VERDE, Edoardo (Dino)
– Nacque a Napoli il 13 luglio 1922 primogenito di Gustavo, ufficiale dell’esercito e successivamente politico monarchico, e di Ernestina Allocca, romana; ebbe un fratello e due sorelle.
Subito dopo il diploma all’Accademia aeronautica nel 1943 fu arruolato come ufficiale pilota di idrovolanti e gettato in quel che poi definì «lo spavento della guerra» (Gente, 15 febbraio 1963, p. 74). Dopo il 1945 si cimentò come autore satirico per il periodico Marc’Aurelio, fucina di talenti come Federico Fellini e altri. I suoi pezzi brillanti furono pubblicati anche da altre riviste cosicché Verde, congedatosi da tenente, si ritrovò a fare il giornalista. Ciò non esauriva la sua voglia di scrivere, che si volse al teatro leggero. Nel 1946 si sposò con Maria Laura Testa e fu lei a iscrivere una poesia del marito a un concorso radiofonico. Arrivò seconda, ma l’autore fu chiamato a Roma a scrivere programmi: iniziò così la carriera. Dal matrimonio nacque un figlio, Gustavo, più tardi autore e collaboratore del padre. Ma il primo lungo sodalizio autoriale Dino lo ebbe con l’amico e concittadino Bruno Broccoli, già compagno di liceo, che chiamò con sé nella capitale. Erano una coppia affiatata e rapidissima, capace di confezionare copioni in pochi giorni scanditi dal ticchettio della macchina da scrivere e da continue risate.
Per la radio Verde firmò moltissimi copioni di rivista, con vari altri partner: Age (Agenore Incrocci) e Steno (Stefano Vanzina) per Non dire quattro! (1948); Age e Furio Scarpelli per Meglio un uovo oggi (1949); Renzo Puntoni per il ‘giornale umoristico’ Briscola (1950), 40° all’ombra (1951) e Signorsì (1952); quindi con Pietro Garinei e Sandro Giovannini per il varietà Caccia al tesoro (1952). Continuò sempre a lavorare per la radio fino ai primi anni Settanta, alimentando programmi di grande successo come Gran Varietà (1966-79) in collaborazione, tra gli altri, con Antonio Amurri, Broccoli, Maurizio Jurgens ed Enrico Vaime.
Dai primi anni Cinquanta fu molto ricercato anche dai protagonisti del teatro di rivista che si avvalsero dei suoi testi: Erminio Macario per Pericolo Rosa (1952); Nino Taranto per B come Babele (1953) e Il terrore corre sul filo (1954); Wanda Osiris per Festival (1954), forse il più fastoso flop del teatro di rivista italiano nonostante la consulenza registica di Luchino Visconti. Affezionato ‘cliente’ della salace penna verdiana fu anche il duo (Riccardo) Billi e (Mario) Riva per Caccia al tesoro (1953), Siamo tutti dottori (1954) e Gli italiani son fatti così (1956). Chiuse questa prima fase della sua produzione teatrale lo spettacolo Billi e pupe con Billi, Domenico Modugno e il Quartetto Cetra, parodia del celebre film americano con Marlon Brando e Frank Sinatra dell’anno prima (a sua volta ispirato al musical teatrale Guys and dolls). Dopo la metà degli anni Cinquanta la rivista cominciò a cedere il passo alla commedia musicale. Verde, che amava soprattutto il teatro e aveva nelle sue corde anche un certo romanticismo, cercò di costituire una propria compagnia, senza riuscirci.
Perciò cedette ai ricchi ingaggi del cinema comico, arrivando a firmare oltre quaranta film in due decenni. Iniziò nel nutrito gruppo di sceneggiatori (nove) voluto da Macario per Io, Amleto (1952) di Giorgio Simonelli, parodia della tragedia shakespeariana rivelatasi un insuccesso. L’anno successivo, in Se vincessi cento milioni diretto da Carlo Campogalliani e Carlo Moscovini, Verde firmò un episodio, Il tifoso con Tino Scotti; qualche anno dopo scrisse quasi l’intera sceneggiatura di Rascel-Fifì (1957), film-parodia che annoverava nel cast, oltre al protagonista romano Renato Rascel, anche Dario Fo e Franca Rame, Antonella Steni e altri, diretti da Guido Leoni. Nacque forse in questa occasione un legame sentimentale di Verde con Rame, che dal 1954 era sposata a Fo.
