo, per rispondere allo sviluppo urbano della città.
Per una valutazione complessiva è indubbio che pesarono negativamente i giudizi espressi dalla Curia romana sull’operato del presule; infatti nelle risposte della segreteria della Sacra congregazione del Concilio del 3 novembre 1905 si leggono le seguenti osservazioni: «E vengo invece a due cose per le quali la S.C. unitamente al S. Padre fanno alla S.V. le più vive e più insistenti raccomandazioni. La prima è che la S.V. temperi alquanto la rigidità di governo finora usata» (Archivio diocesano di Genova, n. 1766, Visita apostolica). In quel contesto il visitatore Parodi ebbe a scrivere che non si negano le sue capacità, aggiungendo che «fa vita di lavoro, di sacrificio, di mortificazione e per quanto concerne la sua persona fa vita da santo», ma «non è fatto per governare preti» (ibid.). Quindi – anche alla luce di queste osservazioni – sembra condivisibile l’opinione che l’azione del presule fu caratterizzata «dal tentativo di impedire che la polemica tra intransigenti e modernisti potesse risolversi in una spaccatura irreversibile tra i cattolici della diocesi e condizionare in negativo la già difficile convivenza con la componente anticlericale» (Milan, 1984, p. 688).
Morì improvvisamente a Genova il 25 dicembre 1911. Il 28 successivo furono celebrati i funerali e la salma, sepolta presso il locale seminario del Chiappeto, nel 1965 venne traslata nel battistero della cattedrale genovese.
Fonti e Bibl.: Si vedano le visite pastorali, le visite apostoliche, i sinodi e le relazioni ad limina, partendo dalla documentazione conservata in Archivio Diocesano Genova, pacco 1587 e poi Archivio della S. Congregazione per l’Educazione Cattolica. Seminari Italia. Visite Apostoliche: Emilia-Marche-Lombardia-Liguria dall’anno 1907 all’anno 1910, fasc. Liguria (s.d. ma 1908). In relazione ai rapporti con l’amministrazione cittadina di Genova si vedano: Archivio storico del Comune di Genova, Verbali Consiglio Comunale di Genova, specialmente gli anni 1902 e 1911. Inoltre l’archivio diocesano di Genova conserva un fascicolo, composto di 32 pagine a stampa, dal titolo Mons. Pulciano ossia l’autore d’una nuova religione ripudiante l’amore. Quadro I, s.l. 1904. Il presule celebrò un Sinodo diocesano a Novara e un altro a Genova, i cui testi a stampa possono considerarsi degli inediti: Synodus dioecesana novarensis ab ill.mo ac rev.mo D.D. Eduardo Pulciano episcopo novarensis habita in cathedrali ecclesia diebus IV, V, VI septembris anno Domini MCCCC, Novariae 1900; Synodus dioecesana ianuensis ab ill.mo ac rev.mo D.D. Eduardo Pulciano archiepiscopo ianuensis habita in templo metropolitano diebus XVI, XVII, XVIII novembris an. MCMIX, Genuae 1909.
Una puntuale documentazione può ricavarsi dalla lettura del periodico La Settimana religiosa. Inoltre si veda: Visita pastorale del Vescovo Edoardo Pulciano (1887-1892). Relazioni, volume unico conservato nell’Archivio della Curia vescovile di Casale Monferrato; D. Maggiolo, Eduardo Pulciano novo Genuensium Archiepiscopo faustissime Die qua dioecesis gubernacula suscepit, Genova 1902 (ode in latino); Nel solenne ingresso di S.E. Mons. Edoardo Pulciano…, numero unico, 11 maggio 1902, Genova; Archidiocesi di Genova. Quesiti per la Prima Visita Pastorale, Genova 1903; Lettere Pastorali di S.E.R. Mons. E. P. arcivescovo di Genova 1902-1911, in Biblioteca del Seminario arcivescovile di Genova; [L. Gavotti], In morte di Mons. Edoardo Pulciano. 25 Dicembre 1911, Casale s.d.; In morte di Mons. Pulciano. Discorso letto da S.E. Mons. Lodovico Gavotti nella cattedrale di Casale il giorno 3 gennaio 1912, in Rivista diocesana genovese, 1912, 1, pp. 3-22; Mons. Giuseppe Salvatore Scatti Vescovo di Savona. Mons. E. P. Arcivescovo di Genova. Orazione Funebre, Pavia 1912; In memoria di Mons. E. P. arcivescovo di Genova. Orazione letta da un Sacerdote del Seminario Maggiore ai solenni Funerari celebrati la mattina del 22 Gennaio 1912 nella Cappella dell’Istituto, s.l. [Genova] s.d. [1912]; A. Durante, Mons. Giacomo M. De Amicis vescovo ausiliare di Genova e i suoi tempi, Genova 1948, pp. 23-35; G. Siri, Commemorazione di Mons. Pulciano e Mons. Gavotti, in occasione della traslazione delle salme, in Rivista diocesana genovese, 1965, 3, pp. 193-195); A. Durante, Mons. Andrea Caron e un periodo critico di storia genovese, Genova 1966, pp. 13-40; T. Mela, Fonti per la storia del movimento sociale cattolico ligure nell’archivio della Curia di Genova, in Bollettino dell’Archivio per la storia del movimento cattolico in Italia, IV-V (1969-1970), pp. 155-178; Lineamenti socioreligiosi dell’antimodernismo genovese, a cura di L. Bedeschi, in Fonti e documenti, 1975, 4, pp. 7-29; L.M. De Bernardis, “La Liguria del popolo” e la crisi modernista, in Saggi di storia del giornalismo in memoria di Leonida Balestreri, Genova 1982, pp. 187-227; M. Milan, P., E., in Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, III, 2, Casale Monferrato 1984, pp. 687 s.; S. Pagano, Il “caso Semeria” nei documenti dell’Archivio Segreto Vaticano, in Barnabiti Studi, 1989, n. 6, pp. 7-175; L. Modica, La Chiesa Casalese, Casale Monferrato 1992, pp. 117 s., con ampia bibliografia; G.B. Varnier, Continuità e rotture (1870-1915), in Il cammino della Chiesa genovese dalle origini ai nostri giorni, a cura di D. Puncuh, Genova 1999, pp. 439-464; M. Pignotti, Notabili candidati elezioni. Lotta municipale e politica nella Liguria giolittiana, Milano 2001, pp. 111-117; F. Moscone, I vescovi di Casale Monferrato nel XX secolo, Casale Monferrato 2004; Diocesi di Novara, a cura di L. Vaccaro - D. Tuniz, Brescia 2007; A. Ferrero, Casale Monferrato, in Le diocesi d’Italia, II, a cura di L. Mezzadri - M. Tagliaferri - E. Guerriero, Cinisello Balsamo 2008, pp. 293-296; M. Perotti, Novara, in Le diocesi d’Italia, III, Cinisello Balsamo 2008, pp. 827-834; G. Semeria, Anni terribili. Memorie inedite di un “modernista” ortodosso (1903-1913), a cura di A. Gentili - A. Zambarbieri, Cinisello Balsamo 2008; G.B. Varnier, La Visita Apostolica al Seminario di Genova del 1908, in Melitensium Melitensior. Studi in memoria dell’ambasciatore Lorenzo Tacchella (1922-2008), a cura di C. Carcereri De Prati - G.B. Varnier, Turku 2012, pp. 201-222.