De Filippo, Eduardo
Autore teatrale, attore e regista teatrale e cinematografico, nato a Napoli il 26 maggio 1900 e morto a Roma il 31 ottobre 1984. Considerato una delle figure più eminenti della scena italiana del Novecento per la sua notevole abilità di autore e interprete, mantenne sempre viva l'essenza dei personaggi di volta in volta creati attraverso una sottile rarefazione dei mezzi espressivi e una tecnica interpretativa tanto decantata da apparire naturale. La sua attività cinematografica, per quanto contraddistinta da risultati artisticamente interessanti, fu sempre condizionata e subordinata all'impegno e alla passione per il teatro, a cui si dedicò per tutta la vita. Fu anche capocomico, impresario e produttore, e si occupò personalmente, fin dalla metà degli anni Cinquanta, degli adattamenti televisivi delle sue commedie.
Nato dalla relazione del grande attore e autore teatrale napoletano Eduardo Scarpetta con la nipote Luisa De Filippo, fin da bambino recitò nella compagnia del padre, prima sporadicamente e poi, dall'età di tredici anni, stabilmente, sotto la direzione del fratellastro Vincenzo. Le numerose esperienze nell'ambito del teatro dialettale napoletano e nella rivista costituirono la base per la formazione, insieme ai fratelli Peppino e Titina, della compagnia Teatro umoristico ‒ I De Filippo, che avrebbe avuto grande fortuna in tutta Italia. Proprio a questi successi si deve l'avvio della carriera cinematografica di Eduardo, che per molti anni lavorò al fianco dei fratelli. Dopo una parte minore in Tre uomini in frack (1933) di Mario Bonnard, nel 1935 fu il protagonista di Il cappello a tre punte di Mario Camerini, nel ruolo di un governatore spagnolo che, nella Napoli del Viceregno, insidia senza successo la bella moglie di un mugnaio, interpretato da Peppino. I due film successivi, Quei due (1935) di Gennaro Righelli e Sono stato io! (1937) di Raffaello Matarazzo, sfruttarono direttamente il repertorio teatrale della sua compagnia. In particolare, il primo, che narra le avventure di una coppia comica sul modello del duo Stan Laurel-Oliver Hardy, si ispira all'atto unico Sik-Sik l'artefice magico (1930), primo grande successo dei De Filippo nato nell'ambito del teatro di rivista; il secondo è invece tratto dalla fortunata commedia di P. Riccora, Sarà stato Giovannino.
Alla fine degli anni Trenta, oltre a continuare l'attività di attore in film di non grande rilievo, per lo più di derivazione teatrale, debuttò come regista e produttore cinematografico con In campagna è caduta una stella (1939), storia di due fratelli rivali in amore tratta da una commedia di P. De Filippo. Il film, la cui lavorazione fu ostacolata dallo scoppio della Seconda guerra mondiale, che costrinse l'attrice Rosina Lawrence a un repentino rientro negli Stati Uniti, fu un insuccesso. Solo quattro anni più tardi D. F. tornò alla regia con un film prodotto dalla Cines, Ti conosco, mascherina!, tratto da una pochade francese già portata al successo dal padre, di cui fu anche interprete accanto ai fratelli e a Lída Baarová. Nel dicembre del 1945, dopo una clamorosa rottura con il fratello che portò allo scioglimento del Teatro umoristico ‒ I De Filippo, creò una nuova compagnia, Il teatro di Eduardo, di cui entrò a far parte anche la sorella. La fine della guerra e la separazione dal fratello segnarono uno spartiacque nella sua produzione d'autore; nella seconda metà degli anni Quaranta scrisse e mise in scena, con un grande successo, alcune delle sue commedie maggiori (Napoli milionaria, Questi fantasmi, Filumena Marturano, Le voci di dentro), ritratti a un tempo comici e dolorosi di un'umanità sconvolta dal passaggio della guerra. Negli stessi anni anche nel cinema si trovò ad affrontare, come interprete, tematiche belliche o postbelliche in film come La vita ricomincia (1945) di Mario Mattoli, Uno tra la folla (1946) di Ennio Cerlesi e Piero Tellini, Campane a martello (1949) di Luigi Zampa, pur continuando a recitare anche in lavori di matrice teatrale, come Assunta Spina (1948) di Mattoli interpretato da Anna Magnani, adattamento di poco successo del dramma di S. Di Giacomo.