Nel resto del decennio l’autore napoletano scrisse, con altri, film di produzione media o commerciale con vari divi del cinema italiano: Nino Manfredi in Caporale di giornata (1958) di Carlo Ludovico Bragaglia, con Rame, e Carmela è una bambola (1958) di Gianni Puccini con Marisa Allasio (ispirato dalla canzone napoletana ’A sonnambula); Ugo Tognazzi, Alberto Sordi e Vittorio De Sica in Domenica è sempre domenica (1958) di Camillo Mastrocinque, derivato dalla omonima canzone sigla della trasmissione televisiva Il musichiere; l’amico Taranto in Mariti in città (1957) di Luigi Comencini e Il terribile Teodoro (1959) di Roberto Bianchi Montero; ancora Tognazzi e Raimondo Vianello in Noi due evasi (1959) di Simonelli. Il filone comico degli anni Cinquanta culminò nel formidabile Il vedovo di Dino Risi del 1959 con Sordi e Franca Valeri, che scrisse con Rodolfo Sonego e altri. Poi fu la volta di alcune commedie sentimentali in varie chiavi: la musicale in Cerasella (1959) di Raffaello Matarazzo con Claudia Mori e vari cantanti; la orrorifica in Tempi duri per i vampiri (1959) di Steno con Rascel e Christopher Lee.
Parallelamente alla produzione comica Verde coltivò sempre una felice ispirazione per la canzone che gli veniva dalle sue radici partenopee. Prima di Volare (Nel blu dipinto di blu, 1958) l’ascesa internazionale di Modugno aveva preso le mosse nel 1955 con il brano Resta cu’ mme, i versi di Verde («nu’ me ’mporta chi t’ha avuto») ebbero problemi con la censura per il riferimento sessuale troppo esplicito, ma divennero celebri. La dedica della canzone «a Franca» è curiosa, perché si chiamava così Gandolfi, all’epoca moglie del cantante, ma anche Rame, che ispirava il paroliere. Modugno gli aveva chiesto un testo in italiano, fu Verde a convincerlo che il napoletano si adattava meglio alla melodia. In vernacolo scrisse nel 1958 anche Che m’è mparato ’a fa su musica di Armando Trovajoli, portata al successo da Sophia Loren. Esordi musicali folgoranti per il paroliere partenopeo, seguiti da altri due brani celeberrimi vincitori di altrettante edizioni consecutive del Festival di Sanremo: nel 1959 Piove (ciao ciao bambina) cantata da Modugno e Johnny Dorelli, (successo planetario da quattordici milioni di dischi e un film omonimo del 1959); quindi nel 1960 Romantica, musicata e interpretata da Rascel con Tony Dallara. Entrambe le canzoni vinsero anche le successive due edizioni di Canzonissima nel 1960 e nel 1961, un’abbinata mai più verificatasi nei dodici anni di concomitanza delle due kermesse.
Con Rascel Verde collaborò spesso in quegli anni e su più fronti, oltre che per il citato film di Steno, con il soggetto del fortunato Il corazziere (1960) di Mastrocinque, abbozzando per il minuto comico un personaggio che divenne un suo cavallo di battaglia anche televisivo. Verde (con Leoni) fu anche regista di Rascel nel televisivo Il maestrino delle dieci e tre (1961). Anche quella con Mastrocinque fu una fertile collaborazione: con il regista di tanti grandi comici, da Totò a Walter Chiari, Verde si trovò in sintonia per sei film, oltre ai già citati, Genitori in blue-jeans (1960) con Peppino De Filippo e Tognazzi, poi Noi duri (1961) con Totò e Fred Buscaglione. Il rapido, arguto e a volte frivolo umorismo di Verde fu naturalmente ambìto dalla televisione fin dalla sua nascita nel 1954: quell’anno firmò con Umberto Simonetta, Giulio Scarnicci e Renzo Tarabusi e altri Mare, monti e fantasia, poi collaborò ai copioni di innumerevoli trasmissioni di varietà, a partire da Il telecipede del 1955, La piazzetta del 1956 e Cetravolante del 1957, spesso complice del regista Antonello Falqui, come per la mitica Canzonissima del 1959-60 con Delia Scala, Manfredi e Paolo Panelli (la prima di cinque edizioni firmate da Verde). Falqui lo volle poi autore del grande successo Studio Uno: quattro edizioni, dal 1961 al 1966 (cinquantasei puntate) con i più noti attori brillanti e cantanti della scena italiana. Esito bissato dalla serie parodistica Biblioteca di Studio Uno, animata nel 1964 dal Quartetto Cetra, raffinato gruppo musicale ottimamente servito dalle trovate comiche di Verde. Nel 1964-65 fu anche tra gli artefici del fortunato Za-bum televisivo di Mario Mattoli.
