egemonia
Supremazia di uno Stato su altri Stati e, per estensione, preminenza esercitata in campo politico, economico, culturale ecc. Presso i greci indicò soprattutto l’autorità e il potere di comandare conferito allo Stato più importante nell’ambito di alleanze o leghe di Stati. L’e. si esplicava soprattutto nel comando militare delle forze alleate, esercitato da magistrati o re dello Stato più forte. Ne sono esempi la posizione di Sparta nell’ambito della Lega peloponnesiaca, di Atene nell’ambito della Lega delio-attica, di Filippo II di Macedonia nei confronti dei greci dopo Cheronea (338 a.C.). Per il resto, gli Stati minori avevano, almeno in teoria, perfetta autonomia e libertà di far guerra contro Stati estranei alla lega o anche tra loro. Lo Stato egemone non doveva intervenire negli affari degli alleati né violarne l’autonomia: altrimenti l’e. si sarebbe trasformata in impero, come avvenne, per es., nell’ambito della Lega delio-attica, in cui Atene da egemone divenne città-tiranno. Dall’Ottocento il concetto di e. è stato utilizzato nell’ambito della storiografia medievale, moderna e contemporanea come criterio di interpretazione della tendenza degli Stati all’estensione della propria potenza e dunque in relazione ai problemi dell’equilibrio nella storia d’Europa. Nella cultura italiana, con V. Gioberti e altri autori risorgimentali, il termine perde il connotato economico-politico-militare per assumere quello etico-politico, di preminenza morale e culturale. Con questa stessa accezione è inteso da A. Gramsci per descrivere alcuni momenti salienti della moderna storia europea non più in relazione alla politica degli Stati, ma a quella delle classi e dei gruppi sociali; nei Quaderni dal carcere l’e. (talora «direzione intellettuale e morale») è la capacità di una classe, un gruppo sociale o intellettuale, una formazione politica, di attrarre, influenzare e dirigere politicamente altre classi ecc.