De Filippo, Eduardo
Attore e autore tra i più grandi del teatro italiano
Eduardo De Filippo è stato un attore molto celebre, e un autore rappresentato in tutto il mondo, benché le sue opere siano state scritte in dialetto napoletano. Con gli anni ha affinato sempre più la sua recitazione. Applaudito da giovane, da vecchio divenne un mito vivente
Figlio d'arte, cioè figlio di attori, Eduardo De Filippo aveva cominciato a recitare bambino, a quattro anni. I figli d'arte hanno una disinvoltura in palcoscenico che costituisce la loro particolare abilità; ma hanno anche la tendenza ad assorbire fin dall'infanzia le abitudini del teatro della generazione precedente, spesso senza riuscire a liberarsene. De Filippo ha capovolto la situazione; egli è stato profondamente fedele a tutti gli elementi di base della tradizione in cui era nato: in particolare l'uso del dialetto, la comicità, la scelta di scrivere commedie che descrivevano un ambiente sociale preciso. Scelta, questa, che gli è servita a rendere più forti le sue diversità dalla normale commedia dialettale, più taglienti i risvolti drammatici delle sue opere, più impressionanti i temi serissimi che ha affrontato attraverso il riso. Per esempio, nella sua commedia Il sindaco del rione Sanità (1960), De Filippo ha trattato in toni aspri e comici insieme il problema della camorra. Quando era lui a recitare, questa commistione tra farsa e serietà diventava esplosiva. Alla sola lettura, le sue commedie possono sembrare sentimentali, fanno meno ridere, e quindi fanno forse anche pensare meno, ma fortunatamente delle sue interpretazioni esiste una registrazione audiovisiva quasi completa.
Eduardo De Filippo è stato un 'attore-capo', cioè un punto di riferimento centrale per i compagni in scena durante lo spettacolo. Eduardo dirigeva la sua compagnia, curava gli allestimenti, scriveva la maggior parte dei testi, ed era capace di trasformare il suo gruppo di attori in un vero 'insieme', migliore nel suo complesso dei singoli elementi da cui era composto. Nato nel 1900, Eduardo era figlio illegittimo di un attore e drammaturgo napoletano, il celebre Eduardo Scarpetta. Insieme ai fratelli, Titina e Peppino, Eduardo recitò dapprima nella compagnia del padre, poi in quella del fratellastro, Vincenzo Scarpetta. Inoltre, cominciò a scrivere commedie, seguendo all'inizio fedelmente lo stile del padre. Nel 1931 i tre De Filippo formarono una loro compagnia. Benché recitassero in dialetto commedie che parlavano soprattutto di situazioni napoletane, il loro successo fu vivo in tutta Italia. I De Filippo erano tutti e tre attori eccezionali, e diventavano ancora più bravi quando recitavano insieme. Quando la compagnia si ruppe, nel 1944, per discussioni tra Peppino ed Eduardo, la loro separazione sembrò innaturale: i fratelli, più che tre attori diversissimi, splendidi e complementari, sembravano quasi un corpo unico, le tre facce di un attore solo.
Per Eduardo ricominciare con una nuova compagnia ‒ insieme solo a Titina ‒ non fu facile. La svolta fu rappresentata, nel 1945, dal successo della sua nuova commedia, Napoli milionaria: da allora divennero parte integrante del suo stile temi e toni non solo comici, presenti già da tempo (aveva già interpretato Pirandello in napoletano) ma in modo più nascosto. Napoli milionaria è la storia di una famiglia napoletana durante la Seconda guerra mondiale: fame, perdita di valori, nuova ricchezza, nuova violenza. Un tema difficile da affrontare nel 1945, a guerra appena finita, ancora più difficile visto che Eduardo era noto per la sua comicità. Anche questa volta, del resto, situazioni e scene comiche si mescolavano ad altre drammatiche, sentimentali, persino tragiche. L'ultima battuta della commedia ("ha da passà 'a nuttata", cioè la guerra e le sue conseguenze) divenne proverbiale.
Eduardo ha scritto numerosissime commedie, che ha pubblicato divise tra le Cantate dei giorni pari, solo comiche, e le Cantate dei giorni dispari, sul tipo inaugurato da Napoli milionaria. Tra le sue opere più famose vanno ricordate almeno Filumena Marturano (1946) e Sabato, domenica e lunedì (1959).
Nel 1981 fu nominato senatore a vita; morì tre anni dopo, nel 1984.