BARRIOS, Eduardo (App. II,1, p. 361)
Scrittore cileno, morto a Santiago del Cile nel 1963. Nell'ultimo periodo della sua carriera letteraria, questo grande maestro vide aumentare il suo prestigio grazie alla produzione di opere nuove, come Los hombres del hombre (1950), dove una concezione d'esistenzialismo spiritualista si applica al problema degli aspetti contraddittorî della personalità, e soprattutto per via dell'intenso lavoro critico operato dalle nuove generazioni sui suoi scritti precedenti. Si è giunti così a una nuova lettura - e a un rinnovato successo - del suo teatro, con commedie che risalivano addirittura ai primi anni del secolo, come Lo que niega la vida (1913) e Vivir (1916), nelle quali si osserva in filigrana il passaggio dal naturalismo al simbolismo. La stessa sorte è toccata a El niño que enloqueció de amor (1915), divenuto un bestseller quarant'anni dopo la pubblicazione, per le prospettive che la psicanalisi ha aperto sulla vita sessuale, conscia e inconscia, dei fanciulli e che rendono questo geniale romanzo in prima persona assolutamente profetico. La critica strutturalista ha poi preso in particolare esame il corpus dei racconti di B., così densi e calibrati, fra cui spiccano in modo particolare quelli riuniti in Y la vida sigue (1925). La scomparsa di B. fu lutto nazionale per il Cile, dove università e fondazioni furono intitolate al suo nome.