EGADI (A. T., 27-28-29)
È un gruppo d'isole, che ha quasi lo stesso nome antico (Aegaztes), dirimpetto alla costa occidentale della Sicilia, ed è costituito principalmente da Favignana, Levanzo e Marettimo: le quali isole però non possono considerarsi del tutto distinte, per la loro origine, da alcune più piccole, quali Maraone e Formica, poco discoste l'una dall'altra, a SO. di Trapani, l'isola degli Asinelli a N. di questa città, le isole dello Stagnone e di S. Pantaleo, a N. di Marsala, e qua e là altre, che sono veri scogli.
La disposizione delle maggiori fa pensare a una Sicilia ancora più simmetricamente triangolare, con una delle sue caratteristiche punte sporgente per un altro mezzo grado circa verso ovest. E si può meglio intendere ciò, se si considerano a queste congiunte, nella loro piattaforma, l'Isola degli Asinelli e le altre minori, più vicine alla costa, fino al Capo Lilibeo, sì da formare la base dell'ultima parte del triangolo siculo occidentale, quasi sparso in frammenti nel mare e sempre più restringentesi verso O. sino a raggiungere quell'estremità di Marettimo che si chiama Punta Mugnone. Tutte, meno quest'ultima, sono legate alla Sicilia occidentale dall'isobata di 50 m. Così considerata, questa parte della Sicilia non avrebbe, dal punto di vista orografico, un carattere diverso da quello che si riscontra in tutta la Sicilia occidentale, dove sono tronchi di catene e monti isolati, senza una linea principale ben definita.
L'isola maggiore, Favignana, detta Aegusa dagli antichi, lunga circa 9 km. e larga poco più di 4, ha una superficie di circa 19 kmq., con uno sviluppo di coste di oltre 33 km. Dista quasi 17 km. da Trapani e 13 da Marsala. Ma è discosta da questa circa 33 km. e da Trapani 38, l'isola di Marettimo (chiamata Hiera nell'antichità), la seconda per grandezza (circa 12 kmq.), lunga più di 7 km. e larga poco più di 2. Ancora meno grande (circa 10 kmq.) è Levanzo, detta già Phorbantia (Tolomeo) e forse anche Bucinna (Plinio). Larga circa 2 km. e lunga 5, è distante da Trapani circa 15 km. Delle altre più piccole, qui ricordate, la più importante è l'isola di S. Pantaleo, l'antica Motya (v. marsala), dentro la Stagnone, con un circuito di oltre 2 km., quasi ugualmente distante da Favignana e dal Capo Lilibeo.
Questo gruppo, che è più elevato verso O., culmina a 684 m. nell'isola di Marettimo - quasi tutta montuosa, erta sul mare e assai pittoresca - con il monte Falcone, mentre raggiunge appena 513 m. nella parte meridionale dello stesso rilievo, che corre in direzione da NO. a SE., cioè dalla Punta Mugnone alla P. Martino; le quali, con la Punta Libeccio a SO. e con la Punta Troia a NE., dànno all'isola una caratteristica forma quadrangolare. La quota più alta del gruppo, dopo quelle testé ricordate, si trova in Favignana, ed è il Pizzo della Campana (m. 302) da cui si domina il resto dell'isola, perché è quasi nel centro di essa. Il rilievo di cui esso fa parte scende a N. verso la Punta Faraglione, mentre verso O. si abbassa in un terreno a varî ripiani, il cosiddetto Bosco, il quale termina con la Punta Calagrande, e verso E. più dolcemente digrada nella parte più ristretta dell'isola. Da essa partono e si allargano in varie direzioni alcune terrazze, delle quali la più orientale - la Piana - finisce con la Punta di Marsala. Il rilievo determina anche la forma dell'isola, che ha una certa somiglianza con quella più famosa di Capri, presentando, con molte altre minori, due notevoli insenature, una più profonda a N., l'altra più ampia a S. A Levanzo il "pizzo" più alto è quello del Monaco (m. 278). Esso domina il più occidentale dei due piccoli sollevamenti dell'isola, i quali corrono quasi paralleli, nella stessa direzione della dorsale di Marettimo: termina il primo a N. (Punta dei Sorci), il secondo, prolungandosi più a settentrione, finisce nel Capo Grosso; tra l'una e l'altro è la più vasta insenatura dell'isola, la Cala di Tramontana.
