educazione
Processo di trasmissione di un sistema di conoscenze e di valori, di norme e modelli di comportamento, finalizzato alla strutturazione della personalità umana e all’inserimento dell’individuo nella società. Nell’antichità classica il tema dell’e. è parte integrante del discorso sull’etica e sulla politica. Nel mondo greco l’e. è intesa come παιδεία, come formazione complessiva dell’uomo e del cittadino, e in filosofia il problema educativo, in particolare in Platone e Aristotele, è strettamente connesso al problema dello Stato e della vita morale. Alla base del tentativo di restaurare lo Stato su basi razionali Platone pone un complesso sistema di e. che fa capo alla sapienza dialettica di un’aristocrazia di reggitori. Aristotele, dal canto suo, identifica il processo educativo con la formazione di buone abitudini, compito affidato all’educatore ma anche al legislatore, essendo lo Stato il supremo educatore. Se nel mondo romano la preminenza viene data ai valori civili, per cui l’e. si configura, soprattutto con Quintiliano, come addestramento del futuro oratore (vir dicendi peritus), con il cristianesimo il processo educativo diventa percorso di perfezionamento morale e di iniziazione alla fede, che Agostino concepisce come attività mirata ad aprire l’anima del discepolo all’illuminazione divina, mentre è inteso da Tommaso come un processo-logico deduttivo fondato sulle verità teologiche. Nell’Umanesimo e nel Rinascimento il problema educativo assume un nuovo aspetto: l’accento non cade più sulla trasmissione della verità, ma sull’ideale estetico di una formazione armonica dell’individuo. Ne è esempio emblematico la «Casa giocosa» di Vittorino da Feltre, mirata a promuovere e disciplinare lo spontaneo svolgimento della personalità attraverso il gioco, gli esercizi fisici, la cultura letteraria e scientifica e la musica. L’evoluzione economico-sociale e la nascita della scienza moderna nel sec. 17° influenzano profondamente la concezione dell’e. e l’organizzazione dei sistemi educativi. In ambito protestante, Comenio procede all’elaborazione di una metodologia educativa e di una organizzazione generale dell’istruzione scolastica fondata sul principio della pansofia («insegnare tutto a tutti»), mentre in ambito cattolico si affermano i modelli educativi delle scuole gesuite, rivolti alla formazione delle élite e basati sull’emulazione, la disciplina e l’apprendimento mnemonico. Modelli di altissimo spirito educativo, severo ma rispettoso della persona umana, saranno nel 18° sec. le «piccole scuole» del giansenismo, la cui metodologia educativa rivelerà una sorprendente vitalità anche dopo lo scioglimento del movimento. Nell’ambito della filosofia empiristica Locke, in partic., partendo dalla fede nelle forze spontanee e nell’autonomia della ragione umana, pone l’accento sulla formazione della personalità del discente attraverso la propria esperienza. Sarà questo uno dei temi della grande utopia pedagogica di Rousseau, il quale intende l’e. come processo di auto-svolgimento della personalità, propugnando un metodo educativo che corrisponda alle fasi di sviluppo dell’individuo e promuova al contempo indirettamente la libera iniziativa. Al pensiero di Rousseau si ispireranno successivamente Pestalozzi, che sottolinea il ruolo centrale del bambino quale soggetto del processo educativo, e Fröbel, il creatore dei «giardini d’infanzia», che scopre il mondo dell’infanzia nella pienezza dei suoi interessi. E alcune istanze rousseauiane si ritroveranno anche nel rinnovamento educativo proposto all’inizio del sec. 20° dal movimento attivista, in particolare da Dewey, con il suo richiamo alla partecipazione attiva dei giovani al processo di apprendimento e all’esigenza di soddisfarne i bisogni concreti sulla base di determinati progetti operativi. Alla definizione di una disciplina autonoma che studia le teorie, i metodi e i problemi dell’educazione, la pedagogia, diede un fondamentale apporto nel sec. 19° Herbart, il quale inaugurò altresì quella stretta dipendenza della scienza dell’educazione dalla psicologia che contraddistinguerà gli sviluppi successivi. A partire dalla fine dell’Ottocento, la riflessione sull’e. diventerà progressivamente prerogativa, oltre che della psicologia, anche di un’altra disciplina autonomizzatasi dalla filosofia, ossia la sociologia. Un’eccezione in questa tendenza è rappresentata dai tentativi di Gentile, in Italia, di interpretare la filosofia stessa come pedagogia, in una concezione dell’idealismo che identifica lo sviluppo personale dell’uomo con lo sviluppo universale dello spirito, e da quello di segno diverso di Dewey, negli Stati Uniti, di fondare una «pedagogia scientifica» coerentemente con l’estensione positivistica del metodo scientifico ai fenomeni umani. Successivamente, l’affermarsi dei metodi della psicologia sperimentale nello studio dei processi di apprendimento, dello sviluppo del bambino e delle differenze individuali influenzò profondamente l’orientamento della ricerca empirica e teorica nel campo dell’educazione.