EFESTIONE (Ήφαιστίων, Hephaestion)
Nobile macedone, coetaneo di Alessandro Magno, fu educato con lui e gli fu compagno prediletto nella spedizione d'Asia, svolgendo importanti compiti militari e politici e fondando numerose città, fino ad assumere nel 324 la carica di chiliarco, che rappresentava il massimo potere dopo il sovrano. L'anno stesso diventava cognato del re sposando Drypetis, figlia di Dario e sorella di Statira, seconda moglie di Alessandro, ma nell'autunno moriva a Babilonia, dove furono impegnati diecimila talenti per le onoranze funebri.
Le fonti parlano a tale proposito di una grandiosa opera di Stasikrates (v. vol. VII, p. 475, s.v. Stasikrates, e p. 1043, s.v. Tympanis) o Deinokrates (v. vol. Ill, p. 22, s.v. Deinokrates), una pyra, da considerare un mausoleo permanente, piuttosto che un apparato effimero, comunque accompagnato dall'immagine monumentale del defunto. L'iniziale identificazione della «pira», in senso proprio, di E. a Babilonia con alcuni resti bruciati sulla collina di Hornera (Koldewey, 1913) è stata messa in dubbio (Schmidt, 1941); viene considerato tuttavia pertinente a un cenotafio di E. il Leone in pietra di Hamadän, nell'area dell'antica Ecbatana (Luschey, 1968).
L'oracolo di Ammone impose che gli fosse tributato culto eroico, e ad Alessandria sorsero allo scopo due edifici, uno dei quali nell'isola di Faro (v. vol. I, p. 209, s.v. Alessandria).
Plinio (Nat. hist., XXXIV, 64) riteneva che un ritratto di E. fosse stato commissionato a Lisippo. Ma nell'esprimere il giudizio, ammetteva di aver trovato nelle sue fonti la diversa attribuzione a un Polyclitus, che egli era portato a identificare col celebre maestro, finendo col respingere il presunto anacronismo. Sappiamo invece che il terzo dei bronzisti di nome Policleto collaborò con Lisippo a Tebe nel 316, e dunque l'attribuzione di un E. a questo omonimo discendente del maestro argivo diventa ragionevole, senza che l'opera si debba allontanare dalla cerchia lisippea (v. vol. vi, p. 298, s.v. Polykleitos 4°, dove tuttavia le personalità di Policleto II e Policleto III sono confuse, e manca la menzione dell'epigrafe tebana. Su Policleto III: D. Arnold, Die Polykletnachfolge, Berlino 1969, pp. 13, 16-17, 44).
Definitivamente chiarito anche l'equivoco sorto con la recente proposta di riconoscere E. in un frammento di rilievo proveniente dai dintorni di Antiochia, ora all'Art Institut di Chicago, dove si è voluta vedere un'apoteosi di Alessandro, col suo compagno e Seleuco alla presenza di Eracle e di una personificazione femminile (Vermeule, Palagia), mentre il pezzo è il fianco sinistro di un sarcofaco attico col mito di Meleagro, databile al 230 d.C., che rappresenta Atalanta e altri partecipanti all'impresa di Calidone (Koch, Sichtermann).
È probabile l'identificazione del personaggio col giovane in nudità eroica che appare nella scena principale di battaglia sul sarcofago di Abdalonymos da Sidone, al Museo Archeologico di Istanbul (v. vol. I, p. 240; VII, p. 10), in atto di arrestare il cavallo di un orientale: il gesto dà carattere eroico alla figura, poiché ricalca l'iconografia di Eracle alle prese con le cavalle di Diomede.
Una pretesa testa di E., in coppia con quella di Alessandro, è pervenuta al Getty Museum di Malibu (Frel), ma l'unica testimonianza accompagnata da iscrizione resta il rilievo del Museo Archeologico di Salonicco con la dedica di un Diogenes all'«eroe E.» (Vermeule, 1980), che mostra un giovane dal volto forte e pieno e dai corti riccioli, rispondente ad altre decisive testimonianze.
I mosaici di Pella riproducono due scene relative agli esordi del personaggio con il giovane Alessandro tra il 343 e il 340 nel ritiro di Mieza. Si tratta del quadro attribuito a Melanthios (v.) con la Caccia al cervo da parte dei due, e di un gruppo plastico, riferibile a Lisippo (v.), con i medesimi personaggi impegnati nella Caccia al leone. L'analogia tra l'intervento di E. nella Caccia al leone di Pella, e quello di Cratero nel gruppo di Delfi (v. leochares e lisippo), entrambi intesi a sottrarre Alessandro alla minaccia della fiera, rammenta il parallelo tra i due compagni di Alessandro nella tradizione letteraria secondo la quale il Macedone avrebbe detto che E. era l'amico di Alessandro, mentre Cratero era l'amico del re (Plut., Alex., 47); di fatto l'iscrizione della Caccia di Delfi sottolinea la regalità del protagonista, salvato dall'intervento di Cratero.
