Bernstein, Eduard
Politico tedesco (Berlino 1850-ivi 1932). Fu uno dei primi membri della socialdemocrazia tedesca. Nato da umile famiglia ebrea d’origine polacca, sin dal 1872, seguendo i consigli di suo zio Aaron David, redattore capo del giornale Berliner Volkszeitung, B. fu attratto dalle dottrine marxiste e divenne segretario di Karl Höchberg, fondatore del periodico socialista Zukunft. Soppressa da Bismarck (1878) la stampa socialdemocratica, diresse a Zurigo (1881-88) il Sozialdemokrat, l’organo ufficiale del partito. Nel 1888 B. fu invitato dalle autorità federali a lasciare la Svizzera e andò esule a Londra, entrando allora in contatto con F. Engels. Revocata nel 1890 la legge contro i socialisti, B. vide rinnovare a suo carico il mandato di cattura da parte della polizia germanica e dovette perciò prolungare di altri dieci anni il soggiorno all’estero, fino a quando il nuovo cancelliere Bülow, nella speranza di accentuare le scissioni del Partito socialdemocratico tedesco, consentì a farlo tornare in patria. In questo periodo subì l’influsso del socialismo fabiano inglese, si fece sostenitore di un riformismo gradualista e, dopo aver pubblicato tra il 1897-98 nella rivista Neue Zeit una serie di articoli sui problemi del socialismo, sostenendovi la necessità che alcune delle teorie marxiste venissero sottoposte a revisione, codificò il suo «revisionismo» nel libro Die Voraussetzungen des Sozialismus und die Aufgaben der Sozialdemokratie (1899). Per B. la socialdemocrazia doveva occuparsi solo del «programma minimo» e mettere da parte le finalità socialiste di trasformazione del sistema, seguendo il motto secondo cui «il fine è nulla, il movimento è tutto», e trasformandosi da soggetto rivoluzionario a fattore di consolidamento dello Stato. Il libro di B. aprì un’ampia discussione nella socialdemocrazia, e in particolare provocò una vivace polemica con K. Kautsky, che gli rispose con Bernstein u. das sozialdemokratische Programm. La controversia fu portata al congresso che il partito tenne l’anno stesso a Hannover, dove il «revisionismo» fu a grandissima maggioranza respinto e B. venne quindi espulso dal partito. Come conseguenza B. lasciò la collaborazione con la Neue Zeit, ma continuò a sostenere il proprio pensiero, pubblicando i suoi scritti nel periodico Sozialistische Monatshefte. Rientrato in Germania (1901), fu candidato alle elezioni al Reichstag (1902), riuscendo vincitore con i voti della massa operaia di Breslavia, ma cadde alle elezioni del 1906 e dovette aspettare il 1912 per tornare deputato (fino al 1918). Benché pacifista, allo scoppio della Prima guerra mondiale, B. fu con la maggioranza del partito favorevole ai crediti di guerra, tuttavia già nel 1915 affermava il proprio disaccordo dalla politica bellica dell’impero in un manifesto firmato insieme a H. Haase e K. Kautsky. Da quel momento, B. volse ogni attività a promuovere nel più breve tempo possibile la pace, segnatamente con l’Inghilterra, dove il lungo soggiorno gli aveva fatto contrarre relazioni personali e amicizie. Si schierò temporaneamente fra i socialisti indipendenti e pubblicò Von den Aufgaben der Juden im Weltkrieg (1917), che suscitò molti commenti, in quanto B. vi sosteneva la tesi di una sorta di missione universalistica del popolo ebraico, effetto della sua stessa dispersione e del conseguente cosmopolitismo. Scrisse anche in talune riviste svizzere contro la continuazione della guerra. Scoppiata la rivoluzione in Russia, cercò di impedire l’infiltrazione in Germania del bolscevismo e rientrò allora nel partito. Rieletto al Reichstag nel 1920, prese parte, quale delegato del partito, al congresso socialista internazionale di Ginevra e si adoperò per conciliare le tendenze divergenti del partito stesso. Tra i primi a sostenere, in Germania, la responsabilità degli imperi centrali per la conflagrazione europea, B. riconobbe giuste le riparazioni pretese dalle potenze nemiche (Weimar 1920), attirandosi di nuovo odio da parte dei nazionalisti e dei conservatori. Troppo avanti negli anni per partecipare ancora alla vita parlamentare attiva, B. non si ripresentò candidato nel 1928. Autore di scritti sulla storia del socialismo, pubblicò, con notevoli tagli, il carteggio Marx-Engels (1919), il proprio epistolario con Engels (1925) e, nel 1919-20, le opere e i discorsi di F. Lassalle.