efficiente
L'aggettivo è usato più volte nel Convivio, sempre in unione con ‛ cagione ' (v.), a indicare il concetto filosofico di " causa efficiente ", il terzo dei principi aristotelici del divenire, ὅθεν ἡ ἀρχὴ τη̃ς χινήσεως (Metaph. 13, 983 a 26), " quello donde è il principio del movimento ". D. lo enumera insieme agli altri in Cv IV XX 10 E se bene si guarda, questa diffinizione tutte e quattro le cagioni, cioè materiale, formale, efficiente e finale, comprende.
La denominazione di ‛ cagione e. ' (causa efficiens in Quaestio 17), che corrisponde al greco ποιητιχόν, giunse a D. dalla tradizione scolastica, ma l'espressione " causae efficientes " era già in Cicerone (Top. 13), trasferita da argomenti logici a luoghi retorici. Come termine equivalente di e., D. adopera anche ‛ movente ', ossia " causa motrice ": lo fuoco e lo martello sono cagioni efficienti de lo coltello, avvegna che massimamente è il fabbro (I XIII 4; il termine ricorre due volte); l'anima del fabbro è cagione efficiente e movente (IV IV 12). Il principio di cagione e. è applicato ai temi della nobiltà (IV XX 10), dell'amicizia e della scienza: E sì come de la vera amistade è cagione efficiente la vertude, così de la filosofia è cagione efficiente la veritade (III XI 13).