KARDELJ, Edvard
Uomo politico iugoslavo, nato a Lubiana il 27 gennaio 1910 da famiglia operaia. Entrato nel Partito comunista iugoslavo (1928), imprigionato per la sua attività politica, trascorse un periodo di studi nell'URSS; membro del Comitato centrale (1937) e dell'Ufficio politico (1938), organizzò il movimento partigiano in Slovenia e assunse la carica di vicepresidente del Comitato di liberazione nazionale (1943). Ministro per la Costituente (1945-46), ministro degli Esteri (1948-53), presidente dell'Assemblea federale (1963-67), membro del Consiglio federale (dal 1963), fu stretto collaboratore di Tito al momento della rottura con Stalin (1948) e, successivamente, dell'espulsione del ministro degli Interni A. Ranković dalla Lega dei comunisti iugoslavi (1966); si è battuto per la riforma economica e la federalizzazione, nel quadro istituzionale iugoslavo.
Partito dallo studio del problema nazionale sloveno (1939), K. si distinse dapprima per radicalismo rivoluzionario, sostenendo il valore esemplare dell'esperienza sovietica: affermò il predominio del piano economico dello stato e del settore di proprietà statale, accettò la contrapposizione ždanoviana dei due campi, quello imperialista intorno agli Stati Uniti e quello democratico intorno all'Unione Sovietica. Successivamente K. ha sviluppato una concezione della democrazia popolare rispondente alle esigenze della politica iugoslava nella crisi provocata dalla rottura delle relazioni con l'URSS. Il potere democratico-popolare mantiene un carattere dualistico: da una parte l'iniziativa autonoma degli organi locali, dall'altra il ruolo di guida e controllo degli organi superiori. Non si tratta - come sottolinea egli stesso - di una piena democrazia: infatti "una volta maturate le condizioni sociali per tale democrazia perfetta, allora essa non sarà democrazia, ma morirà come forma statale e sarà sostituita dalla libera comunità umana". Lo sviluppo dei "consigli popolari", dunque, deve procedere attraverso una precisa definizione delle loro competenze, in armonia col principio dell'unità del potere e del centralismo democratico (O ljudski demokraciji v Jugoslaviji, 1949, trad. it. Sulla democrazia progressiva, 1950; Protivrečnosti društevne svojine u savremenoj socialističkoj praksi, 1972, trad. it. Proprietà statale e autogestione, 1975). K. ha commentato l'intero sviluppo costituzionale della Iugoslavia popolare (1953,1963,1974), chiarendo la portata dei principi di autogestione, proprietà sociale, decentramento, federalizzazione. Aperto il dibattito, nel movimento comunista internazionale, sulle tesi del XX congresso del PCUS, ha identificato la posizione dei teorici cinesi con quella dei trockisti, fautori della rivoluzione permanente mondiale; ha difeso la coesistenza pacifica e la dottrina del socialismo in un solo paese, affermando che la rivoluzione socialista è essenzialmente un prodotto nazionale, condizionato da particolari situazioni obiettive (Socializem i rat, 1960, trad. it. Il socialismo e la guerra, 1961). Da ultimo, K. è tornato sulla questione nazionale e sul non-allineamento (La nation et les relations internationales, 1975).
Bibl.: E. Kardelj, Problemi naše socialistične graditve, 9 voll., Lubiana 1955-74.