Anche la costituzione geologica di questo gruppo d'isole è strettamente collegata con quella dell'estrema parte occidentale della Sicilia. E pertanto, nonostante la somiglianza del tutto esteriore, esse si distaccano profondamente dalle Lipari, d'origine vulcanica. Nella parte pianeggiante di Favignana, come nella regione costiera da Trapani a Marsala, prevale il Quaternario, con un bel tufo bianco conchigliare, qui più che altrove pregiato e largamente usato a Trapanì col nome di Pietra di Favignana. Ma c'è anche in misura minore, nel centro montuoso, il calcare del Lias medio, proprio eguale a quello di Monte Giuliano, sopra Trapani. Il Triassico è qui scarsamente rappresentato; ma terreni triassici (dolomie) si notano in più larga estensione nel sollevamento orientale di Levanzo e in quasi tutta la regione costiera di Marettimo, che mostra in alto il Lias, come Favignana. Lo studioso di speleologia trova nelle Egadi grotte assai belle, come quella del Presepe a Matettimo, ed altre, pure interessanti, a Favignana e a Levanzo.
Il clima non differisce notevolmente da quello delle coste occidentali della Sicilia. Piuttosto accentuata è la siccità, giacché non vi cadono ogni anno di regola neppure 500 mm. di pioggia. La temperatura presenta una media annua di circa 18°, con un minimo di 15° e un massimo di circa 21°. Vi dominano i venti di S. e di SO.: e per le frequenti tempeste di libeccio la costa sud-occidentale di Marettimo, flagellata dalle onde, si presenta orrida, dirupata e quasi inaccessibile. Ma i venti vi favoriscono il passaggio degli uccelli in primavera e in autunno; sicché la caccia vi è largamente esercitata. La risorsa principale è la pesca, e pescatori sono in maggioranza gli abitanti delle tre isole maggiori, le sole che ne abbiano in permanenza. Le terre sono prevalentemente nude, sebbene qualche luogo, il ricordato Bosco, indichi con il nome un aspetto diverso del paese. Vino e cereali si ricavano in misura non larga dalle terre coltivate, e nelle incolte prevale sempre, come in antico, la pastorizia.
Per la più remota antichità le scoperte paleontologiche fatte in una grotta di Favignana sono assai più interessanti della fantastica identificazione di quest'isola con quella delle Capre, in cui Omero fa approdare Ulisse, quantunque una certa relazione esista tra il nome antico e la leggenda. I fenomeni di bradisismo, che si sono riscontrati in questo gruppo, in corrispondenza con quelli della Sicilia occidentale, insieme con gl'interramenti, hanno dall'antichità ad oggi così notevolmente modificato la profondità del mare che non riescono in tutto spiegabili presso le coste, dalle Egadi maggiori sino a Motya, i movimenti delle squadre navali, sia per il tempo delle lotte fra Cartaginesi, Selinuntini e Siracusani (V e IV sec. a. C.), sia per il meno antico periodo della prima guerra punica, durante la quale avvenne la nota battaglia navale (v. sotto).
Varî forti, ora distrutti o privi d'importanza, erano nel gruppo, e tre di questi a Favignana: S. Giacomo, S. Leonardo (adesso Castello Florio) presso l'unico centro abitato, e S. Caterina sul monte vicino, con la fossa, prigione politica dei Borboni, più tetra e famosa di quella che era nel forte di Marettimo, ora Semaforo. Guardano Favignana i soli due centri abitati sorti l'uno nel lato orientale di Marettimo, l'altro sulla costa meridionale di Levanzo.
Favignana, con tutto il gruppo, forndò dalla metà del Seicento un marchesato della famiglia Pallavicini Rusconi di Genova. Ma quelle isole furono comprate nel 1874 dalla casa Florio di Palermo, la quale v'impiantò, coi sistemi e con gli attrezzi più moderni, le tonnare di Favignana e di Formica, dando vita, con una pesca abbondantissima, alla più importante industria che esista in Italia per la lavorazione e la conservazione del tonno.
Bibl.: Le Isole Egadi, in L. Baldacci, Descriz. geologica dell'Isola di Sicilia, Roma 1887.
La battaglia delle Egadi. - Il 10 marzo 241 a. C. l'armata cartaginese agli ordini di Annone era salpata da Hiera (Marettimo) verso la Sicilia, dove l'ammiraglio cartaginese si proponeva di sbarcare viveri e bagagli, e imbarcare Amilcare guerreggiante nella Sicilia occidentale. La flotta romana sotto il console C. Lutazio Catulo le tagliò la rotta venendole incontro da Egussa (Favignana). La battaglia finì in una pienissima vittoria romana (50 navi affondate, 70 catturate, quasi 10 mila prigionieri) e determinò Amilcare a chiedere senz'altro quella pace che, dopo laboriose e contrastate trattative, terminò la prima guerra punica.
Bibl.: G. De Sanctis, St. dei Rom., III, i, Torino 1917, p. 186 segg.