I titoli al superlativo (parodia di Canzonissima) divennero un marchio di fabbrica di Verde, in coppia con Renzo Puntoni per una serie di programmi radio con la compagnia del Teatro comico musicale di Roma di cui facevano parte Elio Pandolfi e Steni con Raffaele Pisu e altri: Urgentissimo (1955-56), Cordialissimo (1956-57), Simpaticissimo (1957-58), AAA Affaronissimo (1957-58), Spensieratissimo (1958-59), Piacevolissimo (1959-60), Scanzonatissimo (1960-61), Divertentissimo (1961-62) e così via fino al 1966, quasi tutti affidati alla regia di Riccardo Mantoni, fratello del popolare conduttore Corrado. La serie della domenica pomeriggio fu il radioprogramma più ascoltato in Europa. Il titolo più fortunato, Scanzonatissimo, diventò anche un film (del 1963), con gli stessi interpreti e Verde esordiente regista; quindi uno spettacolo teatrale, Scanzonatissimo ’63, che rispolverava il vecchio schema della rivista con un nuovo taglio dal ritmo serrato e dall’ironia graffiante sull’attualità, facendo il tutto esaurito al teatro Parioli per cinque mesi. È considerato il primo spettacolo italiano propriamente satirico, prototipo del cabaret romano degli anni successivi (come quello della compagnia del Bagaglino fondata nel 1965 e attiva fino al 2011). Tra gli sketch, che qualcuno accusava di qualunquismo, l’imitazione di politici come Giulio Andreotti e Amintore Fanfani e la parodia di film d’autore. Ne erano camaleontici interpreti Pandolfi, Steni e un giovane imitatore napoletano scoperto dallo stesso Verde, Alighiero Noschese, destinato a diventare un mito del teatro leggero e della televisione. Fra l’autore e i tre attori nacque un lungo e fortunato sodalizio. Sull’onda dell’entusiasmo Verde rispolverò il sogno di diventare impresario e votarsi esclusivamente al teatro, ma non lo realizzò mai, continuando a lavorare su commissione. Tra i tanti con cui collaborò (insieme a Broccoli) ci fu anche Aldo Fabrizi insieme a Carlo Dapporto in Yo Yo Yè Yè (1966-67).
Trovò il tempo di cimentarsi anche con Carosello per Polenghi Lombardo (1964), Biancosarti (1968), Omo (1973). Raramente Verde entrò in scena, come nel 1963 quando fu un perfetto ospite del programma Il paroliere, questo sconosciuto, condotto da Lelio Luttazzi e Raffaella Carrà, sbaragliando tutti nel gioco di improvvisare un testo nuovo su melodie di vecchie canzoni, ovvero ciò che da anni era il suo lavoro per le parodie radiofoniche. Il successo non aveva cambiato il gioviale Dino, così descritto all’epoca: «un giovanotto dall’aria mite e timida, che sorride spalancando due occhi dai riflessi chiari e stupiti, dove a saper guardare si scopre un filo sottile d’ironia, ma più ancora un patetico crepacuore romantico» (Gente, 15 febbraio 1963, p. 74).
Nel tempo libero Verde era un tennista e giocatore di bridge, quando non si cimentava con le canzoni. Nel decennio aureo dei Sessanta sfornò molti altri brani di successo come Una zebra a pois (1960, su musica di Luttazzi) cavallo di battaglia di Mina; Lady Luna (1961, musicata da Trovajoli) per Miranda Martino e Jimmy Fontana. Sempre nel 1961, in coppia con Bruno Canfora creò due hit che resero popolarissime le gemelle Alice ed Ellen Kessler, all’epoca venticinquenni: Pollo e champagne e Da-da-un-pa (leggendaria sigla di Studio Uno): la forte carica seduttiva delle due tedesche si stemperava nell’ironia di una filastrocca sulla magia: «Da-da-un-pa / come abracadabra funzionerà». Altri successi canori di Verde e Canfora furono Sabato notte (1961), indimenticabile sigla finale di Studio Uno cantata da Mina, e Il ballo del mattone (1963), scatenato twist reso celebre da Rita Pavone. Molti sono i cantanti italiani cui l’inventiva di Verde diede il successo.