Nei mosaici di Pella Alessandro è sempre riconoscibile per la presenza del petaso, attributo regale in Macedonia. Il cacciatore a testa scoperta è in entrambi i casi E., che rivela la più viva somiglianza, per la fisionomia e la capigliatura, non solo con la lastra di Salonicco, ma con un ritratto noto dal bronzo colossale di Madrid e da una replica a Venezia in proporzioni naturali (Moreno, 1990 e 1992).
Il pezzo di Madrid, già nella collezione Odescalchi, viene da Roma, e potrebbe coincidere con l'E. originale del bronzista Philon, portato in antico nell'Urbe dove fu visto da Taziano (v. vol. VI, p. 126, s.v. Philon 3°). La versione di Venezia è in basanite, il che orienta per una provenienza da Alessandria, in relazione al culto ivi attestato perl’hetàiros: accogliendo il suggerimento, formulato precedentemente a tale interpretazione, di vedere nel lavoro i modi di età adrianea (Traversari, 1968), acquisiamo un ulteriore argomento a favore dell'identificazione con Efestione. Alla morte di Antinoo, avvenuta nel Nilo il 130 d.C., si aprivano le onoranze in memoria del favorito di Adriano, comparabili soltanto alle iniziative di Alessandro per l'amico scomparso: una ripresa in Egitto della devozione per E., cui si assimilava Antinoo, era da aspettarsi in quegli anni, e il frammento di Venezia ne sarebbe un segno.
Bibl.: R. Koldewey, Das wieder erstehende Babylon, Lipsia 1913, pp. 301-302 (eventuali tracce della pira di E.); E. Schmidt, Die Griechen in Babylon und das Weiterleben ihrer Kultur, in AA, LVI, 1941, pp. 786-844, pp. 832-833 (identificazione dei resti sulla collina di Hornera come l’agorà di Babilonia, non come la pira di E.); H. Luschey, Der Löwe von Ekbatana, in AMI, I, 1968, pp. 115-122, tavv. XLV-L; G. Traversari, Museo Archeologico di Venezia. I Ritratti, Roma, 1968, p. 16, n. 2 (ritratto di E. in basanite, interpretato quale diadoco); V. von Graeve, Der Alexandersarkophag und seine Werkstatt, Berlino 1970, pp. 126-127, 134-135, 177, tav. XXX e tav. L, 2 (identificazione di E. sul sarcofago di Abdalonimo), pp. 151-152, nota 134, tav. LII, 1-2 (ipotetico ritratto di E. da Kyme al Museo Archeologico d'Istanbul); O. Palagia, Euphranor, Leida 1980, p. 46, nota 245, fig. 66 (sarcofago di Chicago, erroneamente considerato rilievo di una transenna); C. C. Vermeule, Greek Art, Socrates to Sulla (Art of Antiquity, II, 1), Boston 1980, p. 59, fig. 72 (rilievo con E., Salonicco); id., in The Search for Alexander, New York 1982, p. 101, n. 6 (testa di Alessandro, Malibu), p. 105, n. 13 (testa di E., Malibu); P. Moreno, Sculture lisippee nel Museo Archeologico di Venezia, in Venezia e l'archeologia, Venezia 1988, Roma 1990, pp. 251-257, tavv. LXVIII, 8, LXIX, 9-11 (ritratto in bronzo, Madrid, Prado e copia in basanite, Venezia, identificati come E.); R. R. R. Smith, Hellenistic Royal Portraits, Oxford 1988, p. 157, n. 13, tav. XI, 3-4 (ritratto in bronzo Madrid, Prado, proposto quale diadoco), p. 158, n. 4, tav. XI, 5-6 (copia, Venezia); P. Moreno, L'immagine di Alessandro nell'opera di Lisippo e di altri artisti contemporanei, in Alessandro Magno. Mito e realtà, Roma 1992 (AnalRoma, Suppl. XX), Roma 1993, pp. 101-136, figg. 1, 3-7 (identificazione di E. nei mosaici di Pella); E. Todisco, Scultura greca del IV secolo, Milano 1993, pp. 47-48, 112, 120, figg. 263-264.