DE FILIPPO, Eduardo (App. II, 1, p. 762)
Con Le voci di dentro (1948) si era delineata nel teatro di Eduardo una fase di più acuto pessimismo: ai modi del neorealismo si unisce il rimpianto mitico per un passato collocato, non storicamente, bensì culturalmente, nello strapaese della sua giovinezza e nella rivalutazione degli affetti più umili e spontanei. Le sue opere nascono dalla ribellione, più emotiva che razionale, all'ingiustizia e all'ipocrisia, e testimoniano dell'impegno etico dello scrittore (La paura numero uno, 1950; Amicizia, 1952; I morti non fanno paura, 1952; Mia famiglia, 1955; Il figlio di Pulcinella, 1958; Sabato, domenica e lunedì, 1959; Il sindaco del rione Sanità, 1960; Il contratto, 1967; Il monumento, 1970; Gli esami non finiscono mai, 1973). Un posto a sé nella produzione di questi anni occupa L'arte della commedia (1964), in cui si precisano le teorie drammatiche di Eduardo nell'identificazione tra teatro e vita. Nel 1972 ha ricevuto il premio Feltrinelli dell'Accademia Nazionale dei Lincei.