effige
Latinismo, sempre in rima. Adoperata due volte in Paradiso, riferita a Beatrice (süa effige / non discendëa a me per mezzo mista, XXXI 77), e a Cristo (Quella circulazion... / mi parve pinta de la nostra effige, XXXIII 131), la parola è detta per indicare essenzialmente il volto, la sembianza umana; ma confrontata con altre equivalenti come ‛ aspetto ', ‛ sembiante ', ecc., ha qualcosa di più nobile ed eletto, proprio di figure sante ‛ effigiate ' (da effingere, " dipingere "), secondo il valore originario del termine. Nell'immagine di Cristo quest'idea è parte espressa ed essenziale della figura poetica: dentro da sé, del suo colore stesso / mi parve pinta de la nostra effige.