Più routinari i film da lui scritti negli anni Sessanta, soprattutto canovacci farseschi per Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, diretti dai registi Simonelli e Marcello Ciorciolini: circa uno all’anno, da I due toreri del 1964 fino a Saticorosissimo del 1970, con Edwige Fenech, e Ma che musica maestro del 1972, con Agostina Belli. Come sceneggiatore partecipò a produzioni internazionali come Dalle Ardenne all’inferno (1967) di Alberto De Martino; ‘musicarelli’ come Zingara (1969) di Mariano Laurenti con Bobby Solo e Loretta Goggi (dal successo omonimo di Sanremo); fino al thriller La morte cammina con i tacchi alti (1971) di Luciano Ercoli.
Per Pandolfi Verde scrisse Elio... e gli altri (1968) e Indiavolation (1969, con Steni) e continuò sempre la felice collaborazione con Noschese: dopo il successo pluriennale di Scanzonatissimo portarono in scena I compromessi sposi (1975), parodia manzoniana con Steni, Pandolfi e Renato Cortesi; mentre in televisione andavano in onda Doppia coppia (1969-70) e Formula due (dal novembre del 1973 fino al gennaio del 1974). Negli anni Settanta firmò trasmissioni di punta come Canzonissima, Celentano c’è (1972) con il ‘Molleggiato’ o Ma che sera? (1978) con Carrà, Domenica in (1979-80) con Pippo Baudo. In Bambole non c’è una lira (1977) creò una gustosa rievocazione dell’avanspettacolo per la regia di Falqui.
Con la collaborazione del figlio Gustavo, Verde scrisse con Broccoli lo spettacolo d’addio alle scene di Rascel, In bocca all’Ufo (1979), per poi dedicarsi negli anni Ottanta, con Amurri e il figlio Gustavo, praticamente solo a Gino Bramieri e al suo G. B. Show (1982-88) teletrasmesso dal Teatro Sistina con la regia di Garinei, Gino Landi e Romolo Siena. L’autore napoletano e l’attore milanese furono in grande sintonia e amicizia fino alla fine della loro carriera.
Sul fronte privato, alla fine degli anni Settanta, Verde si era separato dalla prima moglie risposandosi con l’attrice Giuseppina Greci, per la quale scrisse alcuni spettacoli (Sette italiani da salvare con Taranto). Lo stesso avvenne sul fronte professionale: la coppia ventennale con Broccoli si sciolse e Verde ‘sposò’ per altri vent’anni il collega Amurri (anconetano del 1925, prolifico paroliere di canzoni e noto autore radiofonico), scrivendo con lui soprattutto per la televisione. A loro si deve Italia sera, peculiare telegiornale satirico della RAI dal 1983 al 1985, prototipo di un nuovo genere televisivo definito infotainment, basato sulla satira dell’attualità (a volte censurata) cui si ispirarono poi altri programmi come Striscia la notizia (dal 1988 in poi, creato da Antonio Ricci). In seguito Dino e Gustavo Verde scrissero per Lino Banfi lo spettacolo Arcobaleno (1993), per la radio Che domenica ragazzi (1995-96) e per Steni il copione di Aspira... polvere di stelle del 2000.
Morì a Roma il 1° febbraio 2004, dopo il debutto di Bentornato avanspettacolo.
«È stato il miglior parodista della commedia italiana – commentò Vaime – dotato di una battuta fulminante ma [...] dimostrava la delicatezza insospettabile in un umorista» (la Repubblica, 2 febbraio 2004).
Fonti e Bibl.: Sentimental, a cura di R. Cirio - P. Favari, in Almanacco Bompiani, Milano 1975, pp. 65, 67, 69, 72, 76, 79, 81, 89 s., 92-94, 139, 186, 193; Follie del Varietà, a cura di S. De Matteis - M. Lombardi - M. Somarè, Milano 1980, pp. 315, 326, 343; A. Amurri - D. Verde, Amurri & V. news, Milano 1984; Iid., Amurri & V. news, parte seconda, Milano 1985.