GERHARD, Eduard
Archeologo, nato a Posen il 27 novembre 1795, morto il 12 maggio 1867 a Berlino.
Studiò filologia classica a Breslavia e a Berlino, ove ebbe a maestro il Böckh; si laureò nel 1815 con una tesi sulle lectiones Apollinianae; curò quindi l'edizione degli Scolii di Pindaro e contemporaneamente si abilitò alla libera docenza a Breslavia. Nel 1819 si recò in Italia, principalmente per ragioni di salute, e si trattenne soprattutto a Roma. Nel 1821 fece un viaggio a Parigi, al quale seguirono studi di archeologia a Bonn. Nell'autunno del 1822 tornò a Roma. Si unì agli archeologi tedeschi che vi risiedevano: Schorn e Hagen; venne a contatto anche con Carlo Fea, Filippo Aurelio Visconti e Girolamo Amati. In collaborazione con Theodor Panofka, venuto anch'egli a Roma, compilò il catalogo Neapels antike Bildwerke (I monumenti figurati antichi di Napoli), di cui uscì solo il primo volume. L'elenco delle sculture vaticane, redatto in collaborazione con il Platner, comparve nel 1826 nella Beschreibung der Stadt Rom (Descrizione della città di Roma). A seguito dei nuovi grandi scavi in Vulci, pubblicò nel 1831 negli Annali il suo Rapporto volcente, che fece epoca nella letteratura archeologica risolvendo in modo definitivo la disputa se le ceramiche dipinte rinvenute nelle necropoli etrusche fossero greche o etrusche, a favore della loro fabbricazione greca. Contemporaneamente aveva iniziato la preparazione degli Antike Bildwerke, vasta pubblicazione che doveva comprendere 400 tavole (ne uscirono solo 140 nel 1844) e che precorreva la necessità di raccogliere il corpus dei monumenti figurati dell'antichità. Nel frattempo il G. e i suoi amici archeologi, tra i quali erano l'ambasciatore prussiano Bunsen e quello hannoveriano Kestner, si erano riuniti per studi regolari. Da queste riunioni nacque la Hyperboreisch-römische Gesellschaft, trasformata poi nel 1828 nell'Instituto di corrispondenza archeologica, di cui il G. fece sempre parte e ne fu a lungo segretario. Trasferitosi a Berlino nel 1834, lavorò al museo, tenne anche corsi universitarî e si occupò dell'Accademia. Già nel 1836 pubblicava il primo (e unico) volume Berlins antike Bildwerke (Monumenti figurati antichi a Berlino). Nello stesso anno tornò a Roma, e dopo una puntata ad Atene, si stabilì definitivamente a Berlino, dedicandosi nuovamente al museo e alla pubblicazione di vecchio e nuovo materiale. Dal 1839 in poi uscirono i quattro volumi Auserlesene Vasenbilder (Figurazioni vascolari scelte), inoltre Etruskische Spiegel (Specchi Etruschi), opera che venne terminata dopo il suo decesso, mentre la progettata pubblicazione delle urne etrusche fu attuata dal Brunn. Nel 1854-55 il G. pubblicò uno studio sulla mitologia greca (Griechische Mythologie).
Oltre all'attività meramente scientifica vanno ricordate l'opera di organizzazione all'università, alla quale procurò una adeguata attrezzatura archeologica, la fondazione della Archäologische Gesellschaft berlinese, le continue cure dedicate all'Istituto romano e alla sua centrale di Berlino (fondata nel 186o), di cui fu il primo direttore.
A completamento degli scritti curati dall'Istituto di Roma, fondò a Berlino la Archäologische Zeitung. Ma tutti questi lavori venivano sempre interrotti da viaggi di studio. Una crescente debolezza e il continuo aggravarsi della malattia agli occhi limitò negli ultimi anni la sua attività.
I meriti del G. furono essenzialmente di carattere pratico: seppe organizzare con successo la scienza archeologica. La sua attività scientifica mirava a sistemare in modo evidente e a pubblicare bene grandi classi di monumenti. È suo il detto: monumentorum artis antiquae qui unum vidit nullum vidit, qui mille vidit, unum vidit, col quale viene riconosciuta la grande importanza che hanno l'iconografia e i modi della sua trasmissione nello studio dell'arte antica legata a una lunga tradizione artigiana e si postula l'esigenza metodologica di non giungere ad affrettate conclusioni senza prima aver sottoposto il singolo monumento a un'ampia serie di confronti. L'unilateralità dei suoi punti di vista, l'aver trascurato i problemi della forma per l'interesse al soggetto, sovente spiegato in base a idee mitico-religiose, che non conservano oggi validità, sono difetti che non diminuiscono il valore delle sue grandi pubblicazioni.
Bibl.: A. Michaelis, in Der Grenzbote, 1867, pp. 445-463; E. Curtius, in Gött. Gel. Nachr., 1867, p. 265 ss.; A. v. Reumont, Necrologia di Ed. Gerhard, in Archivio Storico Italiano, s. III, T. VII, P. II, 1868; O. Jahn, Ed. Gerhard, Berlino 1868.