SCARPETTA, Eduardo
Attore e commediografo dialettale, nato a Napoli il 13 marzo 1853, ivi morto il 29 novembre 1925. Di modestissima famiglia, salì in età di quindici anni le scene del vecchio teatro napoletano di San Carlino, in parti infime, compensato dall'impresario Mormone con quattordici ducati mensili, pari a lire italiane diciassette. Seguì poi il noto attore Michele Bozzo in un giro in Calabria, generalmente deriso per la sua inettitudine ai ruoli serî che gli avevano assegnati. Sennonché, tornato diciassettenne al San Carlino, ottenne il suo primo successo di attore-autore con una commediola comica in dialetto napoletano, Don Felice Sciosciammocca, mariuolo de 'na pizza; e il più famoso Pulcinella del tempo, Antonio Petito, lo scritturò immediatamente nella propria compagnia. Alla morte del Petito, passò con Raffaele Vitale; e infine assunse la direzione del San Carlino, dove al vecchio e grossolano repertorio farsesco sostituì una serie di commedie, sempre in dialetto, composte da lui stesso, di cui circa un terzo con trame originali e il resto ridotte da altre commedie italiane e specialmente francesi. Protagonista di tutto questo repertorio rimase immutabilmente la nuova "maschera" di Sciosciammocca ch'egli aveva creata nel suo primo lavoretto e che non abbandonò mai più, riuscendo a farla accettare ai gusti del pubblico partenopeo, e poi italiano, in luogo di quella secolare di Pulcinella. Come Pulcinella - che non è un tipo fisso ma piuttosto una generica espressione comica di umori, aspirazioni, vizî e miserie della plebe napoletana - anche Don Felice Sciosciammocca - per cui il Rasi ricorda il vecchio ruolo italiano del mamo, lo scemo più o meno beffato, e i precedenti del veneto Filipeto goldoniano, e del romano Pippetto giraudiano - non ha lineamenti definiti con precisione; ma assume da un'avventura all'altra caratteri sensibilmente varî, pure serbando, con lo stesso volto e lo stesso abbigliamento ridicolo, il medesimo vago fondo di napoletana umanità. E intorno a un tale protagonista, che lo S. attore incarnava con comicità vivacissima ma sobria e spontanea, lo S. autore e direttore fece agitare una folla di macchiette estremamente caricaturali, che incontrarono il favore non solo del pubblico grosso ma anche di quello migliore e della stessa critica. Al che concorse l'interpretazione straordinariamente saporita de' suoi comici, tra cui il Della Rossa, la Gagliardi, lo Schioppa, e quell'eccellente artista che fu Gennaro Pantalena (in seguito distaccatosi dallo S. per creare una compagnia con repertorio d'intenti più elevati). Il successo d'ilarità dello S. fu grande non solo in Napoli ma nell'Italia intera.
Delle sue commedie, circa un centinaio, si ricorda soprattutto Miseria e nobiltà, che è la più originale e contiene scene assai felici; oltre Tetillo (rid. da Bébé), Li nipute de lu Sinneco (da Le droit d'aimer), Santarella (da Mam'zelle Nitouche), Mettíteve a ffà l'ammore cu' me (da Fatemi la corte), L'albergo del Silenzio (da L'albergo del Libero scambio), 'Na criatura sperduta, 'A natriccia, 'Na mazziata dopo mangiato, Tante 'mbruoglie pe 'na fumata, 'Nu turco napolitano, Il romanzo d'un farmacista povero, ecc. Negli ultimi anni della sua vita lo S. si ritirò dalle scene, affidando la rappresentazione del suo repertorio alla compagnia guidata dal figlio Vincenzino, vivente.
Bibl.: S. Di Giacomo, Storia del Teatro San Carlino, Napoli 1891; 6ª ed., a cura di B. Brunelli, Milano 1935; B. Croce, I teatri di Napoli, Bari 1916; E. Scarpetta, Cinquant'anni di palcoscenico, memorie, con prefaz. di B. Croce, Napoli 1925.