Negli anni Cinquanta l'interesse per il cinema come mezzo di espressione artistica e come strumento di diffusione della sua opera d'autore si intensificò, tanto da determinare, dal 1951 al 1953, un temporaneo allontanamento dall'attività teatrale. In questo periodo scrisse, diresse e interpretò una serie di film tratti dalle sue commedie più importanti. Il primo, e il più fortunato, fu Napoli milionaria (1950), di cui fu anche produttore insieme a Dino De Laurentiis. Al suo successo contribuì la partecipazione di Totò nella parte di un 'uomo in affitto'. Se da un lato il film si avvicina al Neorealismo per le tematiche popolari e per l'impiego anche di 'attori presi dalla strada', dall'altro se ne distacca decisamente per l'impianto drammaturgico, per gli ambienti ricostruiti in studio, e per l'utilizzo di interpreti di provenienza teatrale. Presentato a Cannes nel 1951 e distribuito in tutto il mondo, il film contribuì notevolmente alla popolarità internazionale di D. F. il quale, l'anno successivo, partecipò al film collettivo Les sept péchés capitaux (I sette peccati capitali), accanto a registi come Roberto Rossellini e Claude Autant-Lara, con l'episodio L'avarice et la colère (L'avarizia e la collera) di cui fu anche interprete. A Napoli milionaria seguirono, con un successo via via più contenuto: Filumena Marturano (1951), interpretato dalla sorella, i due episodi di Marito e mo-glie (1952), e quindi Questi fantasmi (1954), per il quale D. F. volle come protagonista Renato Rascel. Negli stessi anni diresse la commedia Ragazze da marito (1952), in cui si ricompose il trio dei fratelli De Filippo; Napoletani a Milano (1953), che mescola in modo curioso tecniche quasi documentaristiche e una struttura da apologo; e la favola cinematografica Fortunella (1958), da un soggetto di Federico Fellini ed Ennio Flaiano, con Giulietta Masina, Alberto Sordi e Paul Douglas. Di matrice teatrale sono invece i film realizzati tra il 1959 e il 1966, gli ultimi della sua carriera di regista: Il sogno di una notte di mezza sbornia (1959), ripresa della rappresentazione teatrale di una fortunata commedia del suo repertorio; L'ora di punta, episodio del film Oggi, domani, dopodomani (1965), tratto da un suo atto unico, con Marcello Mastroianni, Virna Lisi e Luciano Salce; e l'ultimo, Spara forte, più forte… non capisco! (1966), infelice adattamento, ancora con Mastroianni, di una delle sue commedie più belle e amare, Le voci di dentro.
Nel 1966 si concluse anche la sua attività di attore cinematografico, intrapresa, in più di un'occasione, per far fronte alle spese di ricostruzione del Teatro San Ferdinando, che aveva acquistato in macerie a Napoli nel 1948. Nel secondo dopoguerra aveva infatti interpretato film quali L'oro di Napoli (1954) di Vittorio De Sica, in cui è un 'professore' che vende saggezza agli abitanti dei vicoli napoletani; Raw wind in eden (1958; Vento di passione), sfortunata produzione hollywoodiana diretta da Richard Wilson, con Esther Williams; Ferdinando I re di Napoli (1959) di Gianni Franciolini, in cui è un Pulcinella antiborbonico; Tutti a casa (1960) di Luigi Comencini, nel ruolo del padre del protagonista (Alberto Sordi); Fantasmi a Roma (1961) di Antonio Pietrangeli, una delle opere più interessanti cui ebbe modo di partecipare, nella parte di un aristocratico che sventa una speculazione immobiliare grazie all'aiuto di un gruppo di fantasmi, dopo essere diventato fantasma lui stesso.
Cospicua fu anche l'attività di soggettista e sceneggiatore, sia nei film da lui diretti sia in quelli firmati da altri registi. Uno di questi, Ieri oggi domani (1963) di Vittorio De Sica, con Sophia Loren e Marcello Mastroianni, di cui scrisse l'episodio Adelina, fu premiato nel 1965 con l'Oscar come miglior film straniero e riscosse in tutto il mondo un grande successo. Molto fortunato fu anche Matrimonio all'italiana (1964), tratto dalla sua commedia Filumena Marturano, sempre con la coppia Loren-Mastroianni e con De Sica regista; un film dal quale D. F. si dissociò, in disaccordo con le scelte degli altri sceneggiatori e del produttore Carlo Ponti.Ritiratosi dalle scene nel 1980, l'anno successivo fu nominato senatore a vita. Tre anni più tardi offrì la sua ultima interpretazione, quella di un vecchio maestro, nel film televisivo Cuore (1985), diretto da Luigi Comencini e uscito dopo la sua morte.
Eduardo e il cinema, a cura di F. Cauli, Napoli 1985 (catalogo della mostra).
S. De Matteis, De Filippo, Eduardo, in Dizionario biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, 33° vol., Roma 1987, ad vocem.
P. Quarenghi, Lo spettatore col binocolo. Eduardo De Filippo dalla scena allo schermo, Roma 1995.
P. Quarenghi, Eduardo. Dal teatro al cinema, dal cinema al teatro, in "Ariel", maggio-dic. 1996, 2-3, pp. 131-52.