EFESTIA (῾Ηϕαιστία, ῾Ηϕαιστίας, Hephaestia)
Era la città principale dell'isola di Lemno, situata nella insenatura settentrionale (Kòlpos Pournias), nei pressi dell'odierno villaggio di Paleopoli; l'identificazione si deve ad A. Conze che, nel 1858, visitò la località.
Fu abitata, come tutta l'isola, da una popolazione pregreca, denominata da Erodoto (vi, 138) pelasga, da Tucidide (iv, 109) pelasgo-tirrenica; dopo la spedizione scitica di Dario, fu occupata dai Persiani, guidati dal satrapo Otane. Negli ultimi anni del VI sec. a. C. o, più probabilmente, nel primo decennio di quello successivo, fu sottomessa pacificamente e in accordo con il tiranno locale, Ermone, da Milziade, il vincitore di Maratona e non, come altri crede, dal più antico Milziade, colui che fondò il principato ateniese del Chersoneso tracio. Forse tornò nuovamente in possesso dei Persiani, tra le cui fila infatti i Lemni combattono alla battaglia del capo Artemisio (Her., viii, ii), ma ben presto, tornata libera, fa parte della Lega attica e, nella seconda metà del V sec. a. C., pagò il tributo più alto, fra le città lemniote, tre talenti, alla nuova Lega delio-attica. Seguì poi le sorti dell'isola e, dopo il tramonto dell'età antica, fece parte dell'Impero di Bisanzio, diventando metropoli, fino all'occupazione del 1204 da parte dei Veneziani. Ancora prima che i Turchi occupassero l'isola, nell'anno 1456, la località, forse perché troppo esposta alle offese provenienti dal mare, verso il 1395, fu abbandonata.
Molto importanti sono gli scavi compiuti dalla Scuola Archeologica Italiana di Atene. Essi hanno portato alla scoperta di case, di un santuario e di una vasta necropoli a cremazione, appartenente alla popolazione pre-greca, abitante l'isola tra il sec. VIII ed il VI a. C.: il santuario appare, infatti, distrutto negli ultimi anni del VI secolo. Numerosi sono i ritrovamenti di armi, di oggetti d'oro, di idoli fittili e vasi di fattura locale. In questi oggetti l'ornato geometrico si fonde con quello curvilineo di tradizione cretese-micenea, la quale continua nell'isola fino ad epoca relativamente tarda, dando origine ad un'arte piena di vivacità e di movimento, soprattutto nelle scene figurate, arte che resta, almeno in parte, estranea al cambiamento di gusto che determinò altrove il sorgere e l'affermarsi dello stile geometrico. Alcuni frammenti di vasi recano lettere dello stesso alfabeto della nota stele trovata a Kaminia, ora nel Museo Naz. di Atene. Quindi, questa popolazione usava una lingua non greca, che ancora non è stata definita con esattezza e che alcuni ritengono, forse con poco fondamento, affine all'etrusco. Le relazioni commerciali con le altre isole sono attestate da oggetti importati; qualcuno di essi prova commerci con le regioni della Macedonia, mentre i commerci con il continente greco sono documentati da vasi protocorinzi, corinzi ed attici a figure nere. Dopo l'occupazione ateniese, in accordo alla tradizione letteraria, rappresentata da Erodoto, questa popolazione non greca sparisce. Numerose sono, infatti, le tombe greche ad inumazione con vasi attici e di cui le più antiche risalgono alla prima metà del V sec. a. C.: altre tombe appartengono ai secoli successivi fino all'età romana. Fra gli edifici greci, è da ricordare principalmente un teatro, forse costruito al principio del periodo ellenistico e modificato poi in età romana; altri edifici (chiese e case) attestano l'importanza della città nell'epoca bizantina.
Bibl.: A. Conze, Reise auf d. Inseln d. Thrakischen Meeres, Hannover 1860, p. 247 ss.; C. Frederich, in Athen. Mitt., XXX, 196, p. 219 ss. Per gli scavi italiani: D. Mustilli, in Annuario Atene, XV-XVI, 1932-33 [1942], p. 1 ss. (a p. 12, n. 1 prec. bibl.); G. Caputo, ibid., p. 278 ss.; G. Libertini, ibid., N. S., 1-2, 1939-40 [1942], p. 221 ss. Per l'arte e la lingua lemnia: A. Della Seta, in ᾿Εϕημερὶς ᾿Αρχαιολ., 1937, II, p. 629 ss. e in studi in onore di B. Nogara, Roma 1937, p. 119 ss.; D. Mustilli, in Studi di Antichità Classica offerti ad E. Ciaceri, Napoli 1940, p. 149 ss.; G. Becatti, Oreficerie antiche, Roma 1955, p. 162, tav. XXVIII. Per le monete: B. V. Head, Historia numorum, 2a ed., Oxford 1911, p. 262 ss. Storia di E. nel Medioevo: C. W. Hasluck, in Ann. of the Brit. School at Athens, XVII, 1910-1911, p. 157 ss.